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Il corteo di Demetra costituisce il momento centrale, il più spettacolare della Sagra. Una continua ricerca storico-mitologica ha permesso una progressiva evoluzione del corteo arricchendolo di nuove figure, di nuovi simboli, di nuovi significati.

Diviso per sezioni
il corteo sviluppa temi che affondano le proprie radici nella tradizione e nel mito, rappresentando il senso e lo spirito della cultura contadina e delle tradizioni popolari. Il senso dell'intero corteo va ricercato nel rapporto tra l'uomo e la terra, legame sancito dal lavoro e dalla fatica quotidiana, nel tentativo di produrre frutti anche nella terra più ostile. Questo rapporto difficile, spesso contraddittorio e tuttavia indispensabile per la sopravvivenza quotidiana, viene mediato dalla divinità. Essa, tramite preghiere e riti propiziatori, è evocata al fine di rendere fertile la terra e abbondanti i raccolti. Questo triplice raccolto nel corteo è espresso in varie forme, dall'antichità fino ai tempi più recenti.

La sfilata è aperta dal confalone del comune di Gangi, seguito dal gruppo dei tamburinari, vestiti con le antiche rubriche delle confraternite, e dal locale gruppo folk Engium. La seconda sezione dedicata alla vita nei campi, rappresenta le diverse fasi del ciclo produttivo: aratura, semina, mietitura e raccolto. Tra le diverse scene è di particolare interesse "U Bagliu du Baruni" (spaccato dell'organizzazione socio economica dei feudi) e "A Ritina" (una lunga fila di muli guidati da un solo conduttore impiegata per il trasporto di cereali).

Chiude il corteo, la sezione dedicata alle figure mitologiche che rievocano il culto di Demetra, dea delle messi, e delle Metères, dee della fertilità, a cui pare fosse dedicato un tempio sul vicino Monte Alburchia. Il corteo è aperto dal simbolo della fertilità; a cui segue il poeta cantore che declamerà l'origine del cosmo e le vicende degli dei olimpi. La prima figura rappresenta il Kàos e gli elementi, ovvero il vuoto primordiale, terribili spirali in cui le parti indistinte fra di loro roteavano vorticosamente. Dal Kàos si generarono Erebo e Nera Notte che danzando divisero i semi mal congiunti; ed ebbero origine così la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria, il dì, la notte, le ore e le stagioni.

Artemide (Diana) - La vergine dell'arco d'argento, dea della caccia, dei monti e delle selve, è la divinizzazione della luce lunare, il suo arco d'argento è infatti il simbolo della luna nuova. Artemide è seguita da tre ninfe del fiume chiamate Naiadi, che le furono regalate dal padre Zeus col compito di badare ai calzari della dea e ai suoi cani quando era impegnata nella caccia.

Apollo - Dio del sole, delle medicine, delle arti divinatorie, della musica e della poesia. Dal volto ombroso scandisce il tempo: dà la luce e impone le tenebre. Apollo è preceduto dai Sacerdoti, con la caratteristica fascia bianco che cingeva i loro capi, a essi segue la Pizia, che dopo aver bevuto dell'acqua sacra tenendo in bocca una foglia di lauro, entrava in estasi, e divinando i futuri accadimenti proclamava i responsi dell'oracolo di Apollo.

Seguono la stravola di Apollo, le tre muse: Calliope (della poesia), Tersicore (della danza) e Euterpe (dell'arte dei flautisti)
Pan - Dio dall'aspetto caprino, partecipa alle orge delle Menadi, che si vanta di avere tutte concupite, inoltre si abbandona in scorribande tra i boschi al fine di catturare e concupire nuove Ninfe, di cui per altro è sempre attorniato nei momenti di riposo, (egli è infatti circondato nel corteo dalle Oreadi, ninfe della montagna), che trascorre dormendo o suonando lo zufolo strumento di sua invenzione. Il Dio è seguito da Siringa e Piti ninfe che non riuscì a concupire e che dopo lungo inseguimento si trasformarono in canna la prima (da questa il dio creò il flauto), e la seconda in albero di fico.

Dioniso (Bacco) - dio del vino, della viticoltura e della frutticoltura in genere rappresenta in sé tutto il rigoglio della natura. Circondato dai Satiri (semi-dei boschivi) e dalle Menadi (mogli che abbandonarono i mariti) e accompagnato dal precettore Sileno vaga folle per il mondo, espandendo la coltura della vite e predicando l'ebbrezza del vino che egli stesso aveva inventato. Proprio il suo seguito in preda ai fumi dell'acool si lasciava andare a vorticose danze e caotiche orge. Il corteo di Dioniso è aperto dalle Iadi, ninfe della montagna, a cui fu affidato da Zeus per sottrarlo alle ire della gelosa Era, le belle ninfe allevato con miele e latte.

Météres (dee Madri) - Culto di origine cretese che celebra la maternità, la fecondità e la fertilità della terra. Si suppone che presso il monte Alburchia in tempi antichi fosse stato edificato un tempio ad esse dedicato. Il luogo di culto tra i più celebri dell'isola, così come riporta lo stesso Cicerone nelle Verrine, era visitato da più luoghi perché ritenuto miracoloso. Lo stesso Scipione l'Africano prima della spedizione contro Cartagine si fermò presso il tempio, e qui pregò le dee affinché lo assistessero nella battaglia, di ritorno vittorioso, fedele al voto fatto, lasciò abbondanti doni in onore delle dee.

Demetra (Cerere) - Circondata dalle giovani ancelle avnza Demetra dea del grano, delle messi, dell'agricoltura e d'ogni abbondanza. Il corteo è aperto da una coppia di giovani sposi, votati al culto della dea affinché li proteggesse e li rendesse fertili. Ad essi seguono le sacerdotesse il cui compito era di ufficiare i misteriosi culti e di iniziare ai misteri dell'alcova le giovani spose e i loro mariti.
Si distinguono inoltre nel corteo Kore, la bellissima figlia di Demetra che presso gli antichi simboleggiava la ciclicità dell'anno, e Trettolemo l'eroe figlio del re Celeo che riportò a Demetra la figlia rapita.

Il mito narra
che Ade, dio del regno dei morti, invaghito della bella Kore la rapì. Demetra cadde nella disperazione e incollerita si rifiutò di fecondare la terra rendendola sterile. Solo grazie all'intervento di Trittolemo che indicò alla dea dove si trovasse la figlia, le due poterono riabbracciarsi, col patto però che per tre mesi all'anno Core abitasse negli inferi, e col nome di Persefone divenisse consorte di Ade e regina del tartaro. La bella Demetra per ringraziare Trittolemo gli donò i semi di grano e un aratro di legno guidato da una coppia di draghi, gli insegnò l'arte dell'agricoltura e lo inviò in ogni parte del mondo affinché egli la insegnasse all'umanità.


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