Animali Transgenici
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Utilizzando le stesse tecniche di manipolazione di geni che vengono impiegate per i vegetali , si è scoperto che era possibile intervenire anche sul DNA di organismi più complessi, cominciando dai batteri fino ai mammiferi superiori. Trasferendo geni estranei di qualunque provenienza (microbica,vegetale,animale) nella cellula uovo fecondata di un animale, sono stati prodotti animali transgenici, corredati cioè di caratteri nuovi che mai avrebbero potuto acquisire con tecniche naturali. Per produrre animali transgenici e cioè poter inserire un gene "nuovo" in un animale, in modo da farlo esprimere anche alla sua progenie, è necessario inserirlo quando l'individuo è costituito da poche cellule o addirittura dall'oocita appena fecondato.
Gli animali transgenici sono utilizzati per il miglioramento di diversi settori;
in ambito bio-medico per produrre nel loro latte farmaci salvavita
perl'uomo ,vi sonointeressanti
esempi di animali transgenici disposti dai ricercatori, indispensabili alla
conoscenza di malattie gravissime e quasi sempre letali che colpiscono l'uomo.
Il primo animale transgenico è stato un maiale creato nel 1992,
per sintetizzare nel latte la proteina umana C. Dopo Genie, così si
chiamava la prima scrofa, si è cominciato a pensare di produrre animali
donatori per andare incontro alla domanda sempre crescente di organi: circa
il 15% in più ogni anno.
L'interesse degli animali transgenici è indirizzato, inoltre, a produrre
linee genetiche controllate di animali che producano alimenti migliori e in
maggiori quantità. Ad esempio sono stati prodotti suini transgenici
che crescono più rapidamente, utilizzando meglio l'alimento e producendo
una carne con meno grasso. Le ricerche più avanzate in questo settore
riguardano inoltre, il trasferimento
di geni che facciano esprimere, ad alta efficienza, negli animali l'ormone
della crescita, gli enzimi metabolici, alcune proteine del latte ,quelle molecole
e recettori delle cellule del sistema immunitario dell'organismo creando
così animali maggiormente resistenti alle infezioni allo scopo di ridurre
l'impiego di antibiotici negli allevamenti Tuttavia la complessità
degli animali rende la manipolazione genetica molto più difficile,
e quindi più costosa di quella relativa ai vegetali.
Lo scienziato Britannico Ian McConnell, esperto in biotecnologie sostiene
che gli animali transgenici entreranno nelle nostre tavole entro 10 o 15
anni dopo però aver superato le più severe regole di sicurezza.
In un rapporto sulle biotecnologie redatto da un gruppo di lavoro della Royal
Society, e con la collaborazione di McConnell si rivela che nel 1999 oltre
2.5 milioni di animali sono stati usati per la ricerca scientifica nella sola
Gran Bretagna. Sebbene questa cifra fosse inferiore all'1% rispetto a quella
dell'anno precedente, la proporzione di animali geneticamente modificati era
superiore del 14%, una cifra destinata ad aumentare, in quanto non si possono
ottenere i risultati senza sperimentazione.
Il campo che attira maggiormente l'attenzione degli investitori e gli strati degli ambientalisti è certamente quello degli xenotrapianti, che letteralmente significa"trapianti fra specie diverse". A tale scopo i maiali sono considerati i migliori candidati, visto che , geneticamente, sono molto simili a noi. L'obiettivo è di creare dei porcellini transgenici dotati di organi interni praticamente umani, in grado cioè di ingannare il sistema immunitario e impedire il processo di rigetto. Alcune proteine prodotte nel sangue dette di "complemento", appena individuano un intruso si attaccano alla sua superficie per segnalarlo all'attenzione del sistema immunitario, il quale si attiva e distrugge l'ospite inatteso. Creare un maiale i cui organi interni abbiano in superficie delle proteine il più possibile simile a quelle umane potrebbe consentire di aggirare l'ostacolo.
La pratica degli xenotrapianti comporta anche alcuni rischi. La paura dei ricercatori è che le malattie simili all'encefalopatia spongiforme bovina possano saltare le barriere tra specie e trasmettersi dai maiali all'uomo. Esiste la probabilità che virus dormienti,e innocui per l'animale vengano trasferiti dal donatore al ricevente umano, e che nel giro di mesi o anni riprendano la loro attività, infettando non solo il ricevente dell'organo, ma l'intera popolazione. Il tutto è aggravato dal fatto che un paziente che ha appena subito un trapianto è un individuo con il sistema immunitario quasi azzerato:condizione che facilita l'insorgere di infezioni. Inoltre i maiali, insieme agli uccelli, costituiscono il serbatoio naturale che il virus dell'influenza utilizza per mutare, e per questo sono tenuto sotto controllo dai ricercatori che temono il ritorno di una pendemia violenta come la Spagnola del 1918.
L'evoluzione dei xenotrapianti ha portato all'unione di due tecniche diverse, la clonazione e la modificazione genetica. Difatti non è detto che il gene estraneo,inserito nell'organismo di un maiale, venga trasmesso alle generazioni seguenti. Questo significa che più passa il tempo, più le modifiche genetiche che interessavano ai ricercatori vengono perdute dagli animali. Ed è proprio per evitare questo problema, che entra in gioco la clonazione, tramite essa, infatti, è possibile ottenere copie infinite del maiale modificato geneticamente, senza perdere la caratteristica che ci interessa.