ANTIUM - Templi
Tempio e culto della dea Fortuna Anziate
L'origine di questo culto è antichissima
e si deve collegare, probabilmente, con la nascita stessa della città.
L'iconografia della dea anziatina ci è nota soprattutto attraverso la serie di
monete emessa da Q. Rustius, che nel celebrare il ritorno vittorioso di Augusto
dall'Oriente, volle ricordare anche la sua patria, Anzio, attraverso l’emblema
stesso della città. Sugli aurei erano raffigurate le due teste affrontate della
dea, mentre sui denari erano raffigurati i due busti sopra lectisternio o
piccolo baldacchino processionale. La figura con corpo ricoperto da vesti aveva
sulla testa una corona, mentre l'altra, che mostrava i seni nudi, aveva sulla
testa un elmo. Queste due figure della dea, che Marziale chiamava sorores o
sorelle, secondo alcuni indicavano che ognuna di loro avesse attributi e
mansioni differenziate: la prima più femminile e la seconda più maschile e
bellicosa. Non è di questo parere l'autorevole studiosa J. Champeaux autrice di
un vasto ed interessantissimo saggio sulla dea Fortuna nel mondo antico. Ella
infatti ritiene che queste due figure appartenenti ad una unica dea, siano allo
stesso tempo ambedue oracolari, fecondatrici e protettrici dell'uomo durante
tutte le alterne vicende della sua vita. Questo dualismo è tipico della
religione e delle credenze animistiche del monto latino-romano che avverte
l'esigenza di evidenziare due volti o due aspetti di una stessa essenza.
L'unicità della dea, tuttavia, è confermata da numerose lettura. Seguendo
sempre le indicazioni della Champeaux e della Scevola, possiamo affermare che
l'attributo principale della Fortuna anziate fosse quello della fecondità e
della nascita, guaritrice di tutte le parti del corpo, soprattutto degli organi
di riproduzione. Tuttavia sappiamo (da alcune lodi di Orazio), che la Fortuna
anziate era preposta anche allo svolgimento di altri due importanti funzioni;
quella agraria e quella marinara. Per la città di Anzio questa ultima funzione
è evidentemente preponderante come è evidenziato nelle monete di Rustius e
nella statua conservata a Villa Spigarelli ove la Fortuna impugna con la mano
destra il timone di una nave. Sulla ubicazione del tempio ci sono due ipotesi.
La prima colloca il tempio sull'altopiano ove fu poi costruita la Villa Albani.
La seconda ipotesi, molto suggestiva e di natura storico-topografica, indica il
promontorio di Capo d’Anzio quale sede del tempio e del santuario della
Fortuna.
Tempio di Esculapio
Nessuno dubitò mai che in Anzio ci fosse stato un tempio dedicato al dio Esculapio. Le fonti antiche infatti, a questo proposito, sono molto esplicite, Ovidio, Valerio Massimo e Cicerone nel De viris illustribus raccontano concordemente che la nave su cui viaggiavano alcuni ambasciatori romani di ritorno dalla città greca di Epidauro assieme al serpente sacro ad Esculapio, fece scalo ad Anzio.
Qui il serpente sarebbe sceso dalla nave dirigendosi al vicino tempio di Esculapio ove sostò qualche giorno. Anche Livio dà conferma diretta dell'esistenza del tempio di Esculapio in Anzio raccontando che il pretore Lucrezio ornò il tempio del dio con delle bellissime pitture prelevate dalla Macedonia. Circa l'ubicazione del tempio però sappiamo poco anche se il Volpi nella sua tav.III ne disegna addirittura la pianta. Siamo a conoscenza però che nell'area della villa comunale, ex villa Pia, fu rinvenuta una grande statua in marmo nero antico raffigurante Esculapio. |
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Tempio di Ercole Anziate
Anche la presenza di questo tempio in Anzio è abbastanza sicura: Cicerone in una sua lettera parla del trasporto di una statua di questo dio in Anzio. Il ritrovamento del famoso mosaico policromo in tessere di marmo, pasta vitrea e conchiglie, collocato in una grotta sui fianchi di Villa Sarsina, indica chiaramente il luogo di culto. Sappiamo che in Grecia Ercole veniva invocato assieme a Poseidone soprattutto dai naviganti e dai pirati: nonostante la datazione all'età neroniana del mosaico, siamo convinti che trattasi si un culto che in Anzio ha radici antichissime, forse noto con lo stesso culto, più popolare della Fortuna.
Tempio di Giove
Il Lombardi scrive che nel 1751 fu rinvenuta nella villa Pia, allora Villa Pamphili, una statua di Giove di marmo nero e di particolare bellezza. Questa statua, come quella di Esculapio, ritrovate nella stessa area e fatte dello stesso materiale, forse potevano ornare, più che il secello di un tempio, le terme pubbliche qui costruite. Il tempio di Giove tuttavia non poteva mancare in Anzio come in tutte le città latine. La sua ubicazione naturale è quella dell'acropoli sul capitolium della città.
Tempio della "Spes
Augusta"
L'esistenza di questo tempio si può arguire dall'iscrizione marmorea ove sono menzionatigli Augustales, cioè proprio i sacerdoti addetti a questo specifico culto.
Tempio dei
Dioscuri
Anche questo culto antichissimo nel suolo latino è attestato ad Anzio da un passo di Strabone che ricorda un tempio nella colonia Anziate.
Tempio di
Cerere Anziatina
Anche questo culto è documentato
storicamente: l'iscrizione su tavola marmorea, riportata nel CIL X, 6640, oggi
conservata a Verona, parla espressamente di questo culto. L'iscrizione databile
all'85 d.C. è dedicata al tempio e sacrario della dea, da una libertà che
visse sotto l'imperatore Domiziano. Sempre in questa iscrizione viene nominato
anche un altro personaggio anziate: è la sacerdotessa Iulia Procula di cui si
conosce la lapide sepolcrale rinvenuta nella vigna Pollastrini.
Templi di
divinità orientali: Mithra e Anubi
In una città come Anzio, aperta ai traffici marittimi, è naturale che vi fossero attestati anche culti e, probabilmente, templi dedicati a dei e a religioni orientali. Il culto del dio Mithra, ad esempio, è senz'altro ben attestato ad Anzio. Già nel ‘700 sappiamo dal Della Torre che presso il molo destro del porto neroniano fu rinvenuta una bella lastra raffigurante, in bassorilievo, il giovane dio che uccide il sacro toro dopo averlo atterrato. Al di sopra di due fanciulli che assistono alla scena è raffigurato il sole, in contrapposizione, sulla parte opposta della luna. A questa notizia si può aggiungere quella del celebre falsario, Ligorio, che scrisse di rinvenuto nella stessa località una iscrizione ove si parla del culto dei sacerdoti del dio mithra già al tempo di Augusto. Notizia più attendibile, invece, è quella del Tomassetti che nel 1910 vide un bassorilievo con la stessa scena mitraica scolpita nel frammento descritto dal Della Torre, nel giardino dell’allora ispettore onorario alle antichità, L'avvocato Censi. Ultima notizia, in ordine di tempo, è quella dell’esistenza di un mitreo, completo di banchine laterali, ara sacrificale centrale e parte di un affresco raffigurante probabilmente il dio Mithra, rinvenuto e subito ricoperto e d inglobato nelle strutture di Villa Serena ex palazzo Salpietro. Del culto del dio egizio Anubi abbiamo una riprova con il ritrovamento nel 1763 nella villa Pia, allora Pamphili, di una bella statua che lo raffigurava con il caratteristico fiore di loto posto sulle orecchie, il sistro nella mano destra e il caduceo nella sinistra.
Tempio di
Nettuno, dei venti e della tranquillità
Non poteva certamente mancare in una città marinara come Anzio, un tempio al Dio del mare, del vento e della tranquillità. La vivacità di questi culti marinari è attestata dal bel Nettuno Anziate conservato prima nel museo Laterano a Roma, oggi nei Musei Vaticani, e dalle tre are rotonde rinvenute sul porto stesso ed oggi conservate al Museo Capitolino. Tutte e tre recavano scolpito il rostro di una nave e, rispettivamente, Nettuno che cavalca un delfino, un navigante a vele spiegate e gonfiate dai Venti e un giovane che vola e soffia in una conchiglia.