LA DIVINA SARAH BERNHARDT |
"Per recitare c'e' bisogno di braccia lunghe; è meglio averle troppo lunghe che troppo corte. Un artista con braccia corte non potrà mai, proprio mai avere finezza nel gesto". (Sarah
Bernhardt, La mia doppia vita )
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La
“divina Sara", come è chiamata dal suo pubblico, è nata a Parigi
nel 1844 sotto il nome di
Henriette Rosine Bernard, sua madre è un'ebrea olandese, poco o nulla si
sa invece del padre. |
Nel
1864 da' alla luce Maurice, figlio illegittimo del principe Henrie de
Ligne, lo affida subito a una balia, e si dedica alla carriera, che
procede - tra bassi e bassi - fino all’ingresso nel prestigioso Odéon
ed al successo con "Kean" di Alessandro Dumas padre: da qui in
avanti esiste solo la “divina Sarah” con i suoi comportamenti
anticonformistici e le sue eccentricità fatte di presunti suicidi,
animali esotici, voli in pallone sopra Parigi … ma anche di coraggiose
prese di posizione, come la sua dichiarata avversione alla pena di morte e
il suo appoggio a Zola nel caso Dreyfus. |
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Sarah-Aricia nella Fedra di Racine (1894), ritratta da Toulouse Lautrec |
Nel
suo repertorio compaiono, oltre ai prodotti del repertorio classico
francese e non (Racine, Corneille, Shakespeare…): Victor Hugo, Alexandre
Dumas fils, Victorien Sardou, Emile Rostand e Gabriele d'Annunzio, di cui
recita nel 1898 “La citta morta”, e nel 1902
la "Francesca da Rimini”. |
Sarah-Amleto nell'Amleto di Shakespeare, in una foto del 1899 |
Il
suo unico legame "ufficiale"
è l' attore greco Jacques Damala che sposa nel 1882 , il
matrimonio dura un anno .... nello "scontro" Sarah – Eleonora
questo è un pareggio netto, uno a uno. Nel
1893 la Bernhardt attrice-manager-impresario, acquista un teatro a Parigi,
il Théâtre de la Renaissance, e nel 1899 fa costruire un proprio teatro: il Théâtre Sarah Bernhardt,
di cui resta proprietaria e direttrice fino
al 1923, anno in cui la morte decide che è ora di metterla a riposo. Nella
sua attività artistica rientrano anche due film del 1916, di scarsa
qualità, e anche opere in marmo, dipinti, libri e drammi teatrali, è infatti scultrice, pittrice, scrittrice di un certo talento. |
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Sarah Berhardt nel 1922 |
Sarah
è l’esatto contrario dell’ideale femminile di allora, quello immortalato nei quadri dell’epoca: è magra e spigolosa, recita
con aggressività parti maschili oltre che femminili, ha uno
scaltrito mestiere ed una volontà di ferro, possiede uno charme profondo ed
intrigante che la sottrae alle leggi del tempo: a 65 anni , nel 1909,
interpreta una fanciulla di 19 anni ne “Le procés de Jeanne d’Arc”
di Moreau, ma ben pochi se ne stupisce o provano legittimo imbarazzo.
Anzi nel 1914, quando le viene amputata la gamba
perché affetta da uremia cronica, continua a lavorare e recita
appoggiandosi ai
compagni o distesa su una lettiga stile Luigi XV,
chiamata con humor macabro "Mère
Lachaise “ (il "Père
Lachaise" è un cimitero di Parigi !). |
Ecco la Sarah Bernhardt (alla fine della carriera) vista da Jean Cocteau: «L'ultima volta che ebbi la fortuna di vederla interpretava il ruolo di Atalia. Le avevano già tagliato la gamba. Dei negri l'introdussero su una specie di carriola. Fece la scena del sogno. Arrivata a “Pour réparer des ans l'irréparable outrage” sorrise, scosse il capo, allargò le braccia, si percosse il petto con le mani cariche di anelli, si inchinò, appropriandosi dei versi e scusandosi col pubblico di apparirgli ancora. |
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La sala si alzò
scalpitando. Ecco degli spettacoli teatrali quali non saprebbe immaginarne la
nostra epoca il cui ridicolo sta nel credere di avere il senso del ridicolo e
che prende per un insulto contro di sé il minimo segno inconsueto della
grandezza. Sarah Bernhardt somigliava a quelle attrici tragiche senza teatro, di
cui parlo sovente, e che si inventano un personaggio e una scena nel vuoto e
nella vita. Si direbbe che l'impossibilità di incarnare delle eroine le esalti
e le spinga all'estremo. Ma Sarah Bernhardt presentava questo fenomeno di vivere
all'estremo della sua persona nella vita e sulle scene.” (Jean Cocteau, Mes monstres sacres, Paris 1979). |
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