Emanuele
Marongio nacque a Bessude il 28 marzo 1794; per volontà dei
genitori, profondamente religiosi, fu battezzato il giorno
seguente nel suo paese natale. Ebbe come precettore, insieme al
fratello Gaetano, il dotto gesuita Francesco Carboni. Conseguita
all'Università di Sassari, nel1817, la laurea in diritto canonico
e civile, dopo due anni di pratica fu iscritto all'albo degli
avvocati. Ma una sincera vocazione lo portò all'età di 25 anni a
diventare sacerdote. Lo stesso anno, il 1819, andò a Torino per
completare i suoi studi nell'antica Congregazione di Superga. Qui
gli venne assegnata la direzione della Biblioteca; compilò una
raccolta delle lettere di San Gregorio Magno riguardanti le
questioni ecclesiastiche della Sardegna. Rimase a Superga circa
sei anni. Ritornò a Sassari dove fu nominato Vicario Generale.
Appassionato cultore di storia sarda , si dedicò allo studio di
documenti e alle ricerche archeologiche. Interpretò l'iscrizione
latina di una lapide trovata nella romana Turris (oggi Porto
Torres)attualmente esposta nella sala romana del Museo Sanna di
Sassari. In ricordo del suo illustre maestro, Francesco Carboni,
pubblicò una raccolta delle sue poesie. Il 23 maggio 1842 il papa
Gregorio XVI° nominò Emanuele Marongio arcivescovo di Cagliari.
Al suo arrivo nella città fu accolto da tutto il clero, dalle
autorità e dal popolo festante. Quando il re Carlo Alberto
concesse le prime riforme, queste furono estese anche alla
Sardegna. Ma quando nel 1848 il governo piemontese decise di
allontanare dall'isola i Gesuiti, questa decisione procurò grande
dispiacere a Monsignor Marongio. Inoltre il governo piemontese
pensava di abolire le decime ecclesiastiche e i beni della chiesa.
(La decima una tassa che si doveva pagare alla chiesa: un decimo,
appunto, dei prodotti della terra e del bestiame). Questa tassa
era ormai scomparsa in tutte le regioni italiane ma esisteva
ancora in Sardegna. Per questo furono chieste notizie esatte a
tutti i sacerdoti e ai vescovi. L' arcivescovo di Cagliari rispose
dicendo che non avrebbe dato alcuna notizia senza il preventivo
accordo della sede apostolica. La commissione governativa che
doveva fare questi accertamenti si recò comunque nella sede
episcopale. Il vescovo Marongio mandò allora la scomunica a
coloro che avevano deciso ed eseguito l' accertamento. Pertanto,
nel 1850, dovette partire in esilio a Roma dove rimase per circa
16 anni. Poté ritornare a Cagliari solo nel 1866, ma ormai stanco
e malato morì dopo qualche mese. Venne sepolto a Cagliari nell'
antico cimitero monumentale di Bonaria.
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