Tim Henman
Nato ad Oxford il 6 settembre 1974, Tim Henman costituisce la grande speranza inglese. I britannici, che non vedono un loro giocatore vincere a Wimbledon dagli anni '30 (Fred Perry), confidano in lui per spezzare questo lunghissimo digiuno. In effetti, Tim, con il suo brillante gioco d'attacco, ogni anno, dà il meglio di sé sui prati londinesi, ma ciò non gli è stato finora sufficiente per portare a casa il titolo. Tre semifinali perse (nel '98 e '99 con Sampras, nel 2001 con Ivanisevic), due quarti ('96 e '97) ed un ottavo (2000) sono un bilancio che renderebbe soddisfatti molti, non lui.
Con il passare degli anni, gli stessi inglesi cominciano ad avere dei dubbi sulla reale consistenza del loro alfiere. Nel recente Open d'Australia, dopo la sconfitta negli ottavi con lo svedese Bjorkman, la stampa d'oltremanica si è scatenata per sottolinearne i limiti di tenuta, soprattutto psicologica: l'occasione pareva ghiotta, il tabellone gli si era aperto davanti per le contemporanee sconfitte di vari big, ma lui non è riuscito ad approfittarne, inciampando su un ostacolo che pareva superabile (è stato, invece, Thomas Johansson a sfruttare la situazione vincendo poi il titolo). L'inizio del 2002 è stato, comunque, buono per Henman, che ha vinto il torneo di Adelaide ed ha raggiunto la finale a Rotterdam e nel Masters Series di Indian Wells (dove, però, è stato dominato da Hewitt).
In carriera, Tim, che da più di tre anni naviga intorno al decimo posto mondiale, si è finora imposto in nove tornei del circuito maggiore (Sydney e Tashkent nel '97, Tashkent e Basilea nel '98, Vienna e Brighton nel 2000, Copenhagen e Basilea nel 2001 ed appunto Adelaide 2002). Sette dei suoi successi li ha riportati al coperto, dove il suo serve & volley diventa particolarmente temibile. Nello Slam, Wimbledon a parte, non vanta risultati di rilievo: a Melbourne e New York mai oltre gli ottavi, a Parigi (dove la superficie più lenta ne limita l'efficacia) addirittura ha come miglior risultato il terzo turno raggiunto nelle ultime tre edizioni. Il suo grande obiettivo rimane comunque il torneo di casa, dove anche quest'anno si presenterà al via con l'intenzione di vincere: e chissà che non sia la volta buona perché gli inglesi possano finalmente festeggiare "Timbledon".
03-04-2002 (F.F.)
Si assottigliano sempre più
le possibilità che Tim Henman riesca prima o poi a fare suo lo
Slam di casa. L'uomo che dispone di una collina intestata a suo
nome (la "Henman Hill", nell'impianto
dell'All England Club, su cui è posizionato un maxischermo dove
i suoi tifosi che non hanno trovato posto sulle tribune possono
seguirne le gesta) rischia seriamente di terminare la carriera
senza aver raggiunto il traguardo per cui da sempre si batte. Dai
tempi dell'articolo qui sopra, il giocatore di Oxford ha giocato
altre due volte a Wimbledon, conquistando la quarta semifinale
nel 2002 (battuto in tre sets da Hewitt) ed il terzo quarto nel
2003 (superato in quattro partite da Grosjean). In mezzo, un
periodo sfortunato, culminato in un serio infortunio alla spalla
destra, che ha richiesto un intervento in artroscopia lo scorso
novembre e che ha compromesso la sua prima parte di stagione
2003. Fra l'altro, a causa dei lunghi tempi di recupero, Henman
ha visto interrompersi due strisce delle quali andava fiero: 30
tornei dello Slam e 51 Masters Series consecutivi in tabellone.
Ora Tim è scivolato fuori dai primi trenta dell'Entry Ranking,
una posizione che non gli si addice: presto dovrebbe essere in
grado di guadagnare almeno quindici - venti posti per
riavvicinarsi ai top ten, entro i quali ha concluso il 2002.
Compito di Tim sarà cercare di scrollarsi di dosso, almeno in
parte, l'etichetta di perdente, alimentata da tante vicende
sfortunate (ad esempio, l'anno scorso ha mancato la
qualificazione al Masters al'ultimo match, perdendo con Escude a
Parigi Bercy): certo, per quanto riguarda Wimbledon, ormai, ci
vorrebbe un mezzo miracolo sullo stile di quello di Ivanisevic
(che lo batté in semifinale, aiutato da un'interruzione per
pioggia nel momento a lui più sfavorevole) del 2001.
10-07-2003 (F.F.)
E' passato un altro anno e, con esso, un
altro Wimbledon mancato per il nostro Tim, giunto per l'ennesima volta nei
quarti, ma battuto dal giovane croato rampante Mario Ancic, dopo aver eliminato
Philippoussis al turno precedente. Stavolta, almeno, Henman si è potuto
consolare ricevendo, al termine del torneo, un'importante onorificenza dalla
regina Elisabetta, l'Ordine dell'Impero Britannico.
Avevamo lasciato Tim alle prese con il difficile rientro dopo l'operazione alla
spalla, che gli aveva causato un bel capitombolo in classifica. L'inglese -
seguito ora da Paul Annacone, ex coach di Sampras - è tornato al successo pieno
già a Washington, nell'estate sul cemento americano, e, nel finale di stagione
2003, ha conquistato il suo primo titolo Masters Series, a
Parigi Bercy, dov'è stato protagonista
di una splendida impresa - battuti Kuerten, Federer, Grosjean e Roddick (quest'ultimo
soffre moltissimo il suo gioco d'attacco) nello stesso torneo! - che l'ha
riportato fra i primi quindici del ranking, per il sesto anno consecutivo.
L'inizio 2004 ha completato la risalita di Henman nella classifica Atp, dov'è di
nuovo stabilmente fra i top ten. Tim ha dimostrato una buona continuità di
rendimento negli appuntamenti più importanti, disimpegnandosi bene su ogni
superficie: finalista - battuto solo da Federer - nel primo Masters Series
stagionale, sul cemento di Indian Wells,
in semifinale nell'indoor di Rotterdam, nei quarti sulla terra di Montecarlo e,
soprattutto, in semifinale al Roland Garros, dove ha fatto sognare gli amanti
del serve & volley andando in vantaggio di un set e di un break nel secondo con
Coria, prima di cedere 7-5 al quarto. Purtroppo non è arrivato, nemmeno
stavolta, il sigillo più atteso, sull'erba di casa, e, avendo Tim quasi trent'anni,
ogni tentativo fallito ha sempre più peso. Peccato, perché l'inglese, tutto
sommato, meriterebbe questa soddisfazione: ma forse, ormai, neanche la regina ci
crede più fino in fondo.
07-07-2004 (F.F.)