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ACF Fiorentina
La ACF Fiorentina (già Associazione Calcio Fiorentina e Florentia Viola) o, più comunemente, Fiorentina è la principale società calcistica di Firenze. Fu fondata il 26 agosto 1926.
Nel suo palmarès, oltre a due successi in campo internazionale (Coppa delle Coppe e Mitropa Cup), vi sono 2 scudetti (uno nella stagione 1955-56 e l'altro in quella stagione 1968-69), 6 Coppe Italia e una Supercoppa Italiana.
La Fiorentina è stata la prima squadra italiana a raggiungere la finale in una coppa europea (Coppa dei Campioni 1956-57) e il primo club italiano a vincere in Europa (Coppa delle Coppe 1960-61), assieme alla Roma che nello stesso anno vinse la Coppa delle Fiere-Coppa UEFA.
Inoltre è una delle 13 squadre europee che hanno disputato tutte le 3 finali delle coppe della UEFA (Coppa dei Campioni-Champions League, Coppa delle Fiere-Coppa UEFA e Coppa delle Coppe). Le altre squadre sono: Barcellona, Real Madrid, Valencia, Juventus, Ajax, Bayern Monaco, Porto, Borussia Dortmund, Liverpool, Leeds United, Amburgo e Arsenal.
Storia
Le origini
Le origini della squadra viola vengono datate 1898 quando viene creato il primo gruppo calcistico della città di Firenze chiamato "Florence Foot-Ball Club". Il club è aristocratico e chiuso per cui il popolo non aveva alcun interesse a seguirlo. Nel 1902 però un gruppo di giovani (tra cui Italo Capanni, Mario Meloni e un certo signor Galluzzi, fratello del futuro giocatore della Fiorentina) creò la "Itala F.C.": il campo da gioco si trovava a Campo di Marte. Nello stesso periodo nasce il "Club Sportivo Firenze" (1903), che inizialmente si dedicò solo al ciclismo ed altri sport minori e solo in seguito si occupò anche di calcio. Nel 1908, poi, nasce il "Firenze Football Club" tra i cui fondatori ci fu Oreste Gelli. Questa volta il campo da gioco era il Prato del Quercione, al Parco delle Cascine.
Nel 1910 la "Palestra Ginnastica Libertas" (fondata nel 1887) istituisce anche essa una sezione dedicata al calcio, nata in realtà per una scissione interna al "Firenze Football Club". Entrambi giocarono sul Prato del Quercione, ma i due terreni da gioco vennero separati da una corda sorretta da qualche picchetto piantato per terra. Il dissidio tra le due società crebbe: gli sportivi della Libertas venivano chiamati "ghiozzi rossi" a causa della loro maglia di colore scarlatto che indossavano. Questi stessi furono sfrattati dalle Cascine e andarono presso il campo di via Bellini.
La fondazione
Alle fine le uniche squadre calcistiche che spiccavano a Firenze erano il "Club Sportivo Firenze" e la "Palestra Ginnastica Libertas". Nessuna delle due però era particolarmente brillante in campo nazionale. Per risolvere questo problema i due club sportivi pensarono di fare un sacrificio fondendo le due squadre per dare vita ad una nuova società che fosse più forte, sia come qualità che come fondi economici. È importante sottolineare che anche gli orientamenti del nascente regime fascista in materia di sport spingevano i sodalizi più recenti alla fusione ed all'accorpamento (ogni frazionismo che dividesse le città, anche solo in ambito sportivo, era infatti visto con sospetto dal regime). È indicativo di tale tendenza il fatto che le società nate in quel periodo, come,l'Ambrosiana, il Napoli, la Roma e, appunto, la Fiorentina, furono il frutto di unioni di società preesistenti e, sia nel caso dei viola che in quello dei giallorossi, artefici delle fusioni fossero proprio i federali fascisti provinciali Luigi Ridolfi e Foschi (mentre per l'Ambrosiana la richiesta venne addirittura avanzata da Mussolini in persona).
Il 3 luglio 1926 la Libertas gioca la sua ultima partita contro il Prato con la seguente formazione: Sbrana, Farina, Posteiner, Barigozzi, Magnifico, Salvatorini, Mazzacurati, Focosi, Capskay, Segoni II, Baldini.
La Fiorentina fu così fondata il 26 agosto 1926 in uno studio notarile dalla fusione tra il "Club Sportivo Firenze" e la sezione calcio della "Palestra Ginnastica Libertas". Il primo presidente fu il Marchese Luigi Ridolfi, che rimase tale per quindici anni mentre il primo allenatore fu Karóly Capskay.
In quei giorni le cronache dei giornali furono occupate dalla morte del leggendario Rodolfo Valentino, avvenuta tre giorni prima, e la notizia fu perciò relegata in uno smilzo trafiletto de La Nazione che si compiacque dell'avvenuta fusione: "scomparso il dualismo fra i maggiori sodalizi che praticano questo genere di sport in Firenze è ora possibile vedere gli ex soci del Club Sportivo e della Libertas fraternizzare"
A metà settembre dello stesso anno nella lista delle squadre che partecipano al campionato toscane di prima divisione non comparve né il nome di Libertas né quello di Fiorentina, ma solo "Firenze". Quattro giorni dopo venne annunciata l'amichevole della squadra fiorentina con "Le Signe", la quale batte per 2-1 la squadra di casa. La Nazione, il 20 settembre 1926, scrive: "Il debutto della squadra fiorentina che dovrà fra breve iniziare il campionato di prima divisione non è stato felice. I concittadini sono stati battuti da Le Signe per 2-1. L'A.C. Fiorentina ha avuto il torto di cominciare un po' tardi gli allenamenti della squadra. Ma la colpa non crediamo debba ascriversi del tutto gli intendimenti dei dirigenti del nuovo sodalizio calcistico...'"
I colori sociali erano inizialmente gli stessi di Firenze: il bianco ed il rosso. La maglia da gioco era mezza bianca e mezza rossa anche se da Colle Val d'Elsa nel 1927 arrivarono le maglie a righe biancorosse(un dono fatto dai colligiani in onore dell'antica fratellanza Colle-firenze) che nel 1929 per un errato lavaggio portarono al colore viola. Tre giorni dopo la sconfitta con "Le Signe", la Fiorentina disputò un'altra amichevole contro la Sampierdarenese pareggiando 2-2. Le formazioni della squadra fiorentina schierate nei due tempi furono:
- 1° tempo: Serravalli, Posteiner, Bargioni, Salvatorini, Segoni, Tuti, Focosi, Nichel, Bolteni, Baccilieri, Bandini
- 2° tempo: Sbrana, Posteiner, Benassi, Salvatorini, Longoni, Carulli, Baldini, Nichel, Bolteni, Baccilieri, Bandini.
Gli esordi
Campionato 1926-27: l'inizio
La squadra fu ammessa al girone C (anno 1926-27), ed esordì in campionato, e dunque in una competizione ufficiale, il 3 ottobre 1926, nel match casalingo contro il Pisa, terminato poi con una vittoria per 3-1.
Quel campionato per la formazione biancorossa non fu particolarmente brillante, infatti la squadra si classificò al 6° posto su 10 squadre; fu più che altro un campionato di assestamento e di formazione.
Tra tutti i giocatori però si fece riconoscere un certo Bolteni (della Fiorentina) che alla fine del campionato aveva segnato un totale di 12 reti diventando così capo cannoniere della stagione. In realtà il suo vero nome era Rodolfo Volk, classe 1906, un biondo di Fiume che, essendo sotto servizio di leva, non poteva giocare senza l'autorizzazione delle autorità competenti. Il permesso non gli fu concesso per motivi politici e il giocatore fu così costretto a presentarsi presso i campi da gioco sotto falso nome. In seguito Volk si trasferirà a Roma divenendo un idolo della tifoseria giallorossa.
L'anno successivo la squadra fu immessa nel girone D della prima divisione e alla fine del campionato si guadagnò il secondo posto in classifica, dietro al Bari. La Fiorentina vince diverse partite: 3-0 contro il Tivoli, 5-1 contro il Savoia di Torre Annunziata, 8-0 contro il Tivoli (partita di ritorno), 1-1 contro il Taranto, 4-1 contro il Savoia di Torre Annunziata (partita di ritorno). Quest'ultima partita sembrò vinta lealmente, ma dopo più di un mese La Nazione scrive: "possiamo dire che effettivamente, qualcosa di irregolare vi è stato nella disputa del match e si auspica un'inchiesta da parte della Federazione, che metta in chiaro le cose". Qualche giorno dopo la Federcalcio emise un verdetto secondo il quale:
il Savoia avrebbe offerto denaro alla Fiorentina per dichiarare forfait;
la Fiorentina non avrebbe denunciato il fatto, con la discriminante di non aver accettato la proposta;
il Savoia avrebbe reiterato l'offera al momento del calcio d'inizio alla Fiorentina, affinché l'incontro si svolgesse a favore della squadra biancorossa, dietro compenso di denaro;
la Fiorentina avrebbe accettato di non incassare l'indennizzo federale, a patto che il Savoia si impegnase a non dichiarare forfait contro il Bari, ma anzi giocasse la partita in modo leale;
la Fiorentina non denunciò il comportamento scorretto del suo dirigente;
la responsabilità del fatto cadeva sul direttore sportivo del Savoia e sul direttorio della Fiorentina;
il presidente Luigi Ridolfi e il consigliere Gino Agostini dovevano essere esclusi.
I provvedimenti furono i seguenti:
i direttori del Savoia e della Fiorentina furono squalificati (compresi Ridolfi e Agostini);
la partita non portò alcun punto alle due squadre
il Savoia fu multato di Lire 4500, la Fiorentina di Lire 1000 (per le spese d'inchiesta);
Luigi Ridolfi fu nominato commissario straordinario della Fiorentina, in quanto non poteva più essere presidente della squadra.
L'ultima partita contro il Bari fu decisiva per il campionato; la Fiorentina giocò fuori casa e perse 5-3. Durante la partita ci furono molti incidenti, i giocatori fiorentini furono insultati e minacciati dalla tifoseria barese. Il reclamo da parte della società biancorossa non servì e la squadra si dovette accontentare del secondo posto in classifica.
Campionato 1928-29: la stagione di assestamento
La Federcalcio per la stagione 1928-29 modificò l'assetto del campionato volendo formare un unico girone per l'anno successivo; creò così due gironi formati ognuno da 16 squadre: le prima otto di ogni girone avrebbero fatto parte della Serie A dell'anno successivo, mentre le altre nove avrebbero formato la Serie B. La Fiorentina finì nel girone B insieme a Bologna, Juventus, Genoa, Brescia, Pro Vercelli, Ambrosiana, Cremonese, Lazio, Napoli, ecc. Arrivò ultima con soli 12 punti e 5 partite vinte, 26 reti fatte e 96 subite. La squadra era sempre allenata da Capskay, ma a lui si aggiunse l'ungherese Julius Feldmann che gli rimase al fianco pure per la stagione successiva. Alla rosa dei giocatori quell'anno si aggiunsero Meucci, Luchetti e Checchi.
Il portiere della Fiorentina, Pieri, viene sostituito da Sernagiotto dopo due pessime prestazioni: 0-3 in casa contro l'Ambrosiana e 0-11 a Torino contro la Juventus.
La settimana dopo però disputò una notevole partita contro il Genoa che schierava in campo la formazione: De Prà, Lombardo, De Vecchi, Barbieri, Burlando, Parodi, Puerari, Bodini, Catto, Chiecchi, Rosso. La Fiorentina passò in vantaggio nel primo tempo con un gol di Pilato IV, ma il Genoa riuscì a fare due gol negli utlimi tre minuti finali dell'incontro. I tifosi fiorentini ritennero l'arbitro, un certo signor Galassi, piuttosto parziale nei confronti della squadra ospite. La situazione diventò pericolosa a tal punto che i dirigenti della Fiorentina dovettero accompagnare il direttore di gara in macchina fino alla stazione di Signa, dove l'arbitro fu comunque aggredito. Il campo da gioco di Firenze venne così squalificato per una giornata.
La settimana dopo perse ancora, stavolta contro il Napoli per 2-7, mentre la settimana ancora successiva ci fu un'altra sconfitta contro la Lazio per 0-4 sul campo neutro di Modena.
Campionato 1929-30: la serie B
La caratteristica maglia viola con il il distintivo a sinistra sul petto raffigurante il giglio rosso in campo bianco simbolo e stemma di Firenze (da cui l'aggettivo gigliati con cui i giocatori della squadra vengono spesso citati) fu indossata ufficialmente il 22 settembre 1929 in una amichevole con la Roma. Si dice che le maglie viola furono adottate per un caso fortuito: le maglie biancorosse vennero mal lavate da una lavandaia in un fiume, stingendo e assumendo un colore violaceo. A tal proposito Indro Montanelli grande tifoso della Fiorentina ha sempre sostenuto che quel colore "appartenesse" alla città al di là dell'errore del lavandaio (una leggenda che a dire il vero si ripete nella storia di molte altre squadre) in quanto a suo giudizio furono proprio degli alchimisti fiorentini del trecento ad ottenere artificialmente il viola, attraverso la distillazione dei semi di oricello. I fiorentini si innamorarono subito di quel colore e fu deciso di adottarlo definitivamente.
Nella sua prima stagione di serie B (campionato 1929-30) la Fiorentina si classificò quarta con 40 punti. La formazione viola tipica di quest'annata era: Sernagiotto, Magli, Renzo, Sinibaldi, Staccione, Pizziolo, Neri, Lucchetti, Staffetta, Baldinotti, Galluzzi, Rivolo. Tra questi Mario Pizziolo (Pizziolo I) e Bruno Neri finirono a giocare in nazionale.
Campionato 1930-31: la promozione in A
Il campionato 1930-31 della serie B lo vinse proprio la Fiorentina che conquistò la vetta della classifica con 46 punti. Il punto decisivo fu segnato sul campo della Spezia Calcio con una rete del fiorentino Baldinotti. La Fiorentina giunse a parimerito con il Bari, proprio la compagine che tre anni prima aveva strappato il titolo cadetto ai gigliati. La squadra viola si guadagnò così la serie A. In casa riuscì sempre a segnare almeno una rete anche se non riportò mai risultati eclatanti. Alla formazione si erano aggiunti il portiere Bruno Ballanti, detto "il gatto magico", (acquistato dalla Roma) e il difensore Renato Vignolini.
La formazione di quell'anno fu: Ballanti, Corbyons (Magli R.), Vignolini, Staccione, Pizziolo I (Neri), Neri (Pizziolo II), Lucchetti, Staffetta (Moretti), Baldinotti, Galluzzi, Rivolo.
Luigi Ridolfi aveva intanto ripreso la presidenza della squadra, dopo essere stato nominato Commissario Straordinario nel 1928. Proprio quando la Fiorentina riceveva la promozione per la serie A, il Marchese pensò di dimettersi a causa di altri impegni politici e sportivi. La Federcalcio però invitò Ridolfi ad assumere almeno la carica di Commissario Straordinario, che venne acettata volentieri.
La serie A
Campagna acquisti: Pedro Petrone l'artillero
Giuseppe Bigogno
La Fiorentina che adesso era giunta in serie A aveva il problema di dover sostenere in campo squadre di alto calibro come la Juventus, il Genoa, l'Ambrosiana, il Bologna e la Roma. Per questo la squadra viola pensò di comprare alcuni giocatori tra cui il difensore Gazzarri dalla Triestina, il centrocampista Giuseppe Bigogno dal Legnano, Alfredo Pitto, che nel 1931 regalerà alla Fiorentina la prima maglia azzurra, e Antonio Busini (detto III) dal Bologna, Gastone Prendato dal Padova.
Anche l'allenatore Feldman, ormai solo dopo che Capskay se ne andò, fu cambiato perché ritenuto inadatto alla Fiorentina di serie A. Fu chiamato così Hermann Fellsner, austriaco, dal Bologna.
Alla Fiorentina mancava però un centravanti solido che potesse portare la squadra al prestigio. Prima dell'inizio del campionato fu acquistato per trentamila lire dal Nacional l'uruguaiano Pedro Petrone, detto l'artillero. Petrone era stato il protagonista delle olimpiadi del 1924 a Parigi e a quelle di Amsterdam del 1928, quando aveva condotto la nazionale "celeste" alla medaglia d'oro. Nei mondiali del 1930 invece, l'attaccante deluse le aspettative, nonostante si giocasse in Uruguay e nonostante il titolo mondiale vinto. Era quindi un campione in cerca di riscatto quello che sbarcò a Genova con un lussuoso transatlantico il 6 agosto 1931. Petrone percepiva uno stipendio di duemila lire mensili (il doppio di un funzionario di stato di alto livello, ma la metà circa di quello di Orsi alla Juventus). Arrivò insieme a lui, il difensore Guido Laino del Penarol. Laino tuttavia subì uno strappo muscolare in allenamento che lo fece rientrare in Uruguay dopo pochi mesi senza che potesse mai esordire in maglia viola.
Petrone arrivò in Italia senza scarpe da calcio; girò diversi negozi a Firenze per trovare delle calzature che gli andassero bene. Addirittura la direzione della squadra telegrafò a Montevideo per richiedere le scarpe personali del giocatore. Durante una visita a Bologna presso l'amico Sansone trovò un paio di scarpe che gli calzavano a pennello (probabilmente presso via Rizzoli).
Dopo essere tornato a Firenze durante un allenamento sul campo della Giglio Rosso, sul Viale dei Colli, tirò un calcio così forte al pallone che, dopo aver oltrepassato la rete di protezione, questo spaccò la vetrata di una villa nei pressi.
Amante del tango e della vita comoda, meno, secondo le cronache, della cucina italiana, Petrone legò molto con il compagno di squadra e compatriota Carlos Gringa, che a differenza dell'artillero rimase tutta la vita a Firenze. Dopo una prima stagione esaltante, Petrone disputò il suo secondo campionato in tono minore. La retrocessione ad ala destra decretata dall'allenatore Felsner durante la seconda stagione in viola, lo portò a forti contrasti col tecnico. La decisione della società di schierarsi con l'allenatore e di multarlo con un'ammenda di duemila lire spinse Petrone ad abbandonare la squadra il 24 marzo del 1933 con una rocambolesca fuga nella notte, per fare ritorno in Uruguay.
Giovanni Berta: il nuovo stadio Per approfondire, vedi la voce Stadio comunale "Artemio Franchi" di Firenze.
Ponteggi per la costruzione della Curva Ferrovia.
Con la promozione in serie A il vecchio stadio che si trovava in via Bellini non era più adatto. Il nuovo stadio, voluto dal marchese Luigi Ridolfi (che nel frattempo aveva ripreso la presidenza della squadra dopo i fatti di Torre Annunziata del 1928), doveva sorgere alle Cascine, dove c'erano già diversi impianti sportivi. Successivamente però fu presa la decisione di costruirlo presso Campo di Marte, il quale offriva più spazio e più facilità di comunicazione essendo vicino alla ferrovia. Il progetto venne affidato all'architetto Pier Luigi Nervi.
Inizialmente lo stadio fu intitolato a Giovanni Berta, un caduto fascista. Dopo la seconda guerra mondiale il nome fu cambiato semplicemente in "Comunale", mentre nel 1991 prese definitivamente il nome di "Artemio Franchi" in onore dell'ex presidente della FIGC oltre che dirigente della Fiorentina.
Venne inaugurato il 13 settembre 1931; quel giorno fu disputata una gara amichevole arbitrata da Bevilacqua che oppose i gigliati agli austriaci dell'Admira di Vienna e che si concluse con la vittoria dei viola per 1-0 con la rete di Petrone. Le cronache dell'epoca ricordano che il pallone dell'incontro venne lanciato da un aeroplano che, pilotato dal pilota acrobatico fiorentino Vasco Magrini, sorvolò lo stadio prima dell'inizio dell'incontro. Le due formazioni in campo erano:
Fiorentina: Ballanti, Gazzarri, Vignolini, Pizziolo, Bigogno, Pitto, Prendato, Busini, Petrone, Galluzzi (Bonesini), Rivolo
Admira: Zohler, Janda, Paolich, Mirschitza, Hummenberger, Porcht, Ranft, Klima, Steuber, Cernitz, Langer.
I due scudetti
La formazione Campione d'Italia 1955-56
Nella stagione 1955-56 la squadra gigliata ottiene il suo primo scudetto. Il presidente di allora, Enrico Befani, industriale tessile pratese, costruì un'ottima squadra, soprattutto con gli innesti dell'attaccante Miguel Montuori, argentino di origine sorrentina andato in Cile a cercare fortuna calcistica, e dell'asso brasiliano Julio Botelho, detto Julinho, i quali, con il loro estro e la tecnica sopraffina, fecero aumentare notevolmente la capacità offensiva del gioco. Bernardini aveva apprezzato Julinho ai mondiali (Svizzera 1954), lo considera la più forte ala destra del mondo, un giocatore completo per il genio, la forza atletica, lo scatto bruciante, la naturalezza con cui guida il gioco offensivo della squadra. Gioco rifornito assiduamente da un centrocampo di alto spessore tecnico, costituito dalla mezzala Guido Gratton e dal mediano Armando Segato, coadiuvati da un'ala tornante, ruolo ricoperto a turno da Maurilio Prini e Claudio Bizzarri. Completava la formazione un reparto difensivo, arcigno e grintoso nei contrasti come lo stopper Beppe Chiappella ed il terzino Ardico Magnini, ma anche classico e capace di passaggi precisi come il centromediano e capitano Francesco Rosetta e l'altro terzino Sergio Cervato. Il portiere era un giovanissimo Giuliano Sarti che in futuro avrebbe ricoperto quel ruolo nella leggendaria F.C. Internazionale degli anni 60.
Per la squadra allenata da Fulvio Bernardini con i gol di Montuori e di Giuseppe Virgili è una marcia trionfale; i viola arrivano imbattuti all'ultima giornata – sconfitti dal Genoa a Marassi (3-1, raggiunti ad un quarto d'ora dalla fine con un rigore regalato e battuti due volte negli ultimi 5’). Lo scudetto, conquistato con largo anticipo, era già stato festeggiato la domenica precedente, in occasione dell'ultima partita casalinga (4-1 alla Lazio), il 27 maggio. La gara venne preceduta dalla sfilata del calcio storico. Nella stagione 1956-1957 la Fiorentina partecipò alla Coppa dei Campioni, e fu la prima squadra italiana a disputare una finale nel prestigioso torneo, precisamente nel 1957 contro il grande Real Madrid di Alfredo Di Stefano, perdendo 2-0 al Santiago Bernabéu di Madrid, ma uscendo a testa alta e condannata da alcuni episodi arbitrali sfavorevoli. Decisivo si rivelò sullo 0-0 il rigore assolutamente inesistente assegnato dall'arbitro alle "merengues", dopo che nel primo tempo Julinho aveva sprecato clamorosamente una palla gol per la Fiorentina.
La formazione Campione d'Italia 1968-69
In campionato colleziona una serie di 4 secondi posti consecutivi, e nella stagione 1960-1961 è la prima squadra a vincere il trofeo della Coppa delle Coppe: nella prima edizione, batté in una doppia finale i favoritissimi scozzesi del Rangers di Glasgow, con la doppia vittoria per 2-0 e 2-1. Si ripete nella stagione seguente, giungendo di nuovo in finale contro un'altra squadra di rango, l'Atletico Madrid: nella prima gara riesce ad impattare per 1-1, e nella ripetizione viene travolta per 3-0 dai madrileni.
Nel 1968-69 la Fiorentina vince il suo secondo titolo nazionale (scudetto). Dopo una partenza in sordina, la Fiorentina si inserisce fra Milan e Cagliari e, perdendo una sola partita in tutto il campionato (3-1 con il Bologna), le stacca e non si fa più riprendere conquistando lo scudetto con una giornata di anticipo andando a vincere a Torino in casa della "odiata" Juventus 2-0. Protagonisti principali di questa squadra furono Luciano Chiarugi, Giancarlo De Sisti, Amarildo, Esposito, Merlo, Maraschi, Ferrante, Brizi, Rizzo e Superchi, tutti sotto la guida dell'allenatore Bruno Pesaola.
Anni '80: l'era dei Pontello
Giancarlo Antognoni
Gli anni 70, se si esclude la vittoria della Coppa Italia nel 1975, sono abbastanza deludenti per la compagine viola. La Fiorentina staziona a metà classifica rischiando per ben due volte ('70-'71 e '77-'78) l'onta della B. Delle giovani speranze acquistate nella prima metà del decennio (Moreno Roggi, Vincenzo Guerini, vittime di gravissimi infortuni, e Antognoni) solo quest'ultima si conferma ad altissimi livelli. Dal vivaio escono talenti come Desolati e soprattutto Giovanni Galli. Sono anni di presidenze oculate, Ugolini, ed oneste ma povere, come quella di Melloni, ed in campo, di dignitosi mestieranti del pallone come, Alessio Tendi, Gola, Galdiolo e Rossinelli. La squadra non riesce ad uscire dal grigiore e della mediocrità.
Negli anni 80 subentra una nuova dirigenza, quella dei Pontello, costruttori edili a capo di una impresa multinazionale. I Pontello a scelte discutibili, come il cambio dell'inno e, soprattutto, del giglio, simbolo della squadra che creeranno non poche polemiche fra i tifosi, alternano colpi di mercato che porta in viola tanti campioni del calibro di Graziani, Gentile, Oriali, Bertoni, Passarella, Diaz, Dunga e soprattutto Roberto Baggio. Ma la bandiera di quel periodo della Fiorentina è senz'altro Giancarlo Antognoni, campione del mondo nel 1982 con la nazionale italiana e in maglia viola da metà anni settanta fino a fine anni 80. Nel maggio del 1982, un mese prima del mondiale di Spagna, la Fiorentina, allenata da Giancarlo De Sisti perse lo scudetto all'ultima giornata al termine di un testa a testa estenuante con la Juventus: nella partita contro il Catanzaro ai bianconeri fu assegnato un calcio di rigore, trasformato poi da Brady, per fallo di mano in area di un difensore avversario; ai viola venne invece annullata una rete di Graziani nella trasferta contro il Cagliari per fallo sul portiere. Nasce il detto "Meglio secondi che ladri". A pagare quella decisione arbitrale, oltre alla Fiorentina, seconda per un punto, fu il Milan, retrocesso in B per un punto in meno di Cagliari e Genoa. Da lì scoppiò la prima vera rivalità con la Juventus, acuita nel 1990 con una finale di Coppa UEFA persa all'andata per 3-1 (gara condizionata da un arbitraggio discutibile dello spagnolo Soriano Aladren) e pareggiata al ritorno per 0-0 sul neutro di Avellino (a causa della squalifica dell' "Artemio Franchi"), dopo che la Fiorentina, che aveva disputato un campionato da salvezza, si era esaltata in Europa eliminando sul campo di Perugia avversari sulla carta superiori come l'Atletico Madrid di Futre, i francesi del Sochaux e dell'Auxerre, i sovietici della Dinamo Kiev, su un terreno completamente ghiacciato e ai limiti della praticabilità, e i tedeschi del Werder Brema.
Anni '90: l'era dei Cecchi Gori
Nel 1990 i Pontello, contestatissimi per aver venduto Baggio ai rivali storici della Juventus, cedono il testimone vendendo la Fiorentina al famoso produttore cinematografico Mario Cecchi Gori, che però scompare il 5 novembre 1993. L'effettiva dirigenza della società la assume, affiancato dalla mamma Valeria presidente onorario, il figlio Vittorio che ha il merito di portare a Firenze grandissimi campioni come Francesco Toldo, Manuel Rui Costa, Andrei Kanchelskis, Brian Laudrup, Enrico Chiesa, Edmundo e soprattutto Gabriel Batistuta, autentico idolo e bandiera per 9 anni della squadra gigliata.
Dell'era dei Cecchi Gori sono sicuramente da ricordare le cose positive: nel 1996 la Fiorentina si aggiudica dopo 21 anni la Coppa Italia vincendo tutte le gare e battendo l'Atalanta nella doppia finale di Firenze e Bergamo. Memorabili furono i festeggiamenti, con la squadra che di ritorno da Bergamo con la Coppa si ritrova uno stadio con oltre 40.000 persone festanti alle 2.30 del mattino. Vince inoltre la Supercoppa Italiana (prima squadra non scudettata a vincere questo trofeo) battendo il Milan per 2-1 a San Siro.
La Champions League 1999-00
A seguito della terza posizione conquistata al termine del campionato 1998-99, la Fiorentina, allenata da Giovanni Trapattoni, riesce ad accedere al terzo turno eliminatorio della Champions League, che, con la nuova formula inaugurata quello stesso anno, permetteva alle squadre italiane classificatesi al terzo e quarto posto di tentare di accedere alla prima fase a gironi della più importante competizione europea.
I viola superano il turno preliminare battendo sia all'andata (3-1) che al ritorno (0-2) i polacchi del Widzew Lódz rientrando così nel tabellone principale di questa competizione dopo ben 30 anni, e vengono inseriti in un impegnativo girone con Arsenal, Barcellona e AIK Stoccolma.
L'inizio è difficile ed i viola riescono a raccogliere 2 soli punti in 3 partite, rischiando così un eliminazione anticipata dalla competizione, ma la successiva vittoria contro gli svedesi dell'AIK li rimette in corsa per la qualificazione.
Il 27 ottobre del 1999 si gioca quindi Arsenal-Fiorentina, in una partita che, scherzi del calendario e della classifica, qualificherebbe con un turno d'anticipo la squadra vincitrice del confronto a scapito dell'altra. A vincere questo delicatissimo match è proprio la squadra viola, che si impone per 0-1 con un gol di Batistuta al 75', diventando la prima (ed ultima) squadra italiana di club a vincere contro un club inglese nel vecchio stadio di Wembley prima della sua demolizione.
Dopo un inutile ma comunque spettacolare 3-3 contro il Barcellona, i viola accedono dunque alla seconda fase a gironi, dove si ritrovano ad affrontare altre tre valide formazioni quali il Manchester United, il Valencia ed il Bordeaux.
È proprio contro i campioni uscenti del Manchester United che i gigliati hanno occasione di giocare la prima partita del girone, riuscendo ad imporsi per 2-0 all'Artemio Franchi grazie ai gol di Batistuta e Balbo. Nelle due successive partite, poi, i viola ottengono poi altri 4 punti, candidandosi seriamente alla qualificazione ai quarti, ma nello scontro decisivo contro il Valencia in terra spagnola escono sconfitti per 2-0, recriminando per un gol annullato a Rui Costa al 90' (sul punteggio di 1-0) per un inesistente fuorigioco fischiato sul suo calcio di punizione.
Nella giornata successiva l'avversario è nuovamente il Manchester United, che vincendo per 3-1 si assicura la qualificazione, mettendo nei guai la formazione di Trapattoni a cui potrebbe non bastare una vittoria nell'ultima partita per passare il turno. Il Valencia difatti conquista successivamente la qualificazione pareggiando in casa con gli stessi inglesi, rendendo ininfluente il punteggio della partita della Fiorentina nella gara interna contro il Bordeaux, terminata comunque col punteggio di 3-3, ed eliminandola dalla Champions League.
2002: il fallimento e la rinascita
Durante la propria presidenza Vittorio Cecchi Gori ha anche il demerito di due retrocessioni in Serie B (1992-93, la squadra risale in A in un anno soltanto) e della scomparsa dell'amata squadra nel 2002. La Fiorentina, infatti, negli anni successivi al 2000 ha attraversato un periodo buio, stemperato solo dalla conquista della sesta Coppa Italia nel 2001. Dopo una annata terribile, durante la quale vennero portati i libri contabili della AC Fiorentina in tribunale, furono venduti i giocatori più rappresentativi come Batistuta (tuttora con 151 reti il primatista di reti segnate in serie A con la maglia viola), Rui Costa, Toldo e in cui molti dei giocatori rimasti pensarono più a problemi finanziari e legali che al gioco, culminata con una vergognosa retrocessione in Serie B, il 1° agosto la FIGC, al termine della riunione, escluse dal campionato di Serie B la AC Fiorentina per un passivo di 22.000.000 di Euro non colmato. Il tribunale civile di Firenze decretò il fallimento della AC Fiorentina Spa.
Grazie all'opera del sindaco Leonardo Domenici e dell'assessore allo sport Eugenio Giani, che fondarono nell'agosto del 2002 la società Fiorentina 1926 Florentia, Firenze non rimase senza calcio. Il nome della nuova società diventò poi Florentia Viola quando fu rilevata dall'imprenditore Diego Della Valle. Con questo nome, nella stagione 2002-2003, venne dunque iscritta al campionato italiano di calcio di serie C2, girone B.
Angelo Di Livio
La squadra, nella quale decise di continuare a giocare in segno di grande attaccamento a Firenze il capitano Angelo Di Livio, riuscì a vincere il proprio girone, grazie anche ai 30 gol del bomber Riganò, ottenendo la promozione in C1. Successivamente il proprietario Diego Della Valle, acquistando il logotipo della vecchia Fiorentina e il nome, riuscì a riportare in vita l'antica società calcistica fiorentina, anche se dovette chiamarla "ACF Fiorentina" per problemi legali dovuti a delle scissioni che Cecchi Gori ne aveva fatto del marchio.
Al termine di un'estate caldissima del calcio italiano tempestata da ricorsi ai Tar, retrocessioni a tavolino, ripescaggi e inchieste varie, la ACF Fiorentina venne ammessa direttamente al campionato di serie B 2003-2004 (occasionalmente allargato a 24 squadre) per meriti sportivi, al posto del fallito Cosenza e insieme alle retrocesse Catania Calcio, Genoa CFC e Salernitana Calcio 1919.
Il ritorno in Serie A
Il campionato di serie B, intrapreso con una rosa di giocatori prevista per la C1, si svolse per la prima metà con mediocri risultati ma, con l'arrivo dell'allenatore Emiliano Mondonico la Fiorentina inanellò una serie strabiliante di risultati positivi che la portò a fine campionato al sesto posto in classifica e a guadagnare un insperato spareggio promozione con il Perugia Calcio classificatosi quartultimo in serie A. Nella prima partita giocata a Perugia la Fiorentina si impose per 1-0 e, con il pareggio per 1-1 nel ritorno a Firenze, conquistò in uno Stadio Artemio Franchi di Firenze strapieno ed impazzito di gioia la tanto agognata e meritata promozione in serie A.
Nella prima annata in serie A, nonostante un organico rafforzato nel mercato estivo dagli arrivi di Miccoli, Obodo, Jorgensen, Maresca, Ujfalusi, Pazzini, Bojinov e Lupatelli, ma con molti giocatori ancora della C2, la squadra visse momenti di grossa difficoltà. Emiliano Mondonico rimase alla guida dei viola fino alla settima giornata poi venne esonerato dopo alcune dichiarazioni non condivise dalla società e sostituito da Sergio Buso fino ad allora allenatore dei portieri viola ma, visti gli scarsi progressi della squadra, venne anch'egli esonerato ed al suo posto subentrerò l'ex portiere ed allenatore della nazionale italiana Dino Zoff. La salvezza arrivò all'ultimo minuto dell'ultima giornata, con ben 9 squadre coinvolte a 90' dalla fine nella lotta per non retrocedere. Grazie al 3-0 sul Brescia in un Artemio Franchi esaurito, e i contemporanei pareggi di Bologna e Parma (condannate allo spareggio) la squadra viola riuscì a scacciare lo spauracchio della terza retrocessione.
Storia di oggi
Nell'estate del 2005 la squadra si è notevolmente rinforzata, soprattutto sul piano societario, con gli arrivi del D.S. Pantaleo Corvino e dell'allenatore Cesare Prandelli. Nonostante le cessioni di Miccoli, Chiellini, Maresca e Obodo durante il mercato estivo la rosa della Fiorentina viene arricchita da giocatori del calibro di Pancaro, Toni, Fiore, Frey, Pazienza, Montolivo, Brocchi, Di Loreto e Pasqual.
Eccezionale la prima parte di stagione: la Fiorentina veleggia nelle prime posizioni di classifica, affermandosi come squadra rivelazione del campionato e lottando per un posto nelle coppe europee. Al termine dell'anno solare la squadra si ritrova così al quarto posto, con Luca Toni capocannoniere con 16 reti all'attivo e primo giocatore della Fiorentina a segnare una tripletta in nazionale contro la Bielorussia.
Nel mercato di riparazione arrivano Kroldrup e Jimenez, più Lobont e Berti a sostituire l'infortunato Frey e lo svincolato Cejas; intanto l'operazione di ringiovanimento di Corvino continua.
Gli innesti, in particolare Jimenez, si rivelano indovinati e grazie anche alla impressionante capacità realizzativa di Toni (31 reti), la Fiorentina resiste al prepotente ritorno della AS Roma (11 vittorie consecutive, record assoluto poi superato pochi mesi dopo dall'Inter) e conquista il quarto posto, valido per affrontare i preliminari di Champions League.
Purtroppo, però, la Fiorentina rimane invischiata nel processo di calciopoli, con l'accusa di illecito sportivo per i suoi vertici societari: il patron Diego Della Valle, il presidente Andrea Della Valle e l'amministratore delegato Sandro Mencucci. Il processo si svolge in due gradi di giudizio: alla CAF la Fiorentina viene condannata alla retrocessione in serie B con 12 punti di penalizzazione da scontare nel campionato successivo. La Corte Federale, però, rivede poi le decisioni, condannando la Fiorentina a una penalizzazione di 30 punti nel campionato 2005-2006, facendole così perdere la qualificazione sia alla Champions League che alla Coppa Uefa, cui si aggiunge una partenza ad handicap (-19 punti) per la stagione 2006-2007. L'arbitrato del CONI, successivamente, riduce la penalizzazione sul campionato 2006-2007 a 15 punti, stabilendo che la responsabilità della società nell'illecito sportivo relativo alla partita Lecce-Parma (il solo ancora contestato) è solo presunta (in quanto tale illecito è stato compiuto da persone estranee alla società). Successivamente, in seguito alla sentenza della Camera di Conciliazione e Arbitrato del CONI, è stata esclusa anche la sussistenza di "qualsiasi illecito" compiuto da dirigenti della Fiorentina, restano comunque i 45 punti di penalizzazione.
Durante la campagna acquisti estiva partono Brocchi, Fiore e Jimenez, ma arrivano tanti altri grandi giocatori: Adrian Mutu, Fabio Liverani e Manuele Blasi su tutti. Nonostante la fortissima penalizzazione e una partenza a stento, con tre sconfitte (Inter in casa, Livorno e Udinese fuori) e una sola vittoria nelle prima quattro partite del campionato 2006-2007, la Fiorentina riesce poi a riprendersi ed a rilanciarsi in campionato, colmando il gap della penalizzazione ed arrivando, nel periodo pre-natalizio, a ridosso della metà della classifica.
Nel calciomercato del gennaio 2007, la Fiorentina si arricchisce con tre giovani aggregati al vivaio ed il diciannovenne centrocampista svizzero Kuzmanovic. Nel mercato in uscita, invece, vengono ceduti Bogdan Lobont alla Dinamo Bucarest, Do Prado in prestito allo Spezia e Parravicini, sempre in prestito, al Parma. Il 26 febbraio 2007, inoltre, la società viola ufficializza l'acquisto dell'attaccante Arturo Lupoli dall'Arsenal per la stagione successiva.
Nel girone di ritorno la squadra viola prosegue la sua scalata in classifica, potendo contare anche sulla coppia d'attacco, insieme a quella della Reggina, più prolifica del campionato formata da Toni e Mutu, che ad oggi hanno messo a segno 31 goal in due (16 per il primo, 15 per il secondo).
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