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LEZIONE I.
Introduzione al Corso di Filosofia
l. - CONCETTO
DELLA FILOSOFIA.
La filosofia,
secondo l'origine dei nome, è amore della sapienza; secondo la sua natura
si può definire: "La scienza di tutte le cose secondo le loro
ultime cause conosciute col lume naturale della ragione" ; così
Cicerone: "Humanarum et divinarum, causarumque quibus hae
continentur res, scientia".
La filosofia
dunque è una scienza che si differenzia dalle altre per l'universalità del
suo oggetto materiale (tutte le cose) e per l'elevatezza del suo oggetto
formale (ultime cause), mentre le altre scienze hanno un oggetto più
ristretto, studiato secondo le cause prossime. Si distingue inoltre dalla
teologia cattolica perché questa procede al lume soprannaturale della fede,
mentre la filosofia, anche quando si applica allo studio di Dio, procede
sempre al lume naturale della ragione. Essa ripete la sua origine dalla sete
insaziabile dell'uomo di conoscere ogni cosa che lo circonda e le sue cause,
sete che sgorga spontanea dalla nostra natura, come è dato scorgere nelle
prime domande che fa il bambino appena in esso spunta l'uso della ragione:
perché? L'uomo naturalmente desidera conoscere non solo il perché ma
l'ultimo perché di ogni cosa, principalmente di se stesso.
Di qui appare
l'utilità della filosofia. Essa
a) cerca di
soddisfare le più nobili esigenze intellettuali dell'uomo; posta al vertice
di tutto lo scibile umano, è il coronamento di tutte le scienze; segna
l'ultima tappa nelle ascensioni della conoscenza umana. Felix qui potuit
rerum cognoscere causas...
b) in
particolare esamina i problemi che più intimamente interessano l'uomo,
riguardanti la sua natura, la sua origine e il suo destino, affinché egli
sappia orientarsi nella vita e saggiamente dirigere le sue azioni. "Filosofare
è innanzitutto e soprattutto affrontare il problema della vita e la
filosofia vera è la soluzione razionale del problema della vita"
[C. FERRO, Breve introd. alla Storia della filosofia, Como, Cavalleri,
p. 11]
c) oltre che
risolvere questi importanti problemi e arricchire la mente di tante utili
cognizioni, la educa, la forma, la abitua a ragionare. La ragione è la
caratteristica dell'uomo, la perfezione che lo distingue dal bruto;
perfezionarla significa perfezionare la nostra natura. La filosofia ce lo
insegna; ci abitua a formarci idee chiare e precise, a distinguere il vero
dal falso, il sostanziale dal l'accidentale, l'apparente dal reale, a
riflettere, ragionare.
d) Finalmente
lo studio della filosofia è preambolo necessario allo studio della
religione. Alla fede noi arriviamo guidati dalla ragione, come dice
l'Angelico Dottore: "Homo non crederet, nisi videret esse credendum"
[2 S. T. 2, 2, q. 1, a. 1, ad 2]. La filosofia contiene i presupposti
razionali del problema religioso; tali sono per es. l'esistenza di Dio e
della vita futura, la spiritualità, immortalità e libertà dell'anima
umana. E' notevole poi che mentre gli avversari antichi attaccavano la
dottrina cattolica nel campo religioso, impugnando questo o quel dogma della
rivelazione (Gnostici, Ario, Nestorio, Monofisiti, Pelagiani, ecc.), ovvero
più radicalmente con il protestantesimo, pervertendo il genuino concetto
della Chiesa, della giustificazione, del culto; gli avversari moderni invece
non lasciano neppure entrare nel tempio della religione, negano perfino il
diritto di porre scientificamente la questione religiosa, e attaccano nel
campo filosofico rigettando quei primi principi sui quali poggia la
conoscenza religiosa.
2. - STORIA
DELLA FILOSOFIA
La filosofia
nacque appena il primo uomo cominciò a ragionare e a ricercare le cause
ultime delle cose. Progredì col crescere e moltiplicarsi degli uomini e
lasciò le prime tracce delle verità ritrovate presso i popoli orientali,
che principalmente coltivarono - com'era naturale -, una filosofia
religiosa. Spetta ai greci l'onore di averci dato una dottrina di molte e
profonde verità intorno all'origine, alla natura, al fine del mondo e
dell'uomo, per opera massimamente dei suoi tre grandi filosofi: Socrate,
Platone e sopra tutti Aristotele. Poi, quando sorse la religione cristiana,
nello spiegare i dogmi della fede cattolica e nel difenderli contro le
eresie i Padri della Chiesa si servirono molto della dottrina dei greci, e
insieme la perfezionarono, la epurarono di molti errori e inesattezze e la
arricchirono di nuove verità. Al principio del secolo IX per opera di Carlo
Magno, Alcuino, Ludovico il Pio e Carlo il Calvo si aprirono speciali scuole
in Francia e in Germania per insegnare agli studiosi di quei tempi le
principali verità di filosofia e di religione armonizzate in un sistema
organico, che fu detto la Scolastica. E quando nel sec. XIII si divulgarono
in Europa le opere di Aristotele tradotte anche in latino, la Scolastica,
che aveva già molto progredito nel sec. XI per opera di S. Anselmo,
pervenne al suo massimo splendore con S. Alberto Magno, S. Bonaventura e il
grande S. Tommaso di Aquino.
Ma il sec.
XVI segna per la Scolastica un'epoca di decadenza. Le nuove idee che si
infiltrarono nella letteratura e nella filosofia, la restaurazione di
antichi sistemi filosofici, particolarmente il platonismo, la riforma
protestante prepararono quel movimento filosofico che diede origine alla
filosofia moderna. Il principale iniziatore di questo movimento fu Renato
Descartes, la cui influenza si esercitò non solo in Francia, ma anche negli
altri paesi di Europa. Alla fine del sec. XVIII il centro del nuovo
movimento filosofico è trasportato in Germania con Kant, la cui influenza
è troppo evidente in tutte le varie manifestazioni della filosofia moderna,
razionalista e idealista, sensista e positivista.
Di fronte a
tante deviazioni della ragione umana, si moltiplicarono i tentativi di
restaurazione della filosofia scolastica, ancora vivente all'ombra dei
santuari, ma non sempre con esito felice; finchè nella II metà del secolo
scorso, per opera specialmente di dotti italiani (Sordi, Taparelli,
Liberatore, Cornoldi, Sanseverino, ecc.), ai quali diede un nuovo impulso la
famosa enciclica di Leone XIII Aeterni Patris, si produsse un potente
movimento di ritorno verso la filosofia scolastica.
3. - LA
FILOSOFIA SCOLASTICA.
Può
definirsi:
"La
filosofia greca, specie di Aristotele, perfezionata, epurata e arricchita
dalla dottrina dei Padri, profondamente svolta, esaminata e ridotto a forma
scientifica nelle grandi scuole del medioevo per opera dei sommi Dottori di
quell'età".
Suoi pregi
sono:
a) quanto alla sostanza, un corpo di dottrine rigorosamente provate,
fra loro mirabilmente connesse in una sintesi armonica;
b) quanto alla forma, sua caratteristica è il metodo rigoroso di ragionare,
detto appunto metodo scolastico.
Ma sorge
spontanea qualche obiezione.
1) La
filosofia scolastica è la filosofia del Medioevo; far risorgere la
scolastica vuol dire costringere la filosofia a tornare indietro di parecchi
secoli per ripetere dottrine morte e sorpassate, che non possono far breccia
nelle intelligenze moderne, e precludere la via ad ogni progresso.
A questa
obiezione rispondiamo: La filosofia è scienza, non arte, non ha l'ufficio
di creare, ma di scoprire il vero; perciò non si devono pretendere dal
filosofo le creazioni geniali che domandiamo a ragione dal poeta e
dall'artista. Egli è l'indagatore della suprema verità delle cose:
raggiuntala in essa riposa, la espone e la difende poco sollecito della
novità e dell'originalità.
2) Dunque ci
fermiamo al medioevo?
Per quel complesso di dottrine che i Dottori scolastici hanno esposto
conformemente alla verità, certamente: proprio come fa lo scienziato che
nello studio di una serie di fenomeni della natura si ferma al fisico o al
chimico che ha scoperto la legge che spiega con certezza quei fenomeni. Avrà
diritto di discutere se la legge è vera, ma riconosciutala tale vi aderirà
senza troppa preoccupazione del secolo a cui appartiene l'inventore. Così
si ha il diritto di esaminare la verità della dottrina che ci ha tramandata
la Scuola, è questo ufficio della filosofia, ma quando l'esito dell'esame
sia ad essa favorevole, si dovrà ragionevolmente abbracciare, sorpassando
la pregiudiziale del tempo: la verità è eterna.
3) Dunque è
chiusa la via ad ogni progresso filosofico?
No. Supposto quel contenuto fondamentale immutabile della filosofia (che
anzi è condizione indispensabile del vero progresso, perché senza di esso
si cade, come nel campo dei nostri avversari, nelle incertezze, nelle
contraddizioni, nelle private concezioni elevate a sistema unicamente per
uno sforzo violento d'ingegno) è possibile ed esiste nella scolastica un
vero progresso:
a) di estensione, con l'ampliarsi dell'ambito delle cognizioni di cui
essa deve formare la sintesi suprema. Ogni secolo porta un contributo, e
validissimo l'hanno portato gli ultimi tempi, alla scoperta delle verità
scientifiche: essi dovranno essere successivamente compresi ed abbracciati
nella sintesi scolastica;
b) di applicazione, perché, come scienza umana suprema, deve venire
applicando le sue verità di indole altamente speculativa a tutto il mondo
morale, sociale e politico; grandissima è l'efficacia della filosofia in
tutte le questioni che si agitano in mezzo alla società;
c) di esposizione, poiché il filosofo espone la verità ai suoi
contemporanei, da questi desidera di essere compreso, questi vuole
convincere; perciò la sua esposizione dovrà portare l'impronta della sua
età. Così hanno fatto gli scolastici antichi, così devono fare i moderni.
4) La
filosofia scolastica è ancilla theologiae, legata alla teologia
cattolica e come essa dogmatica, mentre la filosofia, la vera
filosofia deve essere critica, come critica è la filosofia moderna
dopo Kant.
Rispondiamo che critica è quella filosofia che non si appoggia su
alcun presupposto dogmatico, ma procede nella sua indagine sottoponendo
all'esame della ragione tutte le affermazioni fino ai loro più remoti
presupposti, senza accettarne alcuno ciecamente o per argomenti di autorità
(di Aristotele e S. Tommaso come di Kant e Hegel) e avanza nelle sue
affermazioni solo alla luce della ragione e a una luce tale che la appaghi
con evidenza. In questo senso, che è il vero senso della parola critica, la
filosofia scolastica è critica al pari e meglio dei vari sistemi filosofici
moderni
L'espressione poi ancilla theologiae non va intesa nel senso che essa
sia asservita alla teologia cattolica così da dovere rinnegare se stessa
come filosofia, ma nel senso che essa di fatto serve alla teologia in quanto
questa per dimostrare la ragionevolezza della fede cattolica, per difenderla
dagli attacchi degli eretici, per penetrare ed illustrare, per quanto alla
ragione umana è possibile, i misteri della fede (che sono superiori alla
ragione, ma non contraddicono la ragione) si serve delle nozioni e delle
definizioni, dei principi e delle conclusioni della filosofia scolastica.
Questa però nella sua sfera delle verità naturali (nel caso pure che
queste siano anche rivelate e oggetto di fede) ne fa da sola la
dimostrazione partendo dai propri principi e coi propri mezzi sicché non
perde affatto la sua dignità di scienza pura; la perderebbe soltanto se la
verità cristiana fosse adoperata come principio dimostrativo e la certezza
fosse acquistata con un appello all'autorità. Così si può parlare di filosofia
cristiana perché la filosofia scolastica, benché essenzialmente
distinta dalla fede cristiana, non contrasta ma si accorda e si integra con
essa, armonia che del resto deve esistere tra vera filosofia e vera
religione perché la verità non può essere in contrasto con la verità.
Bibliografia.
Opere
generali di filosofia: ZACCHI, Filosofia della Religione, Roma,
Ferrari; MERCIER, Corso di Filosofia, Firenze, Ed. Fiorentina;
PETAZZI, Corso di cultura superiore religiosa, VOI. I, II, III. Trieste;
VARVELLO, Istituzioni di Filosofia, Torino, S.E.I. - VANNI ROVIGHI, Elementi
di Filosofia, Como, Cavalleri.
Per la storia
della filosofia: TREDICI, Breve corso di storia della filosofia,
Firenze, Ed. Fiorentina; AMERIO, Lineamenti di storia della filosofia,
Torino, S.E.I. - PADOVANI, Storia della filosofia, con particolare
riguardo ai problemi politici, morali e religiosi, Como, Cavalleri;
SCIACCA, Il secolo XX, Milano, Bocca.
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