Conca d'Arno


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DESCRIZIONE NOTE STORICHE


Arno e pozza d'Arno


da "Traàrsèra"


ascia e spilloni (1)


Frisozzo


..il che proviene dalli larici


Cà del pàscàdur (2)


dalla sponda sinistra

La parte più meridionale della Valsaviore è costituita dalla conca d'Arno; è percorsa dal torrente Rio Piz che esce dal lago d'Arno a quota 1800 m s.l.m. circa ed in poco più di un km precipita lungo scivoli e cascate fino ai 900 m di Isola. 

La parte centrale della conca è occupata dal lago d'Arno, lago di origine glaciale da escavazione valliva; è il maggiore lago alpino della Valcamonica, è lungo circa 2400 m , largo 430 m massimo ed ha una forma a esse allungata. La conca è racchiusa tra i monti Re di Castello (2891 m), Frisozzo (2899), cima Sablunera (2602) a meridione, la sega d'Arno a levante,il monte Campellio (2800 m) e il monte Zucchello (2110 m) a settentrione. 

Caratteristico è il monte Re di Castello per il suo "ghiacciaio" che costituisce il nevaio permanente più meridionale di tutto il gruppo dell'Adamello; anche a nord del monte Frisozzo c'è ancora un nevaio permanente. 

Immediatamente a monte del lago vi è la "pozza d'Arno"; in origine era una pozza allagata in permanenza; nei primi anni del 1900 in occasione dell'utilizzo a scopo idroelettrico del lago d'Arno (1907-1910), quando ebbero inizio i lavori di costruzione della diga, poiché era previsto il parziale allagamento dell'area destinata alla malga, la società costruttrice (Società Generale Elettrica dell'Adamello) in accordo con il comune realizzava una galleria di scarico in modo da prosciugare la pozza e destinarla al servizio della nuova malga ivi costruita. 

Negli anni '80 sia per il degrado naturale che per eventi alluvionali la galleria di scarico si è parzialmente ostruita ed ora la pozza torna ad allagarsi e quindi a riportarsi nelle condizioni originarie, naturalmente la "nuova malga" è stata abbandonata perché ormai lambita dall'acqua.


Tra il monte Re di Castello ed il monte Frisozzo ha origine la valle Dois che, partendo dal passo Dernal (sede del rifugio "ex Brescia" ora "Maria e Franco") scende ad alimentare con le sue acque la valle del Palobbia che sbocca nel fiume Oglio in corrispondenza di Ceto; opposta alla valle Dois, verso la conca d'Arno ha origine la valle Ghilarda con un piccolo laghetto che si trova proprio di fronte al passo Dernal (2550 m)e rimane gelato da novembre a giugno compreso;  questa valle raccoglie le acque dal ghiacciaio del Re di Castello e sfocia nella pozza d'Arno. 

In fondo alla conca, tra la sega d'Arno ed il corno della Vecchia c'è il passo di Campo (2288m) che mette in comunicazione la Valsaviore con la Val di Fumo attraverso una mulattiera che transita nei pressi del lago di Campo (1945 m s.l.m.) e la relativa malga di Campo di sopra (di proprietà del comune di Saviore dell'Adamello, pur essendo in territorio della provincia di Trento).


lago d'Arno

 

La conca d'Arno è attraversata da un sentiero, in sponda destra orografica, che raggiunge il passo di Campo:

- sia provenendo dalla Valsaviore - con partenza dalla località "la Ràsiga", due km dopo l'abitato di Valle - segnavia CAI n°20.

- che da Paspardo - "viàl dei tre fradéi" - con partenza su un tornante della nuova strada che da Paspardo sale alla Giumella (monte Colombé) - segnavia CAI n°22.

Questo sentiero (Traàrsèra in dialetto della Valvaviore) è posto circa a quota 2000 m s.l.m. e risale ad epoca preistorica.

 

Ci sono testimonianze di ritrovamenti di manufatti in selce fatti in prossimità del lago di Campo (oltre il passo di Campo a quota di circa 1945 m s.l.m.) attribuiti al Mesolitico che informano sui collegamenti tra Valsaviore, e le valli del fiume Chiese.

 

Durante la costruzione della diga del lago d'Arno furono rinvenuti dei reperti in bronzo:
- un'ascia e due spilloni; - "l'ascia è del tipo a margini elevati, abbozzo di alette mediane e tallone arrotondato con incavo semicircolare, ed è databile ad una fase piuttosto antica del Bronzo medio; mentre degli spilloni, uno è privo di capocchia, l'altro è del tipo a testa di papavero, databile al Bronzo tardo.
Databili tra il XVI e XII secolo a.c."
(da: "I Laghi Alpini del Bresciano"- Editoriale Ramperto - 1985)

Questo ritrovamento fa ipotizzare che in quel periodo le condizioni climatiche fossero favorevoli ad insediamenti con abitazioni fisse, nonstante l'altitudine.

 

Fin dagli inizi dell'ottocento risulta che il lago sia di proprietà privata ed utilizzato, nei mesi estivi, per la pesca alla trota.

Delle trote del lago d'Arno parla anche padre "Gregorio Brunelli da Valle Camonica" nel 1698: "superano però l'esquisitezza d'ogni altra (trattandosi di trutte)quelle del lago d'Arno di Saviore, e di quello di Sonico (si riferisce al lago Baitone) che vengono chiamate col nome di carpioni da molti, e certamente che se non sono tali nella sostanza, e nella specie, lo ponno vantare nella qualità e delicatezza"

Scrive il Da Lezze nel 1610:
"....et un lago sopra li monti longo tre miglia dove si pescano, se non trutelle, quali sono bonissime di doi, et tre lire l'una rosse di dentro, il che proviene dalli larici che ivi sono."

In una descrizione del 1875 l'inglese Freshfield narra la sua testimonianza di ospite presso "la cà del pescatore", di un ragazzo che ivi dimorava nei mesi estivi ed era addetto alla pesca della trota.

La "cà del pàscàdur":
- era ubicata in sponda destra orografica circa a metà lago, nella zona dove costruirono le opere di presa degli impianti idroelettrici: prima della centrale di Isola (1909 - 1910) e successivamente quella della centrale di San Fiorano (1968 - 1972)

Ci sono pure testimonianze del transito attraverso il passo di Campo di un gruppo di garibaldini durante le guerre del risorgimento.
Nel volume "Adamello - il tempo dei pionieri -( di Vittorio Martinelli - 1992 -) il capitolo 8 ha per titolo: luglio 1866 - l'odissea di tremila garibaldini al lago di Campo, vi è una ricca descrizione con interessante documentazione del fatto.

Più recentemente, il lago di Campo fu testimone dell'incursione degli austriaci del 5 luglio 1915 in cui, il presidio italiano, colto di sorpresa, venne praticamente annientato.
In seguito a questo, la linea difensiva viene arretrata al passo di Campo, e viene rafforzata tutta la linea che divide la valle Adamè dalla Val di Fumo.


diga del lago d'Arno

(1) - dal volume "Viaggiare in Valle Camonica" - 1997 - ediz. Banca di Valle Camonica.

(2) - dal volume "I Laghi alpini del bresciano - ediz. Ramperti 1985.

UTILIZZO IDROELETTRICO


lago d'Arno


diga Arno


diga Arno e pompe recupero


diga: interno lago, sinistra


diga: interno lago, destra


pozza d'Arno


sponda destra


...inverno...


monte Campellio


dalla Pozza d'Arno


centrale di Campellio


casa alloggi centrale di Campellio


passaggio tra casa alloggi e centrale:
"galaria dei frà"

 

L'utilizzo per scopi idroelettrici delle acque del lago d'Arno risale ai primi anni del 1900. Ci sono atti notarili del 1824 e del 1868 che testimoniano la proprietà privata del lago d'Arno; esiste un atto di acquisto del 1879 da parte del sig. Felice Zitti il quale presentò domanda di derivazione d'acqua a scopo industriale il 31 marzo 1900 e in data 1901.
Con atto notarile del 21 luglio 1905 il lago d'Arno veniva ceduto al comm. Stucchi Prinetti ed Albini Leopoldo.
Il 1° dicembre 1906 e l'8 ottobre 1907 vennero presentate, a firma ing. Marchesi, nuove domande di derivazione.
Con atto notarile dell' 8 giugno 1908 la società Generale Elettrica dell'Adamello acquistava il lago dal comm. Stucchi Prinetti

 

A Isola, in quegli anni si raccontava che la morte prematura ed improvvisa del sig. Felice Zitti, avvenuta immediatamente dopo una cena di lavoro, con gli interessati all'utilizzo del lago d'Arno, fosse stata provocata, per avere mano libera ad utilizzare le "forze Idrauliche" della Valle senza sottostare al vincolo di dover consumare in loco una certa percentuale di energia elettrica prodotta, come sembra volesse imporre, negli atti di cessione delle concessioni, il sig. Zitti. ma poter liberamente e completamente trasportare tutta l'energia verso i centri urbani importanti.

(nel volume: "ECONOMIA DEL FERRO" di Franco Bontempi - ediz. Circolo Culturale Ghislandi - 1989- pagg. 44-45 è riportato: ....questa famiglia -gli Zitti- decadde e il suo capostipite è avvelenato per dar spazio all'industria idroelettrica dei primi del '900)

Nella relazione ufficiale in occasione della assemblea generale dei soci del 21 Giugno 1927 della società Adamello si legge infatti:

"La Società Generale Elettrica dell’Adamello è stata costituita nell’aprile del 1907 con lo scopo principale di utilizzare le forze idrauliche ritraibili dai ghiacciai del gruppo dell’Adamello e dai corsi d’acqua da essi defluenti, e (..omissis..) per una produzione complessiva prevista di 50 milioni di kWh annui, e di trasportare l’energia in essi generata a Milano ed a Monza".


L'acqua del lago d'Arno venne utilizzate quindi nella centrale idroelettrica di Isola, costruita tra il 1907 ed il 1910.
La diga di sopraelevazione sul lago naturale ebbe inizio nel 1910 e, dopo una interruzione dei lavori nel 1914, dovuta all'inizio della grande guerra, terminata nel1924.
Dal 1924 al 1927 vennero eseguiti lavori di modifica sostanziale per adeguamento alle nuove leggi, (eliminato lo sfioratore sul corpo diga e realizzato lo sfioro in sponda sinistra, attraverso una galleria che by-passa la diga) imposte a seguito del disastro della diga del Gleno, avvenuto il 1° dicembre 1923.
La centrale di Isola rimase in servizio fino al 1973, quando venne sottesa dal nuovo impianto di generazione e pompaggio di San Fiorano.

Contemporaneamente alla costruzione della diga iniziarono anche i lavori per convogliare nel lago d'Arno le acque della valle di Adamé; porta infatti la data del 1911 l'opera di presa sul torrente Adamé, a quota 2000m circa, nei pressi dell'attuale rifugio città di Lissone.

Attraverso una galleria di circa 6 km ( si dice che i primi tratti di questa galleria siano stati scavati ancora con mezzi completamente manuali -a "masa coppia"- e solo in un secondo tempo giunse l'energia elettrica per poter produrre l'aria compressa mediante compressori, la quale era necessaria per alimentare i "marciapik", come venivano chiamati localmente i perforatori ad aria compressa).

Credo che l'energia elettrica provenisse dalla centrale di Fresine ( opera di presa sotto l'abitato di Ponte e centrale "'ndai Rinzù", immediatamente a monte della attuale opera di presa per la centrale di Cedegolo, ma fino ad ora non sono riuscito a trovare la documentazione che lo confermi.
Da quegli anni, tutta l'acqua della valle di Adamè, oltre i 2000 m circa della presa, viene convogliata nel lago d'Arno.

Fino al 1919 l'acqua veniva scaricata direttamente nel lago d'Arno attraverso una tubazione,(è una delle tubazioni della condotta forzata attuale, quella più a monte - verso il passo di Campo -) poi venne costruita la centrale di Campellio, in fregio al lago stesso e da allora passa attraverso la centrale. 

In coincidenza con la costruzione della centrale, venne realizzato anche lo sfioratore, che scarica l'acqua direttamente nel lago d'Arno, a monte della centrale, in una valletta naturale, la quale durante gli anni si è man mano allargata, ceando una zona instabile, con problemi di transito alla malga di Pozza d'Arno, e, per quanto sentito anche occasioni di parecchia conflittualità tra i gestori della centrale ed il comune, confluittualità che si è praticamente conclusa da quando la malga non viene più utilizzata.

Nel 1920, durante la costruzione della centrale di Campellio (6 gennaio 1920), dopo che era quasi completamente installato il primo gruppo, una valanga travolse e distrusse completamente il fabbricato della centrale ed il suo contenuto: vi furono anche diverse vittime! (quella notte, oltre alla valanga di Campellio, ne caddero altre, che investirono i vari cantieri di costruzione degli impianti idroelettrici, anche in Valle Adamé, provocando complessivamente ben 14 morti!)
La centrale venne ricostruita con il fabbricato sala macchine, compreso il collettore delle condotte e la casa alloggi del personale a ridosso della montagna, con il tetto raccordato alla pendenza naturale, in modo che costituisse esso stesso un "paravalanghe".
Inoltre venne realizzato un passaggio coperto, sempre a "paravalanga" che congiunge la casa alloggi con la centrale (galaria dei frà). La centrale entrò in servizio con due gruppi da "3000 HP" ciascuno, nel 1922.

 

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