FABREZZA 1435 m s.l.m. PASSO SALARNO 3168 m s.l.m.
tempo di percorrenza in salita: 6 ore
dislivello: m 1733
Si parte da Fabrezza, si segue il segnavia n° 14: é una mulattiera larga circa 3 m che può essere
percorsa anche da fuoristrada (il traffico con mezzi è comunque vietato e la strada è normalmente chiusa
da una sbarra).
Dopo un centinaio di metri si attraversa il torrente Salarno con un ponte in ferro-cemento,
a schiena d'asino,(questo ponte, ora, è così fatto, anche se in origine era piano: negli anni
settanta, una valanga lo ha schiacciato contro il torrente; sono state riutilizzate le travi in ferro
deformate, montandole rovesciate, rispetto alla prima utilizzazione).
Si sale quindi il gradone glaciale, percorrendo numerosi tornanti; segue un tratto meno ripido, dove è ubicata
anche la lapide a ricordo di Anselmo Ronchi (1965) (quota circa 1650 m s.l.m.), fino al bivio del sentiero
per il lago Bos (segnavia 87b - appena prima, sulla nostra destra scende un torrentello e la strada
lo attraversa con un ponticello).
Si riattraversa di nuovo il torrente Salarno su un ponte (questa volta normale), si passa in fregio alle baite
(rifatte recentemente) della malga Macesso di Sotto (1735 m s.l.m.) ed il sentiero ridiventa ripido;
si incontrano un paio di tornanti, quindi, dopo aver attraversato due torrentelli, si raggiunge,
alla nostra destra, la baita (ammodernata)della malga Macesso di Sopra (1935 m s.l.m.).
Dopo un breve tratto quasi pianeggiante siamo in vista della diga di Salarno e di tutti i fabbricati
annessi.
La strada a questo punto si sposta ulteriormente sulla sinistra della valle e, dopo aver superato
un lungo muro di sbarramento che attraversa la valle, costeggia una piana di notevoli dimensioni:
l'ex lago di Macesso.
Fino al 1935 in questo piano esisteva un lago naturale (lago di Macesso, ancora segnato su qualche
carta topografica non aggiornata: vedere foto d'epoca tra la documentazione fotografica)
poco profondo, esso è stato riempito completamente di sabbia e limo fatto fuoriuscire artificialmente
ed idraulicamente, sia dalla piana del Dosazzo (circa 1,2 milioni di metri cubi), sia dal lago Salarno
(oltre 500 mila metricubi)
Venne costruita la dighetta di sbarramento ora visibile, quindi, partendo da valle, fu scavata una
galleria (si vede l'imbocco sul gradone glaciale che separa Macesso da Salarno) che raggiunse il fondo
della piana alluvionale del Dosazzo ed attravesrso di essa si fece defluire più di un milione di
metri cubi di sabbia, ottenendo, anche attraverso un muretto di contenimento l'invaso del lago
Dosazzo.
Questa operazione, nei progetti della Società Adamello avrebbe dovuto concludersi anche con la costruzione
di una diga vera e propria, la quale oltre a contenere le acque della Val Salarno, sarebbe stata allacciata
ad una prevista presa in alta Valle Adamé; l'avvento della seconda guerra mondiale non permise la sua
realizzazione.
Sempre in questo ex lago furono scaricati anche mezzo milione di metri cubi di sabbia provenienti
direttamente dal lago Salarno, allo stesso modo, idraulicamente, per aumentare la capacità di invaso
del lago stesso, negli anni 1936-37.
Dopo aver costeggiato l'ex lago di Macesso, la mulattiera sale con dei comodi tornanti fino alla
quota della diga di Salarno (2070 m circa); lungo i tornanti si vedono alcuni fabbricati degli
impianti idroelettrici; l'utilizzo delle acque del lago di Salarno fa parte di un interessante
sistema idroelettrico che mi propongo di descrivere dettagliatamente in altra sede.(futura pagina: "sentieri e impianti
idroelettrici dell'Adamello").
Proseguendo, prima in riva al lago Dosazzo,
su una mulattiera ex militare, pianeggiante fino oltre il lago e poi che sale gradatamente,
con pochissimi tratti ripidi, si passa presso una malga e dopo circa un'ora di cammino
da Salarno), si raggiunge il rifugio Prudenzini
a quota 2235 m s.l.m.
Si prosegue sempre lungo il sentiero 14; dopo circa 10 minuti si transita nei pressi dell'ex rifugio
Salarno, caratteristica costruzione in granito; a ridosso di un
enorme masso erratico, ormai in condizioni precarie di conservazione.
Fu il primo rifugio alpino costruito nelle alpi bresciane, risale al 1881;
anche se venne inaugurato solo nel 1883.
Nel 1887 venne ampliato, aggiungendo un altro locale (ora distrutto) che
aveva accesso al primo e poteva ospitare 8 persone.
Non ebbe comunque fortuna, in quanto già il Laeng lo descriveva così:
"poco più di una spelonca, un vano ricavato
a ridosso di un gigantesco macigno e ricoperto da una tavola di masselli
di granito; gocciola da ogni parte e dà l'impressione di crollare da un momento all'altro"
Dopo pochi minuti, si attraversa la valle fino a raggiungere
la morena di sinistra (orografica) sulla quale si risale fino a quota 2500.
Il sentiero sale quindi a zig - zag secondo la linea di massima pendenza, attraversa
un torrentello e si sposta sulla nostra destra, quindi risale lungo un pendio inerbito
fino alla sua sommità (quota 2650 m s.l.m. "praulì")
Per un tratto si passa su morena ripida, quindi ci si sposta verso destra fino
all'inizio della "scodella", si sale sulla sommità della morena che si trova alla
nostra destra fino a sotto le roccie, quindi in diagonale, sempre rimanedo
poco distanti dalla rocce fino ad oltre uno sperone affiorante sulla grossa morena
(quota 2850 circa).
A questo punto si gira verso sinistra e si sale in diagonale in direzione del Passo
Salarno che risulta visibile; a seconda delle condizioni di innevamento,
la segnaletica del sentiero risulta più o meno visibile; giunti al passo, per
raggiungere il Bivacco Giannantoni occorre percorrere, sulla nostra sinistra
lo spartiacque per una cinquantina di metri.
Dal bivacco si ha una splendida vista sulla valle di Salarno: si vede tutta la valle,
dalle morene in fondo fino al lago Dosazzo ed alla diga di Salarno; più in basso
il dosso Merlino di Saviore, parte del paese, la malga de Mes di Grevo e sullo sfondo la Concarena.
All'intorno si vede: il corno Miller, il Corno ed il Cornetto di Salarno, l'Adamello, il Corno Bianco, il pian di neve
ed il Dosson di Genova, cresta Croce, il monte Fumo, il Carè Alto e tutte le cime che separano la valle Adamè
dalla Val di Fumo e quelle che separano la Valle di Salarno dalla Valle di Adamé.
...completamento...in preparazione.....
Copertura cellulare: solo fino
al gradone glaciale che sovrasta Fabrezza.
lago Salarno e Dosazzo
lago Dosazzo
lago Dosazzo vuoto
malga nei pressi del rifugio Prudenzini
cornetto di Salarno, passo Salarno,corno Triangolo
ex rifugio Salarno
bivacco Giannantonj
monte Fumo e vedretta di Adamé
Adamello e corno Bianco
Valle di Salarno
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malga Macesso di sotto
malga Macesso di sopra
Valle di Salarno, da Macesso verso il basso
piana di Macesso
lago Macesso (prima dei lavori idroelettrici)
chiesetta di S. Barbara
malga Salarno
malga Dosazzo
alla malga Dosazzo
malga nei pressi del rifugio Prudenzini
rifugio Paolo Prudenzini
salita per il passo Salarno
passo Salarno
Salarno e Dosazzo
passo Salarno
dosson di Genova
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