La cronaca:
Milano, 26 aprile 2014
Inter-Napoli 0-0. Equilibrio e palle gol, ma nessuna rete. Anticipo serale della 35a giornata: tante occasioni ma nessun gol a San Siro. Palo di Inler. Infortunio per Higuain, ad una caviglia. I nerazzurri perdono terreno dalla Fiorentina in chiave 4° posto.
E’ la sesta volta che l’Inter manca il tris di vittorie. E quando Mazzarri infila Kuzmanovic per Icardi, San Siro fischia, perché la voglia di vincerla per sedersi sulla prossima Europa è tanta. E pensare che chi è andato più vicino alla vittoria è stato il Napoli, che sul finale di gara perde Higuain per infortunio: al minuto 38 della ripresa c’è Inler che può solo uccidere la partita, colpo di sinistro, Handanovic non c’è, palo. Morale: l’Inter centra il 15° pareggio stagionale, il Napoli fa un gran secondo tempo in vista della finale di coppa Italia, che forse verrà vissuta senza il Pipita.
MATEO E PEPE Mazzarri (senza Juan Jesus, Rolando e Samuel: in panchina ne vanno 8) mette forzatamente dal 1’ Andreolli, Benitez lascia in panchina Hamsik e schiera titolare Henrique che in settimana era stato vittima (fortunatamente illeso) di un incidente con la propria auto. Conferma per Kovacic - rapidità mentale e che appena ha palla verticalizza - ma le prime due conclusioni sono di Hernanes: Reina c’è, soprattutto sulla seconda. E c’è ancora quando il baby croato vede la porta: dieci minuti e l’Inter è rabbiosissima, il Napoli va di astuzia su alcune pause. Solo che una pausa quasi letale ce l’ha Jorginho: palla sbagliata che va a Cambiasso, volata di Palacio, fuori di poco in diagonale. Risposta partenopea: contropiedone, Callejon la mette in mezzo invece di cercare la conclusione personale. Poi c’è una ripartenza-Inter: Palacio viene messo giù poco prima dell’area di rigore, Britos si prende solo il giallo. Alla fine, il primo tempo vede un protagonista per parte: Kovacic che è motivatissimo, Reina che para praticamente tutto.
IL PALO E LA RABBIA Nel Lato B va fortissimo il Napoli, che prende campo e coraggio e iniziativa: Andreolli dorme su Higuain che scarica verso la porta, Nagatomo ribatte di testa a porta praticamente spalancata e poi Handanovic risolve smanacciando. Risposta: discesa di Nagatomo, cross, Palacio anticipa Reina, fuori di poco: sono passati 6’ e la partita vive di sussulti belli e corposi. L’Inter risponde con una zuccata di Palacio (poco fuori), Mazzarri deve cambiare D’Ambrosio (sotto la sufficienza e infortunato) inserendo Zanetti: siamo al minuto 23, lo stadio fa l’ovazione per il capitano ma il Napoli sembra avere il volante del match in mano. Benitez richiama Mertens e infila Hamsik, il Napoli ha più campo e più iniziativa, l’Inter sembra risentire delle vampate iniziali, c’è un’occasione di Nagatomo sventata di piede da Reina e poi il fatto che poteva scuotere la partita: Inler ha l’occasione del match, colpo di sinistro e palo pieno ad Handanovic battuto. Brivido per l’Inter, che sembra sparita dalla partita. Chi deve sparire è Higuain: spostato sulla destra, viene contrastato da Andreolli, volo a terra e cambio con Pandev. Cinque minuti di recupero e zero a zero, quindicesimo per l’Inter, nono a San Siro. Il popolo interista non è contento, come Icardi che non ha preso bene la sostituzione ed è uscito subito dallo stadio a passo veloce.
CURVA NORD VUOTA? In tutto questo, poi, sulla Curva Nord dell’Inter pesa la possibile squalifica per cori a sfondo territoriale. Ad inizio-gara, coreografia piena di luci e parole della Curva stessa anticipata da una strisciata "Leggere apre la mente"; e che recita "nessuna industria televisiva sembra che interessi dei tifosi, ma senza l’urlo e il movimento del pubblico il calcio sarebbe zero (...) E’ la tifoseria che fa diventare il calcio una cosa importante". Poi, ecco che il mirino va diretto: c’è anche uno striscione "Abete napoletano; e cori ripetuti ("Nella vita non vi siete mai lavati"; o "Napoli m... Napoli colera";) che rischiano di spaccare la sospensiva e di far restare vuota la Curva Nord per le prossime due gare interne, quindi contro la Lazio (penultima giornata) e la prima dell’anno che verrà. (gazzetta.it - Matteo Dalla Vite)
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