Luigi
De Bellis

 


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Alfonso Gatto



ISOLA: Raccolta di poesie e prose liriche


Il libro, composto tra il 1929 e il 1932, venne pubblicato con una dedica a Carlo Muscetta. Una successiva edizione è inclusa in Poesie, 1939. Rivisti, i versi di Isola verranno nuovamente pubblicati nel 1941, nella seconda e definitiva edizione delle Poesie, dove si legge la seguente dedica: «A mio padre morto, a mia / madre raccolta nella sua ombra, / queste Poesie si dedicano ancora / a ricordarli felici». La stessa edizione è stata ristampata nel 1961.
La raccolta (cinquantuno componimenti con prose liriche che si alternano alle poesie) è un continuo e variegato percorso all'interno di immagini che sorgono all'improvviso dalla quotidianità. Il titolo allude al fatto che la poesia è considerata sì un'«isola» felice, in cui è possibile godere nel modo più intimo e vitale della «gioia» d'esistere, ma anche che essa, inevitabilmente, «isola» il poeta. I versi con cui il libro si apre e si chiude esplicitano questa duplicità: «Universo che mi spazia e m'isola, poesia» (Poesia); «esala bianca l'isola / la brezza del mio cielo» (Isola). La peculiarità di queste liriche sta nello stupore quasi infantile con cui il poeta si confronta con i fenomeni elementari della vita: «Passerà l'alba in un sogno / al freddo freddo d'ogni casa / al solitario azzurro del mare. / È nudo il mondo un'altra volta» (Alba). Il paesaggio poetico è in gran parte quello della Campania, soprattutto quello di Napoli: «Abitiamo in una sola piazza, tutti: la notte si parla / a stanza aperta dai letti. E la città lavata dal cielo / la riceviamo nel petto, tra le braccia, come un'amante / fresca. / Napoli ci bacia» (Amici).
Il variare delle ore del giorno, il mare, i ricordi, la città, i viaggi, il senso ignoto della morte, che ritornano e si compongono in un alternarsi ciclico, sono legati da una percezione fervidamente immaginativa e dal tema del «silenzio», parola che di volta in volta racchiude il senso profondo dei versi. E' all'inafferrabilità del silenzio che possono essere ricondotti i significati ultimi che Gatto riconosce alla poesia: «E resta, in divieto, una ferma eternità, fronte di / silenzio» (Fronte). Da questo assorto atteggiamento creativo egli assorbe i motivi essenziali della sua ricerca, intenta ad appropriarsi di parole considerate assolute, magiche, allusive, capaci di compiere una sintesi tra poesia e vita. Gatto riesce infatti ad associare, in una non facile coesistenza, l'astratto rigore di motivi esistenziali con un temperamento poetico naturalmente melodico, dotato di uno spiccato senso del colore e di una robusta vitalità mediterranea, che tende a esprimersi con immediatezza e spontaneità solari: «Gloriosa barbarie / avventura / del mattino terreno» (Gioia).
Isola rappresenta il primissimo momento poetico di Gatto, in cui l'autore salernitano, non dimentico della lezione pascoliana e, nello stesso tempo, conservando sempre una nota di profonda originalità, si lega alle tematiche e ai modi dell'ermetismo: «In silenzio si gonfia beato / l'uomo nel sonno, / angelo in volo / alle finestre aperte. / E la città si gloria / al canto dei portoni / spalancati nel vento del mare» (Cielo).
La lingua sembra nascere dall'urgenza di fondere i contenuti sentimentali con una particolare retorica di sguardo e memoria, per cui questi versi si avvicinano a quelli di matrice ungarettiana o, sposando i toni vociani più esasperati, a quelli del simbolismo rimbaudiano. L'impasto di retorica, maniera e immediatezza naturale, che caratterizza lo stile, non è mai giustapposto o costruito in termini puramente tecnici, bensì si risolve felicemente in effetto musicale. I modi della versificazione sono inclini a una forma di espressione, moderna ed energica, che si vena di un impercettibile surrealismo: «Non vedo oltre le mie braccia artigliate / dall'istinto: risento con terrore / la gioia di cadere, abbandonate // le membra nel vuoto facile e teso. / Mi raccolgo, non grido: la voce / mi ridarebbe il senso del mio peso» (Il gioco).

 

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