Giulio Capone

 

Giulio Capone nacque a Montella il 13 dicembre 1863 dal Com. Scipione e da Adele Solimene.

Visse i primi anni dell’infanzia tra gli ammaestramenti e i buoni esempi materni, manifestando subito le doti che lo distinsero dagli altri: bontà, rettitudine, intelligenza, affettuosità e precocità d’ingegno.

Lo studio divenne la sua attività quotidiana già in tenera età.

Egli non frequentò le scuole elementari pubbliche ma fu affidato dal padre al maestro privato Generoso De Stefano.

Per un certo periodo proseguì gli studi nel seminario di Nusco in un clima familiare e accogliente, ma poco dopo lasciò il seminario per trasferirsi a Napoli, ove si era trasferita la sua famiglia in seguito all’esito sfavorevole delle elezioni del 1876 e alle conseguenti dimissioni del padre da sindaco di Montella, e si iscrisse al liceo classico "Vitt. Emanuele".

Intanto in lui cresceva sempre più l’amore per il sapere e la conoscenza delle lingue gli permetteva di tradurre le opere dei più grandi letterati stranieri.

A soli sedici anni, nel 1879, terminò gli studi classici e, lo stesso anno, si iscrisse alla facoltà di Lettere presso l’Università di Napoli ove, nell’anno accademico 1882/83, si laureò con una tesi monografica su "Diurnali di Matteo Spinelli da Giovinazzo".

Dopo la laurea, il ginnasio di Barcellona gli offrì una cattedra come professore di lettere, ma lui rifiutò per una malattia recente e gravissima.

Non insegnò mai.

Nel 1883 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, a Napoli, ove, nel 1888 si laureò in legge.

Nel 1891 fece gli esami per procuratore.

Nei mesi estivi era solito tornare a Montella ove organizzava degli spettacoli teatrali con i contadini di Garzano.

Si interessò soprattutto di storia dei dialetti, di canti e racconti popolari, di filologia e di storia del diritto, in particolare quello romano.

Collaborò con le riviste napoletane del tempo: "Napoli letteraria" e "Cronaca Partenopea" scrivendo articoli di critica letteraria e di filologia.

Nell’ottobre del 1891 la malattia che lo aveva colpito si aggravò e, dopo alcuni mesi di sofferenza, morì nel febbraio del 1892.

Fra le molte sue opere ricordiamo: "Canti montellesi", "Nna jornata a Monteddra", "Noterelle etimologiche", "Un astrologo bagnolese del 600", "Teatro in montagna" e una farsa in dialetto montellese.