Uno dei momenti in cui compare L'ulivo nel poema di Omero e' quando Odisseo, appena messo piede, dopo la tempesta e il naufragio, nell'isola di Scheria, nella terra dei feaci
... tra due folti cespugli si infilò, nati da un ceppo, l'uno di ulivo e l'altro di oleastro. Soffio di umidi venti non poteva con furia penetrarvi, nè mai sole splendente li investiva coi suoi raggi, nè la pioggia attraverso vi filtrava: tanto erano intrecciati l'uno con l'altro. Là sotto Ulisse si nascose; e subito si ammonticchio' con le sue mani un largo giaciglio: c'era un cumulo di foglie cadute.... (Odissea, trad. G.Bemporad
L'ulivo e l'oleastro, o l'olivo e l'olivastro spuntano da uno stesso tronco.
"In lui (in Ulisse) il 'selvatico' e il 'coltivato' non si combattono: al contrario, si completano. Essi si uniscono in lui armoniosamente come il ceppo materno e quello paterno: come l'olivo selvatico e quello coltivato spuntanodallo stesso tronco per offrirgli riparo nella boscaglia feacica ed aiutarlo a rinascere" (Annie Bonnafe')
Ecco, nell'odissea moderna è avvenuta la separazione tra il selvatico e il coltivato. L'Olivastro ha invaso il campo. Ulisse non può più seppellirsi sotto le sue foglie, dormire, morire e rinascere. Raggiunta Itaca, si accorge che l'isola è ormai distrutta, che lì ormai nè Penelope nè Telemaco lo attendono. Ed è costretto a ripartire: condannato all'erranza (...)
Alla base della nostra odissea moderna credo che ci sia solo l'olivastro, l'olivo selvatico: tempeste e naufragi, inganni e oblii, mutazioni, regressioni, perdite. C'e' il ritorno del barbarico e mostruoso mondo dei ciclopi o dei pirandelliani Giganti della montagna...
Vincenzo Consolo e Mario Nicolao, Il viaggio di Odisseo Bompiani 1999