L'apertura
della Bosa Alghero ha permesso la scoperta di questa splendida zona, che
proprio per la sua inaccessibilità si è mantenuta, e sembra quasi incredibile,
ancora perfettamente integra. L'aumento del flusso turistico stà cominciando
però a creare i primi inconvenienti ,anche perché la presenza di una fauna
del tutto particolare, come grifoni e molti altri rapaci, rende tutta
l'area assai delicata sotto il profilo ecologico. Certo lo sviluppo economico
ha le sue esigenze; ma non si deve dimenticare che se questa zona ha un
cosi' alto valore è perché si è mantenuta incontaminata: qualsiasi costruzione
porterebbe inevitabilmente a un suo deprezzamento. Sin dall'inizio la
litoranea presenta i suoi gioielli :passa infatti sotto le parti rocciose
di Sa Sea,
forse il migliore esempio di formazione ignimbritica della zona. Superata
la sella di Butturdaidu si ammira sulla destra la gola del Badu Aggiosu
e quindi riappare il mare, con S'Abba Druche. E'uno dei rari tratti di
costa bassa, talvolta sabbiosa per gli apporti del Badu Aggiosu e del
Matta 'e Canna che qui sboccano. Una località celebre meta di notevole
flusso turistico. Le rocce tufacee dal caldo colore sono lambite da un
mare blu scuro, purissimo. Poco oltre una ripida stradetta sulla sinistra
porta all'insenatura di Cumpoltittu: una deliziosa spiaggetta con un 'acqua
incredibile circondata da alte scogliere di tufo bianco, nelle quali il
vento e il mare hanno scavato piccole grotte e scolpito strane figure.
Un paesaggio lunare è invece quello che circonda Torre Argentina: rocce
bianco- rosate, bizzarramente scolpite, si susseguono con piccole colline
:sul promontorio della torre ricorda le epoche passate, quando queste
zone erano in balia delle scorrerie dei pirati. Ma già il paesaggio è
dominato da Capo Marrargiu: ai tufi e alle ignimbriti si sostituiscono
le scure andesiti, con una serie di cime tondeggianti che si estendono
isolando piccole valli punteggiate da solari e antichi ovili :Monte Ladu,
Punata Algazzu, Monte Corona sono alcuni tra questi dossi .E' una strada
"pericolosa ", la litoranea: il guidatore viene distratto da troppi spettacoli
conviene allora fermarsi in uno dei tanti belvedere opportunamente disposti
lungo la strada e osservare il paesaggio. Ogni stagione ha le sue peculiarità,
ma indubbiamente la primavera, con i torrenti in piena che precipitano
con cascate dalle ripe ignimbritiche e con il giallo della ginestra che
punteggia le rosse ignimbriti, è quella che piu' permette di apprezzare
questo territorio. Il modo migliore per visitarlo è ovviamnte a piedi:
certo ci vogliono parecchie ore di cammino, a tratti faticoso per arrivare
alla strada a Punta Salinedda e alla valle del Ghisterra o a Porto Baosu
o a Sos Attentos, ma se cosi' non fosse probabilmente sarebbero già invasi
dal turismo di massa. L'ideale sarebbe seguire la costa dal mare, in compagnia
dei pescatori di Bosa che la conoscono palmo a palmo: non c'è descrizione
che possa riportare la suggestione dei luoghi.
E' proprio in questo splendido ambiente che il grifone ha potuto trovare
il suo habitat naturale, dove, nel frattempo in molte zone del suo areale
originario nel paleartico occidentale questo si è estinto negli ultimi
decenni(Tunisia, Africa nord - occidentale, Bulgaria, Albania)o ha comunque
subito un calo numerico piu' o meno accentuato ( ex Jugoslavia, Grecia,
Israele, Portogallo. Le cause di questa di questa situazione sono soltanto
da attribuire alla locale diminuzione della pastorizia allo stato brado,
ad una migliorata assistenza veterinaria per il bestiame e di conseguenza,
ad un significativo calo del tasso di mortalità degli ungulati domestici
e quindi ad una minore offerta di cibo in quanto i grifoni si nutrono
esclusivamente di carogne. Tale evoluzione ambientale più o meno inevitabile,
è stata perciò affiancata da "catastrofi ambientali", come l'uso di sostanze
tossiche, prevalentemente nell'ambito della lotta contro i grandi carnivori
(lupo, orso ,lince ,volpe), diretti competitori del pastore, agricoltore
cacciatore , che ha causato tramite la catena alimentare massicce morie
di avvoltoi. In Sardegna l'impressionante calo della consistenza numerica
del grifone dagli oltre 1000 esemplari presenti ancora all'inizio degli
anni Quaranta, agli attuali 110-120esemplari , va attribuito un complesso
di fattori, tra i quali sono stati determinati l' uso dei bocconi avvelenati
(stricnina e cianuro) nella lotta dei pastori contro la volpe, la lotta
antimalarica (DDT), quella contro le cavallette (arsenito di sodio), la
persecuzione diretta, antropizzazione del suo habitat(dighe, linee elettriche,strade…)e,
più recentemente, il crescente impatto turistico sulle colonie nidificanti
. In
rapporto all' efficacia delle sostanze tossiche degli altri fattori di
rarefazione quali la diminuzione del tasso di mortalità, degli ungulati
domestici o anche le uccisioni occasionali di grifoni ha avuto un'importanza
secondaria sino alla fine degli anni sessanta, almeno finchè la popolazione
complessiva del grifone contava ancora diverse centinaia di esemplari.
La popolazione sarda è concentrata attualmente nella parte nord occidentale
dell'isola in un areale di circa 2000 Kmq che comprende la fascia costiera
tra Bosa, Alghero e Capo Mannu (Sassari)con una profondità media di circa
30Km nell' entroterra. In quest'area vivono circa 30-35 coppie in età
riproduttiva , mentre 10-20 individui frequentano ancora i sistemi montuosi
della Sardegna centro orientale e meridionale dove comunque non si sono
piu' registrati successi riproduttivi(1993).Il nucleo più consistente
del grifone pari all'80% circa di tutta la popolazione si trova nel Bosano,
una delle aree faunistiche sarde più importanti a livello nazionale ed
internazionale. Purtroppo la produttività delle coppie presenti è cosi'
bassa sia per motivi naturali (il grifone depone un solo uovo all'anno
e raggiunge la maturità sessuale verso il quinto o sesto anno di vita)
sia per le elevate perdite di uova e piccoli (disturbi diretti o indiretti
da parte di fotocacciatori, turisti e/o semplici curiosi nelle immediate
vicinanze dei nidi), che qualsiasi ulteriore perdita anche , anche di
un solo individuo , incide negativamente sulla dinamica della popolazione
.Cosi' , l' attuale densità del grifone è largamente inferiore alla densità
potenziale , calcolata oltre 600individui in base all'effettiva disponibilità
di risorse alimentari della Sardegna nord - occidentale .A livello normativo,
i calendari venatori regionali hanno accordato la tutela del grifone sin
dal 1972/73, tutela successivamente rafforzata con l' entrata in vigore
della Legge Regionale sulla protezione della fauna e sull'esercizio della
caccia in Sardegna e della recente legge nazionale che recepisce anche
le direttive comunitarie e le convenzioni internazionali in materia. Questi
ed altri provvedimenti legislativi rappresentano indubbiamente un passo
in avanti, comunque insufficiente a garantire la sopravvivenza di questa
specie in Italia.
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