DESCRIZIONE
La Val Camònica è una vallata lombarda, posta
immediatamente a Ovest del Gruppo dell’Adamello e a Nord di Brescia; la sua
collocazione è intermedia e di collegamento tra le estreme propaggini della pianura
a Sud, e l’arco Alpino che la chiude a Nord.
In questa vallata convivono quindi, paesaggi, climi,
ambienti estremamente diversi, dalla flora mediterranea nelle vicinanze del
Lago d’Iseo, alla tundra alpina nella parte superiore. Dall’inizio dell’età
Quaternaria (oltre un milione di anni fa) la Valle è stata più volte coperta
dai ghiacciai; a testimonianza di quel periodo, ci rimangono le grandi
superfici rocciose lisciate dal lento movimento dei ghiacci, gli ammassi di
pietrame, i grandi massi erraticì.
Poi, verso il 10.000 a.C. iniziò un periodo di clima
relativamente temperato: i ghiacciai lasciarono il posto a paesaggi sempre più
verdeggianti e sul fondovalle si andarono ingrossando fiumi e letti che
raccoglievano le acque.
E’ in questo contesto che fece la sua comparsa, per
la prima volta in maniera continua, l’Uomo: proveniva sicuramente da fuori,
aveva una propria cultura con miti, culti ed una economia organizzata, anche
se ancora basata solo sulla caccia.
E tra i rituali della propria cultura, era già
presente il concetto della rappresentazione simbolica delle figure: il fissare
in immagini e segni i soggetti di culti ed i relativi rituali.
Era l’inizio della immensa documentazione di Arte Rupestre
che fa oggi della Val Camonica uno dei maggiori centri per lo studio dell’Arte
e della Cultura delle popolazioni preistoriche europee: più di 180.000 (N.B.
anno 2000: più di 300.000) figure incise su vaste superifici rocciose che
sintetizzano il pensiero di oltre 10.000 anni di storia dell’Uomo e che ebbe
inizio con le prime immagini incise dagli antichi cacciatori.
Queste superfici rocciose con i «disegni » preistorici, si trovano all’aperto;
talvolta sono lunghe decine di metri, altre ancora sono parzialmente nascoste
dalla terra che le ricopre.
Nell’apparente caotico sovrapporsi delle figure (gli antichi artisti che realizzarono queste immagini
spesso incidevano su precedenti figurazioni), noi abbiamo oggi la testimonianza
diretta di millenni di. storia, illustrata direttamente dai suoi autori: le
genti preistoriche camune.
Attraverso lo studio delle tecniche d’incisione, degli stili, delle sovrapposizioni che caratterizzano
ogni figura incisa sulla pietra, è stato possibile stabilire che l’arte camuna
ha seguito una evoluzione stilistica e concettuale. Possiamo cosi seguire
l’evoluzione di un’arte simbolica e la nascita di un’arte figurativa, che è tra
le più antiche del genere che siano per ora state studiate. Ma lo studio della
evoluzione artistica sorpassa di gran lunga questi primi fini. Esso rivela
l’evoluzione concettuale e psicologica di un popolo, mostra i contatti che ebbe
con altre popolazioni, illustra gli avvenimenti che decisero del suo destino.
L’analisi, eseguita su gran numero di rocce istoriate, rilevate nel corso di oltre venti anni da parte del
centro camuno di studi preistorici, ha portato a stabilire una evoluzione
dell’arte rupestre Camuna in sei periodi principali: dalla fase più arcaica,
lasciata dai primi cacciatori nomadi dell’8.000 circa a.C., fino all’epoca medioevale,
in un curriculum iconografico-culturale unico che abbraccia 10.000 anni di
storia, e che racchiude tutta la fase di formazione intellettuale dell’Uomo
moderno.
scena di adorazione del sole?
idolo di Sonico
"guerriero Etrusco"
La lunga avventura dell’uomo,
verso il 3.200 a.C. vede un salto ideologico e tecnologico che coinvolge tutta
l’Europa, ponendo le basi della nostra attuale cultura europea.
Questa rivoluzione si
concretizza, nell’iconografia, con l’introduzione di un nuovo stile
figurativo, e con l’apparizione di un nuovo monumento: Le statue stele.
Questi massi verticali, dalla
forma vagamente antropomorfa, recano in simboli di una nascente Società:
elementi del mondo astrale (sole, luna) della creatività tecnologica umana, del
mondo naturale, sono ordinati secondo uno schema che vede l’universo sintetizzato
ed ordinato in una nuova concezione, che definisce fisicamente e socialmente,
tre livelli: una fascia superiore (celeste: sole o luna) una centrale (terrena:
l’uomo, la sua creatività ed alcuni elementi naturali) ed una inferiore
(sotterranea, la parte del monumento infissa nel terreno, ad unione e
collegamento tra il mondo dell’uomo e quello delle tenebre). Questi grandi
immobili guardiani racchiudono il messaggio di una nuova religione che vede
l’uomo inserito in una visione cosmologica generale, con una propria forza e
dignità.
Forza che verosimilmente gli
proveniva dal possesso di una nuova grande scoperta: i metalli. L’ondata che
portò questi nuovi elementi simbolico-ideologici, introdusse anche fattori di
primaria importanza economica e tecnologica i cui antecedenti provengono
dall’area culturale indo-europea dell’Europa Orientale: la lavorazione del
rame, i primi strumenti in metallo ed il carro a ruote. La conoscenza della
lavorazione del metallo, così come il carro, non èun invenzione della zona Alpina,
è importata.
Molti strumenti in metallo
hanno prestazioni cento volte superiori a quelle di analoghi strumenti in
pietra, e si può ben comprendere l’impatto di tali nuove acquisizioni, che
portarono alla modifica di standards sociali e culturali.
Chi aveva strumenti in
metallo, aveva la supremazia fisica sulle popolazioni vicine che non li
possedevano. Il suo uso portò anche ad un nuovo tipo di commercio molto più
vasto del precedente. Chi commerciava metallo accumulava beni superiori al
fabbisogno ed in breve tempo si trovava a possedere non solo una superiorità
fisica, ma anche maggior potere economico.
La società stessa si modificò
perché le dimensioni dei dan autoctoni neolitici precedenti, non bastava più a
tutte le attività inerenti la lavorazione del metallo ed il suo commercio:
occorreva una società più complessa che di fatto costituì uno dei principali
risultati della sequenza di contingenze. Questi tre fattori che subentrarono
alla fine del quarto millennio a.C., trasformarono la struttura sociale,
economica e concettuale di varie parti dell’Europa. La nuova religione
illustrata dalle statue-menhir implicava esaltandoli ed organizzandoli in una
visione cosmologica, i valori di un nuovo tipo di struttura sociale e di
relazioni umane. La nuova forza fisica ed economica, la capacità di commercio e
di accumulazione dei beni hanno avuto conseguenze di enorme portata, che si
riflettono ancora oggi sul nostro modo di pensare. Il periodo successivo,
chiamato Età del Bronzo, vede il consolidarsi di questi processi.
Le miniere, la lavorazione
del metallo, nuove terre per l’espansione agricola, erano sorgenti di potere
economico. In tale contesto si vengono sempre più definendo categorie di
specialisti e ruoli all’interno delle comunità: artigiani, commercianti,
agricoltori, e nel contesto generale di difesa e conquista, un potere militare
sempre più forte. Le armi divengono importante sorgente di commercio ed
accumulazione dei beni: il loro significato sconfina in un vero culto. Intere
superfici rocciose vengono incise con raffigurazioni di armi, rappresentate
con cura ed in una ricca tipologia: pugnali, asce, alabarde si sovrappongono,
annullando e soffocando la figura umana.
Poi, nelle fasi evolute
dell’età del Bronzo, vere e proprie composizioni compaiono sulle rocce:
vengono incise le prime scene di lotta, duelli, caccia, agricoltura, mentre
mappe topografiche descrivono nei particolari la nuova organizzazione del
territorio, con la evidenziazione di quelli che potrebbero essere campi coltivati,
delimitati e perimetrati, forse in proprietà.
Nel corso del quarto periodo,
l’arte rupestre rivela lo svilupparsi di una nuova religione e la presenza di
una ricchissima mitologia che sono intimamente connesse con il nuovo tipo di
società. Esseri soprannaturali, benefici e malefici, capricciosi e serafici,
vendicativi e indulgenti, riempiono l’immaginazione della tribù valligiana, e
le superfici delle rocce.
Sonico, roccia del Coren de le Fate: l'idolo di Sonico
Nadro ricostruzione di abitazione preistorica
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IMMAGINI
il Dio dei boschi "Cernunnus" o "Kernunnus"
"Sacerdote che corre"
carro a quattro ruote
Le prime testimonianze risalgono
a circa 10.000 anni fa, quando bande di cacciatori penetrarono nelle vallate
alpine (tra cui la Val Camònica) a seguito dei cambiamenti climatici
intervenuti alla fine dell’epoca quaternaria. Lasciarono queste prime
istoriazioni:
grandi figure di animali
(cervidi, alci ecc.) «bloccate» nel movimento della corsa o dell’uccisione; in
esse si fonde e ritrova tutto lo spirito che ha animato cacciatori paleolitici,
il rapporto di rispetto e paura verso l’animale cacciato, il profondo senso
religioso propiziatorio e di venerazione del cacciatore verso la preda.
Appostati in luoghi
sopraelevati, strategici per il passaggio degli animali, questi gruppi di
cacciatori controllavano il passaggio dei branchi e vicino, su superfici lisce,
ritroviamo queste grandi immagini di animali ormai estinti. Poi avviene un
drastico cambiamento nello stile figurativo, e nel primo periodo camuno, con
l’inizio dell’asservimento della natura e della produzione del cibo, troviamo
una dimensione figurativa e concettuale totalmente diversa. Le figure sono
degli ideogrammi sintetizzati in qualche tratto, a volte la rappresentazione
umana è in abbinamento a simboli solari, animali domestici, oggetti agricoli.
La testimonianza di un vasto
cambiamento economico-culturale intervenuto verso il 5.500 a.C. in VaI
Camònica, ma documentato in molte altre regioni europee.
E’ probabile che le tribù
neolitiche che crearono arte rupestre in Val Camònica e nel resto d’Europa
centrale e in regioni periferiche o inospitali, abbiano avuto una comune
origine: verosimilmente derivavano dall’antica popolazione autonoma che
occupava l’Europa occidentale e centrale nel Paleolitico superiore e nel
periodo Epi-Paleolitico. Esse furono emarginate dalle fertili pianure quando
queste vennero occupate da nuove popolazioni più vigorose e forti. Al riparo,
nelle valli, le prime comunità di agricoltori-allevatori-cacciatori autoctofli
europei, potevano sopravvivere, integrando antiche tradizioni
dell’espressività artistica rupestre, con le innovazioni elaborate dalle nuove
genti venute. Con i primi agricoltori, il tema fondamentale cessa di essere
l’animale e diventa l’uomo. Tra il 5.500 e il 3.200 a.C. l’idealizzazione
dell’essere umano segue un processo interessante. All’inizio di questo iter si
trova l’orante accanto al disco solare, all’ascia o ad altro simbolo. Poi
questa tendenza si allarga, occorrono più antropomorfi e più simboli in una
medesima scena, si attenua il senso dell’essenziale; grosse composizioni, con
numerose figure atstropomorfe e segni convenzionali, mostrano la crescita di
tendenze diverse, l’esigenza di ambiguità pluralistiche, la insistente ricerca
di rappresentare insieme valori diversi, la nascita di concetti contrastanti
che si vuole far convivere ad ogni costo e che risultano in una perdita di
valori essenziali.
Vi sono scene di adorazione
del sole, scene di culto dei morti, del cane, scene di gruppi umani in danza e
in altre attività che sembrano rappresentare diverse azioni e diverse idee in
un medesimo contesto. Nel corso del Neolitico le figure animali sono sporadiche
e l’Uomo diventa il tema principale della sua creatività figurativa e del suo
proprio interessamento.
Nella seconda parte del
Neolitico, dopo il 4.000 a.C., si sviluppano concetti di vere e proprie
divinità con sembianze antropomorfe, dalle facce schematiche, dai grandi occhi.
Alla fine del Neolitico, verso il 3.400-3.300 a.C., appaiono divinità alte due
metri ed oltre. Queste figurazioni ormai diverse nello stile e nei contenuti
dalle immagini della società precedente, preannunciano nuovi cambiamenti che
sì verranno a definire pienamente solo con la fine del IV millennio a.C.
La lunga avventura dell’uomo,
verso il 3.200 a.C. vede un salto ideologico e tecnologico che coinvolge tutta
l’Europa, ponendo le basi della nostra attuale cultura europea.
Questa rivoluzione si
concretizza, nell’iconografia, con l’introduzione di un nuovo stile
figurativo, e con
Sonico: Coren de le Fate
Sonico: roccia del Coren de le Fate
Sonico, roccia del Coren de le Fate: dischi solari
Il soggetto principale
dell’arte rupestre camuna è la lotta armata. La guerra, la battaglia, il
duello, sono raffigurati numerose volte ed ogni scena descrive vicende
particolari, aneddoti, avventure straordinarie. Molte descrivono guerrieri che
vincono mostri, spiriti, divinità. Sembra quasi esaltazione della forza fisica
dell’uomo e della sua lotta per dominare e asservire forze occulte più forti
di lui. L’eroe, il guerriero, il condottiero, sono il fulcro d’interesse
dell’artista camuno, ma le incisioni rupestri si arricchiscono d’innumerevoli
altri soggetti. La serie degli animali domestici di questo periodo è molto più
ricca delle precedenti: include cani, bovini, equini, ovini, suini, anitre,
oche, galline.
Le figure di costruzioni
forniscono dettagli di grande interesse sulle nozioni architettoniche
dell’epoca.
Carri, aratri ed altri
strumenti ed oggetti sono raffigurati con tale precisione di particolari da
potere essere descritti ed anche ricostruiti. Scene aneddotiche e descrittive
mostrano le attività quotidiane dei vallìgiani: sono scene di lavori agricoli,
di allevamento del bestiame, di caccia, di artigianato: scene descriventi la
costruzione di capanne, la vita familiare, le attività sociali, le riunioni,
le danze, l’arrivo di un capo e il trionfo di un eroe, scene di matrimonio e
di trasporto dei morti, cerimonie in onore dei defunti e degli antenati, scene
di cura dei malati.
Il periodo IV dell’arte
camuna si distingue dai precedenti anche per i cambiamenti che intervengono
nello stile figurativo. Il disegno prevalentemente lineare degli stili
precedenti, si trasforma in figurazione di spazi a concezione volumetrica. Le
figure umane, ad esempio, sono rappresentate con un corpo, avente anche la dimensione
della larghezza e non solo dell’altezza, la cui superficie è interamente
martellinata. Sul piano dell’organizzazione sociale, si passa gradatamente da
strutture sociali tribali, limitate, ad ambiti più vasti, alla formazione dì
vere e proprie nazioni. Quando, nella tarda età del Ferro, ai dati archeologici
si aggiungono le informazioni trasmesse dagli autori greci e romani, possiamo
attribuire a tali entità culturali e politiche dei nomi: come gli Illiri, gli
Etruschi, i Liguri, i Veneti, i Galli, i Reti, i Camuni. Tuttavia, proprio quest’ultima
fase coincide, per il ciclo figurativo e la cultura camuna, con l’inizio della
decadenza: con l’inizio del IV secolo a.C., nuove idee, una nuova struttura
politica, nuovi orizzonti nell’economia e nelle relazioni sociali, investono
questo popolo e lo trasformano in una modesta entità etnica, nell’ambito del
mondo romano. Nella fase IV-F gli Aspetti grafici ed estetici dell’arte camuna
sono molto trascurati. Le figure sono eseguite in modo maldestro, ma resta la
traccia del passato. Figure di guerrieri e scene descrìventi le loro imprese
sono il soggetto dominante. Poi, nella fase IV-Finale viene introdotta una
gamma nuova di elementi decorativi e figure che chiaramente, anche se
malamente, imitano gusti e interessi estranei alla tradizione camuna e le cui
radici vanno ricercate fuori Valle. Diversi elementi sono di sapore celtico, come
i motivi decorativi e ornamentali, imprestati dalla cultura di La Tène.
Quantitativamente, si nota un drastico calo dell’iconografia e, poco prima dell’inizio
dell’era volgare, la tradizione di incidere le rocce cessa quasi totalmente.
Cessano le istorìazioni e vengono abbandonati gli antichi luoghi di culto.
Quando la legione di Roma arriva in Val Camònica, la
civiltà camuna è praticamente già finita, Da quel momento in poi, le figure
rupestri che verranno eseguite di tanto in tanto, non verterranno più sui temi
tradizionali dell’arte camuna. Rifletteranno influenze o miti esterni,
diventeranno chiusi ed ermetici simboli di una tradizione esterna.
Tiziana Cittadini,
del Centro Camuno di Studi Preistorici
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