Le Guerre



Rosebud River ( 17 giugno 1876).

Antefatto.
La scoperta dell'oro sui Black Hills, montagne sacre ai Sioux, Apache, e Cheyenne, attirò sempre più "bianchi" nella zona contravvenendo al Trattato di Fort Laramie del 1868 con il quale quelle terre erano state assegnate per sempre agli indiani. Inoltre gli insufficienti approvvigionamenti alle tribù di Nuvola Rossa e Coda Chiazzata che avevano accettato di vivere nelle "riserve" del Nebraska, rendevano i giovani insoddisfatti e sempre più inclini ad unirsi alle bande di Toro Seduto e Cavallo Pazzo che quel trattato non avevano sottoscritto. Ad aggravare una situazione già tanto delicata, si aggiunse l'irresponsabilità dei negoziatori mandati a convincere gli indiani a spostarsi in altre terre, i quali, tornati a Washington con un nulla di fatto, riferirono al Congresso di non tenere in conto il parere degli indiani e di fissare unicamente una somma di risarcimento per l'acquisto delle Black Hills.
Ne nacque così un ultimatum indirizzato alle bande al di fuori della "riserva" che ovviamente non fu accettato. Così venne dato il via alle operazioni militari al comando del Generale Sheridan ed i suoi sottoposti generali Crook e Terry per quella che la stampa americana del tempo riteneva l'ultima grande guerra indiana.

Il 29 maggio 1876 il generale Crook si mise in marcia con le proprie truppe partendo da Fort Fetterman verso nord ove riteneva si trovasse l'accampamento di Toro Seduto. In quella zona erano diretti anche le truppe del generale J. Gibbon e del generale Terry nelle cui fila vi era il reggimento di Custer, ma le forze di Crook erano le più numerose; in particolare disponeva di:

Poteva egli contare quindi su 1.325 fucili. Tale dispiegamento doveva essere particolarmente impressionante per gli indiani, se il capo dei Crow o Absaroka, Molti Trofei per l'occasione scout di Crook, così si esprimeva:
"Non dimenticherò mai ciò che vidi di lassù. Il sole risplendeva a metà del cielo e sull'erba vi erano piantate innumerevoli piccole tende davanti a quasi altrettanti piccoli fuochi. Vedevi soldati blu per ogni dove. Non riuscii a contare tutti carri, i cavalli, i muli. Erano come fili d'erba sulla pianura.... Ah! che spettacolo quel giorno sul torrente Goose..."
Quando le truppe di Crook furono raggiunte dagli alleati indiani il 14 giugno erano però già state avvistate da cacciatori Cheyenne, che intelligentemente non si fecero tentare dal tradizionale colpo di mano notturno ma tornarono a riferire quanto avevano visto al loro villaggio a circa 60 miglia di distanza dai soldati sul fiume Rosebud. il 15 giugno Crook decise di agire e avanzò a marce forzate verso il fiume Rosebud dove riteneva ci fosse il grosso del nemico. il 16 giugno pose il campo presso le sorgenti. Gli indiani intanto erano accampanti presso un affluente del Little Big Horn, il torrente della Cenere, ed i loro Capi erano costantemente informati sulle mosse dell'esercito. Nella stessa data il Consiglio decise che era ora di ingaggiare battaglia e mandò circa 800 guerrieri Cheyenne e Sioux,con a capo rispettivamente "Uomo Bianco Zoppo" e Cavallo Pazzo incontro ai bianchi. Nella notte tra il 16 e il 17 giugno gli indiani si strinsero a cerchio attorno ai soldati. Alle tre del mattino del 17 Crook mosse il campo facendo attraversare ad un parte della cavalleria il fiume in una valle stretta ed accidentata un pessimo posto insomma per accettare un battaglia. Ancora dalle parole di Molti Trofei sappiamo di come gli scout indiani suoi alleati s'accorsero del rischio a cui Crook andava incontro:
"Secondo me col guaio che si preparava, Tre Stelle (Crook) aveva scelto un brutto posto, e più a valle era anche peggio perchè là ci aspettava Cavallo Pazzo per prenderci in trappola... .
...Dissi a Tre Stelle che eravamo prossimi ad un grosso guaio; speravo che spostasse il campo in un posto migliore, ma non volle."

Gli indiani attaccarono alle prime luci dell'alba proprio i Crow o Absaroka ed i Shoshoni e le pattuglie di fanteria costringendoli in venti minuti a ripiegare. La tattica degli indiani era relativamente semplice: attaccare ogni dove il nemico senza dargli tregua. In ossequio a questa regola erano in continuo movimento, disorientando il nemico ed alla fine apparendo più di quanto in realtà fossero. Durante la mattinata la battaglia si estese in tutta la valle che era ormai coperta dalla polvere e dal fumo dei fucili facendo assumere allo scontro la caratteristica di una mischia. Durante la battaglia molti furono gli atti di eroismo da una parte e dall'altra e molti gli episodi poi ricordati, come quello del figlio di Nuvola Rossa, un ragazzo presuntoso che però al primo scontro scappò e venne salvato dai guerrieri di Cavallo Pazzo; a quello di "Donna della Pista del Bisonte" che, interponendosi tra il nemico ed il fratello "Arriva in Vista" in un grandinare di pallottole lo portò in salvo; al salvataggio da parte di Molti Trofei e Washakie ed i loro guerrieri di un ufficiale di Crook che con la faccia mezza dilaniata stava per essere scotennato. Tale episodio viene tra l'altro riportato da Molti Trofei nell'intervista concessa a Frank B. Linderman, il quale identifica nell'ufficiale salvato il capitano Guy V. Henry che poi sopravvisse allo scontro.
Intorno a mezzogiorno la battaglia si placò perchè gli indiani si ritirarono per far riposare i cavalli. Allora Crook ordinò a due battaglioni di Cavalleria di attraversare il Rosebud per attaccare il villaggio indiano ch'egli credeva vicino. Con a capo il colonnello Mills, la Cavalleria si inoltrò in una stretta gola, ma fu costretta a ritornare sui suoi passi allorchè Mills stesso ricevette un messaggio da Crook che nel frattempo si era trovato in difficoltà davanti ad un nuovo attacco indiano. Questi giunse in tempo per prendere i Sioux alle spalle costringendoli, anche perchè ormai a corto di munizioni, a ritirarsi raccogliendo i loro morti e feriti. La battaglia del Rosebud era finita, e l'esercito americano ne usciva gravemente sconfitto sia sul piano tattico che su quello strategico. I Sioux Lakota, e gli Cheyenne, avevano infatti dimostrato grande rapidità, coordinazione e disciplina su un terreno accidentato, per contro l'esercito si dimostrò impacciato ed impreciso se è vero che, durante la battaglia, furono sparati 25.000 colpi con una percentuale a segno incredibilmente bassa. La perdite indiane infatti a detta di Cavallo Pazzo furono di 39 morti e 63 feriti, cifra abbastanza plausibile, mentre per i soldati le stime sono forse di 28 morti e 56 feriti, anche se, a fronte del rapporto di Crook che scrive di 10 morti, tra i quali uno scout indiano, e 21 feriti.
A parte le cifre comunque una cosa è certa; tra gli uomini di Crook furono proprio solo gli alleati indiani gli unici a essere stati all'altezza dei nemici. Senza di essi l'esercito avrebbe contato con certezza ben più alte perdite.

La vittoria contro i soldati aumentò la considerazione della propria forza degli indiani, le alleanze si consolidarono e nuovi gruppi si unirono alle bande di Toro Seduto e Cavallo Pazzo. A proposito, fu proprio ques'ultimo che nell'occasione dimostrò il proprio ascendente guidando i propri guerrieri con acume tattico inusitato per gi indiani; la vittoria del Rosebud fu la sua vittoria. Per l'esercito invece, il mancato obiettivo di distruggere i campi indiani di Powder e Tongue, compromise l'esito della campagna di Custer e di Terry.
Un ultima annotazione da aggiungere, ma non ultima per importanza, è sugli armamenti; l'esercito nella battaglia era dotato di moderni fucili a retrocarica eccettuati gli scout Crow, mentre Sioux Lakota, e Cheyenne combatterono con vecchi fucili ad avancarica. Questo fatto non fa che esaltare ancor più la vittoria indiana.