(1839 - 1915) |
E' conosciuto soprattutto per la produzione poetica e in prosa, ma si interessa anche diffusamente di teatro: come critico sulle pagine del giornale fiorentino "La Nazione"; come giornalista a Milano presso il "Corriere della Sera" e a Roma dove è direttore de "Il Fanfulla della domenica"; come autore di un'opera di critica e storia teatrale Il teatro italiano contemporaneo (1872); ed infine come autore di adattamenti teatrali e di commedie in dialetto (Malia, Lu cavalieri Pidagna, Lu paranifu). |
Artista
bohémien pesarese, che conduce un'esistenza errabonda, libera ed
avventurosa, fatta di traversate in veliero, viaggi in Sudamerica. E'
giornalista, scrittore, autore teatrale ed anche comparsa cinematografica. I
soggetti dei suoi lavori sono i miti classici, trattati in chiave moderna
ed antieroica: ecco Orione, un
semidio carnale ed avido che si impossessa di tutto quello che gli capita a
tiro, oppure Galuco (suo maggior lavoro) dove il pescatore divenuto dio marino si
accorge troppo tardi che la felicità non è gloria e potere. |
Nasce,
vive e muore a Napoli. E' un medico mancato che abbandona Ippocrate per
dedicarsi alla letteratura e al giornalismo, nonchè Accademico d'Italia.Le
sue opere si occupano per lo più di tematiche veriste, di cronaca
napoletana, sono ambientate in ospizi e prigioni, protagonista è la plebe
dei sobborghi (A San Francisco, 'O
funnesco verde, Zi' Munacella, 'O Munasterio). |
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Di
Giacomo non disdegna però sconfinamenti nel fiabesco (Donn'Amalia,
'A Speranzella, Marzo), nella prosa (Minuetto
settecentesco, Pipa e boccale, Novelle napolitane, L'ignoto), come
pure excursus sulle antichità napoletane: Storia
della costituzione in Napoli (1889) e Luci
e ombre napoletane (1914); a lui si devono i testi delle canzoni A
Marechiare e Spingole frangese. Partecipa
a schermaglie letterarie (clamorosa quella sul teatro di Edoardo
Scarpetta), scrive volumi di storia del teatro (Storia
del Teatro San Carlino) e un certo numero di drammi di successo: Malavita,
'O voto, 'O mese mariano e la famosa Assunta
Spina, un passionale drammone di gelosia e morte che per cinquant'anni
ha spopolato nei teatri italiani e nel 1949 ha avuto come interprete
cinematografica Anna Magnani. |
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Tipico
esponente della prima generazione post-risorgimentale, tralascia i grandi
temi politici per analizzare situazioni legate alla realtà contemporanea,
riscuotendo notevole successo di pubblico. Scrive commedie in lingua e in vernacolo napoletano, il testo più felice della sua produzione è: I mariti (1867), una riuscita commedia d'ambiente che dà origine a un vero e proprio genere teatrale. Altri lavori presenti nei repertori delle maggiori compagnie italiane sono: Triste realtà, L'israelita, Scrollina, La moglie, Scheggie. |
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Eleonora Duse in "Scrollina" (1885) |
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(1830 – 1881)
Ermete Zacconi in "Nerone" (caricatura di Onorato) |
Scrittore romano di fede "borghese", liberale ed anticlericale, scrive per lo più drammi in versi i cui protagonisti sono personaggi storici, attraverso i quali esprime i suoi ideali risorgimentali |
Utilizza uno stile dimesso e
privo di enfasi, vicino alla tecnica verista ed agli autori francesi del
tempo (Eugène Scribe, Alexandre Dumas). Il suo lavoro più conosciuto è Nerone (1872), dove tratteggia la figura dell’imperatore con una
certa simpatia, rappresentandolo più come un istrione, piuttosto che come
un imperatore romano. Altri lavori: Messalina; Plauto e il suo secolo, Giuliano l’Apostata, Cola da Rienzo, I Borgia, Cecilia, Napoletani del 1970, infine Puskin, il solo dramma che Cossa compone in prosa. |
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(1822-1889), |
Autore modenese di gran successo, si cimenta in vari generi, dall’argomento storico alle vicende popolari, senza disdegnare i drammi “a tesi”. |
E'
portavoce della società borghese e della sua morale, che rappresenta con
originalità nei minimi aspetti. La
sua opera più nota è Goldoni e le
sue sedici commedie, ispirata alle “Memoire”, quella che ha avuto
più successo è invece La satira e
il Parini, dove pone a confornto Giuseppe Parini e la società che il
poeta ha coperto di ridicolo nel “Giorno". Più modesti, anche se seguitissimi dagli spettatori, sono La Medicina d’una ragazza ammalata, tratta dalla “Finta ammalata” del Goldoni, e La bottega del cappellaio. |
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Nei cosiddetti drammi “a tesi”, Ferrari analizza una questione di attualità, esprimendo poi tra le righe il proprio pensiero: ne Il Duello, ad esempio, sostiene quanto tale pratica sia ormai insensata e rozza, riconoscendo però come il duello venga accettato dalla società, dal momento non è ancora stato trovato un opportuno rimedio... o meglio un'alternativa... |
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Oltre alla ben più nota produzione letteraria, Verga scrive anche per le scene, proponendo per lo più delle riduzioni teatrali delle sue stesse novelle, in un'ambientazione. siciliana. Tra le più rappresentate e celebri Cavalleria rusticana, La lupa, Dal tuo al mio. I drammi verghiani sono considerati i prototipi del teatro verista, immersi nello "sgomento religioso e primordiale", dove l'istinto umano dei personaggi travolge e genera gli eventi........ |
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(1851 – 1910) |
Romanziere e commediografo lombardo, di qualità "altalenante" o – detto in maniera più dotta – "non sempre stilisticamente corretto". Per le sue opere prende spunto dalla società milanese postrisorgimentale, che oramai si dedica all'industria e al commercio dopo aver esauriti gli ideali di un tempo. |
Nella
Trilogia di Dorina, la
protagonista è disprezzato fino a che rimane povera e piena di virtù ed
al contrario è riverita da tutti allorquando si "adegua"
diventanto una discutibile cantante, nei Disonesti
invece un corretto
impiegato diventa ricco sfruttando l'infedeltà della moglie.. . Gerolamo Rovetta e Marco Praga |
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(1862 – 1929) |
Il padre è Emilio Praga, uno dei poeti della Scapigliatura lombarda, Marco invece si colloca esattamente al polo opposto, legato come è alla società borghese del tempo ed ai suoi ideali morali. Emilio Praga e la mamma sua |
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E'
critico teatrale ed autore drammatico. I temi dominanti dei suoi lavori
– sempre venati di pessimismo - sono l'adulterio e l'onore, dove la
passione equivale a peccato, ed in quanto tale è condannata dalla società.
Tra
le opere teatrali certamente spiccano La
moglie ideale e La porta chiusa
– entrambe nel repertorio delle maggiori interpreti del periodo, non
ultima Eleonora Duse - poi La crisi,
Mater dolorosa, L'amico, Ondina. Lavora
nella Società Italiana Autori ed Editori, e come direttore-capocomico:
dal 1912-15 conduce la Compagnia stabile del Teatro Manzoni di MIlano. |
Eleonora Duse ne "La moglie ideale" |
La "divina" lo tiene sulla corda più di una volta: è Marco l'agente letterario che cura i rapporti fra Hugo von Hofmannsthal e la Duse nel tira e molla della mai realizzata realizzazione dell'Elektra (1904), ed lo stesso Marco che sconsiglia caldamente l'amico Rosadi di inserire l'attrice nella Commissione per la sovvenzione del teatro: l'idea dell'amico «...di mettere la Duse nella Commissione Permanente non potrebbe essere più bislacca e più assurda. C'è da giurare che la Duse non interverrebbe mai a nessuna delle sedute ...» anzi potrebbe al peggio mettersi ad esporre «... idee forse paradisiache, ma agli antipodi di tutto ciò che è pratica e realtà...» |
Da Milano si sposta in Francia, dove diventa segretario di Gabrielle-Charlotte Réjaine e del suo teatro (nell'incarico subentra a Dario Niccodemi). Scrive numerose opera teatrali legandosi alla corrente naturalista: Danza macabra, Parassiti, Strozzini. L'opera riconosciuta come la migliore resta Le Rozeno, la storia di tre mature sorelle, che esercitano il meretricio, e della loro sfigatissima nipote, vittima delle parenti prima, e della mediocrità borghese poi. |
(1870-1916) |
E'
un autore milanese di secondo piano, ex ufficiale degli alpini, avvocato,
notaio, e poi anche giornalista presso la "Sera" e il
"Guerrin Meschino". Del
1888 è il primo dramma Mamma Teresa,
solo successivamente comincia a scrivere anche in dialetto milanese La
povera gent e I sciori, riuniti ne El nost
Milan, La gibigiana.
L'ambientazione è
"naturalistica", ovviamente. |
Scrittore
e capocomico, è considerato il più significativo autore dialettale
veneto dopo Carlo Goldoni. Dalle sue compagnie escono attori del calibro
di Emilio Zago e Ferrucio Benini. Scrive per lo più in dialetto,
descrivendo ambienti popolani un po' convenzionali, ma di cui offre una
rappresentazione vivace: Le barufe in famegia, Zente Refada, El moroso de la nona, Serenissima.
Col
tempo si "raffina", addentrandosi nell'analisi di passioni e
sentimenti, ofrendo una visione amara e introversa della vita: La famegia del santolo. |
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(1862-1943) |
Autore
napoletano ben noto in Italia e all'estero. Praticamente illetterato, a 17
anni lavora presso uno spedizioniere, a 18 è apprendista presso il
"Corriere del Mattino", diretto da Martino Cafiero e Federico
Verdinois, poi diventa cronista al "Corriere di Napoli" e si
dedica all'attività di autore drammatico.. Inizialmente adotta uno stile "verista", che poi abbandona per cimentarsi in altri generi: comico nell' Infedele, La fine dell'amore e Il perfetto amore; di ispirazione ibseniana e psicologico ne Il trionfo, Il diritto di vivere. |
Autore
drammatico emiliano, è attore ed interprete dei suoi stessi lavori,
compone una ventina di opere teatrali in poesia e prosa di svariata
ispirazione: fantastica, spiritualista storica: Re
Carlo Alberto, Giovane Italia, Garibaldi, Il Tessitore. Suo fratello è il più famoso Gualtiero: attore, direttore e regista, che partecipa alla vita artistica del secolo, in amicizia con artisti e critici come Vittorio Pica, Domenico Tumiati, Segantini e Giuseppe Pellizza da Volpedo. |
(1874-1934) |
alla Toscana approda in Argentina, poi si sistema a Parigi nel 1900 e diventa segretario della grande Gabrielle Charlotte Réjane, per la quale traduce e adatta numerose opere italiane, rientra in Italia solo nel 1915. |
Niccodemi mostra un'eccezionale sensibilità nel fiutare il vento delle mode, producendo lavori che raccolgono situazioni artificiose, colpi di scena di sicuro effetto sul pubblico, ma che invalidano spesso i suoi spunti originali e genuini: Il rifugio; L'aigrette; I pescecani; L'ombra; Scampolo; La nemica; La maestrina; L'alba, il giorno e la notte. Praga, Niccodemi (al centro), Simoni |
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Nel 1921 fonda una compagnia di grande successo non solo per l'abilità di assecondare i gusti del pubblico ma anche per l'abilità e l'arte con cui riesce a propone coraggiosamente le novità: a lui si deve la prima rapresentazione dei Sei personaggi in cerca di autore di Luigi Pirandello. |
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Al critico napoletano Edoardo Boutet riesce l'impresa in cui si è cimentato anni prima Domenico Lanza: nel 1905 crea la "Stabile Romana" presso il teatro Argentina di Roma. Instancabile articolista teatrale e non - tra il 1889 e il 1892 è anche direttore del periodico "Il Carro di Tespi" – nei suoi articoli promuove una riforma dell'arte interpretativa che richiede una maggior attenzione alla messa in scena e la scomparsa della figura del "mattatore". |
(1856-1915) |
(1865-1936) |
Geniale
scenografo, costumista e caricaturista dalla fantasia inesauribile, meglio
noto sotto lo pseudonimo di "Caramba". Si occupa di teatro
"drammatico" e musicale, disegnando innumerevoli scenografie,
arredi, costumi per i maggiori teatri e compagnie del momento; suoi sono
tra l'altro gli allestimenti di Antonio
e Cleopatra (1888 ) e di Francesca da Rimini
(1901) per la compagnia di Eleonora Duse. E' attivo anche nel cinema come regista e produttore (fonda la "Caramba film"). |
una "Traviata" con scene e costumi di "Caramba" |
In arte Yambo, figlio dell'attore Ermete Novelli e di Lina Marani, è scrittore, giornalista, umorista, disegnatore, scrittore, marionettista, regista ... dalla sua produzione si evince una poliedrica personalità. Scrive racconti per ragazzi che riduce anche per le scene. |
Scrive
drammi storici e non ispirati a ideologie antisocialiste, antiumanitarie e
nazionaliste: Giulio Cesare è la sua opera "tipo". |
(1875-1954) |
Critico
drammatico, studioso di teatro ed apprezzato autore drammatico di
atmosfera crepuscolare. Scrive in italiano e in dialetto veneto (è di Verona): La vedova, Tramonto, Congedo, Carlo Gozzi. E' autore di libretti di opera e di operetta, e regista teatrale, scrive assieme a Giuseppe Adami il testo del libretto della Tourandot di Giacomo Puccini. |
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Pittore, scultore, scenografo e teorico teatrale per un "teatro senza attori", nel 1912 si iscrive all'Accademia di Roma ma viene espulso l'anno successivo per aver pubblicato un manifesto antiaccademico ... La sua ricerca si caratterizza per la continua sperimentazione tecnica, anzi gran parte della sua sterminata produzione rimane irrealizzata. |
(Modena 1894 - Roma 1956) |
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Padiglione Futurista all'Esposizione del Valentino a Torino (1928) |
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(1820 –1889) |
Poeta e autore drammatico, considerato un
esponente tipico del teatro postromantico, scrive drammi a tesi su
problemi di costume ed attualità politica e sociale, ambientati nella
società francese di Luigi
Filippo e Napoleone III. La sua commedia Gabrielle,
riceve il premio Montyon nel 1849. Tra
le opera principali: La Ciguë
(1844), L'Aventurière (1848), Philiberte
(1853), Le Mariage d'Olympe (1855), Les
Effrontés (1861), Le Fils de
Giboyer (1862), Maître Guérin
(1864), Paul Forestier (1868), Madame
Caverlet (1876), e Le Gendre de
M. Poirier . |
Scrittore, poeta, critico drammatico romano. Il suo teatro è stato definito "antiteatrale" per l'assenza di situazioni forti, gli esili intrecci, i personaggi scialbi, anzi lui stesso definisce i suoi lavori come "opere dell'insignificante". Nel Giglio nero fratello e sorella vivono in provincia, l'arrivo di amici di città li sveglia dal letargo, partiti questi tutto torna però come prima. |