Esperienze e contatti
A cura dei membri della Tavola Rotonda di MENHIR
Incontro con THE LILTING HADDOCK
The Lilting Haddock
Lecce, 18 gennaio 2001.
Dublino fa rima
con Torino ma, relativamente all'aspetto artistico, le produzioni sono
profondamente diverse. E non solo per ciò che concerne la qualità
di queste (ovvie, dato che l'Irlanda è realtà culturale diversa
dall'Italia) ma anche in rapporto alla quantità. Non disponiamo
di statistiche ma l'informazione è facilmente documentabile
e riscontrabile, tramite, ad esempio, l'evidenza di un mercato
costantemente caratterizzato dalla sempre "verde"
ispirazione celtica. E' come se fossimo a rischio di
un'invasione senza i caratteri e la volontà della colonizzazione.
Cultura viva e trascinante che ti fa respirare la purezza e
la fatica a voler rimanere tale. Speculazione? Voglia di
parventizzarsi con "conoscenze" diverse per elevarsi a
precursori di mode nuove? No, assolutamente no. Ed un assaggio lo
potrete avere i prossimi 15 febbraio e 15 marzo; vi invitiamo ad
assistere, presso il James Joyce Irish pub di Lecce, ad un
incontro straordinariamente emozionante: il Celtic
Day. Perché
ne siamo così sicuri? Vi rispondiamo raccontandovi (ma
anche Loro si racconteranno rispondendo a delle nostre domande)
il terremoto provocato da un flusso di emozioni che ha portato
Massimo Fava (flautista dei Lilting
Haddock) a dire:
"Vorremmo portarvi con noi come nostro pubblico".
Ma la "responsabilità" non è del pubblico.
Certo, e non avevamo necessità di ulteriori conferme, gli
spettatori leccesi sono stati caldi sostenitori (come nei
precedenti appuntamenti) di uno spettacolo che ha sfoggiato il
meglio delle tradizionali musiche celtiche; ma noi abbiamo solo
risposto con totale inconsapevolezza alla ipnosi di artisti
magici che hanno confermato, con il loro talento, che quel 18 gennaio sarebbe
rimasto in noi come qualcosa di sconvolgente. Avevano un'evidente
sicurezza (dettata forse dall'esperienza), un atteggiamento verso
il pubblico che esprimeva voglia di comunicazione non solo di
semplice divertentismo musicale ma anche di conoscenze
intime di una passione da voler, magari solo per pochi
attimi, condividere per diventare un tutt'uno con il
pubblico. Danze, accompagnamenti ritmati con battiti di mani
e piedi, coinvolgimento mai confusionale del folkloristico
partecipare della gente con le trasportanti melodie di note
che si facevano ascoltare quasi fossero necessità terapeutiche.
Semplicemente immensi, anche nella umiltà. A fine
spettacolo Gli abbiamo chiesto s'era possibile acquistare dei
loro lavori discografici, e la risposta è stata: "Non
abbiamo prodotto nulla, vogliamo crescere ancora prima di
cimentarci in un lavoro discografico". Anche in quella
risposta abbiamo letto vero amore per l'"Arte",
sentendoci ancora più fortunati nell'esser stati lì quella sera
a partecipare ad uno spettacolo regalatoci in cambio di un
applauso e di un grazie sincero a conferma della
soddisfazione che loro ricercano: il dare e comunicare con emozioni
non superficiali e inutili. Grazie per la poesia che ci avete
aiutato a vivere, quella poesia che fa rima con The Lilting Haddock.
M.R.
"CELTICA" vol.4
THE LILTING HADDOCK si formano nel 1992 intorno ad Enzo Palombella, già membro fondatore del primo gruppo di musica scozzese ed irlandese formatesi a Torino alla metà degli anni '70. Il repertorio del gruppo si basa principalmente sulla musica tradizionale della Scozia e delle contee dell'Irlanda facenti parte della regione dell'Ulster e abbraccia quelle espressioni musicali strettamente correlati a quei paesi, ossia le Isole Shetland e l'isola canadese di Cape Breton, area di antica e massiccia colonizzazione scozzese dove, ancor oggi, sopravvivono musiche, danze e tradizioni della madre patria, mondate da quelle influenze che, a partire dal XVIII secolo, hanno ibridato e mutato la musica tradizionale in Scozia. I Lilting Haddock, attraverso una meticolosa ricerca tecnica sui modelli musicali originali e grazie ad un vasto repertorio in continua crescita, intendono proporre atmosfere e sonorità aderenti alla tradizione musicale di quei paesi; la tradizione sentita come mezzo esclusivo per comprendere l'essenza intima della musica e lo spirito dei popoli ai quali essa appartiene. Un esempio della loro notevole esperienza musicale è presente nel volume 4 della compilation "CELTICA" dell'omonima rivista apparsa qualche tempo fa in edicola. Il CD ospita due tracks del gruppo dai seguenti titoli "Double Jigs: Banks of Lough Gowna/Bill Collins/The old favourite", "Double Jigs: Humours of Glendart/Miller's Maggot", brani tradizionali entrambi riarrangiati dagli stessi Lilting Haddock. Il gruppo ha in effetti grande attenzione per le evoluzioni tecniche e stilistiche che hanno permesso alla musica tradizionale di Scozia ed Irlanda di sopravvivere e di evolversi grazie ad una innata predisposizione all'apertura, al contagio ed alla capacità di accogliere e far proprie tecniche e strumenti originari di altri luoghi. I Lilting Haddock hanno partecipato a diverse manifestazioni e tenuto concerti in Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana e Puglia, ospitando in diverse occasioni amici musicisti provenienti dalla Scozia. Il gruppo ha inaugurato, per conto della Guinness Italia, numerosi pubs in Piemonte e Valle d'Aosta, ha preso parte a due edizioni della manifestazione "Irlanda in Festa", in concomitanza con la celebrazione del Santo Patrono d'Irlanda, San Patrizio. Il gruppo ha forma stabile di trio; la base ritmica è affidata alla chitarra, a volte affiancata ad un bouzouki, mentre le parti melodiche sono eseguite dal violino e dal flauto barocco in legno, strumento assai diffuso in Scozia ed Irlanda a partire dal XVIII secolo. I Lilting Haddock sono: Guido Cereia, voce e chitarra; Massimo Fava, flauto traverso e tin whistles; Enzo Palombella, violino e bouzouki.
Intervista a THE LILTING HADDOCK
"La letteratura irlandese e quella scozzese stanno vivendo un vero e proprio rinascimento; vi è una grande messe di ottimi autori che hanno ancora il gusto per la narrazione e conoscono il valore della parola." |
1) All'inizio
dello spettacolo, presentandoVi al pubblico, avete spiegato il
perché del Vostro nome e il suo significato nella cultura
celtica. Volete ritornarci sopra, per coloro che non sono
stati presenti lo scorso 18 gennaio al JAMES JOYCE Irish pub
di Lecce?
-
Il
nostro nome non ha nulla a che vedere con la cultura celtica;
tradotto significa pressapoco "il merluzzo che fa trallallà"
poiché non esiste un corrispondente italiano al verbo inglese TO
LILT. Questo è il verbo inglese che indica
i vocalizzi fatti ad imitazione degli strumenti musicali,
principalmente la cornamusa. Questo modo di vocalizzare era molto diffuso
nelle comunità gaeliche in Scozia ed Irlanda, ed era dovuto in
parte alle leggi che proibivano l'uso di strumenti musicali che
avessero una spiccata identità gaelica, ed in parte all'assenza
di musicisti, per lo più uomini, nelle comunità di cui si è
detto; pertanto le danze continuavano a tenersi grazie ai brani
che venivano "liltati", principalmente dalle donne. Ci
sono altre spiegazioni che si affiancano alle due principali già
esposte, ma ci vorrebbe molto tempo ad elencarle tutte. Col senno
del poi, potremmo dire che, quando abbiamo cominciato a suonare,
la nostra musica godeva di poco credito perché l'Irlanda non era
così di moda come sarebbe poi diventata qualche anno più tardi;
perciò ci sentivamo come un merluzzo, pesce nordico comunissimo
e poco costoso ed anche puzzolente. Lilting davanti al merluzzo
stava un po' a significare la nostra testardaggine nel voler
continuare a suonare, quasi assurda quanto la pretesa di un
merluzzo di voler cantare. Noi, poi, teniamo molto allo humour,
ed il nostro nome così ridicolo contrasta con la pomposità di
tutti quei bei nomi gaelici pieni di riferimenti alle fate ed ai
folletti o alle leggende gaeliche, per lo più sconosciute alla
maggior parte dei nostrani celtofili.
2)
Prima
dell'esecuzione di ogni brano, questo veniva presentato
dimostrandoci che non solo la musica ma tutta la cultura celtica
è da Voi amata. Com'è nato quest'amore? E' la conseguenza di un
lavoro obbligato considerando la musica che Voi suonate,
oppure c'è dell'altro?
-
Non
è la conseguenza, o per lo meno non è solo la conseguenza. Ci
sono persone che possono suonare più o meno correttamente la
musica irlandese e scozzese senza sentire il più pallido
desiderio di leggere alcunché, forse neppure il giornale. Non mi
sento in questo di parlare a nome del gruppo ma, personalmente,
mi interessano l'arte e la letteratura e, suonando una musica
tradizionale che è il prodotto, come tutte le musiche di matrice
tradizionale, di vicende storiche, sociali ed esistenziali, sento
la necessità di approfondire tutti quegli argomenti che in
qualche modo hanno generato anche la musica. Oltretutto la
letteratura irlandese e quella scozzese stanno vivendo un vero e
proprio rinascimento; vi è una grande messe di ottimi autori che
hanno ancora il gusto per la narrazione e conoscono il valore
della parola; raccontano di cose contemporanee e cercano di
liberarsi da tutti quei clichè che hanno reso tanto simpatica
l'Irlanda ai turisti in cerca di verde, fate e folletti, birra
scura, ballate, storie di guerre fratricide ed una spruzzata di
misticismo. Personalmente mi sono innamorato della Scozia e
dell'Irlanda quand'ero molto piccolo e mio padre mi portava al
cinema a vedere i western di John Ford, pieni di attori irlandesi
molto simpatici. Poi Rob Roy, sempre al cinema, non l'ultimo
remake, ma quello degli anni '50 con Richard Todd, ha aumentato
il mio interesse; infine scoprire che il mio eroe americano, Davy
Crockett, era di origine scozzese mi ha sciolto definitivamente.
E poi Stevenson, che diamine!
3)
Cosa
è più difficile comprendere e amare della cultura celtica
per noi "ignoranti" di questa? La scarsa conoscenza di
questa cultura è dovuta al generale bigottismo provinciale in
cui viviamo che inevitabilmente ci chiude all'"altro",
oppure alla non conoscenza e disabitudine ad avvicinarci
all'ascolto delle nostre musiche popolari?
-
Ho
parzialmente risposto nelle domande precedenti ma se devo
aggiungere, o forse ripetere un concetto, è che io non credo che
esista una cultura celtica, come non credo che esista una cultura
mediterranea: queste sono solo etichette che possono far comodo
per definire ambiti piuttosto vasti. Musicalmente, per esempio,
non vedo grandi similitudini tra la musica bretone e quelle di
Scozia ed Irlanda, mi sembra che la musica asturiana e quella
galiziana siano messe un po' forzosamente nel calderone delle
musiche celtiche: ci sono più affinità fra le tradizioni
musicali asturiano-galiziane e quelle del nostro Piemonte,
piuttosto che con le tradizioni scoto-irlandesi. E i Gallesi dove
li collochiamo? Perché poi uno scelga di suonare musica scozzese
ed irlandese piuttosto che la musica tradizionale della propria
area, le ragioni sono diverse: prima e principale, il gusto. Io
sono figlio del rock, questa è la musica popolare del mio tempo
e c'è, nel rock, più Scozia ed Irlanda di quanto si immagini,
fin dalle radici. Non dimentichiamo che i signori Lennon,
McCartney ed Harrison venivano da famiglie di origine irlandese.
Detto questo, per me è più naturale fare quel tipo di musica
che non il folk della mia regione.
4)
All'inizio
del concerto avete voluto precisare cosa è da intendersi
musica celtica e cosa no, le sue diverse rappresentazioni e
origini. Confusione, in questo caso più che mai, fa rima con
disinformazione. Secondo Voi, cosa c'è da fare affinché il
pubblico si "liberi" dalle false (in quanto motivate
dal guadagno) conoscenze che un certo mercato discografico impone?
-
Anche
qui molto è stato anticipato nella domanda precedente. La
musica che si suona in Irlanda ed in Scozia non ha più di 300
anni e molte forme di danza arrivano dal continente e
vengono poi rielaborate in loco. Gli strumenti musicali,
analogamente alle danze, vengono introdotti negli ultimi secoli e
soppiantano quegli strumenti che già erano presenti. Si sa molto
poco della musica e degli strumenti prima del XVII/XVIII
sec.; certamente esistevano le arpe, di varie misure, perché
erano gli strumenti dei bardi, così come esistevano le cornamuse
ma non come quelle che noi conosciamo. Ora l'equivoco, in buona o
mala fede, è quello di vedere questi strumenti come tipici delle
società gaeliche e questo non è assolutamente vero: basti
pensare agli aedi e rapsodi dell'antica Grecia che
recitavano versi accompagnati dalla cetra o da strumenti simili
alle arpe; le cornamuse poi sono lo strumento a fiato più
diffuso nell'antichità; in Europa il paese più ricco di
cornamuse è la Francia, ma neppure l'Italia scherza. Se la
cornamusa è lo strumento dei celti dobbiamo forse concludere che
i calabresi, i molisani e gli abruzzesi, per il solo fatto di
suonare la cornamusa nelle loro musiche tradizionali, sono di
origine celtica? Forse, come del resto una cospicua fetta di
europei potrebbe avere sangue celtico: i celti sono stati
dappertutto e sono diventati famosi col nome che hanno dato
loro i Greci. Il mercato discografico fa il suo lavoro e lo fa
con tutta la musica, non solo con quella celtica: se domani
dovesse cominciare a tirare la pizzica del Salento, sono sicuro
che qualcuno s'inventerebbe una "musica Messapica" ed
immediatamente avremmo torme di fanatici pronti a giurare che gli
antichi Messapi si erano spinti fino a Pizzighettone e forse
anche più a nord; nascerebbero riviste sui riti e le antiche
pratiche mediche dei messapi e forse nascerebbe anche qualche
rivista patinata magari intitolata "MESSAPIKA"
con cd allegato, forte di una compilation di musica messapica e
si scoprirebbe, magari, che i reels sono la variante irlandese di
una danza portata nell'isola da colonizzatori messapici. E così
via.
5)
Che
cosa credete possa trasmetterci o insegnare oggi tutta
la cultura "celtica"?
-
Niente
di più e niente di meno di quello che possono trasmetterci altre
culture. Dipende molto dall'intelligenza delle persone.
6)
La
vostra comparsa con due esecuzioni tradizionali sulla compilation
CELTICA (vol. 4) è stata un'esperienza sporadica o è possibile
ascoltarvi in altre simili compilations ospitanti?
-
Non
lo sappiamo con esattezza, noi abbiamo mandato un demo con 4
pezzi, ce ne hanno pubblicati 2 e non sappiamo se ci
pubblicheranno anche gli altri.
7)
Voi
sostenete la necessità di un'ulteriore vostra maturazione prima
di entrare in sala di registrazione ad incidere qualcosa.
-
Non
è un problema di maturazione ma piuttosto una forma di pudore
che si traduce poi in una domanda: perché la gente dovrebbe
comprare un disco dei Lilting Haddock quando ci
sono migliaia di gruppi che suonano meglio di noi? Ormai un disco
lo fanno tutti, ci sono in giro certe ciofeche! Oltretutto sembra
che la necessità di mettere su cd le proprie cose sia
inversamente proporzionale alle capacità dei musicisti. Noi,
fintanto che sarà alto il senso del pudore, preferiremmo fare un
disco non pressati dalla immediata necessità di dover avere un
coso rotondo e argentato per dimostrare a chi non ti ascolterà
mai, che sai suonare. In fondo, a Lecce, ci siamo venuti senza
grandi referenze e senza chilometrici falsi curricoli che parlano
di collaborazione con celebri musicisti e celando che la
collaborazione si limitava magari ad aver indicato l'ubicazione
della toilet al grande musicista durante un concerto, in un
parco, d'estate.
8)
Noi ovviamente
non la pensiamo così sostenendo invece che il vostro esordio
solista, da subito, sulla scena discografica otterrà
un successone nonostante il vostro sia uno stile poco
considerato dal mercato discografico. Avete una data,
orientativamente, per una vostra uscita?
-
No,
ma grazie davvero per il vostro incoraggiamento. Se mai faremo un
disco sarete tra i primi ad averlo.
9)
Esistono
in Italia Festival di musica popolare celtica? Se la risposta è
negativa, come mai così poca attenzione nei confronti di questa?
E' solo colpa della speculazione discografica che non rivolge
attenzione alle produzioni musicali minori o c'è dell'altro? In
caso contrario ci potete informare dove si tengono e in
quale periodo dell'anno?
-
Ne
esistono molti, soprattutto in Lombardia e Veneto (ai leghisti
piace la musica celtica), si tengono principalmente nei mesi di
luglio ed agosto e non è difficile informarsi; ci sono riviste
che già conoscete e poi c'è un piccolo giornale di livello
qualitativo eccellente per quel che riguarda l'informazione: si
chiama FB Folk Bulletin e lo si riceve solo in abbonamento. Vi
posso dare i riferimenti in un'altro messaggio oppure potete
cercarlo su internet. C'è, in ogni caso, grande disinteresse per
tutte quelle forme musicali che non sono strettamente commerciali
e tale disinteresse è il prodotto di una cultura musicale molto
depressa, ma non solo musicale, e di una disattenzione totale da
parte dei media, principalmente radio e tv. Credo che pretendere
una attenzione maggiore sia una battaglia persa, del resto chi
prova interesse per argomenti specifici, riesce comunque a
trovare materiale. In questo modo si ritrova il gusto un po'
carbonaro della condivisione con pochi intimi (pochi milioni
perché, per fortuna c'è la rete: usate un motore di ricerca
potente, trovate una parola che funzioni - per esempio, musica
irlandese - e scoprirete un universo! Naturalmente nell'universo
c'è del bello e c'è del brutto. Potreste anche incontrare i
Celtofili che vi dischiuderanno le porte del sapere e vi
spiegheranno tutto sui significati arcani della musica. (Se li
conoscete potrete evitarli).
A cura dei membri della Tavola Rotonda di MENHIR
Contatti:
Enzo Palombella
011-4523326 giuenz@libero.it Guido Cereia 17339@katamail.com Massimo Fava 011/2470037
http://digilander.iol.it/lilting/
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