CORA
Gli scrittori latini, pur formulando
opinioni diverse nei dettagli, ammettono anche per Cori, come per le altre città
latine e quindi Roma, una fondazione troiana.
Virgilio nell'Eneide considera Cori una delle città fondate dai re di Alba
Longa. Secondo Plinio fu Dardano,
capostipite dei Troiani, il fondatore di Cori; successivamente la città sarebbe
stata restaurata da Corace di Argo che gli diede anche il nome.
Queste tesi finora definite con sufficienza "leggende", hanno
acquistato recentemente tutt'altra dignità, dopo che recenti scoperte
archeologiche hanno messo in luce i rapporti dell'antica civiltà laziale con la
cultura cretese e la teoria che nel latino si debbano riscontrare tracce
linguistiche micenee. La prima notizia storica dell'esistenza della città di
Cori ci viene da Catone il Censore, il quale asserisce che Cori alla fine del VI
sec. a.C. faceva parte dei Prisci Latini.
Era questa una lega a carattere politico-religioso, che periodicamente si
riuniva nel santuario di Diana Nemorense nei pressi
di Ariccia. Inserita in questa lega anche Cori combattè la battaglia del lago
Regillo, con la quale si voleva ostacolare la nascente potenza romana.
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Fu probabilmente una
imminente minaccia volsca a indurre Romani
e Latini ad allearsi, stipulando il foedus
cassianum. |
Scomparsa la minaccia volsca,
i Romani, sedata l'ennesima rivolta dei Latini, durante la quale però Cori era
rimasta fedele a Roma, ne sciolsero la lega. Non sono molto chiari i caratteri
del riordinamento politico amministrativo imposto da Roma; l'esistenza di una
moneta di argento coniata a Cori in questo periodo ne attesta una relativa
indipendenza.
Municipio (secondo Livio) dal 211 a.C., alla fine della guerra sociale, con
l'estensione della cittadinanza romana a tutte le genti italiche, Cori fu
inserita nella TRIBUS PAPIRIA.
Relativamente alla guerra sociale, Lucano riferisce che Cori era schierata dalla
parte di Silla e per questo fu devastata da Mario. Le numerose ricostruzioni
datate agli inizi del I sec. a.C. vengono messe in relazione a questa guerra e
attribuite a Silla. Quando, con la costituzione di Augusto l'Italia venne divisa
in regioni e prefetture, Cori si trovò sotto la giurisdizione del Praefectus
Urbis. Caduto l'impero romano, durante il periodo delle invasioni barbariche la
città decadde come la maggior parte dei centri italiani. Non esistono elementi
certi per stabilire se Cori fu completamente abbandonata oppure subì soltanto
una diminuzione della popolazione.
IL TEMPIO DI ERCOLE
A Cori Monte m 398, sul vertice del colle, sorge il Tempio di Ercole, eretto al
tempo di Silla (89-80 a.C.); ne rimane l’atrio tetrastilo con otto colonne
doriche, sorreggenti la trabeazione e il frontone. L’iscrizione
sull’architrave della porta ricorda i nomi dei due magistrati che ne curarono
la costruzione. Epico esempio di architettura italica. Dal piazzale antistante
si gode uno dei panorama emozionanti sulla pianura Pontina, il Mar Tirreno e il
Monte Circeo.
IL TEMPIO DI CASTORE E
POLLUCE
E’ situato all’estremità orientale della vasta zona (odierna via delle
Colonne) che ospitava il Foro. Ciò che attualmente è visibile del tempio
risale agli inizi del I secolo a.C.: consiste in una parte di podio, sulla quale
poggiano due delle sei colonne originarie, in stile corinzio, recanti ancora
tracce dello stucco che le rivestiva. Parti di una terza colonna, appartenente
al lato destro, si vedono inserite nel muro di una casa privata.
Sull’architrave, un elemento del quale poggia ancora sulle due colonne,
un’iscrizione dedica il Tempio a Castore e Polluce e ricorda i nomi dei due
magistrati che ne curarono la realizzazione utilizzando denaro proveniente dal
tesoro del tempio.
Il tempio rappresenta la ristrutturazione di un edificio più antico, databile
solo approssimativamente tra la fine del IV e gli inizi del II secolo a.C.. Si
conservano alcune fondazioni della parte posteriore del tempio, suddivisa in tre
ambienti perpendicolari alla facciata. Si conservano anche dei lacunari in
travertino, alcuni nell’attuale recinto, altri nel Chiostro e nella Chiesa di
Sant’Oliva.
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