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Edoardo Sanguineti



LABORINTUS: Raccolta di poesie


La raccolta, pensata e organizzata come un poemetto dalla struttura aperta e circolare, è costruita su un complesso impianto narrativo articolato in ventisette componimenti senza titolo e numerati progressivamente. I singoli brani, interrelati fra loro e accomunati da medesime caratteristiche tecniche e tematiche, sono "sezioni" di un complesso poema labirintico, cui allude il titolo stesso dell'opera, ricavato dall'omonimo trattato latino di arte poetica di Everardus Alemannus (sec. XIII). Documento del conflitto lacerante tra coscienza e realtà, è tutto giocato sull'antinomia tra «complicazione», connessa al caos esistenziale e sociale, e «ricomposizione», intesa come necessaria istanza del pensiero («ordine come limitazione come negazione ordine come semplificazione» ). La rappresentazione di questo dissidio interiore, di questa «sicura malsicura / contraddizione», viene espressa nei termini di un intreccio strutturale tra filologia e psicoanalisi, riconducibile ai rapporti tra psicologia e alchimia indagati da Cari Gustav Jung. I simboli alchemici, che ricorrono come tema dominante per tutto il testo, vengono restituiti dall'autore nel circolo di una ricognizione della storia e della società attuali: «io voglio conoscere / ho formulato molte ipotesi per vivere» (5).
La ricerca delle filosofali «pietre disperate» e la trasmutazione della materia, la «tragedia teologica metamorfica», divengono così le formule alchemiche del «dibattimento» ideologico, immagine della trasformazione della società e della natura umana.

Il labirintico e contraddittorio «disordine» della società neocapitalistica viene attraversato fin nei recessi più oscuri, come in una discesa agli Inferi: «complicazione / come descendant in Infernum viventes» (6). In un delirio onirico e visionario, di impostazione psicoanalitica, il poeta, come un alchimista, spinge la sua ricerca regredendo verso le origini liquide del mondo, in «materne acque mature».
Alla situazione d'esordio del poema, annunciata nel primo verso («composte terre in strutturali complessioni sono Palus Putredinis», 1) e ripresa, in modo circolare e conclusivo, nella lirica numero 26 («livida Palus / livida nascitur bene strutturata Palus» ), si riferiscono le allusioni a una situazione di «naufragio mentale», a una regressione verso il fondo oscuro della storia: «(palus) oh revertimini / e discendo in origine nell'ombra mecum / Vallis mea / degli archetipi» (24).
La palude, allegoria della «meravigliosa melma» primigenia diventa l'archetipo della «lividissima mater», Ellie, che rappresenta il termine di riferimento iniziale di questa discesa agli Inferi: «vulva essenze radicali / est porta Inferni». L'immagine della donna rappresentato dal personaggio di Ellie, ricca di impiicazioni cosmologiche e antropologiche, è simbolo dell'«unità mistica» e del desiderio di abolire gli opposti: essa è il mondo (Ellie concetto di concetto / mnemonico totius orbis thensaurus», 12), è il corpo nella sua fantastica anatomia («Ellie tenue corpo di peccaminose escrescenze / che possiamo roteare / e rivolgere e odorare e adorare nel tempo», 1) e l'amore («tu sei l'amore nell'amore senza soluzione Ellie sei l'amore tutto l'amore», 6).

Di fronte a Ellie si colloca, in una situazione di ininterrotto e ossessivo monologo, l'io lirico, moltiplicato e differenziato («io sono io sono una moltitudine»). Espressione di questa travagliata scissione sono i due personaggi di Laszo Varga, incarnazione del sole e figura dell'alchimista, e di Ruben, suo «repertorio ontologico» e alchemico Filius Hermaphroditus.
Il tema della «coniunctio» erotico-mistica tra Hlie c Laszo, posta nei termini di una «storia di un amore / dottrinale», cui partecipa Ruben come intermediario intellettuale, offre la cornice della speculazione poetica e metodologica. Il Laborintus è, infatti, il novum organum dell'alchimista-poeta, le cui «fatiche chimiche» tendono a un «flessibile amalgama di due punti di coscienza» (10). Ma il proposito di dare un'unità agli opposti è destinato a fallire: la morte alchimistica di Ellie «dentro un cerchio di nulla» simboleggia la fine del «sogno» utopistico di risolvere le contraddizioni storiche. Di fronte a questo disperato nichilismo, l'unica soluzione sembra essere la rivolta anarchica: «finalmente anarchia come complicazione radicale».
Il tema "laborintico" è soprattutto una riflessione sul lavoro del poeta («Laborintus / grani laborem / habens intus»): è un documento di riflessione metaletteraria, un «dialogo tecnico» sulla poesia considerata come «linguaggio che partorisce».

Primo libro dell'autore ed espressione esemplare della neoavanguardia - apparso in forte anticipo su quanto verrà poi teorizzato all'inizio degli anni Sessanta dai componenti del Gruppo 63 -, Laborintus segna una netta svolta negli orizzonti della lirica italiana. Nata sotto il segno di una riflessione teorica e metodologica che ha legami con il marxismo critico e con la psicoanalisi, la poesia di Sanguineti offre un esempio di scrittura "informale", progettata su una tecnica di «automatismo Procurato» (Franco Fortini), che mira a riprodurre a livello linguistico-sintattico i meccanismi dello stato psichico. Nel discorso sanguinetiano, come in una «faustiana discesa all'inferno che ha tutto l'aspetto di un supremo divertimento» (Alfredo Giuliani), rifluiscono una congerie di materiali eterogenei e una mescolanza di registri stilistici, con effetti spesso grotteschi e dissacranti. Ne consegue una tecnica sincronizzata di dialogo e monologo, realizzata attraverso allitterazioni, echi di rime e giochi linguistici, associazioni foniche, accumuli lessicali. Due aspetti sono di assoluto rilievo: la scrittura (la lettera, il segno, il numero), come forma significante, e l'inserzione di stralci in altre lingue (francese, inglese, tedesco, greco, ma soprattutto latino), in funzione di straniamento. L'autore sperimenta un innovativo verso di inusuale ampiezza, senza segni interpuntivi, ma internamente franto in parentesi, esclamazioni, spezzature interne.

 

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