Cavallo Pazzo

"Seguitemi! Seguitemi! Oggi è un buon giorno per morire".

Capo Lakota Oglala (1844 circa-1877) il nome indiano era "Tasunka Witko". Ma già dal nome e la sua origine scopriamo il fascino misterioso di questo personaggio. Infatti vi sono diverse versioni: una prima dice che al momento della sua nascita un cavallo selvaggio si fermò dentro il villaggio; un'altra che il suo carattere giovanile focoso e nobile faceva pensare ad un cavallo; un'altra ancora che avrebbe domato sempre in gioventù un cavallo inpazzito all'interno dell'accampamento, mentre un ultima racconta che il nome gli fu dato dal padre stesso,omonimo, dopo che egli aveva compiuto gesta valorose. Comunque indipendentemente dalla versione sul nome, sappiamo che esso gli fu attribuito in seguito in quanto da ragazzo era chiamato "Capelli Chiari o Ricciuto". Figlio di capi, imparentato da parte di madre, sorella di Corno Solitario, con i Lakota Minneconjou aveva ricevuto la migliore educazione guerriera possibile. Partecipò ancora bambino nel 1855 all sua prima spedizione di guerra contro gli Omaha. In quell'occasione Capelli Chiari uccise una donna e le prese lo scalpo. Tale azione era considerata un'"impresa" in quanto una donna uccisa dal nemico causava la vergogna dei guerrieri del suo campo poichè significava non essere stati in grado di difenderla. Cominciano così le prime imprese guerresche di Cavallo Pazzo a cui molte altre seguiranno conferendogli quell'aurea di uomo invincibile che la tradizione tramanda. Come sempre tutto ciò ha la sua origine in una "visione" che Cavallo Pazzo ha qualche tempo dopo il 1857 e nella quale egli vede un cavaliere guerriero con i capelli lunghi e chiari gettarsi impavido contro il nemico in mezzo ad ali di folla del suo popolo che tenta invano di afferarlo. Egli divincolandosi lotta contro i nemici mentre un numero esagerato di frecce e pallottole lo sfiorano senza colpirlo. Dietro alla sua testa vi è un piccolo falco rosso impagliato, una sola penna tra i capelli e il corpo cosparso da chicchi di grandine. Quello sarebbe d'allora in poi stato il suo abbigliamento di guerra. Questo sogno o visione quindi, caratterizzò tutta la sua vita facendo di Cavallo Pazzo un uomo di profonda spiritualità ma dalla marcata vena malinconica. Dopo questo fatto, durante una spedizione contro la tribù del fiume Wind, accadeva ciò che aveva visto nel sogno e per l'azione coraggiosa ricevette grandi onori. Nell'occasione rimase perņ ferito ad una gamba nell'atto di raccogliere uno scalpo, e fu così che sempre in ossequio alla "visione" ricevuta, capì che il suo destino era di non raccoglierne.
Nonostante apparisse sempre più strano agli occhi della sua gente per il suo carattere pensieroso, la sua scarsa o nulla partecipazione alle danze, ai canti ed alle feste, il fatto però che in battaglia si mostrasse pressochè invincibile gli procurava un seguito sempre più ampio. Dal 1865 in poi le continue battaglie con l'esercito americano che videro il prima fila gli Oglala, permisero a Cavallo Pazzo di mettersi in luce ma fu solo quando, durante la lunga guerra di Nuvola Rossa, nel dicembre 1866 alla guida del gruppo che attirò nella trappola il Capitano Fetterman con tutti i suoi 154 uomini sterminandoli, che il nome di Cavallo Pazzo raggiunse forse l'apice più alto della sua parabola. Fu così che solo due anni dopo divenne "Portatore di Casacca" uno dei ruoli più ambiti all'interno della tribù. Perse però quest'onore solo due anni più tardi a causa di un banale fatto riguardante una donna ch'egli aveva portato via al legittimo marito rimediandone anche una fucilata in pieno viso che gli lascerà una vistosa cicatrice. Questo episodio non muterà comunque il grande ascendente che Cavallo Pazzo ha sul suo popolo, che anzi trova sempre più criticabile il comportamento del capo Nuvola Rossa giudicato ormai troppo accondiscente nei confronti dei "bianchi". Purtroppo il 1870 rimane per Cavallo Pazzo un anno tragico con la scomparsa del fratello Piccolo Falco prima, e dello zio poi, entrambi morti in azioni di guerra, gettandolo in una depressione che solo il matrimonio del 1871 riuscirà solo in parte a guarire, salvo poi ripresentarsi nel 1873 alla scomparsa della figlia di due anni esasperando ancor più il suo carattere già introverso. Quest'ultimo fatto lo spinse a fondare in onore della figlia "la società degli Ultimi Nati" per i figli delle famiglie più povere della quale sarebbero divenuti soci valorosi guerrieri, per l'esattezza 40, che poi costituirono in pratica la guardia del corpo di Cavallo Pazzo. Nonostante il Trattato di Laramie del 1868 garantisse la libertà di cacciare nei propri territori, l'avanzata dei coloni costrinse i Sioux a nuove guerre per la loro stessa sopravvivenza. I villaggi di Toro Seduto e di Cavallo Pazzo poi, che mai accettarono tali trattati divennero fatalmente il centro delle operazioni.

Si giunge così al fatidico 1876, l'anno del Little Big Horn. Prima di questo fatto però, che farà entrare definitivamente Cavallo Pazzo nella storia, vi fu qualche giorno prima un'altra battaglia, quella del Rosebud River che consacrò Cavallo Pazzo come stratega e trascinatore di primo piano. Anche allora fu una "visione" che gli permise di animare i suoi guerrieri in modo invincibile a tal punto che, dopo una battaglia che durò l'intera giornata, il Generale Crook, sconfitto, rimase impressionato per la forza e l'accanimento con il quale gli indiani avevano combattuto. Si giunse così in questo clima di furore e esaltazione alla battaglia del Little Big Horn dove l'abilità tattica di Cavallo Pazzo unita ai suoi comandi appropriati causarono prima la disfatta di Reno e poi l'annientamento di Custer. Ma queste esaltanti vittorie, che rimangono tra le pagine epiche e più conosciute di tutta la storia del West, non impedirono successivamente la resa ad una ad una delle bande Sioux che il nomadismo aveva costretto a seguire diverse strade. Toro Seduto fu costretto a riparare in Canada nel 1877 e Cavallo Pazzo alla resa. L'amarezza di una tale decisione, che egli vedeva ormai come unica strada per evitare il massacro del suo popolo, risiede in queste sue parole:

"Fratelli è finita. Noi non possiamo più combattere, perchè noi non abbiamo fucili; noi non possiamo fuggire, perchè non abbiamo più nessun cavallo. Ora vedremo se i nostri amici sono amici veri o fasulli, perchè solo l'amico di un uomo abbandonato è un vero amico, nel vero senso della parola."

Anche nella resa il capo Oglala non perse la sua dignità. Ora il forte ascendente che lo aveva accompagnato e che tanto successo gli aveva procurato si rivoltava contro di lui. Le invidie, le paure, i dubbi contribuirono a costruire un clima di veleno accanto a Cavallo Pazzo. Così, non riuscì mai ad ottenere una Agenzia per i suoi, le sue parole furono travisate da un interprete quando gli fu chiesto l'aiuto contro Capo Giuseppe, così da decretarne l'ordine di arresto. La vicenda finale fu movimentata quanto lo fu la sua vita. Mentre tornava dall'Agenzia di Coda Maculata, dove aveva lasciato la moglie gravemente malata, fu assalito da scout indiani in uniforme. Il generale Bradley si rifiutò di parlare con lui e egli fu accompagnato alle prigioni. Accortosi di ciò che stava avvenendo, in preda alla disperazione, si colpì con un coltello che teneva nascosto, e nella baruffa che ne seguì fu immobilizzato, una sentinella lo colpì alla schiena e così, sanguinante, il grande capo Sioux fu trascinato nell'ufficio di Bradley dove fu vegliato solo dal suo amico Tocca le Nuvole e dal padre sopraggiunto successivamente. Intorno alla mezzanotte del 6 settembre 1877, Tasunka Witko moriva e con lui scompariva una leggenda capace di incutere paura anche quando l'uomo era stato abbandonato da tutti.