Appartengono
al Periodo napoletano (1333-1340): la "Caccia di Diana", il
"Filocolo", il ''Filostrato", il "Teseida" e la
maggior parte delle "Rime".
Il "Filocolo"
(= fatica d'amore), romanzo in prosa, narra la vicenda di due giovani
innamorati, Florio, figlio del re Felice di Spagna, e Biancofiore, una
orfana tenuta a corte per pietà. Il re, non volendo consentire alle
nozze, vende come schiava la fanciulla a dei mercanti che la cedono
all'ammiraglio di Alessandria d'Egitto. Florio, disperato, assunto il nome
di Filocolo, va alla ricerca della amata, ma ,quando la trova, è scoperto
e catturato: l'ammiraglio condanna a morte entrambi i giovani. Prima
dell'esecuzione, però, l'Ammiraglio riconosce in Florio un suo nipote e
apprende che Biancofiore è di origine nobile, quindi i due amanti possono
far ritorno in Italia e coronare il loro sogno d'amore.
Il "Filostrato",
poemetto di nove canti in ottava rima (= Vinto d'Amore), ci trasporta
all'epoca della guerra di Troia: Troilo, figlio del re Priamo, si innamora
della prigioniera Criseida, figlia dell'indovino greco Calcante, ma
durante uno scambio di prigionieri la fanciulla è costretta a raggiungere
il campo greco, non prima di aver promesso all'amante eterno amore.
Spregiudicata com'è, si lascia, però, facilmente sedurre da Diomede, e
Troilo, che viene a sapere della tresca, si lancia nel campo di battaglia
deciso ad uccidere il rivale. Incontra invece Achille che lo colpisce a
morte.
Appartengono al periodo
fiorentino (dal 1340 in poi): il "Ninfale d'Ameto", l'
"Amorosa visione", l' "Elegia di Madonna Fiammetta",
il "Ninfale fiesolano" ed il "Corbaccio".
Il "Ninfale
d'Ameto", romanzo in prosa e versi, narra di un rozzo
cacciatore, Ameto, che in un prato incontra delle bellissime ninfe e si
innamora di una di esse, Lia. Le ninfe tuffano Ameto in una fonte limpida
per purificarlo ed ammetterlo, così, alla visione di Venere. L'opera è
un'allegoria di imitazione dantesca: il cacciatore rappresenta l'umanità
selvaggia che, con l'aiuto delle virtù teologali e cardinali (le sette
ninfe), acquista la capacità di conoscere Dio (Venere).
L' "Elegia
di madonna Fiammetta" narra di una fanciulla napoletana che,
pur essendo sposata, si innamora follemente del giovane Panfilo. Quando
questi è costretto a raggiungere il padre a Firenze e Fiammetta viene a
sapere che non ha mantenuto fede al giuramento d'amore fattole prima della
partenza, si ammala e tenta il suicidio. Poi si riconcilia con la vita e
si reca in Toscana nella speranza di rivedere Panfilo. L'opera è
certamente autobiografica e narra la storia dell 'amore del Boccaccio con
Maria d'Aquino (Fiammetta), anche se nella realtà fu la donna a tradire e
non già il giovane.
Il "Ninfale
fiesolano", poemetto pastorale in sette canti, narra
dell'amore del pastore Africo per la ninfa Mensola, che però lo respinge
per il voto di castità fatto a Diana. Su consiglio di Venere Africo si
traveste da ninfa e riesce a far sua Mensola, che poi, sconvolta per la
paura della vendetta di Diana, fugge via, abbandonando per sempre il
giovane. Questi non sopporta il dolore e si uccide lasciandosi annegare in
un ruscello che prenderà poi il suo nome. Intanto Mensola dà alla luce
il figlioletto nato dall'amore di Africo e, scoperta da Diana, viene
trasformata in un ruscello che prende il suo nome. I due ruscelli si
incontreranno ed alla loro confluenza sorgerà la città di Fiesole,
fondata da Attalante, al cui seguito si troverà anche Pruneo, il figlio
di Africo e di Mensola divenuto adulto.
A testimoniare l'attività
umanistica del Boccaccio restano alcune opere in latino, di poesia o di
erudizione, come il "Bucolicum carmen", il "De casibus
virorum illustrium", il "De claris mulieribus" ed il
trattato "De genealogiie deorum gentilium". In onore di Dante
scrisse in volgare il "Trattatello in laude di Dante" e il
"Comento" ai primi 17 canti dell' "Inferno".