FABREZZA 1435 m s.l.m. LAGO GANA 2390 (2369?) m s.l.m.
tempo di percorrenza: 3,5 ore
dislivello: m 955
Si parte da Fabrezza, si segue il segnavia n° 14: é una mulattiera larga circa 3 m che può essere
percorsa anche da fuoristrada (il traffico con mezzi è comunque vietato e la strada è normalmente chiusa
da una sbarra).
Dopo un centinaio di metri si attraversa il torrente Salarno con un ponte in ferro-cemento,
a schiena d'asino,(questo ponte, ora, è così fatto, anche se in origine era piano: negli anni
settanta, una valanga lo ha schiacciato contro il torrente; sono state riutilizzate le travi in ferro
deformate, montandole rovesciate, rispetto alla prima utilizzazione).
Si sale quindi il gradone glaciale, percorrendo numerosi tornanti; segue un tratto meno ripido, dove è ubicata
anche la lapide a ricordo di Anselmo Ronchi (1965) (quota circa 1650 m s.l.m.), fino al bivio del sentiero
per il lago Bos (segnavia 87b - appena prima, sulla nostra destra scende un torrentello e la strada
lo attraversa con un ponticello).
Si riattraversa di nuovo il torrente Salarno su un ponte (questa volta normale), si passa in fregio alle baite
(rifatte recentemente) della malga Macesso di Sotto (1735 m s.l.m.) ed il sentiero ridiventa ripido;
si incontrano un paio di tornanti, quindi, dopo aver attraversato due torrentelli, si raggiunge,
alla nostra destra, la baita (ammodernata)della malga Macesso di Sopra (1935 m s.l.m.).
Dopo un breve tratto quasi pianeggiante siamo in vista della diga di Salarno e di tutti i fabbricati
annessi.
La strada a questo punto si sposta ulteriormente sulla sinistra della valle e, dopo aver superato
un lungo muro di sbarramento che attraversa la valle (dighetta di Macesso), costeggia una piana
alluvionale di notevoli dimensioni:
l'ex lago di Macesso.
Fino al 1935 in questo piano esisteva un lago naturale (lago di Macesso, ancora segnato su qualche
carta topografica non aggiornata: vedere foto d'epoca tra la documentazione fotografica)
poco profondo, esso è stato riempito completamente di sabbia e limo fatto fuoriuscire artificialmente
ed idraulicamente, sia dalla piana del Dosazzo (circa 1,2 milioni di metri cubi), sia dal lago Salarno
(oltre 500 mila metri cubi)
Venne costruita la dighetta di sbarramento ora visibile, quindi, partendo da valle, fu scavata una
galleria (si vede l'imbocco sul gradone glaciale che separa Macesso da Salarno) che raggiunse il fondo
della piana alluvionale del Dosazzo ed attraverso di essa si fece defluire più di un milione di
metri cubi di sabbia, ottenendo, anche attraverso un muretto di contenimento l'invaso del lago
Dosazzo.
Questa operazione, nei progetti della Società Adamello avrebbe dovuto concludersi anche con la costruzione
di una diga vera e propria, la quale oltre a contenere le acque della Val Salarno, sarebbe stata allacciata
ad una prevista presa in alta Valle Adamé; l'avvento della seconda guerra mondiale non permise la sua
realizzazione.
Sempre in questo ex lago furono scaricati anche mezzo milione di metri cubi di sabbia provenienti
direttamente dal lago Salarno, allo stesso modo, idraulicamente, per aumentare la capacità di invaso
del lago stesso, negli anni 1936-37.
Dopo aver costeggiato l'ex lago di Macesso, la mulattiera sale con dei comodi tornanti fino alla
quota della diga di Salarno (2070 m circa); lungo i tornanti si vedono alcuni fabbricati degli
impianti idroelettrici.
L'utilizzo delle acque della valle di Salarno fa parte di un interessante
sistema idroelettrico che mi propongo di descrivere dettagliatamente in altra sede.
(futura pagina: "sentieri e impianti
idroelettrici dell'Adamello").
Raggiunto Salarno , si costeggia il lago stesso fino alla baita della malga Salarno
(sulla nostra sinistra), quindi si segue la stradina che passa tra il lago Salarno ed il Dosazzo,
si attraversa lo sperone di roccia
che separa i due laghi e si prosegue....
A questo punto riporto la bella descrizione tratta da "Le Tracce" anno 2000 CAI sezioni di Valle Camonica.
ITINERARI - DI GUIDO CENINI: IL LAGO GANA
"Purtroppo non ci sono segnalazioni
precise.
La meta è lassù in alto, proprio in mira ai due
laghi.
Uno sperone di roccia rende la salita un po’ difficoltosa.
Si sale, di solito, in ordine sparso per vedere chi
trova una via più accettabile e meno impegnativa.
È comunque abbordabile a tutti gli escursionisti.
Ci vuole solo fiato e pazienza.
Man mano che si sale ti si apre di fronte il
panorama eccezionale della parte terminale della Val Salarno. Laggiù, sotto i
piedi, il Rifugio Prudenzini e poi alzi gli occhi verso i Corni del
Salarno, il Como Miller e soprattutto la Vedretta che ti apre lo scenario del
Pian di Neve.
Ci si avvicina alla dorsale, arida e rocciosa, che
separa la Val Adamé e la Val Salamo. Rocce grigie che sovrastano i pochi fili
d’erba. Ma alla fine arrivi a questa benedetta conca invasa da una massa
d’acqua trasparente.
È il Lago di Gana, m. 2.369 s.l.m.. Le acque sono
limpide, fresche; escono dal sottosuolo, non c’è un rigagnolo in entrata e non
ne vedi in uscita. Guardandosi attorno si ha quasi la sensazione di essere un
cartografo con valli, fiumi, monti, tutti ai tuoi piedi, da fotografare e
disegnare.
E non c’è nessuno, non è una meta agognata.
Ma basta salirci una volta per capire il senso della natura selvaggia,
dell’insolito e contemporaneamente del meraviglioso.
E un punto panoramico che guarda alla splendida testata della valle e poi scende
fino a rimirare i monti del versante destro della Valcamonica.
Si scende attraverso salti e saltelli lungo un ripido pendio, spesso in mezzo a gande,
verso lo sbarramento del Lago Salarno e si riprende il cammino di ritorno.
ASPETTO BOTANICO
Degna di nota è la distesa di abeti rossi ben
sviluppati e maturi che rivela lunghi interventi di selvicoltura di vario
genere e con differenti finalità e che si estende da sopra l’abitato di Cevo e
di Saviore fino alla chiusura della vallata con il gradone di Fabrezza.
Tra gli abeti ci sono lanci ed ontani.
Lungo la mulattiera molto frequenti sono i cespugli di erica, mentre oltre la
costruzione della teleferica, laddove gli alberi cominciano a diradarsi, i cespugli
di rododendro tendono a fornire un po’ di colore tra la gialla festuca. Tra le
due malghe di Macesso sono presenti alcune colonie, seppur modeste, di pino
mugo.
ASPETTO FLORISTICO
Data la grande variabilità delle condizioni
ambientali (dall’area a prato, a pascolo, al sottobosco, a quella prevalentemente
rupestre) la flora è molto varia e di notevole interesse.
Si passa da quella tipica dei prati di fondovalle,
sino a quella più pregiata di quota.
Accertata la presenza dell’achillea nana, del
doronico, di varie sassifraghe, della nigritella, del raperonzolo. Alle quote
maggiori è comune il ranuncolo dei ghiacciai.
Nei pressi del Lago di Gana si notano i bianchi
piumini degli eriofori.
ASPETTO FAUNISTICO
Nella parte bassa della Valle è nota la presenza
del francolino di monte e del fagiano, mentre più in alto si trovano, sempre
meno diffuse, la coturnice e la pernice bianca che nidificano sui pendii tra
il M. Marser e i Corni di Cevo.
Non è impossibile, se fortuna assiste, intravedere la maestosa aquila reale che svolazza
tra una valle e l’altra del Parco dell’Adamello.
La lepre comune è diffusa tra Cevo e Saviore,
mentre la lepre bianca si pone a monte di Fabrezza.
In basso, tra i pascoli e gli ultimi prati, in primavera si possono vedere dei caprioli.
In quota, tra il Marser e la Val Malga si stanzia il camoscio.
In questi ultimi anni il Parco ha reintrodotto lo
stambecco appena al di là dei Corni del Coppo, ma nulla impedisce ai gruppetti
giovanili di oltrepassare le creste e pascolare sotto i dirupi
dei Corni di Cevo. Tra buchi e roccette fa sempre capolino la marmotta.
ASPETTO GEOLOGICO
L’aspetto morfologico è tipico delle valli glaciali costituite da pianori, conche,
gradoni e depositi morenici. La geologia dell’area nella parte vicino a
Saviore è caratterizzata da un’estesa copertura morenica con manto vegetale
che ricopre il substrato costituito da scisti di Edolo.
Qua e là è possibile notare massi erratici di notevoli dimensioni trasportati a
valle dall’ultima glaciazione. Poco prima di Fabrezza, sulla destra orografica,
ci sono detriti di falda su zone instabili e probabili movimenti franosi.
Oltre il gradone montonato, sia a destra che a sinistra del torrente, ci sono ampie
tracce di arenaria rossa. Ci si immette poi nell’area del plutone
dell’Adamello le cui rocce sono essenzialmente granodioriti e tonaliti. Dal
Monte Marser e dai Corni di Macesso si staccano frequentemente conoidi di
detriti con forte pendenza ed in piena attività."
......in preparazione.....
Copertura cellulare: fino
al gradone glaciale che sovrasta Fabrezza.
Successivamente nel tratto finale della salita al lago Gana, sullo speronr verso Salarno
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dighetta del lago Gana
lago Gana
Salarno visto dal Gana
lago Macesso (prima dei lavori idroelettrici)
chiesetta di S. Barbara presso il lago salarno
lago Salarno e Dosazzo
Salarno
centrale di Salarno
lago Dosazzo
lago Dosazzo vuoto
alla malga Dosazzo
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