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Antefatto.
Il 29 maggio 1876 il generale Crook si mise in marcia con le proprie truppe partendo
da Fort Fetterman verso nord ove riteneva si trovasse l'accampamento di
Toro Seduto. In quella zona erano
diretti anche le truppe del generale J. Gibbon e del generale Terry nelle cui fila vi era il
reggimento di Custer, ma le forze di Crook
erano le più numerose; in particolare disponeva di:
La vittoria contro i soldati aumentò la considerazione della propria forza degli indiani,
le alleanze si consolidarono e nuovi gruppi si unirono alle bande di Toro Seduto
e Cavallo Pazzo. A proposito, fu proprio
ques'ultimo che nell'occasione dimostrò il proprio ascendente guidando i propri
guerrieri con acume tattico inusitato per gi indiani; la vittoria del Rosebud fu la sua vittoria.
Per l'esercito invece, il mancato obiettivo di distruggere i campi indiani di Powder e Tongue, compromise
l'esito della campagna di Custer e di Terry.
La scoperta dell'oro sui Black Hills, montagne sacre ai Sioux,
Apache, e Cheyenne,
attirò sempre più "bianchi" nella zona contravvenendo al Trattato di Fort Laramie
del 1868 con il quale quelle terre erano state assegnate per sempre agli indiani.
Inoltre gli insufficienti approvvigionamenti alle tribù di Nuvola Rossa e Coda Chiazzata
che avevano accettato di vivere nelle "riserve" del Nebraska, rendevano i giovani
insoddisfatti e sempre più inclini ad unirsi alle bande di Toro Seduto
e Cavallo Pazzo che quel trattato
non avevano sottoscritto. Ad aggravare una situazione già tanto delicata,
si aggiunse l'irresponsabilità dei negoziatori mandati a convincere gli indiani a spostarsi
in altre terre, i quali, tornati a Washington con un nulla di fatto, riferirono al Congresso
di non tenere in conto il parere degli indiani e di fissare unicamente una somma di
risarcimento per l'acquisto delle Black Hills.
Ne nacque così un ultimatum indirizzato alle bande al di fuori della "riserva" che
ovviamente non fu accettato. Così venne dato il via alle operazioni
militari al comando del Generale Sheridan ed i suoi sottoposti generali Crook e Terry per
quella che la stampa americana del tempo riteneva l'ultima grande guerra indiana.
Poteva egli contare quindi su 1.325 fucili. Tale dispiegamento doveva essere particolarmente
impressionante per gli indiani, se il capo dei Crow o Absaroka,
Molti Trofei per l'occasione scout di Crook, così si esprimeva:
"Non dimenticherò mai ciò che vidi di lassù.
Il sole risplendeva a metà del cielo e sull'erba vi erano piantate innumerevoli
piccole tende davanti a quasi altrettanti piccoli fuochi. Vedevi soldati blu per ogni dove. Non riuscii a
contare tutti carri, i cavalli, i muli. Erano come fili d'erba sulla pianura.... Ah! che spettacolo quel giorno sul
torrente Goose..."
Quando le truppe di Crook furono raggiunte dagli alleati indiani il 14 giugno erano però già
state avvistate da cacciatori Cheyenne,
che intelligentemente non si fecero tentare dal tradizionale colpo di mano notturno
ma tornarono a riferire quanto avevano visto al loro villaggio a circa 60 miglia di distanza
dai soldati sul fiume Rosebud.
il 15 giugno Crook decise di agire e avanzò a marce forzate verso il fiume Rosebud
dove riteneva ci fosse il grosso del nemico. il 16 giugno pose il campo presso le sorgenti.
Gli indiani intanto erano accampanti presso un affluente del Little Big Horn, il torrente della Cenere,
ed i loro Capi erano costantemente informati sulle mosse dell'esercito. Nella stessa data
il Consiglio decise che era ora di ingaggiare battaglia e mandò circa 800 guerrieri
Cheyenne e Sioux,con a capo
rispettivamente "Uomo Bianco Zoppo" e Cavallo Pazzo
incontro ai bianchi. Nella notte tra il 16 e il 17 giugno gli indiani si strinsero a cerchio attorno
ai soldati. Alle tre del mattino del 17 Crook mosse il campo facendo attraversare ad un parte della cavalleria
il fiume in una valle stretta ed accidentata un pessimo posto insomma per accettare un battaglia.
Ancora dalle parole di Molti Trofei sappiamo di come gli scout indiani
suoi alleati s'accorsero del rischio a cui Crook andava incontro:
"Secondo me col guaio che si preparava, Tre Stelle (Crook) aveva scelto un brutto
posto, e più a valle era anche peggio perchè là ci aspettava
Cavallo Pazzo per prenderci in trappola... .
...Dissi a Tre Stelle che eravamo prossimi ad un grosso guaio; speravo che spostasse il campo
in un posto migliore, ma non volle."
Gli indiani attaccarono alle prime luci dell'alba proprio i Crow o Absaroka
ed i Shoshoni e le pattuglie di fanteria costringendoli
in venti minuti a ripiegare. La tattica degli indiani era relativamente semplice: attaccare ogni dove il
nemico senza dargli tregua. In ossequio a questa regola erano in continuo movimento, disorientando
il nemico ed alla fine apparendo più di quanto in realtà fossero. Durante la mattinata
la battaglia si estese in tutta la valle che era ormai coperta dalla polvere e dal fumo dei fucili facendo
assumere allo scontro la caratteristica di una mischia.
Durante la battaglia molti furono gli atti di eroismo da una parte e dall'altra e molti gli episodi poi ricordati,
come quello del figlio di Nuvola Rossa, un ragazzo
presuntoso che però al primo scontro scappò e venne salvato dai guerrieri
di Cavallo Pazzo; a quello di "Donna della Pista del Bisonte" che,
interponendosi tra il nemico ed il fratello "Arriva in Vista" in un grandinare di pallottole lo portò
in salvo; al salvataggio da parte di Molti Trofei e Washakie ed i loro guerrieri di un ufficiale di Crook che con la faccia mezza
dilaniata stava per essere scotennato. Tale episodio viene tra l'altro riportato da Molti Trofei
nell'intervista concessa a Frank B. Linderman, il quale identifica
nell'ufficiale salvato il capitano Guy V. Henry che poi sopravvisse allo scontro.
Intorno a mezzogiorno la battaglia si placò perchè gli indiani si ritirarono
per far riposare i cavalli. Allora Crook ordinò a due battaglioni di Cavalleria di attraversare
il Rosebud per attaccare il villaggio indiano ch'egli credeva vicino. Con a capo il colonnello Mills, la Cavalleria
si inoltrò in una stretta gola, ma fu costretta a ritornare sui suoi passi allorchè Mills stesso ricevette un
messaggio da Crook che nel frattempo si era trovato in difficoltà davanti ad un nuovo
attacco indiano. Questi giunse in tempo per prendere i Sioux alle spalle costringendoli, anche perchè ormai
a corto di munizioni, a ritirarsi raccogliendo i loro morti e feriti.
La battaglia del Rosebud era finita, e l'esercito americano ne usciva gravemente sconfitto sia sul
piano tattico che su quello strategico.
I Sioux Lakota, e gli Cheyenne,
avevano infatti dimostrato grande rapidità, coordinazione e disciplina su un terreno accidentato, per contro
l'esercito si dimostrò impacciato ed impreciso se è vero che, durante la battaglia,
furono sparati 25.000 colpi con una percentuale a segno incredibilmente bassa.
La perdite indiane infatti a detta di Cavallo Pazzo
furono di 39 morti e 63 feriti, cifra abbastanza plausibile, mentre per i soldati le stime sono
forse di 28 morti e 56 feriti, anche se, a fronte del rapporto di Crook che scrive di 10 morti, tra i quali uno
scout indiano, e 21 feriti.
A parte le cifre comunque una cosa è certa; tra gli uomini di Crook furono proprio solo
gli alleati indiani gli unici a essere stati all'altezza dei nemici. Senza di essi l'esercito avrebbe
contato con certezza ben più alte perdite.
Un ultima annotazione da aggiungere, ma non ultima per importanza, è sugli armamenti;
l'esercito nella battaglia era dotato di moderni fucili a retrocarica eccettuati gli scout
Crow, mentre
Sioux Lakota, e Cheyenne
combatterono con vecchi fucili ad avancarica. Questo fatto non fa che esaltare ancor più la vittoria indiana.