La storia si articola in trenta capitoli numerati e titolati. Un uomo, di cui
l'autore nel corso della narrazione non dice mai il nome, scompare
improvvisamente: la prima a scoprirlo è Ada, la sua amante che lo attendeva,
come ogni giovedì, a casa sua. Preoccupata, telefona al fratello dello
scomparso, Mario, critico cinematografico sposato da molti anni, ma in palese
crisi esistenziale e coniugale. Mario decide di recarsi dalla moglie del
fratello, Giulia, che quella sera ha una lettura di poesia al Teatro Eden.
Giulia «a quarant'anni aveva raggiunto una età "decisiva". Evitava di chiarire
la definizione, ma gli altri non avevano difficoltà a crederle. Non facciamo che
passare da un'età decisiva a un'altra, finché un attimo decide, questa volta
definitivamente, di tutto, Ma nel frattempo, abbiamo continuato a prendere
decisioni». Giulia ha rinunciato alle proprie ambizioni letterarie per dedicarsi
al marito, ma ha sempre covato un mal celato senso di frustrazione. A quarant'anni
ha ripreso a scrivere poesie, il sogno della sua adolescenza, e dopo mille
titubanze ha deciso di affrontare il pubblico nei teatri, nelle sale di
conferenze, nei caffè e nei circoli. Anche lei non sa niente del marito e
consiglia a Mario di telefonare al suo socio in affari, Luca Colleoni.
Mario, insieme con Ada, incontra, a una lezione di ginnastica Za-Zen, Colleoni,
il quale li informa che il collega si doveva recare nel pomeriggio dal potente
finanziere Terragni «per una lezione di psicologia della domanda». Quella sera
il finanziere dà una festa a cui i tre decidono di recarsi per cercare lo
scomparso uomo d'affari: anche Terragni conferma di non averlo visto, che è
mancato all'appuntamento con lui, ma suggerisce di non allarmarsi e di aspettare
fino al giorno successivo.
L'attesa del giorno successivo significa per ciascuno dei personaggi qualcosa di
diverso. Terragni, poiché il sonno non arriva, va a cercare sul dizionario il
significato della parola «arrivare»: «L'origine delle parole lo affascinava,
soprattutto il mistero delle radici, legate ai primi passi dell'uomo, così
lontani, ma anche vicini. Il rammarico per il tempo che non vi aveva dedicato
era mitigato dal presentimento che non sarebbe mai stato sufficiente». Mario
accende il televisore passando da un canale all'altro, senza guardare realmente
nulla; si ricorda, però, una conversazione recente con il fratello, durante la
quale egli gli aveva confidato il desiderio di lasciare tutto: «Forse era stanco
di definire insensata - come fanno quasi tutti, solo per poterla accettare - la
propria vita e si era preso improvvisamente una vacanza insensata». Giulia,
semplicemente, rinuncia a pensare, perché ormai il rapporto con il marito è per
lei «il vuoto». Ada, invece, telefona: al pronto soccorso, agli ospedali, alla
polizia e poi a un'amica che cerca di rassicurarla.
Il giorno successivo Mario e Ada scoprono che l'uomo si era recato in banca e
che aveva aperto la sua cassetta di sicurezza; dopo si era incontrato con il
nipote Andrea.
Andrea, figlio di Mario, ha vissuto un'infanzia e un'adolescenza infelici a
causa del rapporto difficile tra i genitori, sempre pronti a sbranarsi a vicenda
e a coinvolgerlo nelle loro liti: «Nell'età che viene chiamata evolutiva - come
se qualcuna non lo fosse - aveva sognato la fuga: dapprima in uno di quei luoghi
da cui si sogna di fuggire, un collegio, un convento, una caserma, poi
un'università lontana, poi in un'altra nazione o in un altro continente».
Infine, ha incontrato una ragazza, si è innamorato ed è rimasto. L'affettuoso
quanto discreto rapporto tra zio e nipote era l'unica, autentica relazione della
vita di un uomo che ha scelto di sparire. Dopo tre mesi di ricerche della
polizia e di un investigatore privato assoldato da Terragni e Colleoni (insieme
con i quali lo scomparso aveva fondato una società finanziaria ai limiti della
legalità), si scopre che è fuggito in Sudafrica. Il dottor Zeri, direttore della
banca dove l'uomo teneva la sua cassetta di sicurezza, convoca una mattina di
settembre Andrea: esiste un mandato dello zio che ne autorizza l'apertura tre
mesi dopo la sua scomparsa. Ad Andrea lo zio lascia una grossa somma di denaro
perché possa finalmente rendersi indipendente dai genitori. «Quando uscì dalla
banca e camminò nel viale sotto la luce delle foglie, Andrea provò una felicità
dolorosa. Rivide suo zio che gli diceva una sera, proprio nello stesso viale:
"Tu hai bisogno di spazio". E aveva sorriso senza dire niente altro. Camminava
tra le piante. Non sapeva se l'avrebbe mai rivisto, ma non era la cosa più
importante. La cosa più importante era quella luce, quelle lacrime: la sua
presenza lontana, in quella mattina di settembre, solo, con gli altri, in un
viale».
La critica ha individuato nel romanzo livelli diversi di lettura, ma l'elemento
costante è la funzione del linguaggio che nasconde il mancato rapporto dei
personaggi con la realtà della vita. Lo scrittore, tuttavia, nel rapporto tra
zio e nipote, allude a una possibilità - sebbene fragile - di comunicazione, che
nemmeno la scomparsa del protagonista riesce a spezzare definitivamente. Nel
1989 il romanzo ha ottenuto il premio Strega.
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