Esperienze e contatti
A cura dei membri della Tavola Rotonda di MENHIR
Incontro con The Strolling Bones
III Celtic Day: The Strolling Bones
Lecce, 6 dicembre 2000.
Continua la nostra
avventura nell'incontro con la musica celtica al JOYCE Irish Pub
di Lecce. Il III Celtic Day è dedicato ad un altro gruppo devoto
alla traditional irish music, un gruppo il cui nome fa davvero
sorridere: The Strolling Bones, ovvero, "Le
ossa gironzolanti"! Abbiamo avuto il piacere di ascoltare
queste ossa girovaghe solo dopo aver cautamente
prenotato i posti al Joyce: Filid docent! Alcuni di noi della Tavola Rotonda di MENHIR hanno pensato bene di piazzarsi vicini
a questo eccellente gruppo e non perdersi nemmeno una nota!
Inutile dire che la gente doveva escogitare idee al limite del
possibile per cercare un incastro dove assistere al concerto! Ma
per The Strolling Bones, questo ed altro! Anche
loro ci hanno promesso una futura ed eventuale intervista,
impegni permettendo, garante :-) uno dei membri dei Filid che nel gruppo in questione funge da
vocalist e da chitarrista: Maurizio Marcellino! Potremmo parlarvi
della genuina generosità dei componenti di The Strolling
Bones, oppure della loro lodevole disponibilità e
simpatia, o meglio ancora della loro professionale bravura
musicale, ma il consiglio che vivamente ci teniamo a dare è
questo: A S C O L T A T E L I! Nonostante la momentanea ed
eccezionale assenza del percussionista Joe Quinn,
Maurizio Marcellino e Marco Giaccaria,
altro incredibile polistrumentista nonché seconda voce del
gruppo, ci hanno regalato la sprizzante ed evocatoria musica di The
Strolling Bones, un altro imperdibile gruppo
protagonista del folk-revival celtico, ospite del terzo
appuntamento con il Celtic Day al JOYCE Irish Pub di Lecce.
F.T.
Serata semplice
Euforici, pimpanti e
intraprendenti su ogni discussione. Settanta km percorsi in
un appassionante rappresentare al meglio i nostri perché a
quel gusto, a quello stile, all'arte in genere e, perché no, a
quello sforzo. Ma è stato uno sforzo? Era liberatorio, ne siamo
certi.
Niente ci è pesato nello sposare la ricerca del bello, del vero
e del semplice. E sapevamo di ritrovarla quella sincerità vera e
spontanea; sarebbero emersi quei momenti di un dare-avere poetico
conservato nellangolo più puro della nostra anima dopo il
concerto dei FILID.
Maurizio Marcellino, chitarrista e voce dei FILID e di THE STROLLING
BONES, era lì, proprio come lo immaginavamo:
enigmatico, con la chitarra e il tabacco. Lo conosciamo; non era
preoccupato della numerosità del pubblico, ma dellimmergersi
in esso per un darsi cristiano sino ad assaporare quellattimo
tutto suo che ci regalerà.
Marco Giaccaria, violino, flauto traverso e tin
whistle, era anche lui in perfetta simbiosi con quellantidivismo
che li eleva, forse paradossalmente, sino al trascendente.
Sapevamo che Maurizio ci avrebbe riconosciuto, e dopo un veloce
ma affettuoso saluto agli amici del JOYCE Irish pub, ci presenta Marco straordinario
polistrumentista - e il loro essere genuino ci trascina
sotto la luce di un riflettore che non abbiamo vissuto con la
stessa grazia e discrezione.
Ci siamo sentiti, anche se solo per un attimo, divi per luce
riflessa. Eravamo entusiasti dei complimenti ricevuti
per lintervista ai FILID, del sentirci dire "dopo si beve
qualcosa insieme", del saluto cordiale racchiuso in una
stretta di mano che ci diceva grazie. Tutto irreale, emozionante.
"Suonate?" ci domanda Maurizio, e la nostra risposta -
un timido si - è seguita dallincredibile che non ti
aspetti ma che ti auguri.
"La prossima volta portate gli strumenti, così
s'improvvisa qualcosa. Ci piace suonare con gente del pubblico,
è molto divertente; lo facciamo sempre quando ci capita".
Incredibile; persi ogni giorno nel profondo delle loro
ispirazioni musicali, portatrici di successo e notorietà, per
restare spontaneamente popolari. La vera passione non imbrutisce
mai luomo.
Magnificati e un po increduli, ci accomodiamo in un angusto
angolo che mai sentiremo scomodo. Parte la prima nota e
l'iniziale accordo che accompagnano il saluto ad un tiepido
pubblico che sarà presto vivo e festante. Siamo ammaliati dai
passaggi di una chitarra incalzante e dalla dolcezza del flauto,
suoni delicati che attraversavano il ritmo delle mani per
trasformarsi, in noi spettatori, emozione da raccogliere e
toccare con il cuore. Il battito di mani e piedi con il cantare
sempre più forte degli spettatori, sembrano entrare per incanto
in contatto epidermico con la musica degli STROLLING BONES.
Era come sentirsi strumento da loro suonato senza essere
sfiorati; ci dirigevano e basta, facendo nascere in tutti noi lemozione
di chi sa che pure lui ne è suono. A fatica ci accorgiamo
dell'assenza, sigh, del percussionista Joe Quinn, ma Maurizio e Marco hanno saputo ben
compensare! Si, è questo lo straordinario che vogliamo
sottolineare e raccontarvi: lamore per larte non
inquinata che traspariva da una semplicità spontanea e
volutamente condivisa con lo spettatore.
Dopo gli interminabili applausi, volutamente prolungata la serata
per restare in loro compagnia - così come tanti altri ragazzi
che non hanno voluto lasciarsi sfuggire loccasione ad
essere catapultati in un momento fatto di una ormai, purtroppo,
smarrita verità e poesia abbiamo affrontato mille temi,
trovato conferma alle nostre sensazioni e, naturalmente, non ci
siamo lasciati scappare la promessa di unintervista.
Schivavano i complimenti e le lusinghiere parole, desideravano
essere semplici interlocutori su argomenti non solo relativi alla
musica ma anche al teatro, alle politiche in difesa e recupero
delle tradizioni popolari, musica in primis; abbiamo sviluppato
comparazioni con lamata Irlanda e tanto, tanto ancora. E
tutto con innata passione e intensità. Forse solo in queste
intuizioni organizzative ancora complimenti agli amici del Joyce Irish Pub di Lecce -
si possono rintracciare comunicazioni artistiche così vere e
nobili.
Grazie, grazie a THE STROLLING BONES per averci
ricordato che è arte solo il sentire non filtrato dalle
prospettive di facile guadagno e successo, e che l'arricchimento
del cuore e dellanima è maggiore se questa (l'arte) si
vive con discrezione e semplicità.
M.R.
Da sinistra: Marco Giaccaria e Maurizio Marcellino
Il progetto "The Strolling Bones" nasce dall'incontro di musicisti provenienti da anni di pratica in formazioni diverse, per proporre un repertorio basato sulle canzoni e sulle danze tra le più popolari di Irlanda e Scozia. Il concerto diventa così un momento in cui le persone ascoltano le musiche che hanno contraddistinto in questi anni il folk-revival celtico. Il gruppo è così composto: Marco Giaccaria, proveniente da gruppi quali Eire nua e Sharadi, insegnante di flauto traverso e flauti etnici presso diverse Scuole e Associazioni Musicali, spazia stilisticamente dalla musica antica sino a quella contemporanea colta, passando tra musiche etniche in stile tradizionale, l'art-rock e la musica improvvisata. Con le sue incisioni da solista ha ottenuto ottime recensioni su molte riviste specializzate in Italia, Europa e Stati Uniti. Ha lavorato anche in Teatro con alcune Compagnie (tra cui il Teatro Stabile di Torino). Il suo strumento principale è il violino, affiancato in modo divino da tutti i tipi di flati, la mandola e il bouzouki. Maurizio Marcellino ha suonato con i Na Druid e fa tuttora parte dei Filid, con i quali ha partecipato a numerosi festival e rassegne musicali in tutta Europa. Oltre a suonare la chitarra in un modo impareggiabile, è la voce di The Strolling Bones. Joe Quinn, dublinese doc, proviene anch'egli dai già citati Eire Nua ed è stato ospite di innumerevoli bands italiane di musica irlandese e dell'area celtica. Suona il Bodhran, tipica percussione irlandese.
Openings: Marco Giaccaria e Marco Picca
In
attesa di una imminente prima incisione di The Strolling
Bones, approfittiamo di questo spazio per parlare di uno
dei tanti lavori effettuati da Marco Giaccaria
in collaborazione con altri eccezionali artisti, in particolare
con il chitarrista Marco Picca. Il Compact Disk
in questione è OPENINGS, un "masterpiece"
registrato e mixato presso In Taberna tra febbraio 1998
e marzo 2000 dallo stesso Marco Giaccaria, e nei
cui "ringraziamenti" compare il collaboratore Maurizio
Marcellino. OPENINGS si presenta come un
insieme di brani sostanzialmente vario e ricercato, che pur
attingendo a repertori di matrice tradizionalmente irlandese e
scozzese, include danze tradizionali francesi e composizioni
originali di Marco Giaccaria, di Marco Picca e del vocalist
Ciaran Ward, il tutto sapientemente riproposto in modo creativo e
magistrale. La particolarità dell'album, infatti, risiede nella
esecuzione dei pezzi affidata ai flauti di Giaccaria diversi da
un brano all'altro, nonché appartenenti a culture e impasti
sonori differenti. Oltre il noto tin whistle, quindi, Giaccaria
suona eccellentemente altri flauti etnici come il cinese ti-tzu
di bamboo, l'indiano bansouri, il flauto dei nativi d'America e
altri ancora. Davvero una chicca flautistica di ricchezza sonora
e contaminazioni di stili assolutamente imperdibile e
irripetibile, frutto della naturale evoluzione di 15 anni di
lavoro e di esperienza all'interno del gruppo italo-irlandese
Eire Nua.
Magia, atmosfera, originalità, tecnica e nuovi orizzonti sonori
sono poi il dono più sorprendentemente naturale della grande
chitarra di un maestro quale Marco Picca. I suoi
ricercati intrecci, i suoi mistici arpeggi, il suo magnifico
stile, le sue accordature aperte e soprattutto la sua geniale
interpretazione, (il brano Limerick's lamentation
di Myles O'Reilly ne è una riprova) fanno di OPENINGS un puro e semplice
capolavoro da ascoltare e riascoltare all'infinito con la
certezza di imparare da due maestri come loro. Non si può
assolutamente tacere nemmeno l'intelligente trovata di un titolo
così azzeccato, se si pensa innanzitutto che il chitarrista
Picca utilizza quasi per ogni brano un'accordatura differente (le
cosiddette open tunings, accordature "aperte")
così come il flautista Giaccaria utilizza flauti dalla diversa
radice culturale e sonora. "Abbiamo avuto modo di ascoltare
e suonare un genere che è diventato parte integrante della
nostra cultura musicale" - ci spiegano i due artisti -
"e che condiziona il nostro modo di concepire la musica e di
riproporla. Openings è il frutto di
contaminazioni con altri generi, con la nostra creatività e con
l'utilizzo di strumenti che appartengono ad altre culture... ecco
quello che rende questa Tradizione così interessante: la
curiosità e la grande apertura mentale".
F.T.
Intervista a THE STROLLING BONES
"Cosa potrà togliere agli Irlandesi la loro vitalità?" |
1) Domanda di
rito: Perché il nome "THE STROLLING BONES", care ossa
gironzolanti?
-
Il
nome del gruppo è un gioco di parole che deriva da "strolling
players" (attori girovaghi del periodo di William
Shakespeare) e da "bones" (strumento a percussione
irlandese tradizionale): da noi inteso come OSSA GIROVAGHE o
anche SCHELETRI GIROVAGHI; abbiamo scoperto ultimamente che
il nome del gruppo non è molto originale visto che esistono
almeno un'altra ventina di bands in giro per il mondo con questo
nome, ma noi siamo gli UNICI a fare musica irlandese e scozzese!
(Gli altri sono epigoni più imitatori dei Rolling Stones).
2) E un
fatto matematico che in Italia, la maggior parte dei gruppi con
inizi nel rock duro (heavy metal, punk, ecc), si orienti con
immediatezza - forse per una scelta imposta dal mercato - su
sonorità più morbide, melodiche e quindi maggiormente
accoglibili dal grande pubblico. Allinterno
della categoria "musiche popolari", il vostro
repertorio stilistico è il corrispettivo del rock duro -
arrangiamenti compositi e originali ricercatezze sonore, in
primis, anche a scapito dellorecchiabilità,
così da essere fedeli alla più "vera" linea artistica
in tal senso. Avete avuto mai tentazioni, anche dallesterno,
di inclinarvi a produzioni musicali celtiche, differenti da
quelle sinora da Voi proposte, con più probabile riscontro
commerciale?
-
Hai
giustamente parlato di mercato: una cosa a cui siamo, al momento,
poco interessati o apertamente contrari (Marco Giaccaria).
Facciamo questa musica "così" perché è così che ci
piace e che ci viene spontanea.
3) Da un punto
di vista "geografico", come cambiano secondo Voi le
reazioni del pubblico alla vostra musica, in Italia e all'estero?
Più precisamente, dove credete che vi sia più apprezzamento e
interessamento per la cultura musicale che Voi proponete?
-
Sicuramente
gli amici irlandesi o anglofoni in genere ci capiscono meglio,
però vediamo che c'è un grosso interesse anche in Italia.
Spesso il pubblico resta "tramortito" dalla musica
tradizionale scoto-irlandese, soprattutto se è al primo ascolto,
però ormai è un genere piuttosto acquisito per cui non perpepiamo
più grosse difficoltà di accettazione e, quindi, di
apprezzamento in giro per l'Italia.
4) LItalia
artistica è una somma delle sue realtà regionali e provinciali.
Strettamente alla musica, la canzone popolare napoletana è
assolutamente diversa da quella salentina che a sua volta si
discosta dalla friulana e via continuando. Ci potete parlare
della realtà italiana che, a vostro avviso, meglio valorizza la
"sua musica"?
- Non è facile
dare giudizi sulle diverse realtà musicali italiane. Tutti, a
modo loro, valorizzano quello che hanno: chi con più onestà e
chi con molta furbizia.....e qui mi fermo, altrimenti ricomincio
con le polemiche!
5)
Perché
è importante per Voi trasmettere tradizioni e sensazioni di una
cultura relativamente "lontana" dalla nostra? Vi
sentite appagati in questo?
-
E'
una cultura lontana ma noi la sentiamo molto vicina: ci piace e
ci coinvolge e ci soddisfa e ci appaga e ci.....
6) Il cosiddetto
"celtismo" prende ormai sempre più piede. E' davvero
un meritato riscatto culturale non indifferente per la cultura
celtica in generale, in particolare per quella irlandese. A cosa
addebitate Voi questa recente rinascita e diffusione della
cultura celtica in Paesi dalle differenti radici culturali come
può essere l'Italia?
-
Un
mero fatto di mercato: l'Irlanda è turismo, il turismo porta
soldi... Il "Celtismo", quello vero, è un argomento molto
serio per essere ridotto a moda musicale o a filosofia spicciola
tipo new-age o misticismo ignorante.
7) I media,
soprattutto la televisione, sembrano quasi "snobbare"
questo fenomeno e appaiono quindi avari in fatto di concerti o
servizi sulla musica e la cultura celtica. Credete sia un bene
legato all'aspetto più modesto e popolare di una musica che non
ha bisogno di cedere alle tentazioni di divismo o è
semplicemente una mossa subdola dei media per dimostrare che si
tratta di un mero fenomeno transitorio destinato a spegnersi
come sta accadendo alla New Age?
-
Non
ci interessano i media o la televisione e che cosa possano
pensare (...ma pensano poi?). In Irlanda è iniziato un processo
di pace che può dare un futuro a questa splendida isola ed alla
sua meravigliosa gente: questo è l'importante!
8) Quale può
essere, secondo il vostro parere, il futuro della ricca
tradizione celtica irlandese, già a partire dal problema della
conservazione di lingue politicamente represse come il "gaelico"?
- Finché ci
saranno irlandesi ci saranno sempre la loro cultura, le loro
tradizioni e la loro lingua: gli Inglesi, nonostante tutto, non
sono riusciti a soffocarli in circa 800 anni. Cosa potrà
togliere agli irlandesi la loro vitalità?
9) A quando il
primo lavoro di The Strolling Bones e quali
caratteristiche avrà?
-
Ci
sarà da aspettare ancora!
10)
Il
portarVi in rete vede il contributo degli amici dello Joyce Irish
Pub di Lecce, che non solo si stanno preoccupando a divulgare liniziativa
ma cureranno un intervento sul sito di Menhir. In questo modo
chi, come noi, porta in cuore il ricordo di unesperienza
resa magnifica dalla vostra musica, potrà sapere qualcosa in più
su The Strolling Bones. Volete
salutare, a nostro giudizio, il caloroso pubblico leccese che
spera di poterVi nuovamente applaudire? (Magari ci potete
informare su spettacoli che in un prossimo futuro si terranno in
Puglia!).
-
Salutiamo
volentieri il pubblico di Lecce, che si è dimostrato attento e
caloroso. Se riusciremo a tornare dalle vostre parti sarà
sicuramente grazie al contributo degli amici del Joyce Irish Pub:
un saluto anche a loro e ancora grazie a tutti per tutto.
A cura dei membri della Tavola Rotonda di MENHIR
Contatti:
Maurizio
Marcellino 011-9646438 Marco Giaccaria E-mail: giaccaria@libero.it
http://www.geocities.com/musicamancina/MarcoGiaccaria.html
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December 2000