LA GUERRA CIVILE
Nell’83 a.C. Silla tornò in Italia dal Ponto, sbarcando a Brindisi, e divampò la guerra civile.
I popolari erano contro l’aristocrazia filo sillana. All’inizio i sanniti si mantennero neutrali, fino al momento in cui il dittatore romano strinse un accordo di pace con i popoli italici che escludeva di fatto i sanniti stessi. Silla odiava i sabelli, in quanto era anti-mariano ed i suoi antenati avevano lottato contro i sanniti nella terza guerra.
Il dittatore romano era diretto in Etruria dove erano presenti i mariani. I sanniti lo affrontarono presso Colleferro, a Sacriportus, assieme al console Mario il Giovane ed alcuni popolari. Silla vinse e fece massacrare a sangue freddo solo i sanniti, mentre i mariani si rifugiarono a Praeneste, dove furono assediati.
Altri sabelli, resisi conto della determinazione del dittatore che in quel periodo stava in Etruria, si unirono alla guerra civile e mossero verso Roma, ma vennero sconfitti a Porta Collina (82 a.C. - Monte Antenne) soprattutto per l’intervento di Crasso. 8.000 sanniti prigionieri furono condotti a Campo di Marte e massacrati. Le loro teste furono portate a Praeneste, come monito di resa. Così la città capitolò con altre esecuzioni di sanniti. Fu la fine della guerra civile.
Silla perpetuò un’eliminazione sistematica dei sanniti e devastò interi villaggi fino all’80 a.C.. Per capire il segno lasciato da questa politica è significativo come Lepido, nemico di Silla, non sia riuscito a coinvolgere il Sannio nella sua attività.
I sanniti rifecero la loro comparsa sulla scena politica con Spartaco nel 71 a.C. e con Catilina nel 63 a.C., sempre per dimostrare il loro spirito di rivolta. Con il trascorrere del tempo, i sanniti ottennero la cittadinanza romana e, in particolare durante l’impero di Augusto, originario di Boville, i loro territori entrarono di diritto nei municipia. Diedero vita a valorosi generali e uomini politici. Il più famoso di questi è certamente è Ponzio Pilato.
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