documento fornito dal Comune
Ubicato nella fertile terra della Marmilla, il territorio di Furtei, tagliato dalla strada statale 197, che dal medio Campidano conduce verso il Sarcidano e le Barbagie, e lambito nei pressi del bivio di Villasanta dalla SS 131, la principale arteria dell'Isola, è stato sempre, attraverso la naturale via fluviale del Flumini Mannu, luogo di scambi e di comunicazione per eccellenza tra le genti ad economia agricola delle aree piano-collinari e le genti pastorali delle montagne boschive barbaricine, fino all'avvento della società industriale.
La stessa posizione lungo il corso del Riu Mannu e della SS 197. evidenzia il ruolo nodale e l'importanza che riveste il comune di Furtei nell'ambito di un ampio circuito di valori culturali che comprende: i musei di Sanluri (Museo del Castello medioevale-rinascimentale e Museo Capuccino delle tradizioni); i complessi archeologici di Villamar (Necropoli Punica monumentale di S. Pietro), di Barumini (Castelli nuragici di Su Nuraxi e di Nurax'e Cresia), di Gesturi (Bruncu Maduli), di Villanovafranca (Nuraghe-santuario di Su Molinu), e di Nuragus (Area dell'antica Valentia); il castello medioevale di Las Plassas; le numerose e meravigliose chiese in stile romanico e gotico disseminate negli abitati e nei territori dell'area.
L'agro comunale è già noto alla letteratura archeologica per una serie di ritrovamenti e di indagini che hanno fatto intravedere la potenzialità del patrimonio locale sia sul piano conoscitivo che nella prospettiva della fruizione e valorizzazione.
Vanno richiamate innanzi tutto le prime scoperte, avvenute nel nuraghe Su Cummossariu, edite dal prof. Giovanni Lilliu (St. S. 1952): una figurina in bronzo e l'albero di una navicella, pure in bronzo, a forma di fortezza nuragica a quattro torri, risalenti ad epoca nuragica.
Agli anni 80 risalgono i ritrovamenti di strutture e manufatti archeologici nei vasti insediamenti nuragici, punici, romani e medioevali di Santu Brai, Santa Oria e Bangiu, nonché nella necropoli punica e romana di S'Occidroxu, purtroppo selvaggiamente devastata da scavatori abusivi.
Le recenti scoperte archeologiche sono state in parte
favorite dai lavori di irrigazione delle campagne compiuti
dal Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale.
Nell'occasione le trincee hanno sezionato per centinaia di
metri muri di edifici e depositi stratificati degli antichi
stanziamenti.
Queste indagini archeologiche, pur condotte in situazioni di emergenza e di occasionalità, hanno consentito il recupero di abbondante materiale che per la gran parte attende di essere documentato e preparato per lo studio.
Di straordinaria rilevanza sono i reperti dell'unico saggio di scavo programmato compiuto a Furtei nel sito di Santu Brai. Oltre a pregevoli manufatti di importazione etrusca che documentano rapporti commerciali tra i centri sardi e le popolazioni che nel VII e VI secolo a.C. abitavano l'antica Toscana, provengono da S. Brai i primi pesetti da bilancia dell'intera Sardegna preistorica, che hanno consentito di far luce sull'unità di peso e, per analogia, sul sistema metrico lineare in uso presso le genti nuragiche.
Alle indagini connesse con i lavori irrigui sono dovuti
anche la scoperta e il rilevamento parziale delle terme
romane e di un edificio circolare a conci ben squadrati
con sedile a giro di età nuragica, compiuti nella località
di Bangiu il cui nome deriva proprio dai bagni termali.
Nella stessa è ubicato un altro avanzo monumentale: il
nuraghe di Rio Sassuni.
La potenzialità che il territorio comunale offre nell'ambito archeologico emerge anche dai documenti relativi alla presenza di altre due ville medioevali oltre Furtei: Bangiu Donnico e Nuraxi di Furtei.
Questa indagine conoscitiva preliminare, atta ad acquisire le necessarie informazioni sulle modalità di intervento
e sulle scelte operative per la valorizzazione del patrimonio locale furterese, si soffermerà principalmente sulla documentazione grafica e fotografica, schedatura e studio dei
manufatti archeologici nonchè sulla documentazione, schedatura e studio delle emergenze monumentali territoriali.
Una particolare attenzione sarà rivolta all'analisi del centro storico e ai resti architettonici di interesse storico-monumentali dell'abitato di Furtei.
Il paese di origine medioevale, sorto su preesistenze romane come il vecchio ponte sul Riu Mannu "Su Ponti Ecciu (antiquus pons lapideus).
Appartenne al Giudicato di Cagliari e fece parte della curatoria di Nuraminis, dominio in seguito dei Pisani e quindi degli Aragonesi.
Sotto questi ultimi godette di privilegi e franchigie, infatti alla convocazione a Cagliari del I Parlamento nel 1355 inviò i suoi rappresentanti.
Nel 1414 g1i Aragonesi formarono la Baronia di Furtei la quale venne concessa a Dalmazzo Sanjust; a questa famiglia il paese fu infeudato sino al 1839, anno in cui fu riscattato.
Centro prevalentemente agricolo, l'architettura delle tipologie abitative risente della posizione di confine tra le diverse regioni (Marmilla, Trexenta, Campidano) , infatti a fianco delle tipiche costruzioni di pianura arretrate sul lotto con il portale d'ingresso sulla via, si ritrovano le tipologie abitative a filo strada, a due livelli con portale passante.
Il centro storico, per quanto riguarda la tipologia abitativa di base, si presenta ricco di elementi architettonici pregevoli, da un primo sopralluogo mostra alcuni isolati che, pur nell'abbandono e nell'incuria in cui versano, conservano caratteristiche costruttive tipiche del luogo.
Altri invece appaiono gravemente compromessi a seguito di incaute demolizioni e ristrutturazioni inadeguate, lasciando il posto a forme architettonicamente anonime che eludono le matrici formali del luogo.
Pregevoli la chiesetta campestre di S. Narciso, della
fine del XIII secolo, che sorge su di una collina nei pressi
del paese e la chiesa di S. Biagio che sorge in campagna in
località S. Brai, nei pressi del distrutto paese di Nuraxi di
cui era la parrocchiale.
Questi due edifici chiesastici, attualmente in fase di restauro, unitamente alla parrocchiale di S. Barbara ubicata al centro del paese, costituiscono il patrimonio architettonico-monumentale del periodo medioevale.
Il Casalis nel suo dizionario geografico statistico e commerciale, riferiva sull'esistenza di una terza chiesa minore già scomparsa nel 1840.
Di notevole interesse anche alcuni manufatti mobili come una importante tavola dipinta ad olio, risalente al XVI secolo, attribuita ad Antioco Mainas, raffigurante la Crocifissione; è custodita nella chiesa parrocchiale di S. Barbara dove è pure conservata una interessante Dormitio Virginis settecentesca, con corredo di vesti in broccato, sandali e corona in argento.