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LE
ASPIRAZIONI IDEALI
Democrazia Europea si rivolge a tutti coloro
che avvertono l'esigenza di un impegno nel solco delle
tradizioni ispirate ai valori del personalismo, della libertà e
della solidarietà, con l'ambizione di tradurre la crescita
dell'economia in progresso e giustizia per tutti, senza
esclusione per una comunità nazionale più ricca e più libera.
Sono gli stessi valori sui quali si è già sviluppata in
passato una collaborazione duratura fra forze di diversa
ispirazione politica e religiosa per ricostruire e assicurare
benessere e libertà al nostro Paese. Sono gli stessi valori che
hanno ispirato le strategie dei partiti di ispirazione cristiana
e dei partiti di vocazione liberal-democratica che oggi in
Europa sono confluiti nell'esperienza dello schieramento
popolare europeo. Il nucleo storico e ancora attuale di questa
tradizione politica consiste nella comune adesione ai principi
liberal-democratici dello Stato costituzionale e dello Stato di
diritto e, allo stesso tempo, nella fiducia nel valore centrale
della persona, soggetto di diritti inalienabili e di consapevoli
responsabilità. Sono gli stessi valori e gli stessi principi
che stanno all'origine della costruzione europea e che hanno
ispirato l'azione dei suoi padri fondatori, a partire
dell'iniziativa dei partiti popolari di De Gasperi, Adenauer e
Schuman. In coerenza con queste premesse di valore, la
Fondazione intende contribuire a promuovere un progetto di
società fondato sui principi dell'economia sociale di mercato,
l'unica in grado di conciliare dinamismo economico e solidarietà
sociale. Ne consegue il rifiuto nei confronti di ogni forma di
deriva assistenzialistica, di dirigismo burocratico
pubblico-istituzionale, ma anche di pura logica degli interessi
di mercato e di un capitalismo senza regole. L'iniziativa
privata, compreso il privato sociale, e la concorrenza
trasparente nel mercato costituiscono strumenti insostituibili
al servizio del bene comune, da salvaguardare come un bene
prezioso per l'intera comunità, ma non possono esaurire le
finalità dell'azione collettiva politicamente orientata.
Infatti, un mercato più ricco e una società più florida
devono rendere possibili politiche in grado di garantire una
maggiore equità sociale, la possibilità per tutti di accedere
a livelli irrinunciabili di istruzione e cultura, la lotta
contro ogni forma di esclusione e di discriminazione, il
rispetto dell'ambiente, una ospitalità esigente verso i nuovi
arrivati.
L'ORIZZONTE
STRATEGICO
Democrazia
Europea ha come scopo l'aggregazione delle esperienze
politiche che si riconoscono nei principi e nelle scelte
programmatiche del Partito popolare europeo, impegnandosi
nello stesso tempo a contrastarne ogni rischio di slittamento
su posizioni conservatrici, incompatibili con l'orizzonte di
valori sopra richiamati, i quali costituiscono ancora la
struttura portante e distintiva dell'identità politica del
popolarismo europeo, costruita con una originale
interpretazione dei bisogni e delle opportunità dello
sviluppo sociale fortemente differenziata dal modello
socialdemocratico. Sotto un altro profilo, non disgiungibile
dal precedente, la Fondazione intende essere testimonianza di
una concezione esigente della democrazia. In questo senso, il
rifiuto radicale del razzismo, della xenofobia e di ogni forma
di intolleranza costituisce un connotato irrinunciabile della
nostra azione. E rimane ferma l'opposizione ad ogni
esperimento politico di tipo autoritario o estremistico, al
cui richiamo sono stati sensibili in passato tanto i partiti
della sinistra quanto i partiti della destra oggi presenti
sulla scena politica italiana. Tutto ciò implica il rifiuto
di percorsi politico-organizzativi che nei fatti riducono la
democrazia rappresentativa ad una versione deformata e
grottesca della delega ed impone, al contrario, il rilancio di
forme e strumenti di partecipazione politica che valorizzino
il pluralismo e il protagonismo del più ampio numero di
persone, favorendone il massimo di opportunità di ruoli
pubblici e di assunzione di responsabilità individuali. Ne
deriva un impegno coraggioso per il decentramento dei poteri e
la valorizzazione del confronto permanente tra istituzioni
politiche ed organizzazioni della società civile, le cui
sfere di autonomia e di autorganizzazione vanno riconosciute e
valorizzate. La Fondazione si propone come punto di
riferimento per chi intende reagire ai limiti, alle
insufficienze e, in ultima analisi, al fallimento del modello
bipolare così come si è andato costruendo nello scenario
politico nazionale degli anni novanta. Si potrà discutere
sulle terapie da adottare per correggerne i guasti e rimuovere
le contraddizioni, ma nessuno può disconoscere lo scarto
insopportabile che si è venuto a creare tra i principi
ispiratori dei tentativi di riforma ed i risultati consolidati
durante questa interminabile fase di transizione politica ed
istituzionale. Non si è garantita una maggiore partecipazione
politica, alimentando nei cittadini un disagio ambiguo, di cui
l'astensionismo è solo l'indicatore meno controverso; è
fallito il disegno di garantire una maggiore stabilità del
potere esecutivo, visto che sono aumentate le crisi di
governo, alimentate da una malattia che sembrava debellata nel
nostro paese da oltre un secolo, quella dei salti della
quaglia di stampo trasformistico; è cresciuta fino al
parossismo la frantumazione delle sigle di partito e dei
gruppi parlamentari proprio in concomitanza con quelle riforme
che ne avrebbero dovuto ridimensionare drasticamente la
portata; si sono verticalizzati e centralizzati i poteri
decisionali esterni al Parlamento, come esito non previsto
della logica del voto in collegi uninominali e dei connessi
vincoli di coalizione, esasperando i poteri discrezionali
delle segreterie centrali di partito ben al di là di ogni
limite immaginabile nella denuncia delle degenerazioni
partitocratiche della "prima repubblica". A queste
promesse non mantenute dalle riforme elettorali dello scorso
decennio si deve aggiungere la sempre più evidente rinuncia a
costruire le alleanze bipolari sulla base di reali e
trasparenti verifiche di convergenza programmatica, oltre che
strategica e valoriale, privilegiando invece la scorciatoia
della disinvolta sommatoria elettoralistica, della adozione
delle surroghe personalistiche. E' inevitabile che, a queste
condizioni, la personalizzazione dello scontro politico,
l'evocazione viscerale delle ragioni di contrapposizione e la
riduzione propagandistica di ogni contenuto programmatico
esasperino le contraddizioni delle politica-spettacolo e
scoraggino ogni motivazione all'impegno politico. Ai
"partiti pesanti" della tradizione italiana,
ritenuti responsabili di "vizio ideologico" e di
oppressione sulla società civile, ma capaci alla fine di
rappresentare una visione non equivoca della società ed un
progetto politico sul suo futuro, sono subentrati in questi
anni i "partiti leggeri", indifferenti alle visioni
alte della politica e a qualsiasi progetto strategico. Gli
interessi generali rischiano di essere così espunti
dall'orizzonte della politica, sostituiti solo dalla
composizione a mosaico delle convenienze parziali, sostenute
da coalizioni di potere occasionali. Per questi motivi la
Fondazione si impegna a promuovere soluzioni che riducano i
danni derivati dall'artificiosa riduzione ad un bipolarismo
obbligato e senza radici e riaprano la prospettiva di una
riforma della politica in grado di tenere assieme
partecipazione, scelte di valore, capacità di governo. La
concertazione -che comporta per ciascuno degli attori in gioco
un obbligo al riconoscimento della propria parzialità ma
anche del necessario contributo a soluzioni condivise- si
rivela in questo scenario una modalità di governo delle
politiche pubbliche in grado di conseguire un efficace
equilibrio tra rispetto e soddisfacimento dei bisogni sociali
da un lato, e perseguimento di obiettivi comuni e condivisi
dall'intera comunità dall'altro.
PRIMI
ELEMENTI DI UN PROGRAMMA
Democrazia
Europea nasce per trovare convergenze tra posizioni simili e
indicare soluzioni nuove ai dilemmi della crisi italiana,
attraverso il confronto di idee e di programmi e la ricerca
della partecipazione e del consenso popolare. In questa
prospettiva vengono proposti alcuni elementi per una
riflessione programmatica iniziale, alla cui definizione
ulteriore sono chiamate tutte le risorse intellettuali e tutte
le passioni civili che si riconoscono in questo manifesto.
Ridefinizione della forma di Stato e di Governo. La
riforma federalista dello Stato e la nuova forma di governo
devono rispondere ad un disegno complessivo coerente e devono
assicurare un effettivo equilibrio dei poteri e una rinnovata
stabilità politica, che consenta il dispiegarsi di indirizzi
non effimeri, più aderenti alle indicazioni costituzionali e
alle esigenze della società attuale. A questo fine occorre
riconsiderare la questione del modo di elezione della
rappresentanza, posta con forza dalla crisi del sistema
maggioritario all'italiana che è stato respinto con la
mancata partecipazione al referendum e con la vistosa
insoddisfazione rispetto ai proclamati obiettivi di stabilità,
coerenza programmatica ed efficienza dei governi. La proposta
è di adottare: un sistema proporzionale alla tedesca con
soglia di sbarramento sufficiente a scoraggiare la
frammentazione, consentendo tuttavia alle forze politiche di
accordarsi su programmi liberamente e non per la costrizione
momentanea dell'evento elettorale, cui segue quasi fatalmente
la disgregazione nel momento della governabilità; l'elezione
del Premier in Parlamento con la partecipazione piena delle
nuove realtà federali; l'istituto della sfiducia costruttiva
per assicurare al governo la stabilità necessaria alla
realizzazione dei programmi. La riforma è resa tanto più
urgente dalla fase costituente che l'Unione Europea deve
affrontare per un governo finalmente politico e democratico
dei processi economici e sociali
Federalismo. Il federalismo dovrà mantenere la
promessa di una amministrazione pubblica efficiente e vicina
ai cittadini ma, al contempo, capace di dare contenuti e
ispirazioni ad una moderna idea di "interesse
nazionale". Nel realizzare questa radicale alternativa
rispetto alla tradizione del centralismo amministrativo
italiano vanno tenute in considerazione tre distinte esigenze:
-
una ampia libertà di autorganizzazione
a livello locale secondo i principi della sussidiarietà,
dell'efficienza, dell'adeguatezza delle soluzioni alle
specificità di ogni territorio;
-
la necessità di un coordinamento non
fittizio delle politiche di perequazione tra regioni e
regioni, specie sui terreni della fiscalità e delle
prestazioni universali, con l'obiettivo del superamento
degli squilibri storici tra il nord e il sud del nostro
paese;
-
la trasformazione fin da subito del
Senato in "Camera delle Regioni", unica strada
per tenere assieme la logica delle autonomie con la logica
del coordinamento senza centralismo.
Il
punto programmatico più importante e più urgente è quello
relativo alla Camera delle Regioni perché solo portando le
regioni a governare il paese, fino nel cuore del processo
legislativo, si può combattere la tendenza onnivora tipica di
qualunque assemblea legislativa nazionale, come pure la
tendenza all'irresponsabilità di autonomie regionali non
impegnate nella definizione e nel perseguimento di interessi
nazionali condivisi.
Pubblica amministrazione. Promozione di un
ordinamento amministrativo, i cui atti siano drasticamente
semplificati e unicamente legittimati dall'essere funzionali
all'esercizio dei diritti, allo sviluppo e alla coesione
sociale. In questo modo si può realizzare una valorizzazione
socialmente condivisa delle pubbliche amministrazioni e dei
loro operatori. A ciò si aggiunge l'adozione di strumenti
moderni di verifica dei risultati per tutti i programmi
pubblici in materia di diritti dei cittadini (giustizia,
scuola, sanità, trasporti, dotazione infrastrutturale e
fiscalità).
Politiche del lavoro. Pieno impiego, inteso come
possibilità concreta, per tutti - anche attraverso la
valorizzazione della formazione e della ricerca - di accesso
ad un reddito attraverso l'esperienza lavorativa. In questo
quadro, diventa importante definire programmi di politiche
pubbliche di sostegno ai ceti medi favorendo le potenzialità
di occupazione dei settori dell'artigianato, del commercio,
dell'agricoltura, del turismo, della cooperazione e del terzo
settore. Uno strumento cardine di queste politiche è
costituito dalla flessibilità negoziata, finalizzata ad un
deciso aumento del tasso di occupazione.
Unità tra Nord e Sud. Il programma del
movimento politico che potrà nascere dalla Fondazione, dovrà
misurarsi con tutte le criticità (prelievo fiscale,
formazione e ricerca, innovazione tecnologica,
liberalizzazioni e privatizzazioni, promozione dei sistemi
territoriali a rete di piccolissime e piccole imprese, delle
piccole e medie imprese) per lo sviluppo competitivo del
sistema economico e con le condizioni imprenditoriali e
professionali dei soggetti che ne sono protagonisti (piccoli
imprenditori, artigiani, tecnici, professionisti..), ma il
problema dell'unità tra nord e sud è la questione centrale
dello sviluppo, della coesione nazionale e del ruolo economico
del Paese sul piano europeo e internazionale per non essere
penalizzati nella competizione globale. Per lo sviluppo vero e
non assistenziale del Mezzogiorno, senza dividersi tra
statalisti pentiti e presunti liberisti, come è accaduto per
le politiche del "falso bipolarismo":
-
è necessaria una mobilitazione
concertata di tutti i soggetti istituzionali,
imprenditoriali, della finanza e del credito, sindacali;
-
occorrono flessibilità fiscale,
investimenti, creazione e rinnovamento di infrastrutture,
risanamento delle risorse ambientali, flessibilità
negoziata del mercato del lavoro, massicci interventi
nella formazione e nella ricerca, servizi all'impiego più
efficienti, una rimodulazione degli orari e degli
ammortizzatori sociali;
-
a tutto ciò si deve accompagnare
un'azione coerente per ridurre il tasso di criminalità
organizzata, che si collega direttamente al tasso di
economia illegale.
Con
un governo modulato sulle diversità, secondo criteri
federali, va affrontato il malessere del Nord, di una società
carica di contraddizioni emergenti, tra ricchezza, piena
occupazione e vaste aree di disagio giovanile e insicurezza
sociale, quest'ultima anche per come è vissuto il fenomeno
nuovo dell'immigrazione.
Immigrazione. L'Italia dei prossimi anni, per lo
sviluppo produttivo e per il mantenimento dei livelli di
tutela sociale del Paese, richiederà nuovi e corposi flussi
migratori, i quali vanno gestititi con efficienza e rigore, in
modo da favorire il positivo inserimento delle comunità
straniere nel tessuto sociale della regione. Contro ogni
facile pietismo, questi processi di integrazione non possono
esaurirsi nel breve periodo, ma richiedano tempi
necessariamente più lunghi: essi saranno tanto più rapidi
quanto maggiore sarà il rigore con cui i nuovi ospiti
dovranno confrontarsi, garantendo in questo modo la sicurezza
di tutti i cittadini e il superamento di ogni forma di odiose
discriminazioni. A ciò si devono accompagnare:
-
un impegno forte del sistema delle
autonomie locali nelle politiche di integrazione sociale,
decisive per un'ordinata convivenza civile e la garanzia
di una ospitalità fraterna ma esigente.
Sicurezza.
Una delle conseguenze non previste del benessere conquistato
in questi anni è costituito dal riemergere di una criminalità
minore, dovuta anche alla saldatura tra forme tradizionali di
criminalità interna con alcuni effetti indesiderati connessi
ai flussi migratori. Ne è derivato il diffondersi in tutti
gli strati della popolazione, specie nelle regioni più
ricche, di un senso di incertezza rispetto alla propria
sicurezza individuale e alla sicurezza della propria
abitazione. Da un lato, dunque, il fronte della lotta alla
grande criminalità organizzata deve continuare ad essere
presidiato nonostante il minore allarme sociale, dall'altro
lato vanno trovate risposte, soprattutto locali, al problema
della sicurezza individuale. Ciò significa un maggiore
controllo del territorio, realizzato a livello di comunità
locali, da esercitarsi anche in forme nuove e meno costose
rispetto al solo uso delle forze di polizia. Si tratta di
soluzioni che devono essere alternative alla logica
dell'azione diretta da parte dei cittadini, la cui pericolosità
e irrilevanza pratica vanno apertamente contrastate.
L'obiettivo della sicurezza dei cittadini è compatibile con
l'integrazione degli immigrati solo all'interno del rispetto
rigoroso delle regole che la comunità nazionale si è data.
Tutela sociale e politiche per la famiglia. Il
sistema di protezione sociale va ridefinito per rispondere ai
nuovi bisogni derivanti dalle domande di un mercato del lavoro
sempre più competitivo, dal più complesso e difficile ruolo
della famiglia, da una sempre più rilevante presenza di
anziani, da tutelare ed anche da valorizzare come risorsa.
Occorrono un riequilibrio degli investimenti nella spesa
sociale che, superando logiche assistenzialistiche, promuova
reinserimento sociale e sviluppi, con il concorso delle
potenzialità del privato sociale, servizi alla persona e alla
famiglia, assicurando equità, qualità ed efficienza. La
famiglia deve acquistare una nuova centralità attraverso
politiche fiscali, economiche, di conciliazione dei tempi di
lavoro e di cura, di servizi per svolgere pienamente anche la
sua funzione sociale.
Formazione. Lo sviluppo democratico, la capacità
di innovazione e la competitività del paese saranno sempre più
determinate dalla qualità del sistema di istruzione e
formazione, dalle opportunità che saranno offerte a giovani e
adulti di accedervi lungo tutto il corso della vita. Per
rispondere a questa esigenza occorrono non radicali e
contraddittorie ingegnerie degli ordinamenti, come la riforma
dei cicli scolastici da rivedere profondamente, ma la piena
attuazione dell'autonomia funzionale delle scuole, un
programma certo e crescente di investimenti pluriennali,
l'aggiornamento dei contenuti culturali, l'esercizio del
diritto alla formazione fino a 18 anni, la rivalutazione
professionale e sociale degli insegnanti.
Scienza e tecnologia. La politica deve porsi con
chiarezza la questione della scienza e della tecnologia per le
ricadute che hanno sulla società e sull'uomo. L'attenzione va
rivolta a tutti i campi di applicazione delle biotecnologie
con il loro aspetto ambivalente, potendo migliorare le
condizioni dell'umanità ed essere una fonte di danno e di
svalutazione della vita. Occorre dunque una politica in grado
di orientare e regolare l'utilizzo della scienza e della
tecnica, finalizzata non a manipolare la vita a piacimento, ma
tesa a svilupparla, proteggerla e farla crescere in tutte le
sue fasi, comunque senza scorciatoie rispetto ai problemi che
si pongono alla coscienza delle persone in termini di libertà
e responsabilità.
Ambiente e grandi opere. L'ambiente costituisce
una priorità programmatica in relazione alla tutela della
salute e degli spazi di vita dei cittadini. L'ambiente è una
risorsa per lo sviluppo in termini generali e come specifico
settore economico; è un'area importante di nuova occupazione.
L'esigenza di limitare l'azione spontanea del mercato deve
poter lasciare uno spazio di progettazione coerente ad un
programma di grandi opere infrastrutturali, da tempo non più
all'attenzione dell'agenda pubblica del nostro paese.
Partecipazione e democrazia economica. Va
costruito un modello che favorisca la partecipazione dei
lavoratori al capitale di impresa e alla formazione di fondi
mobiliari, per una diretta responsabilizzazione del lavoro nei
processi di accumulazione, di destinazione degli investimenti,
di innovazione produttiva, e per una prospettiva di
integrazione di reddito da lavoro e da capitale. Per questa
via si possono evitare le gravi distorsioni che, penalizzando
gli interessi del paese e i lavoratori, hanno caratterizzato
gran parte dei recenti processi di privatizzazione.
La
sfida di questo progetto è il cambiamento della
politica.
Le donne e gli uomini liberi che lo condividono e sono
disponibili a mettersi insieme, partecipando alla
Fondazione e assumendo i rischi di
questa sfida, possono essere i protagonisti di una
nuova stagione politica del paese.
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DEMOCRAZIA
EUROPEA
Corso
Vittorio Emanuele, 326 - 00186 Roma
Tel.06-68.72.543/4/5 - Fax.06-68214906
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