Minuta di lettera di Hugo von Hofmannsthal (senza firma), indirizzata ad un non meglio identificato “cugino” e la sua "offerta" di lavorare per Eleonora: |
Mio
caro cugino, sto
per chiederle una cortesia molto particolare. Solo la gentilezza che
traspare dalle sue lettere a mio padre mi dà il coraggio, di farlo.
L'importanza materiale e artistica che riveste per me la questione che mi
permetto di sottoporle mi ha potuto spingere a fare questo passo. Nel novembre 1904 Eleonora Duse ha acquistato da me in seguito a trattative verbali, i diritti di rappresentazione della mia tragedia "Elektra". Il suo entusiasmo per il testo mi era sembrato talmente grande che ho convinto Fumagalli (un direttore artistico di quel periodo), che aveva già quasi acquistato i diritti, a ritirarsi. L'interesse dimostrato mi era sembrato tale da darmi la massima fiducia e da ritenere superfluo di dover legare la Signora Duse, nel contratto della Società degli Autori, a una data scadenza per la messa in scena. Su
suggerimento gentile e professionale di Marco Praga è stato scelto come
traduttore del testo il signor Giovanni Pozza, critico del Corriere della
Sera: ha accettato con comprensibile entusiasmo. Gli ho assicurato per
contratto, anche in questo caso per intervento di Praga, una considerevole
partecipazione agli utili che mi sarebbero venuti dalla rappresentazione
italiana. (Ha preferito questa forma di pagamento quando gli ho lasciato
la scelta tra una partecipazione di questo genere e una somma forfettaria
da liquidargli immediatamente.) Gli ho fatto pervenire, nello stesso
novembre 1904, una trascrizione letterale in prosa fatta da me, basandosi
sulla quale persino la traduzione più accurata in italiano avrebbe
costituito al massimo il lavoro di tre o quattro settimane. Sono rimasto quindi molto sorpreso quando, nel febbraio 1905, cioè dopo più di un anno, la Signora Duse alla domanda su quando pensasse di mettere in scena il lavoro, ha fatto rispondere alla persona intermediaria che era sempre sua intenzione rappresentare l'Elektra ma, a parte altri contrattempi, non era comunque ancora pronta la traduzione. Dovendo pensare a un malinteso ho scritto a Marco Praga esprimendogli la mia sorpresa. Praga ha risposto, come sempre da vero gentiluomo e collega, dandomi l'indirizzo del signor Pozza e dicendo: la Duse stessa avrebbe dato a questo signore il maggio 1906 come termine ultimo entro il quale la traduzione dovrebbe essere completata. Praga mi confermava che entro tale scadenza il signor Pozza avrebbe sicuramente terminato il suo lavoro. Piacevolmente sorpreso da questi chiarimenti ho comunque scritto al signor Pozza: si è ripetuto un fenomeno che già mi aveva colpito quando gli avevo mandato il manoscritto, è cioè, come allora, anche adesso il signor Pozza non ha creduto opportuno di dover rispondere personalmente alla lettera che gli avevo personalmente inviato e tanto meno di inviarmi un saggio della sua traduzione. Ora sta per iniziare il nuovo anno teatrale. Sto per fare dei passi per costringere la Duse a mettere finalmente in scena lo spettacolo: ma come posso farlo visto che tuttora non so se la traduzione è pronta, questa traduzione che è ferma dal 1904 e che sarebbe il lavoro di otto o dieci giorni. Non riesco a spiegarmi quale sia la circostanza misteriosa che impedisce ripetutamente un contatto diretto tra me e il mio traduttore. L'intervento personale da parte di un amico potrebbe risolvere questa situazione spiacevole subito e per sempre. In questa situazione ho pensato a lei e mi prendo la libertà di chiederle questo importante favore: di andare a trovare personalmente il signor Giovanni Pozza, di comunicargli quanto esposto a lei e, dato che i suoi interessi coincidono coi miei e che la traduzione come si spera dovrebbe essere ormai pronta, di spingerlo a impegnarsi ad andare personalmente dalla Signora Duse per sollecitarla oppure a lasciare questo compito a me. |
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(Hugo von Hofmannsthal, Elektra, a cura di Antonio Taglioni, Milano, Mondadori, 1978) |
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