Lettera dal cimitero delle speranze
Storia di promesse mai mantenute
di Anna UGO - Scrittrice Esordiente
Sono molti i contatti che ho agganciato con case editrici, associazioni culturali,
comitati di presidenza di concorsi nonché, personaggi di prestigio ai quali, nel
tempo, ho domandato un commento critico sui miei lavori e che non mi hanno mai
restituito una risposta educata e civile.
Non solo. Ho anche respinto contratti già firmati da direttori di case editrici,
dopo che dalla loro lettura risultava evidente che si trattava dei soliti contratti
capestro!
Quale disillusione per me, dopo che altri avevano abilmente manipolato la mia
buona fede, dichiarandomi vincitrice di concorsi letterari, il cui premio sarebbe
dovuto consistere appunto in una pubblicazione gratuita!
E non parliamo poi dei numerosi editori da me contattati, i quali, infastiditi,
sembrano dover concedere un piacere personale qualora gli si proponga di pubblicare
qualcosa, investendo nell'opera di tasca loro.
Ma non è finita!
Cosa dire delle promesse mai mantenute da responsabili di
collane editoriali che sollecitano un testo, assicurando la sua pubblicazione e che,
dopo anni, non hanno versato neppure una lacrima d'inchiostro?
Anche se scrivo da molto, non posso che prendere atto della mia ingenuità
nello sperare d'essere valutata per la qualità dei miei scritti e non per le mie
conoscenze e amicizie.
Perdonate l'ardire, sono stata forse ingenua anche nel formulare questa
ipotesi?
La lettera che segue, non può raccontare tutte le vicende delle mie
esperienze editoriali. E' volutamente frammenta, ipotizzando di parlare con un
presidente di un'associazione culturale, che chiamerò "Latitante".
E' un prototipo di lettera burlesca, che prende atto d'una realtà emblematica che
mi ha toccata. I personaggi esistenti, di questa lettera, sono presentati con
nomi di fantasia poiché, scherzosamente, dimenticati nell'oblio del cimitero delle
speranze. In un certo qual modo, sorrido, prendendomi gioco del mio stesso
disappunto, lecito od illecito che sia.
In fine, cosa importantissima, voglio dirvi che ho deciso di pubblicare questo
mio scritto affinché, malgrado le numerose e continue esperienze nefaste, noi,
scrittori esordienti, possiamo sorriderne insieme, ed insieme fare uno sberleffo a
tutti coloro che continuamente ci ostacolano senza senso costrutto, e proseguire
con tenacia nel nostro cammino, non lasciandoci mai scoraggiare.
MAI!
Lo dice una che di battaglie ne ha perse tante, ma la guerra ancora no!
Preparatevi gente, sono agguerrita con carta e penna.
Stimato Presidente Latitante,
mi permetto di disturbarLa ancora per cosa importante.
Della sottoscritta non si rammenterà, anche se dopo l'ultima conversazione
telefonica, non ho tardato ad inviarLe qualche mia poesia, rispondendo alla Sua
"preghiera" d'essere onorato nel pubblicare qualcuna delle mie opere.
Lei disse: "Una ventina".
Temo che quelle che le ho spedito siano state di più. Senza accorgermene devo
aver commesso un imperdonabile errore che espio con la mancata pubblicazione. E come
se non bastasse, Le ho anche inviato il saggio biografico: "La fame che non si
riesce a saziare".
Per 37 anni ho lavorato a tale scritto. Avrò frainteso nel
credere alla possibilità, che Lei m'auspicava, di pubblicarlo con la Sua Casa
Editrice "Gli Smemorati". Non ho pudori di sorta, nell'affermare
quanto io tenga a tale lavoro. Per me, quel libro è molto più di un testo; le parole
sovrastano i neumi, ed il loro significato è parte del mio esistere. Potrà non
piacere per un'infinità di motivi, ma io avrei desiderato che giungesse prima
all'anima e poi alla mente.
Ne sarò stata capace?
Sarei stata pronta a riscriverlo da capo in base ai suoi suggerimenti, se fosse
stato necessario, a soffrire ancora fra quelle righe, se ciò avesse significato
comunicare meglio coi miei lettori e con lei.
Come Le dissi, "io sono meno di zero".
Non v'è un maestro che m'abbia seguito negli anni della mia passione per la
scrittura. L'avrei voluto e lo desidererei. Ma non è nelle mie possibilità. Anche
per questo, leggere ciò che altri compongono diviene per me linfa vitale, e
meraviglia di scoperta, e senso di comunione nel significato più potente della
parola.
Pregiato Presidente, è facile con Lei parlare, poiché è come se non esistesse.
Le frasi scivolano con la semplicità dell'acqua di un torrente. Ed anche per questo,
io La ringrazio, domandandoLe cortesemente, testimoniandole stima profonda, di
leggere il tutto. Le rammento che da tempo infinito attendo un Suo commento critico,
del quale io possa fare tesoro.
Vorrei citare un episodio che mi sovviene, di quando, bambina di nove anni, presi
un blocco di carta bianca e una penna, e mi sedetti su di una sedia di fronte al
tavolo rotondo, dell'allora nostra sala da pranzo. Il mio povero Padre m'ammonì
allora severo:
"Hai già poco tempo per studiare: non perderlo con la fantasia di giocare a
fare la scrittrice".
Le assicuro che, con quelle parole, mio Padre congelò il blocco, la penna, il
tavolo rotondo e la sottoscritta che per anni non ebbe più l'ardire "di giocare a
fare la scrittrice".
Che mio Padre avesse ragione?
Se fosse ancora in vita, spesso mi domando cosa penserebbe del "gioco" del
mio scrivere. Ben lontano dall'avermi portato a diventare una scrittrice, ma tanto
vicino alla mia passione, che in molti momenti della mia vita, m'ha aiutata come
unica, sola, vera e leale compagna.
Nel tempo ho scoperto però ch'essa va condivisa, affinché non si spenga come
fiamma solitaria ma si alimenti come fuoco per riscaldarsi in più. Non molto tempo
fà, un editore, il Signor Nontengodinero, sostenne che quando si desidera
con tutte le energie, anche ciò che appare irraggiungibile, prima o poi, si riesce
ad ottenere.
Eh, Le dirò, Presidente, che sia il "prima" che il "poi" sono
ormai superati ed al loro posto prevale il più essenziale "ora".
Recentemente un caro amico m'ha indotta a partecipare a concorsi nazionali ed
internazionali, sia per la prosa che per la poesia. In poco più d'un anno, sono
molteplici i riconoscimenti che mi sono guadagnata. Mi sono buttata in questi
concorsi accanimento forse, ma col solo scopo di crearmi ingenuamente un curriculum
e, in particolare, farne motivo di ricerca e studio.
Ma se vogliamo dirla tutta la frase: "Impara l'arte e mettila da parte" è
per me fonte d'inquietudine.
Mi spiego meglio: con le patacche (targhe), non potrò mangiare e con i diplomi non
mi potrò riscaldare.
Ne racconto un'altra. Vengo a conoscenza, per vie traverse, che la scrittrice
Materassi ha letto ed apprezzato un mio breve racconto, che verrà (dicono)
pubblicato per la "Dolce Dormire" nel prossimo Autunno. Sarò sincera, com'è
nel mio stile: non vi credo più.
Invitanìte a scrivere, fate elogi e promesse, continuate ad assicurare che prima
o poi...
No! Quel testo m'è stato commissionato all'inizio della Primavera dello scorso
anno ed io crederò alla sua pubblicazione solo quando la vedrò; se la vedrò.
Potrei raccontarle tante altre vicende della mia esperienza col mondo
dell'editoria. Ma mi rendo conto che diventerebbe solo uno sfogo da parte mia,
senza alcun interesse per Lei. Nondimeno era necessario ch'io qualcosa accennassi
per tentare, ancora una volta, di relazionarmi a Lei, Presidente Latitante.
Forse non è questo il modo più adeguato.
E se così fosse, Le domando scusa per il tempo che le ho fatto perdere, ma, per
il vero, non ne conoscevo un altro.
La questione è semplice: "io non sono nessuno".
Ad un nessuno non viene data udienza e, per un nessuno non si è
disposti a spostare uno spillo. E nessuna importanza riveste in tale discorso
l'effettiva valutazione, positiva o negativa, del mio scrivere.
Non è questa una lettera dettata dalla sconfitta bensì, dalla mia continua
lotta, di chi non vuole mollare la presa per raggiungere obiettivi vitali:
esistere, anche dando suono alla voce di colei che non è mai stata, e non mai sarà
"nessuno".
Personaggi di prestigio Le avranno fatto i meritati complimenti per il Suo zelo,
dimostratosi così coinvolgente anche durante la cerimonia di premiazione alla quale
ho partecipato, seppure Lei non mi avesse invitata dopo aver manifestato in
precedenza la speranza potermi stringere la mano personalmente.
Ma lei accoglieva gli ospiti come fossero stati una sola grande famiglia e le mie
considerazioni al riguardo sono ben poca cosa.
Tuttavia mi permetta d'affermare che mi sono sentita letteralmente a casa mia
con persone il cui sguardo rifletteva la personale gioia.
M'avvio alla conclusione, scusandomi davvero per un pathos che non riesco,
né desidero contenere più di tanto. Non ho idea se Lei potrà e vorrà spendere Suo
tempo prezioso per rispondermi, sempre nel caso che lo ritenga opportuno.
Posso solo augurarmelo, così come mi auguro di non essere stata troppo invadente
nel pregarLa d'offrirmi schietti e sinceri consigli.
Grazie per non avermi letta.
Con rispetto,
Anna la sconosciuta
Gli autori dei racconti della sezione "Esperienze" del Rifugio si assumono tutte le responsabilità per i contenuti delle
loro storie. Il Rifugio, comunque, non avendo alcun motivo per dubitare della veridicità di queste vicende, offre tutta
la sua solidarietà alle vittime di queste avventure, ed è orgoglioso di poter pubblicare sulle proprie pagine queste
preziose testimonianze.
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