Uscì a puntate sulla «Nuova Antologia», dall'agosto al dicembre del 1900.
Il racconto, articolato in dieci capitoli, ha inizio quando Elias Portolu,
figlio dei pastori Annedda e Berte, torna a casa dopo aver trascorso alcuni anni
in un carcere del continente. Rivede così i suoi fratelli Mattia e Pietro e
viene a sapere che quest'ultimo è prossimo al matrimonio con Maria Maddalena
Scada. Ritornare alla vita di un tempo è difficile per Elias, che la reclusione
ha reso ancora più fragile di quanto già non lo fosse da ragazzo. Adesso, a
ventitré anni, si accorge dell'abisso che lo separa dal padre e dai fratelli:
«Ma come dormono bene, essi! Si sono ubriacati, ma domani non sentiranno più
nulla. Anch'io mi sono un po' ubriacato, ma ne sentirò la traccia. Come sono
debole! Non sono più un uomo, io: non sarò più buono a nulla». Queste parole che
Elias ripete a se stesso, durante la prima notte trascorsa in casa, risuonano
come una condanna. E infatti, durante la festa di San Francesco che si celebra
in un santuario arroccato sulle montagne, Elias vede per la prima volta la
futura moglie del fratello: «Elias solo taceva. Seduto su una delle molte selle
sparse per la cumbissia, egli centellinava il vino, abbassando e sollevando di
tanto in tanto la testa. E ogni volta che sollevava gli occhi incontrava gli
occhi ridenti di Maddalena, sedutagli di fronte, a poca distanza, e quegli occhi
obliqui ardenti gli penetravano nell'anima». L'amore che esplode improvviso per
lei è ricambiato e non può che essere foriero di disgrazie. Allora Elias
progetta di farsi prete per sfuggire alla tentazione e intanto, anche per
rispondere alle pressanti sollecitazioni del padre a riprendere il lavoro,
decide di andare a vivere nella tanca di famiglia. Qui spera anche di incontrare
zio Martinu Monne, detto «il padre della selva», guardiano del bosco che si
distende oltre il muro che circonda i possedimenti dei Portolu. Elias vorrebbe
confidare al vecchio il suo amaro segreto che, per il momento, conosce solo
prete Porcheddu. Se costui gli ha consigliato di resistere al sentimento, zio
Martinu, invece, si raccomanda perché egli parli chiaramente al fratello e salvi
Maddalena da un matrimonio senza amore «Non senti tu in questo una forza
superiore all'uomo, che gli addita la sua via? Non è la mano di Dio? Pensaci
bene, Elias Portolu».
Ma Elias non è abbastanza forte: arriva il giorno delle nozze ed egli non ha
parlato al fratello. Poco dopo il matrimonio, Pietro, rozzo e ubriacone, tratta
male la moglie: l'amore per la donna, accompagnato da un sentimento di
protezione, cresce così, nel giovane, fino a farlo capitolare. E infatti,
durante il carnevale, quando Pietro si è recato da solo ad una festa, Elias e
Maddalena cedono alla passione.
In preda al rimorso, Elias si confida di nuovo con zio Martinu che gli consiglia
di recarsi da prete Porcheddu; dopo avergli confessato la sua colpa deciderà di
farsi prete. Ma questa volta sarà Maddalena a non resistere alla lontananza e a
raggiungere l'amante nella tanca. Così, per un periodo Elias abbandona
nuovamente il proposito di diventare sacerdote e rivede la donna, fino a quando
ella gli confida di aspettare un figlio da lui. L'impossibilità di starle
vicino, il rimorso che continua ad attanagliarlo e le insistenze di prete
Porcheddu convincono, infine, Elias a entrare in seminario, e anche la futura
madre di suo figlio ne è contenta, perché se «Elias era perduto per lei», però
«altra donna non l'avrebbe avuto».
Trascorsi due anni, Pietro si ammala e muore e si riaffaccia nel cuore di
Maddalena e di Elias, ancora seminarista, il desiderio di sposarsi e
soprattutto, per lui, di stare finalmente accanto al figlio. Ma il timore delle
chiacchiere della gente lo ferma ancora una volta. Quando si reca a casa per
comunicare che sta per prendere i primi voti, si accorge che un ricco
proprietario, Jacu Farre, fa la corte a Maddalena e si mostra amico del
figlioletto. Ciò procura un grande dolore a Elias che si dibatte nell'ansia di
non poter mai vivere pienamente la sua condizione di padre.
Ma il bambino si ammala gravemente: soltanto quando si chinerà sul letto di
morte del figlio, Elias riuscirà a trovare la pace, pagata la colpa attraverso
il sacrificio del piccolo che nessuno potrà più togliergli.
Dopo numerosi racconti e romanzi ancora fortemente influenzati dai suoi modelli
culturali (Balzac, D'Annunzio, Fogazzaro, Hugo e i romanzieri russi), la
scrittrice (premio Nobel nel 1926), elabora in Elias Portolu il tema regionale e
quello sentimentale, proiettandoli in una dimensione mitica. Secondo Eurialo De
Michelis la passione di Elias è paragonabile a quella di Aligi, protagonista
della Figlia di Iorio dannunziana, per la natura lirica e il carattere simbolico
della prosa.
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