Diviso in ventiquattro capitoli - intitolati con citazioni tratte da opere varie
-, a cui seguono un «Capitolo primo» e una «Nota» dell'autore, il romanzo prende
spunto dall'Inchiesta parlamentare sulle condizioni sociali ed economiche della
Sicilia (1875-1876).
Le vicende, ambientate nell'immaginario paese siciliano di Vigàta, si snodano
attraverso un fitto dialogare in una lingua comica, realistica, mimetica: dal
misto italo-tedesco dell'ingegnere minerario Fridolin Hoffer al siciliano di
molti personaggi (ora nel registro popolare, ora in uno più aulico), dal toscano
del prefetto Bortuzzi al romano del mazziniano Nando Traquandi, al piemontese
del colonnello Aymone Vidusso. La vivacità e la velocità delle battute che si
intrecciano restituiscono appieno il ritmo vorticoso di delitti, rivolte e
cospirazioni realmente avvenuti in seguito alla stravagante decisione del
Prefetto Eugenio Bortuzzi di inaugurare il nuovo teatro di Caltanissetta con un
'opera lirica sconosciuta. La sera del 10 dicembre 1874, il nuovo teatro «Re
d'Italia» viene infatti inaugurato con Il birraio di Preston del napoletano
Luigi Ricci. La decisione, ostacolata dai vigatesi, viene imposta, e il
Prefetto, con l'aiuto del potente Emanuele Ferraguto (don Memè) mette a tacere,
con la forza e le minacce, le proteste dei dissidenti, come il falegname Amabili
Adornato (don Ciccio) che viene accusato di furto e messo in prigione.
Alla serata inaugurale, il Prefetto ordina d non far uscire dalla sala nessuno
fino alla fine della rappresentazione, e affida a un gruppo di militi a cavallo,
e al Delegato dell'ordine pubblico Sebastiano Puglisi, il controllo della
situazione. La serata si rivela un totale insuccesso. I vigatesi non apprezzano
lo spettacolo, fischiano parlano ad alta voce, dialogano tra loro commentando
scene, personaggi, cantanti. All'improvviso una stecca della cantante risveglia
una guardia appisolata che si lascia sfuggire il moschetto da cui parte un colpo
che scatena una vera e propria rivoluzione: gli spettatori, spaventati, cercano
di uscire dal teatro, ma vengono respinti dai militi. Si organizza allora una
resistenza armata, dalla quale il Prefetto e la moglie riescono a uscire
miracolosamente illesi, nonostante i numerosi feriti. Due ore dopo la fine dei
disordini, il teatro va a fuoco. A incendiarlo sono un rivoluzionario romano, il
mazziniano Nando Traquandi e il vigatese Decu Garzia. Nella notte il fuoco viene
domato da una piccola squadra di vigatesi coordinata da Fridolin Hoffer con una
macchina di sua invenzione. Le fiamme, tuttavia, arrivano a lambire anche una
casa vicina e mietono due vittime, Concetta Rigaccio vedova Lo Russo e Gaspàno,
che vengono trovati insieme nel letto; mentre un altro cadavere, quello del
dottor Gammacurta, viene scoperto in una attigua montagna di sale: il dottore,
infatti, tentando di fuggire durante lo scompiglio, era stato scambiato per un
ladro e colpito da un milite. II Delegato Puglisi e un perito delle
assicurazioni, incaricati di individuare i responsabili dell'incendio, scoprono
la natura dolosa del fatto. Da un dialogo tra il Prefetto e sua moglie si
apprende che il funzionario aveva voluto organizzare a tutti costi
l'allestimento del Birraio come un omaggio alla consorte, che aveva conosciuto a
Firenze proprio durante la rappresentazione di quell'opera (anche se poi si
scopre che l'opera in questione, in realtà, era La Clementina di Boccherini). In
seguito alla morte di alcuni personaggi, tra cui Nando Traquando e Decu Garzia,
in paese torna infine la tranquillità. Nel conclusivo «Capitolo primo» tutta la
vicenda è riassunta da Gerd Hoffer - il figlio dell'ingegnere minerario Fridolin
-, che per primo si era accorto dell'incendio e che si lascia andare alla
rievocazione di quell'esperienza.
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