«Alla vigilia dell’andata in scena, fu colta da una violenta emottisi. La sua giovinezza vinse il male, ma ne rimasero tracce per tutta la vita» (testimonianza del 1885, da: Olga Signorelli, Vita di Eleonora Duse, Bologna, Cappelli, 1962)). Qualcosa ne rimane ancora oggi, sotto forma di una comprensiva considerazione […] per la sua vita di sofferenze. […] La Duse fragile, la Duse malata, la Duse malinconica, logorata dai nervi tesi». (Mirella Schino, Bologna. Il Mulino, 1992) |
La corrispondenza
tra Eleonora ed Arrigo (Boito)
è costellata di frasi che riguardano le preoccupazioni per i
polmoni (la tubercolosi la colpisce nel 1884 e la riprende
più volte), le emorragie, i mal di denti, per il lavoro che incide
troppo profondamente sullo stato di salute. (Raul Radice, Eleonora Duse - Arrigo Boito: lettere d’amore,
Milano, Il saggiatore, 1979) |
Genova, 17 settembre 1887 – Sabato – verso le 6 […] Arrigo – Mi sono alzata un po’ – in letto
– la testa lavora e il corpo trova poco riposo – Sto meglio di stamane, respiro meglio – Sto riguardata e non esco di casa – bene inteso -- […] Genova, 17 settembre 1887 - Sabato sera – ore 9 […] E ora – sorridendoti, ti prego, se per caso ti capita un giornale, di non crederci – perché al solito faranno “La D. ammalata”. – Maledettissimi ! Non mi è permesso neppure d’essere raffreddata, o prender … la Santonina, senza che lo sappiano – Razza antipatica!.[…] Genova, 26 settembre 1887 Lunedì – alle tre […] Io non ho lavoro gaio, Arrigo mio, non ho
tolleranza, non ho la virtù delle piccole cose - E’ una condanna – e’ una condanna – le settimane son
anni, le ore, sono giornate – l’attimo della posta – mi affanna, e
nulla più – E’ malattia Arrigo! – E’ malattia – Il lavoro mi stronca dalla stanchezza, e la sfiducia del non vincere è penetrata nella povera povera --[…] Genova, 11 e 12 ottobre 1887 […] Insomma, dopo un pranzo, dove non ho potuto
magnare niente – mi buttai sul letto – e la cosa minacciava male –
Mi dispiaceva levare cartello, sul tardi – Basta! A furia di roba calda
– alle 8 meno un quarto entravo in camerino = 1° atto la testa mi
girava, e le gambe non mi tenevano in gamba – ma poi –
LA BUONA VOLONTA’,
vinse il malessere del piccolo corpo --[…] Eleonora ti dice di non stare in pena, perché
stamane, sebbene sta a letto sta molto meglio di ieri che stavo
alzata. Eleonora stamane si è svegliata … ferita,e i feriti
stanno al riposo – Ecco dunque la ragione del malessere i ieri - Genova, 15 ottobre 1887 – Sabato mattina ore 8 e
mezza […] Questo villanzone di dente, asino, villano,
degno d’una bocca da carrettiere, è così violento che io non so più
come chetarlo – Ieri e l’altro ieri, fatti quei tagli e uscito
quel sangue, lì per lì, mi son sentita proprio benino, e ho sperato
fosse finita, ma oggi sento ci sarà bisogno dei ferri daccapo – [ ... ] Genova, 15 ottobre 1887 – Sabato verso sera … le
5 […] Domani, per non far dire, al solito, che sono
moribonda, e per non perdere tanti soldi – imbastirò alla meglio quella
infelice sora Locandiera che
faccio male – ma che cercherò di far bene – pensando che
ARRIGO
LO SA. Ecco dunque che è
quasi passata anche questa - - stamane avevo un po’ di febbriciattola,
ma ora sta tranquillo, non me
la sento più –
Napoli, 15 marzo 1889 […] -----
la bruciatura, anzi il dottore dice: L’applicazione del ferro rovente,
che cosa fa? Distrugge una fungosità che BISOGNA
distruggere, ora nel rimarginarsi della bruciatura è probabile qualche
piccolo tessuto capillare (vedi come parlo bene) rimane scoperto, e
produce un leggero stillicidio (vedi come ricorso le parole) di sangue,
che non ha per causa la causa stesa della malattia, la
stessa incominciata distruzione di essa ---- […]
Napoli, 14 maggio 1889 […] Ma la salute è sufficiente per poter riprendere
il lavoro --- Questo è indispensabile, a questo bisogna tornare, ---
sempre – sempre ---- Bisogna riunire tutte le forze, tutto il coraggio
---- bisogna aver un viso diverso dalla faccia vera, e bisogna utilizzare
ogni facoltà --- e aiutare ogni difetto --- Bisogna lavorare. L’ho
sempre fatto --- e lo farò ancora, sempre ---- |
Questo scrive il medico bolognese Gino Ravà (medico dell'attrice per un periodo, nonché autore di un saggio sulle malattie nervose) ricordando il soggiorno montano del 1920, dilungandosi anche su un aneddoto pittoresco.... |
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"Vado e la trovo in uno stato pietoso. Asma, espettorazione purulenta abbondantissima, depressione nervosa tale da non lasciarle azzardare a viaggiare da sola. La convinco facilmente a partire con me. Bisognava rimetterla in forze fisiche e morali; aveva necessità di un luogo tranquillo e pieno di conforto: pensai di condurla la lago di Dobbiaco ove era un albergo adatto. Ricordo sempre il nostro arrivo col treno a Dobbiaco e l'attesa lunga, e per la Duse penosissima, cui fummo obbligati per ottenere una vettura che ci conducesse al lago, distante tre chilometri. |
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Eravamo seduti davanti all' unico albergo riaperto allora dopo
le distruzioni della guerra, e Eleonora attendere seccata e sofferente,
quando vidi giungere una automobile di lusso aperta, sulla quale erano un
uomo aitante e una giovane signora. Si fermano e si slanciano meravigliati
a salutare la Diva. Egli le bacia la mano e la giovane le se inginocchia
davanti piangendo. Io mi trattengo in disparte. Si trattava della
popolarissima giovane attrice Vera Vergani e del drammaturgo e regista
Dario Niccodemi. Dopo averla salutata con grande effusione, i due
risalirono sulla loro costosa automobile e ripartirono. L'amaro commento
della Duse fu: "Queste giovani attrici quando mi vedono piangono per
la commozione! Tenessero le lacrime per altro!". "Signora - le
dissi - siamo qui disperati perchè non riusciamo a trovare una
carrozzella e lei si lascia sfuggire quella bella automobile".
Sorrise, Non ci aveva pensato. Così facilmente dimenticava a un tratto sé
stessa. E forse fu questa facoltà portentosa che l'aveva resa la più
grande attrice del suo tempo....". |
Vera Vergani |
Dario Nicodemi (al centro) |
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