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COME
SONO DIVENTATO CORRISPONDENTE DEL
CORRIERE DI SALUZZO |
Il 2
gennaio del 1990, L’Azione Cattolica della Diocesi di Saluzzo organizzò un pellegrinaggio a Roma. Nella Capitale
c’ero già stato altre volte ma sempre fuggevolmente per
concorsi o riunioni sindacali senza mai avere avuto
l’opportunità di visitarla. Ne parlai con mia moglie, che
addirittura non c’era mai stata, e aderimmo anche noi. Rimasi
folgorato da quella visita, vivendo emozioni intensissime che
trascrissi su un quaderno affinché non andassero perdute. In
quel periodo collaboravo già con l’Eco del Chisone di Pinerolo
e al ritorno l’allora Presidente Diocesano Paolo Trovò,
venutone a conoscenza, mi propose di scrivere un articolo sul
viaggio per il Corriere di Saluzzo. «Da giornalista saprai
sicuramente trovare le parole giuste» - mi disse per
convincermi. Ci pensai un po’, poi, visto che per motivi
territoriali all’Eco del Chisone non sarebbe comunque
interessata una cosa del genere, acconsentii. «Però ci
metterò le mie sensazioni» - fu la mia condizione,
accettata senza riserve. E così scrissi il mio primo articolo
per il Corriere di Saluzzo. .
La cosa,
però, sarebbe potuta anche finire lì, se alcuni giorni dopo,
passeggiando per Saluzzo, non mi fossi imbattuto nell’allora
Direttore del Corriere, don Alberto Girello. «Che
combinazione, stavo proprio pensando a lei – mi disse -
Desideravo farle i complimenti per l’articolo sul
pellegrinaggio a Roma». Lo ringraziai e ci mettemmo a
chiacchierare del più e del meno poi, al momento di salutarci,
mi chiese di botto: «Senta, perché non viene a collaborare
con noi?». Confesso che non me l’aspettavo e sul momento
rimasi un po’ sorpreso; poi gli feci notare che comunque
collaboravo già con l’Eco del Chisone. «Lo so, ma questo
non significa nulla. Intanto ci pensi, poi se ritiene
opportuno, venga a trovarmi in redazione» - fu la sua
risposta.
Ovviamente la cosa mi inorgogliva e così, dopo alcuni giorni,
decisi di andarlo a trovare in redazione; alla fine del
colloquio ci mettemmo d’accordo per una collaborazione
parziale di un anno dopo di che avrei però dovuto scegliere.
Scelsi il Corriere e devo dire che mai scelta fu più giusta:
al Corriere ho trovato la mia dimensione non solo dal punto di
vista professionale, ma anche sotto il profilo umano, trovando
veramente un gruppo meraviglioso di amici. Inoltre, col tempo,
ho intensificato la collaborazione occupandomi anche di sport
oltre che di cronaca: come cronaca sono corrispondente non
solo più da Cardè ma anche da Villafranca, mentre come sport
seguo 3 squadre di calcio fisse e altri sport come bocce,
ciclismo, tennis, atletica, volley e altri, dove mi viene
richiesto di andare.
Poter diventare giornalista era
il mio sogno di ragazzo; l’ho realizzato e spero di poter
continuare questa attività ancora per molto tempo, ovviamente
sempre col Corriere di Saluzzo.
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a
CORRIERE
Venerdì, 1 aprile 2005
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Veleni di Pasqua
Morìa
di pesci a Cardé
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Proprio il giorno di Pasqua, a Cardé si
è verificato l’ennesimo caso di inquinamento della Bearlassa-Lessia,
ai confini col territorio di Saluzzo, con forte morìa di pesci (vaironi
e trote, queste ultime appena immesse dalla Società Pescatori
a scopo di ripopolamento). Al fatto hanno assistito numerosi cardettesi e anche forestieri che, recatisi nel pomeriggio in visita
al Santuario della Madonna della Salesea, si sono trovati di fronte
al disgustoso |
e desolante spettacolo di pesci morti che
galleggiavano a pelo d’acqua. Il sindaco Sebastiano Miglio e alcuni
membri della Società Pescatori, guidati dal presidente Mauro Chabert
(«È un disastro!» – ci ha dichiarato, sconsolato, quest’ultimo),
hanno potuto constatare che l’acqua si presentava discretamente
chiara, ma accompagnata da un velo di schiuma. Per cui, secondo gli
organi competenti prontamente intervenuti (ARPA), la causa
dell’inquinamento questa volta non sarebbe da attribuire alla solita
immissione di liquami, ma al lavaggio di qualche “botala” contenente
diserbanti o pesticidi. Ma non è finita qui: per completare le feste
pasquali, lunedì, Pasquetta, l’immancabile carico di liquame è
arrivato puntuale a coprire la visione dei pesci morti. Così, se per
puro caso qualcuno di questi si fosse salvato dall’inquinamento
precedente, ha avuto il definitivo colpo di grazia. Purtroppo c’é da
constatare con estrema amarezza come questi fatti continuino a
susseguirsi con tempistiche sempre più brevi; inoltre temiamo
fortemente che, come nei numerosi casi precedenti, tutto si
risolverà come sempre nel nulla. Sarebbe invece ora che il problema
venisse considerato nella sua effettiva gravità, vale a dire non
“solo” come un danno alla fauna ittica ma anche e soprattutto come
un danno alla salute pubblica e che, di conseguenza, qualcosa di più
e di meglio, a livello istituzionale e legislativo, si possa e si
debba fare per arrivare finalmente a smascherare e punire i
colpevoli. Nella foto alcuni esemplari dei pesci morti.
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 16 aprile 2005
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Stravolgimenti dell’alveo e troppi Tir sono stati la
causa del cedimento
L’ODISSEA DEL PONTE DI
CARDÉ
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Dopo la chiusura del nostro amato ponte
sul Po di Cardé (temo, purtroppo, ormai quasi ex..), penso sia
arrivata l’ora di raccontarne l’odissea attraverso un’analisi
delle cause che hanno contribuito a determinare questa
drammatica situazione. Ho deciso di scrivere questo articolo
perché adesso che il misfatto è stato perpetrato, cosa
peraltro largamente prevedibile e annunciata, sono iniziati
gli scaricabarile e le strumentalizzazioni, come sempre, in
Italia, quando si agisce in emergenza (vale a dire, purtroppo,
quasi la norma…) |
Allora: il
destino del ponte incominciò a segnarsi quando, circa 25 anni fa,
venne deciso di allargare l’alveo del Po perché, si disse, “così
non strariperà più”. In realtà si allargò l’alveo di magra, cosa
che non ha alcuna rilevanza ai fini degli eventi di piena, ma
addirittura si restrinse l’alveo di piena di circa 5-6 metri con la
costruzione di una “barbacan-a” (argine) supplementare a quella già
preesistente in riva orografica sinistra. Questa “barbacan-a”
supplementare risulta ancora oggi più alta della sponda orografica
destra, quella dove si trova il paese, per cui lo straripamento del
fiume non solo non fu impedito ma addirittura facilitato. Inoltre si
eliminò la riva naturale, non occupata dall’acqua in periodi di
magra ma sempre facente parte dell’alveo, che costituiva il nostro
“campo di calcio” ai tempi della mia adolescenza e citata nel mio
libro “Il calcio dei puri”. Questa parte, alta circa un metro dal
livello di magra del Po occupata dall’acqua, aveva anche una
funzione importantissima: ricopriva e proteggeva il basamento del
pilone che ora ha ceduto. Eliminandola, il basamento del pilone fu
esposto nudo all’erosione e alla violenza dell’acqua durante le
piene. Ma non è finita qui: allargando l’alveo di magra, il Po, che
prima scorreva in circa 10-15 metri e quindi come si dice in gergo
“filonava” e non sedimentava, perse velocità e iniziò una forte
sedimentazione provocando la formazione periodica di un ghiaione,
che poi non era altro che la parte che gli era stata sottratta. È
una legge naturale! Però quel ghiaione non si formava esattamente
dove era stato tolta quella parte, bensì a metà del fiume facendolo
diventare pluricursale (diviso in due), oppure dalla parte opposta,
cioè a ridosso della riva orografica destra. Per cui il fiume cambiò
addirittura corso “filonando” e erodendo sotto quel pilone che ora
ha ceduto. A questo punto si decise di eliminare il ghiaione ogni
qualvolta si formava, accusandolo di essere la causa degli
straripamenti del Po (non la pioggia, ma il ghiaione…). Cosicché,
scava oggi, scava domani, ora raccogliamo i risultati… Ma questa non
è stata la sola causa: da quando l’ultima uscita della tangenziale
di Torino fu portata a Volvera, iniziò a moltiplicarsi a dismisura
il traffico, soprattutto quello pesante che, dal censimento fatto
fare dal Comune alcuni mesi fa, risulta essere attorno ai 700 camion
giornalieri! Quindi una pressione enorme su una struttura eretta nel
1914 quando i 600 quintali di uno solo di questi camion costituivano
il peso del passaggio di un anno! E non basta ancora: nel corso
degli anni la carreggiata del ponte ha subito varie riasfaltature
che ne hanno innalzato il livello di almeno una ventina di cm, tant’è
vero che è praticamente scomparso il marciapiede sul quale i
cardettesi amavano andare a fare le loro passeggiate per ammirare lo
spettacolo del Monviso. Quindi un ulteriore e non indifferente peso
che questa struttura ha dovuto sopportare, al quale va anche
aggiunto il peso del guard-rail innalzato ai lati del marciapiede
per impedire che gli autoveicoli ci balzassero sopra. Ecco, questa è
la realtà dei fatti. Ora, come ho detto all’inizio, sono iniziati
gli scaricabarile e le strumentalizzazioni; ma dov’erano questi
signori quando il sottoscritto che, pur non essendo cardettese
purosangue ama Cardé forse più di altri che lo sono e soffre
immensamente ogniqualvolta un pezzo della sua storia se ne va,
disperatamente sosteneva, ignorato e dileggiato (anche in Consiglio
Comunale), che il ponte avrebbe subito questa fine a causa di tutti
quegli interventi che ho qui elencato? Ora è facile cavalcare la
protesta e va anche bene, meglio tardi che mai, però ormai i buoi
sono fuggiti dalla stalla… Ci sarebbero ancora tante altre cose da
dire, per esempio sulla causa delle piene che mettono in pericolo il
paese (vedere i miei documenti di denuncia protocollati e
dimenticati in qualche cassetto del Comune), ma mi fermo qui
sperando che quei documenti non risultino profetici come, purtroppo,
è stato per il ponte.
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 13 febbraio 2005
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HA CEDUTO UNO DEI PILONI: UN EVENTO ANNUNCIATO
CHIUSO IL PONTE SUL PO DI
CARDÉ
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L’Amministrazione Provinciale di Cuneo
venerdì scorso aveva comunicato telefonicamente all’Amministrazione
Comunale di Cardé che a partire da mercoledì 18 febbraio il ponte
sul Po sarebbe stato chiuso al traffico per permettere di concludere
i lavori di rafforzamento e manutenzione già iniziati a dicembre.
Però lunedì è successo un fatto nuovo: è stato riscontrato un
cedimento strutturale più o meno al centro del ponte che di fatto lo
ha reso pericolante. Per cui la chiusura è stata predisposta già a
partire da lunedì mattina. Se possiamo permetterci una valutazione,
dobbiamo dire che la cosa non ci ha sorpreso; troppe volte in questi
ultimi anni si è intervenuti nell’alveo del fiume proprio a ridosso
e sotto il ponte per rimuovere materiale litoideo che secondo alcuni
è la causa di tutti i disastri e invece non è altro che la
movimentazione naturale dei fiumi. Troppe volte si interviene negli
alvei per “metterli in sicurezza”, neologismo creato ad arte per
nascondere nella maggioranza dei casi interventi di puro stampo
speculativo. Con questo non vogliamo dire che i lavori in corso
sotto il ponte appartengano a quest’ultima fascia, ma che negli
ultimi anni sotto il ponte si sia scavato troppo è un dato di fatto,
come un dato di fatto è il peso portato dal traffico pesante che
giornalmente deve sopportare una struttura edificata 90 anni fa
quando su di essa transitavano solo carri trainati da buoi o da
cavalli. Più volte sia sulle pagine di questo giornale che
direttamente, avevamo messo in guardia da questi pericoli, rimanendo
purtroppo inascoltati. Tornando alla chiusura, in un primo tempo era
stata individuata in un periodo di 90 giorni, vale a dire fino al 18
maggio, ma ora dipenderà dalle valutazioni che daranno i tecnici.
Intanto sarà sicuramente anticipata l’attivazione di un guado a
ridosso del ponte che permetterà il passaggio a senso unico
alternato esclusivamente alle automobili. Un ultima cosa: alla luce
di questi avvenimenti pensiamo sia ancora più indispensabile la
costruzione della circonvallazione e siamo proprio curiosi di vedere
chi avrà ancora il coraggio di contestarla correndo il rischio di
isolare il paese.
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 8 aprile 2005
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ASSAGGIO DI GIRO
Damiano Cunego e Gilberto Simoni a Villafranca
Per i villafranchesi che giovedì mattina 31 marzo, attorno alle
9,30, si sono trovati a passare presso l’Ala Comunale, c’è stata una
piacevolissima sorpresa: Damiano Cunego, vincitore dell’ultimo Giro
d’Italia, Gilberto Simoni, anche lui vincitore di un Giro, e Dario
David Cioni, della squadra Lampre Caffita, su invito
dell’Amministrazione Comunale si sono fermati una mezz’oretta per
consumare una piccola colazione-rinfresco preparata dalla nuova Pro
Loco e per concedersi all’entusiasmo dei tifosi, con le foto ricordo
e gli autografi di rito, prima di partire per un sopraluogo della
tappa che il 28 maggio porterà la Carovana del Giro da Savigliano al
Sestriere, passando anche da Villafranca dove sarà posto un
traguardo volante e dove vi sarà la sede di sosta della carovana
pubblicitaria diretta da Dino Zandegù. |
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Era presente anche l’ex
campione e ora apprezzatissimo telecronista della Rai Davide Cassani.
Ne abbiamo approfittato per una breve intervista a Simoni e Cunego,
per sapere cosa ne pensano del percorso del Giro. «Il Giro è la
corsa che prediligo al di là del percorso – ha risposto Simoni –
Però mi piace molto il finale qui in Piemonte, intenso e duro».
«Sì, il percorso mi piace perché è decisamente impegnativo –
ha ammesso Cunego – Ci sono molti più avversari rispetto all’anno
scorso, ma noi siamo una squadra molto forte e competitiva e
vogliamo vincere!». Ancora una battuta al volo con Simoni: i
tifosi si chiedono chi sarà il capitano della Lampre. «Per questo
c’è ancora tempo, i tifosi possono aspettare» - ha tagliato
corto il popolare “Gibo”. Abbiamo poi intervistato il sindaco
Agostino Bottano e l’assessore allo sport Edmondo Gila che ci hanno
spiegato i retroscena della “sorpresa”. |
«Martedì sera 26 marzo,
eravamo a Savigliano per la presentazione delle tappe cuneesi del
prossimo Giro d’Italia – spiega Edmondo Gila – Quando il
sindaco Bottano è venuto a conoscenza che la Lampre Caffita aveva
l’intenzione di fare il sopraluogo partendo da Pinerolo, ha proposto
di partire da Villafranca. Grazie anche all’interessamento di
Antonio Prochietto e Francesco Capellino, membri del Col di Cuneo,
il D.S. Giuseppe Martinelli ha accettato di buon grado e così
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abbiamo potuto avere un assaggio della grande festa del 28
maggio».
«Annuncio anche – ci ha invece dichiarato il sindaco Agostino
Bottano – che giovedì 28 aprile alle 21, nel salone parrocchiale
S. Stefano si terrà la presentazione della tappa
Savigliano-Sestriere, con proiezione di video filmati e la
partecipazione di grandi campioni del passato come “El Diablo”
Claudio Chiappucci, Italo Zilioli, Franco Balmamion e Nino
Defilippis e del neo professionista di Polonghera Marco Osella».
Nelle foto alcuni momenti della manifestazione.
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 11 febbraio 2005
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TROPPI PASSAGGI PROIBITI
BAILEY
A RISCHIO
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A Cardé c’era una volta un meraviglioso
ponte che si stagliava armoniosamente in simbiosi con quanto lo
circondava, tra cui una stupenda alberata di platani invidiataci da
tutti; com’é noto si è riusciti nella titanica impresa di
distruggere l’uno e l’altra. Non contenti di ciò, ora si sta
tentando di fare la stessa cosa col ponte Bailey, provvisoriamente
costruito per sostituire quello vecchio e in attesa di avere
(speriamo) quello nuovo. Ci riferiamo al continuo passaggio di mezzi
pesanti ben al di sopra della portata consentita di 250 q.li.
Venerdì scorso siamo stati testimoni e protagonisti diretti del
fermo di un’autobotte francese di oltre 400 q.li dopo che, comunque,
era già passata sul ponte mettendolo gravemente a rischio. Ma non è
tutto: mentre si attendeva l’arrivo della Polizia Stradale che poi
ha sanzionato come meritava l’incosciente guidatore, sono transitate
due betoniere, abilitate a passare solo senza carico. I guidatori
hanno affermato di essere a vuoto, ma chi ce lo garantisce? Con la
labilità di buon senso oggi imperante, c’è davvero da fidarsi a
scatola chiusa? Non sarebbe opportuno portare una tantum qualcuno
(betoniere o altri veicoli “sospetti”) sul peso pubblico per
controllare? Dice il proverbio che a pensar male si pecca ma qualche
volta ci si azzecca…Inoltre non è stata la prima volta che ci è
toccato essere testimoni di passaggi proibiti come quello di
venerdì: solo che non siamo stati in grado di intervenire. Senza
contare quello che passa di notte e le numerose segnalazioni di
cardettesi e persino di operai della Provincia che, oltretutto, sono
stati anche oltraggiati da questi arroganti incoscienti.
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Allora,
visto che, lo ripetiamo, la coscienza civica e il buon senso sono
ormai degli optional sempre più rari, non resta che chiedere a tutti
gli organi predisposti al controllo e senza con questo intendere
criticare o offendere alcuno, di aumentare duramente la repressione.
Magari con l’aiuto di tutta la popolazione, che non deve aver paura
di farlo. Altrimenti un bel mattino ci sveglieremo nuovamente senza
ponti coi disagi che tutti conosciamo. |
Nella foto il Bailey. |
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 20 febbraio 2005
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VIABILITÁ –
Il ponte sul Po impraticabile a tempo
indeterminato
Polemiche dopo la chiusura
Un guado per collegare Cardé a Villafranca
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CARDÉ - Grandi polemiche ha
suscitato a Cardé la chiusura del ponte sul Po causata da un
cedimento strutturale di un pilone. Come abbiamo già sottolineato la
scorsa settimana troppe manomissioni dell’alveo del fiume nei pressi
e sotto il ponte stesso sono state effettuate in questi ultimi 20-25
anni e enorme è stato il peso che questa struttura ha dovuto
sopportare a causa dell’intenso traffico pesante che giornalmente la
percorreva. Quindi una situazione in un certo senso annunciata. A
questo proposito abbiamo chiesto al sindaco Sebastiano Miglio se gli
interventi in alveo fossero tutti veramente necessari e se non sia
stato proprio possibile emettere quell’ordinanza di chiusura al
traffico pesante peraltro più volte annunciata ma mai attuata. «Io
posso parlare per questa legislatura – premette
Miglio – Per quanto riguarda gli interventi in alveo per
asportare l’isolotto che periodicamente si formava sotto il ponte,
secondo noi erano necessari e dello stesso avviso è stato il
Magistrato del Po che ha fatto eseguire i lavori. Per quanto
riguarda invece l’ordinanza di chiusura al traffico pesante, devo
dire che lo scorso anno, di concerto col Comune di Villafranca,
abbiamo condotto una grande battaglia per ottenere questa
provvedimento. Purtroppo in tutte le varie riunioni tenutesi nelle
Prefetture di Cuneo e Torino, ci è sempre stato detto, sia dalle due
province sia dalla corporazione degli autotrasportatori, che
avrebbero impugnato una nostra eventuale ordinanza. In un secondo
tempo con gli autotrasportatori avevamo raggiunto un accordo che
prevedeva un senso unico alternato sull’anello Cardé – Villafranca –
Moretta, cosa che avrebbe perlomeno dimezzato l’intensità del
traffico. Però le province si sono sempre opposte anche a questa
ipotesi. Comunque, in base al suddetto accordo con gli
autotrasportatori, in data 18 luglio 2003 abbiamo ugualmente emesso
un’ordinanza di chiusura ai veicoli superiori a 7,5 tonnellate a
partire dal 15 settembre, con esclusione dei mezzi pubblici e di
quelli che dovevano effettuare operazioni di carico o scarico in
paese. Nel frattempo, però, la Provincia di Cuneo ha appaltato i
lavori di manutenzione del ponte che avrebbero di per sé portato
alla chiusura totale della struttura. Per cui abbiamo deciso di
posticipare l’ordinanza alla conclusione di questi lavori. Purtroppo
– conclude Miglio – è successo quello che ritengo sia una
fatalità che prima o poi doveva capitare». Intanto la scorsa
settimana il paese è stato praticamente diviso in due e gravissimi
sono stati i disagi per gli abitanti e i negozianti. Da martedì 17 è
però entrato in funzione il guado che permette il passaggio delle
automobili.
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Soprattutto è stato grave il disservizio dei mezzi
pubblici; infatti moltissime corse da e per Torino, dalla Crociera
di Saluzzo andavano a fare il giro alla Crociera di Barge e da qui a
Villafranca e viceversa, tagliando fuori il paese. Il sindaco però
si è immediatamente attivato con fax alla ditta Seag, alle due
Province e alla Regione e così, da lunedì 16, tutte le corse seguono
il percorso Cardé-Moretta-Villafranca e viceversa (come da articolo
a parte), riducendo così al minimo i disagi.
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 28 gennaio 2005
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SOPRALUOGO DI TECNICI E POLITICI SUL PO
UN
PONTE CHE RISPETTI L’AMBIENTE
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Su iniziativa personale del cardettese
Piero Strobino, candidato nei Verdi per la Pace nella coalizione
Rostagno alle provinciali dello scorso anno e probabile candidato
alle prossime regionali, martedì 18 è stato effettuato un
sopraluogo al ponte sul Po di Cardé, organizzato da Sergio Beccio e
Rosina Peiretti di Paesana e presenti l’architetto Antonio De Rossi
del Politecnico di Torino, Giulio Ambroggio, vicepresidente del
Consiglio Provinciale di Cuneo e Danilo Bruno di Bagnolo, anch’egli
dei Verdi. Il sopraluogo era mirato a verificare la migliore delle
ipotesi possibili per rendere più armoniosa la struttura che si
verrà a creare, considerando l’area nella sua globalità con una
valutazione di carattere architettonico, paesaggistico,
naturalistico, ludico, didattico e storico. Va infatti ricordato che
nell’area stessa è presente l’alberata della “leja”, l’architettura
di un ponte storico in quanto primo ponte in cemento armato
costruito sul Po, un castello medioevale, un’area attrezzata
comunale, un attracco per barche da diporto e un bosco ripario
creato e gestito dal Parco del Po cuneese di cui Cardé fa parte,
tutte particolarità delle quali, nelle intenzioni dei proponenti, si
dovrebbe tenere conto nella stesura del progetto. Un progetto ad
ampio respiro, insomma, non limitato solo alla realizzazione di un
ponte standardizzato. «Da parte nostra, come Politecnico,
siamo disponibili ad uno studio consulenziale atto a stabilire delle
linee guida sul quale avviare il progetto – ha dichiarato
l’architetto DeRossi – Ovviamente chiediamo la disponibilità
dell’Amministrazione Comunale». «Ho parlato di questa
possibile collaborazione all’assessore Guida e ho trovato la sua più
completa disponibilità – ha dichiarato invece Giulio Ambroggio –
Penso che l’idea sia ottima, considerando che Cardé è l’ingresso
naturale alla Provincia di Cuneo, una valutazione, questa, che sotto
il profilo dell’impatto ambientale è sicuramente da non trascurare».
«Sono molto soddisfatto dell’esito di questo sopraluogo e del
successivo incontro col l’assessore Guida – ha dichiarato a sua
volta Strobino –
Sono convinto che operando in sinergia si possa
arrivare ad una soluzione ottimale». Dal canto suo, il sindaco
Sebastiano Miglio ha espresso soddisfazione e appoggio
all’iniziativa e, in accordo con tutte le parti, invierà quanto
prima in Provincia una richiesta scritta, proponendo di tenere conto
di tutte le particolarità del contesto nel quale verrà eretta la
nuova struttura. Nella foto, da sinistra, Giulio Ambroggio, Rosina
e Sergio Beccio, Antonio DeRossi e Danilo Bruno. |
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CORRIERE
Venerdì, 28 gennaio 2005
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PRESENTATA A VILLAFRANCA LA
TAPPA DEL 28 MAGGIO
FEBBRE DA GIRO
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C’era tutto il gotha del Col di Cuneo,
giovedì 21 nel gremitissimo salone parrocchiale S. Stefano di
Villafranca, alla presentazione della 19ª tappa dell’88° Giro
d’Italia Savigliano – Sestriere che il 28 maggio transiterà anche
dal paese rivierasco del Po: dal Presidente Ferruccio Dardanello a
Antonio Prochietto, Lorenzo Tealdi, Francesco Capellino e Guido
Campana. Altrettanto illustri i campioni che il sindaco Agostino
Bottano e l’assessore allo sport Edmondo “Mondo” Gila sono riusciti
ad avere presenti per la gioia degli sportivi villafranchesi: Franco Balmamion
e Ivan Gotti, vincitori di 2 giri d’Italia, |
Gianni Motta,
vincitore di un giro d’Italia, il leggendario “Cit” Nino Defilippis,
“El Diablo” Claudio Chiappucci e Pino Favero, grande gregario di
Coppi. Presenti anche alcuni amministratori di paesi vicini e il
sindaco di Usseaux Franco Blanc. Dopo le presentazioni e i
ringraziamenti di rito da parte di Bottano e Gila e la brillante
descrizione delle tappe cuneesi fornita dal Presidente Dardanello, è
stato proiettato un bellissimo filmato, curato dai F.lli Panzera,
riguardante i 15 anni di Giro nella Provincia di Cuneo (1990-2004),
con alcune toccanti e applaudite immagini dell’indimenticabile
“Pirata” Marco Pantani. Guido Campana, giornalista e speaker oltre
che membro del Col, ha poi stuzzicato i corridori sul tracciato del
Giro d’Italia e sulle difficili convivenze in casa Lampre. «Quando
si è in corsa ognuno corre per vincere», è stata la sibillina
risposta di Defilippis, che poi ha dato vita ad un delizioso
siparietto con Motta sull’esclusione di quest’ultimo dai Mondiali
quando lui era C.T: della Nazionale; lo stesso Motta ha poi
dichiarato che la 1ª tappa la vincerà Cipollini e ha ricordato
quando giocava a bocce sulla spiaggia di Rimini col villafranchese
Giuseppe Chiarle; Balmamion ha sostenuto che le tappe sono troppo
brevi ma che «d’altronde oggi il ciclismo vuole questo»;
Gotti vede invece «due clan in casa Lampre: quello di Cunego e
quello di Simoni»; Chiappucci non ha smentito la sua vis
polemica recriminando sul poco aiuto avuto dalla squadra ai mondiali
del 1994 quando arrivò 2° dietro a Leblanc e poi ha parlato della
sua nuova iniziativa “B.C. Week”. Ma il momento più esilarante si è
avuto quando il simpaticissimo Favero, sollecitato da Campana, ha
raccontato la terribile tappa del Bondone del 1956 vinta dall’allora
emergente Charlie Gaul, ovvero come trasformare una tappa da
tregenda, anzi, la tappa da tregenda per antonomasia, in un vero e
proprio pezzo di cabaret da fare invidia al miglior Zelig. Da parte
nostra abbiamo raccolto i pronostici per i favoriti alla vittoria
finale;
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per Favero, Defilippis, Bottano e Gila è Cunego, per Gotti è
Basso, per Chiappucci e Campana è Simoni, per Tealdi Simoni o Basso,
per Dardanello Garzelli, per Balmamion Simoni o Cuneo «ma solo se
andranno d’accordo». Insomma: una bella serata di sport da
riporre nel cassetto dei ricordi.
Nella foto: da sinsitra Dedilippis,
Dardanello, Balmamion, Motta, Gotti, Tealdi, Chiappucci, Favero,
Campana e, seminascosti, Bottano e Gila e il salone gremito. |
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 29 aprile 2005
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L’ARPA NON HA TROVATO TRACCE
DI SOSTANZE TOSSICHE
INQUINAMENTO SENZA COLPEVOLI
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Come, visti i precedenti, avevamo
purtroppo previsto, anche questa volta i responsabili
dell’inquinamento della Bearlassa – Lessia di Cardé che aveva
prodotto una forte morìa di pesci (articolo del 1 aprile), non
potranno essere individuati; infatti gli esami dell’acqua hanno dato
esito negativo, ovvero non è stato individuato in essa alcun segno
di agente inquinato, come si evince leggendo il referto dell’ARPA
arrivato la scorSa settimana al Comune di Cardé. Evidentemente i
pesci erano morti per suicidio collettivo... A dire il vero una
persona indagata c’é stata: lo scrivente, che ha subìto un
interrogatorio da parte dei Guardaparco del Parco del Po cuneese
come persona informata sui fatti... In questi giorni abbiamo
comunque avuto testimonianze da alcuni cardettesi, i quali,
pregandoci di non rendere pubblico il loro nome, ci hanno riferito
che prima della scoperta della morìa di pesci e del successivo
intervento dell’ARPA, la bealera era stata interessata da un forte
carico di liquame, cui era immediatamente seguìto il passaggio di
una schiuma bianca da far probabilmente risalire al lavaggio di
qualcosa.
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 20 ottobre 2006
Consegnata la castagna d’oro a campioni dello sport e
giornalisti
PREMIATI I
CAMPIONI
Grande giornata di sport, domenica a
Frabosa Sottana nell’ambito della manifestazione la Sagra
della Castagna, una 3 giorni di grande prestigio giunta
ormai alla 18ª edizione (complimenti agli organizzatori
perché riuscire ad allestire una manifestazione di questo
tipo in un paesino di circa 1800 abitanti non è certo cosa
da poco); nel Palasagra gremito in ogni ordine di posti è
stata infatti assegnata la Castagna d’Oro a giornalisti
sportivi e a campioni dello sport particolarmente distintisi
nel 2006. Sul palco, premiati dal sindaco di Frabosa Sottana
Pietro Blengini, dal Presidente della Provincia di Cuneo
Raffaele Costa e dal consigliere regionale Giorgio Ferraris,
si sono succeduti Stella Bruno, giornalista televisiva che
segue la Formula1 dai box, la marciatrice cuneese Elisa
Rigaudo, lo sciatore fondista Giorgio Di Centa, la coppia
del pattinaggio artistico su ghiaccio Barbara Fusar Poli e
Maurizio Margaglio e l’olimpionica di sci paralimpico Daila
Dameno. |
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Avrebbero dovuto essere presenti anche Ivan Basso e Andrew Hove, ma
il primo, già a Frabosa, ha dovuto assentarsi per un incontro di
lavoro «...dal quale - come ha dichiarato in un collegamento
telefonico col Palasagra - dipende il mio futuro», mentre il
secondo proprio nei giorni scorsi si è sottoposto all’asportazione
delle tonsille come ha confermato, sempre al telefono, la sua mamma.
A presentare i campioni il conduttore televisivo Sandro Fedele,
coadiuvato, con gustosi siparietti, dal famoso comico Andy Luotto.
Siamo riusciti a scambiare qualche battuta con alcuni campioni
chiedendo lumi sul loro futuro. «Nell’immediato i mondiali di
agosto 2007 a Osaka, dove spero di poter portare a casa un altro
buon risultato – ci ha dichiarato Elisa Rigaudo, allenata, come
si sa, da Sandro Damilano – Poi ci saranno le Olimpiadi del 2008
in Cina che sicuramente è l’appuntamento più importante per
qualsiasi sportivo. Cercheremo di prepararci per il meglio per
entrambe le competizioni, anche se in Cina sarà molto difficile
perché le cinesi sono fortissime e in casa loro lo saranno ancora di
più».
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«Quest’anno abbiamo i mondiali a Sapporo, però c’è un
nuovo appuntamento importante al quale vorrei prendere
parte: il Tour de Ski – ci ha confidato Giorgio Di Centa
– Si tratta di 8 gare in 10 giorni, a fine dicembre –
inizio gennaio, una sorta di piccolo giro d’Europa con tappe
nella Repubblica Ceca, in Germania e in Italia. Si rischia
magari di compromettere un po’ la preparazione per il
mondiale ma è una novità che mi attira e io e Piller Cotter
ci saremo sicuramente». «No, a gareggiare non ci
vedrete più – è stata invece la sintetica risposta di
Barbara Fusar Poli, che ha parlato anche per il suo partner
– Però potrete vederci più di prima in spettacoli
televisivi, a cominciare dalla prossima settimana su Italia
1». Alla premiazione erano presenti, tra gli altri,
anche i membri del COL di Cuneo Lorenzo Tealdi e Guido
Campana.
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 16 novembre 2006 |
Il Torino in amichevole giovedì 9 novembre a
Villafranca Piemonte
LA STELLA É CAIRO
VILLAFRANCA 0
TORINO 8
Villafranca: Ghione (Barberis), Polliotto (Perlo), Buniva,
Rollé (Moretto), Camisassa (Bertinetto), Martini (Pronino),
Draga (Vagliano L.), Nigro (Giustetto), Ippolito (Sopegno),
Murtas (Mondino) Vagliano M. (Polliotto).
Torino: Taibi (Gomis), Balestri (Orfei), Brevi (Lazetic),
Cioffi (Franceschini), Fiore (Gallo), Muzzi (Oguro), De
Ascentis (Music), Abbruscato (Konan), Comotto (Doudou),
Ardito (Martinelli), Di Loreto (De Sousa).
Arbitro: Florio di Nichelino - Collaboratori:
Bova di Pinerolo e Scandaglia di Cuneo. |
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Marcatori: 30’. 40’ e 45’ p.t. Abbruscato; 32’ p.t. Muzzi;; 10’ s.t.
Doudou; 12’ s.t. Lazetic; 30’ e 35’ s.t. Oguro.
Bagno di folla, e non poteva essere altrimenti, giovedì pomeriggio
al Comunale di Villafranca, per l’arrivo del Torino di Cairo e
Zaccheroni. Tribune pressoché piene e tantissimi alunni delle
elementari e delle medie a bordo campo. Prima dell’inizio il
portiere granata Alberto Fontana viene premiato per la sua
collaborazione alla Scuola Calcio per portieri che si tiene ogni
martedì sera a Villafranca. Ovazione all’entrata in campo dei
giocatori ma tifo comunque contenuto con grandi applausi al “ragno”
Ghione che per mezz’ora, volando da un palo all’altro, riesce a
mantenere inviolata la porta; d’altra parte anche tutti i suoi
compagni giostrano con insospettata personalità e senza timori
reverenziali. Poi, ovviamente, la prestanza atletica comincia a fare
la differenza. Nell’intervallo arriva il presidentissimo Urbano
Cairo ed è delirio. La tribuna lo acclama e i ragazzi a bordo campo
lo reclamano per gli autografi. Lui, da grande comunicatore qual è
(scuola Berlusconi...) non si sottrae e inizia a mulinare la biro. «Presidente,
ma è più amato lei dei giocatori..» azzardiamo. «Ma no, ma
no, ci amano tutti allo stesso modo», si schernisce continuando
a firmare. Per lui ci sono premi in natura di prodotti
villafranchesi consegnategli dal sindaco Agostino Bottano,
dall’assessore allo sport “Mondo” Gila, dal presidente del
Villafranca Piero Albertengo e da alcuni membri del locale Toro Club
Lido Vieri. Poi va a sedersi in panchina col mister per godersi un
2° tempo fotocopia del primo, dove il portierino Barberis ha modo di
sfoderare la sua bravura. Cominciano i cambi e nel Villafranca
entrano molti juniores; anche loro, però, combattono con
determinazione e sul finire sfiorano il gol della bandiera con
Moretto, fermato da un’uscita a valanga del diciassettenne gigante
Gomis. Al fischio finale assalto a giocatori, allenatore e
presidente, che poi si concede ai giornalisti per un’insolita e
spiritosa conferenza stampa in mezzo al campo tra la soddisfazione
di dirigenti e amministratori locali. «Nonostante il poco tempo a
disposizione per poter pubblicizzare l’evento, siamo molto
soddisfatti della risposta dei tifosi», gongolano infatti
Bottano e Gila. «Se siamo riusciti a far venire il Toro, dobbiamo
ringraziare soprattutto Franco Barberis, nostro dirigente e vero
deus ex machina di questa giornata», dichiara il presidente
Albertengo. E mentre le ombre della sera sono ormai calate a
chiudere questa splendida giornata di sport, Cairo è ancora lì a
scambiare battute coi cronisti...
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 26 gennaio 2007 |
“FITWALKING DEL CUORE”:
CAMMINARE PER SOLIDARIETÁ
“La nebbia agli irti colli piovigginando sale…”. È alla famosa “San
Martino” del Carducci, resa recentemente ancor più famosa dalla
canzone del dirompente Fiorello, che abbiamo pensato quando, avvolti
nella nebbia, siamo partiti da Cardé verso Saluzzo per partecipare
alla IV edizione della “Fitwalking del cuore”. Ma proprio oggi, ci
siamo chiesti, doveva capitare? Poi, man mano che ci avvicinavamo
alla città del Marchesato, la bruma andava lentamente dissolvendosi,
anche se la giornata non era certamente di quelle anomale ma
splendide dei giorni precedenti. Il traffico intenso nella nostra
stessa direzione è stato il primo indicatore di quello che avremo
trovato in piazza Cavour; infatti, a mezz’ora abbondante dalla
partenza, una folla immensa, tanti bimbi a piedi, sui passeggini o
sulle spalle dei papà, giovani, tanti giovani, tanti meno giovani e
altri, ahimè come chi scrive, già nella fascia della cosiddetta
terza età (ma poi, chi se ne importa e chi se la sente questa
età?…), era già lì scalpitante, pronta a partire per questa bella
esperienza fatta sì di fatica ma anche di solidarietà e per questo
ancor più assorbibile e piacevole. Infatti il tema predominante
nelle parole dei “camminatori” era proprio questo: vale la pena e fa
anche bene alla salute, faticare un po’ per donare un piccolo gesto
d’amore a chi ne ha bisogno. Poi salendo su per le tortuose stradine
della collina, tra grida gioiose di bambini che si rincorrevano
appesi a coloratissimi palloncini e, unica nota stonata, qualche
isterico strombazzamento di pochi ma irriducibili schiavi
dell’automobile, si sono cementate nuove conoscenze, nuove amicizie,
e si sono scoperti angoli sconosciuti e inimmaginabili a queste
latitudini, come, ad esempio, un giovane uliveto in uno dei punti
più alti della camminata. Una scommessa di qualche contadino
coraggioso o l’inizio di una nuova frontiera in linea coi
cambiamenti climatici? Attorno alle 11,15, circa a metà del
“viaggio”, ecco qualche squarcio di azzurro farsi largo fra le
nuvole e poi, finalmente, il sole, mentre là, nella bassa, la nebbia
spandeva gli ultimi soffusi veli, rendendo ancor più suggestivo e
surreale il paesaggio. «Quant’è bella Saluzzo! - esclamava la
signora Loredana Pastorino, con la quale abbiamo condiviso buona
parte della camminata confrontandoci su argomenti cari a entrambi –
È una piccola Siena!». Riteniamo quanto mai appropriato il
paragone. Finalmente si arriva e ci viene consegnato il pacco
regalo, mentre sul palco si succedono le premiazioni e la folla
lentamente si dissolve, come ormai si è dissolta anche la nebbia,
con la promessa fatta a amici e a se stessi che il prossimo anno si
ritornerà, magari portandosi appresso qualche scettico non ancora
lasciatosi coinvolgere da questa splendida iniziativa. E allora non
resta che dire BRAVI agli organizzatori e…arrivederci al prossimo
anno.
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 9 febbraio 2007 |
IL CALCIO VERO É MORTO: LO AVEVO
GIÁ SCRITTO 6 ANNI FA
Nell’ormai lontano 18 febbraio 2001, scrissi questo articolo che
ora, dopo il poliziotto ucciso a Catania e quel dirigente di una
squadra di 3ª categoria(!!) ucciso a calci, ho chiesto alla
redazione di ripubblicare. Ecco il testo integrale. «Ma dove sta
andando il calcio? È l’interrogativo che mi pongo sempre più spesso
e con me molti appassionati, un interrogativo dettato da fatti e
immagini che col calcio vero, quello giocato voglio dire, non hanno
nulla da spartire. Accendi la TV e nelle trasmissioni specifiche
senti solo più parlare di passaporti falsi, di serate a luci rosse,
di contratti ultramiliardari più o meno vincolanti e assisti
allibito a feroci polemiche tra gli addetti ai lavori su episodi di
un attimo, quasi che una partita di 90 minuti si riducesse a quell’attimo.
Poi finalmente arrivano i servizi delle partite e vedi immagini
squallide di individui miliardari che fanno a gara a chi è più
“furbo” nell’ingannare l’arbitro, di mischie in campo, di feroci
tafferugli sugli spalti e fuori dal campo con lacrimogeni e cariche
della polizia contro i “tifosi” (o viceversa?…), bombe molotov,
sprangate, accoltellamenti, ecc. Aiuto! Violenza, solo violenza,
verbale e fisica. E le immagini di calcio giocato? Dieci minuti su
due ore di trasmissione: un optional, insomma. Questo per quanto
riguarda il calcio cosiddetto professionistico, il calcio –
business. Purtroppo, però, in campo dilettantistico la situazione
non è certo migliore, perlomeno da quello che posso vedere
settimanalmente seguendo da cronista le partite. Anche qui si
sentono cifre ancor più scandalose se si va a fare il raffronto,
anche qui in campo e fuori ci sono le “furbate”, le risse, gli
insulti, la violenza gratuita. Dice: « è sempre stato così ». Può
essere, ma con una sostanziale differenza: quello che prima era
l’eccezionalità, oggi è la normalità! A me pare di vedere, a parte
qualche rara eccezione, che in campo non si va più con allegria,
vedo facce arrabbiate e tese già prima della partita, in campo e
fuori non si accetta più di riconoscere la superiorità
dell’avversario! E questo non è di poco conto! E allora dove sta
andando il calcio? Ecco l’amara riflessione a questo interrogativo
da parte di un vero appassionato: continuando di questo passo il
calcio è destinato a morire oppure a diventare patrimonio esclusivo
della violenza, perché, questo è certo, farà sempre più disamorare e
quindi allontanare chi crede ancora in certi valori etici, morali e
sportivi». Dopo un paio d’anni da quell’articolo, disgustato non
solo da quello che vedevo sui campi da parte dei “calciatori”, ma
anche dal comportamento assolutamente antisportivo di certi
“dirigenti” coi quali quasi settimanalmente entravo in conflitto per
quanto da me scritto sulla cronaca della partita, (ci fu addirittura
un presidente che, a fine campionato, mi accusò di essere il
principale responsabile della retrocessione della sua squadra!!!),
decisi di abbandonare. Posso garantire che fu una decisione sofferta
per uno come me che, prima da calciatore, poi da allenatore o
dirigente e quindi come cronista, era almeno 40 anni che viveva in
quel mondo e che di quel mondo aveva fatto una delle sue ragioni di
vita. Poi quest’anno, anche se marginalmente e per amicizia verso la
redazione, ho ripreso a seguirlo. E mi sono trovato di fronte ad una
situazione ancora peggiore di quella lasciata. Niente spettacolo,
calci non calcio, violenza, solo violenza e per di più premeditata.
Vedo “calciatori” che fin dal 1° minuto provocano l’avversario
elencandogli tutto l’albero genealogico, “dirigenti” e “tifosi” che
ancor prima del fischio d’inizio già insultano l’arbitro (insulto a
prescindere, verrebbe da dire..) e guai se qualcuno osa obbiettare!
Rischierebbe grosso!! E cos’è questa se non premeditazione? Ad ogni
partita si rischia quello che è successo in questi giorni; per
questo, purtroppo, non mi sono stupito, anzi: mi sono stupito che
non sia accaduto prima (d’altronde è lo specchio della società
odierna…)! In conclusione: appena mi sarà possibile abbandonerò
perché quello che continuo a vedere sui campi non ha più nulla da
spartire col “mio” calcio. Quello, per me, è morto e con lui quella
che era una mia grande passione!!!
piero strobino |
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CORRIERE
Venerdì, 26 ottobre 2007
Consegnata la castagna d'oro a Frabosa
DAMILANO TRA I GURU DELLO
SPORT
E, dopo la festa, si attende
la conferma del Tour de France
FRABOSA
SOTTANA – C’erano proprio tutti, Alberto Tomba in testa,
i campioni dello sport scelti dagli organizzatori della 19ª
“Sagra della Castagna” a ricevere la Castagna d’Oro: la
saltatrice in alto Antonietta Di Martino, lo sciatore
Patrick Staudacher col suo allenatore frabosano Gianluca
Rolfi, il Presidente della Fidal Franco Arese, il marciatore
Alex Schwazer col suo allenatore Sandro Damilano e,
ovviamente, l’Albertone Nazionale. Come succoso antipasto,
il sindaco di Frabosa Sottana Pietro Blengini, in un
Palasagra stracolmo e riboccante entusiasmo, ha annunciato
in anteprima che nel 2008 il Tour de France si fermerà da
queste parti per 3 giorni, con l’arrivo di tappa a Prato
Nevoso, la giornata di riposo e la susseguente partenza. Poi
ecco i campioni mentre sul maxischermo alle loro spalle,
sulle note di “Momenti di gloria”, scorrevano le immagini
delle loro imprese; i primi ad essere intervistati dal
conduttore Sandro Fedele e da Beppe Conti, giornalista di
Tuttosport, sono stati proprio Alex Schwazer e Sandro
Damilano, il quale ha fatto sfoggio di un’insospettata “vis
comica” quando ha detto, tra l’altro, “…tutti mi
conoscono come il “fratello” di Maurizio, ma in realtà è lui
mio fratello, nel senso che io sono nato prima…».
Sandro, rifacendosi al gesto di stizza di Schwazer sul
traguardo degli Europei, ha poi profetizzato la medaglia
d’oro per il suo pupillo alle Olimpiadi di Pechino «…il
berrettino questa volta non lo getterà più in terra, ma in
aria…», aggiungendo, ma qui alzi la mano chi ci crede, «…così
potrò chiudere la mia carriera di allenatore con un’altra
medaglia d’oro…». |
Emozioni a iosa per tutti gli
altri campioni del presente (che simpatica la Di Martino con
la sua parlata napoletana!), e un brivido quando sono
apparse le immagini della storica vittoria nei 1500 mt di
Franco Arese agli Europei del 1971. Poi l’apoteosi con
l’arrivo di Alberto Tomba: istrione e guascone come sempre,
vero animale da palcoscenico, Tomba, duettando con Beppe
Conti, ha tenuto la scena per un buon quarto d’ora,
commentando le immagini della sua ineguagliabile carriera
tra il tripudio del pubblico, soprattutto di quello
femminile. Infine…l’assalto alla diligenza per gli autografi
finali. Un plauso veramente grande agli organizzatori, che
da ben 17 anni riescono portare così tanti campioni in un
piccolo paesino come Frabosa Sottana. Nella foto il gruppo
dei campioni.
piero strobino
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