I)
Nasce a Certaldo, presso Firenze, da un mercante fiorentino. Era
un figlio naturale. Quasi tutti i dati sulla sua biografia
giovanile sono incerti. Si sa però che il padre lo inviò a
Napoli a far pratica presso una potente compagnia mercantile
fiorentina: i Bardi, che dominavano le finanze della corte
angioina. Ma il giovane Boccaccio manifesta nel '34 l'intenzione
di dedicarsi completamente agli studi letterari.
II)
Ammesso alla corte angioina, ha la possibilità di ampliare
notevolmente il campo della propria esperienza intellettuale e
culturale. Nell'ambito della corte s'innamora di una gentildonna
napoletana da lui celebrata in versi e prosa sotto il nome di
Fiammetta. Il vero nome di questa donna è incerto. L'amore, in
un primo momento corrisposto, finirà per volontà di lei.
Durante il periodo napoletano Boccaccio scrive le sue prime
opere letterarie.
III)
Nel 1340, in seguito al fallimento del banco dei Bardi, il
Boccaccio è costretto a tornare a Firenze. In 15 anni scrive
molte opere, fra cui il Decamerone, che è la principale.
All'inizio del suo soggiorno fiorentino vive in ristrettezze
economiche, ma dopo qualche tempo, anche per la fama acquistata
con le sue opere, ottiene vari incarichi da parte del Comune,
soprattutto come ambasciatore.
IV)
Stringe amicizia col Petrarca: questo legame però lo porta ad
allontanarsi dall'attività letteraria in volgare e dalle sue
stesse opere giovanili, e a dedicarsi allo studio degli
scrittori classici e a scrivere opere in latino.
V)
Nel '62 ha una forte crisi religiosa. In quell'anno un monaco
certosino, in nome di un suo confratello morto in fama di santità,
lo esorta a ripudiare le sue opere profane e licenziose, al fine
di salvarsi l'anima nell'aldilà. Il Boccaccio, che già da
qualche anno, ormai stanco e malato, si era dato a una vita più
raccolta e meditativa (prendendo anche gli ordini minori),
rimane così impressionato che pensò addirittura di bruciare
tutte le sue opere, incluso il Decamerone. Fu lo stesso
Petrarca a dissuaderlo, mostrandogli che non vi era contrasto
tra fede cristiana, insegnamento degli antichi e amore della
poesia.
VI)
La vita del Boccaccio continuò prevalentemente a Firenze, fra
una missione diplomatico e l'altro. Nel '73 il Comune della città
gli offre l'incarico di commentare pubblicamente la Divina
Commedia, ma dopo i primi 17 canti dell'Inferno, decide di
ritirarsi, malato, a Certaldo, dove muore nel '75.
IDEOLOGIA
E POETICA
I)
Nel periodo giovanile la formazione culturale del Boccaccio
avvenne entro una mondana società aristocratico-borghese (da
autodidatta) e non nel severo ambito delle università e delle
biblioteche.
II)
Egli appare costantemente rivolto verso la rappresentazione
(psicologica e realistica) della concretezza della vita
quotidiana borghese, con i suoi vizi e le sue virtù (cosa che
non interessò né Dante né Petrarca). Boccaccio rimase per lo
più estraneo ai temi etico-religiosi.
III)
Fiammetta non è la donna angelicata degli stilnovisti e di
Dante, né una creatura superiore come Laura per il Petrarca, ma
una donna completamente terrena e sensuale, che si lascia
corteggiare e sedurre, che tradisce con relativa disinvoltura.
IV)
Nelle opere giovanili vi è molta autobiografia, intessuta però
non tanto di fatti quanto piuttosto di stati d'animo. Accentuato
è l'elemento passionale e romanzesco. Boccaccio esalta
l'intelligenza che aiuta a superare tutte le difficoltà; ammira
gli atteggiamenti magnanimi, generosi. La società borghese
ch'egli descrive è amante della galanteria-eleganza-cortesia-compagnie
piacevoli e intelligenti. Il Boccaccio riflette la transizione
dalla società feudale alla società borghese.
DECAMERONE
1)
Titolo derivato dal greco: indica una narrazione in 10 giornate.
2)
E' una raccolta di 100 novelle in prosa, composta nel 1349-53,
ma riveduta e corretta negli anni successivi.
3)
Il Boccaccio immagina che nell'estate del 1348, mentre Firenze
è sconvolta dalla peste, 7 ragazze e 3 ragazzi s'incontrino
nella chiesa di Santa Maria Novella. Le 7 ragazze, che l'autore
dichiara realmente esistite, sono chiamate con nomi inventati,
anche se esse ricordano i motivi svolti nei romanzi precedenti:
l'amante riamata, la donna saggia, l'infelice non corrisposta,
ecc. I 3 giovani invece rappresentano 3 aspetti diversi della
personalità di Boccaccio: l'amante fortunato, l'infelice
tradito e lo spensierato gaudente. L'intenzione dei 10 giovani
è quella di lasciare la città e di ritirarsi in un palazzo di
campagna, attendendo la fine della peste. Nel frattempo si
racconteranno delle novelle. Nel palazzo trascorrono due
settimane, danzando, banchettando, passeggiando ecc. Le novelle
non vengono raccontate né il venerdì (in memoria della morte
di Cristo) né il sabato (dedicato dalle donne alla cura di sé).
La sera dopo cena, ciascuno dei 10 giovani canta una ballata di
argomento amoroso. Alla fine delle 2 settimane i giovani tornano
a Firenze.
4)
L'intenzione del Boccaccio è quella di rappresentare una società
reale e concreta, varia per istituzioni e costumi, che va dal XI
al XIV sec. Non c'è rievocazione del mondo greco-latino.
5)
I personaggi delle novelle sono molteplici: intellettuali,
artisti, politici, mercanti, banchieri, maestri artigiani,
truffatori e ladri, e per la prima volta trattati in un'opera
letteraria, gli umili.
6)
Nel suo insieme il Decamerone è un'opera comica, scritta in un
volgare relativamente semplice: i vocaboli sono quelli di uso
corrente, ma il periodo è complesso.
7)
L'intenzione del Boccaccio era anche quella di adeguare gli
ideali cavallereschi e "cortesi" del mondo feudale
alle esigenze della borghesia mercantile, che nella seconda metà
del '300 era il ceto più ricco a Firenze. I 10 giovani infatti
sono facoltosi, di buon gusto, abituati al lusso, spregiudicati
nelle parole ma rispettosi delle leggi del decoro. Tra di loro
si comportano "onestamente".
8)
Per il Boccaccio le forze essenziali della vita sono l'amore e
la fortuna; i valori fondamentali dell'uomo: ingegno, generosità,
cortesia. La sensualità (che determina l'amore terreno) è
vista come schietta gioia di vivere, non come passione cupa e
degradante.
9)
Nella Ia
giornata le novelle sono animate da un tono fortemente satirico
contro i vizi dei signori e dei religiosi. Boccaccio considera
equivalenti le tre religioni maggiori: ebraismo, cristianesimo e
islam. Nella IIa
affronta il tema della fortuna, vista come fortuito concatenarsi
di vicende avverse o favorevoli, non come strumento della
provvidenza divina. Nella IIIa
parla di spregiudicate avventure erotiche (non oscene). Nella IVa
e Va
parla degli amori felici e infelici. Nella VIa,
VIIa
e VIIIa
parla dell'intelligenza e ingegnosità umana (incluse le beffe
fatte dalle donne ai loro mariti). Boccaccio approva l'ironia e
la beffa del borghese nei confronti degli stolti, anche se il
borghese si avvale di intrighi e di azioni disoneste.
L'intelligenza è svincolata dalla morale e dal costume sociale.