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Alcuni articoli: |
Arbitri e
tv... - Campioni in passerella -
C'era una volta il Cantogno - Una
fortezza nobiliare
Non abbattete
i platani! - Sacrificati 39 platani
- Pozzi sotto controllo
Alle sorgenti della fede sulla tomba dei Martiri - Il Divorzio - Love and Peace
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Il Calcio
Vecchie
glorie - Cané e
Panatta infiammano Cavour - Grande Festa
La Festa Bianconera - Pisa vale la retrocessione - Quei torrenti inquinati uccidono
il Po
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a
CALCIO -
Arbitri
e tv . . . |
CORRIERE
Venerdì 25 ottobre
2002 |
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Basta! Non se ne
può più! Ma quando si tornerà a sentir parlare di calcio
nelle varie trasmissioni specifiche domenicali
(tralasciando quell’incomprensibile bolgia dantesca del
lunedì sera)? Essì, perché in queste trasmissioni non si
analizzano le partite nella loro complessità intesa come
fatto tecnico, tattico e agonistico, bensì come
un’appendice all’operato dell’arbitro. Si è veramente
passato ogni limite! Fino a qualche anno fa, l’arbitro
veniva usato dalle squadre come alibi parziale per
giustificare le sconfitte o le mancate vittorie e dai
cosiddetti conduttori come una delle componenti del
contenitore della trasmissione; poi l’alibi arbitro da
parziale é progressivamente diventato totale e
parallelamente aumentava di importanza anche la sua
valenza televisiva; ora è diventato l’alibi a
prescindere, sia per le squadre che per la Tv, che
riesce nella titanica impresa di allestire un’ora e ¼
di trasmissione su due parlando solo degli errori
dell’arbitro! E quando dico Tv dico tutte, pubbliche e
private. Pensavo che il fondo fosse già stato toccato
negli ultimi anni e invece... Sì è persino arrivati ad organizzare la |
Moreno Cup, che si
aggiudicherà, pensate un po’, quell’arbitro che, alla
fine della stagione, avrà ottenuto la pagella
complessiva peggiore! Ho persino sentito un conduttore
dire testualmente:«Ora andranno in onda i servizi
delle partite; velocemente perché poi torneremo a
parlare di arbitri!». Complimenti! E poi ci
lamentiamo per le figure barbine (speriamo quest’anno
meno gravi) che raccogliamo in giro per il mondo! Ma
cosa si vuol pretendere se invece di analizzare le cause
tecniche di certe manchevolezze si scaricano tutte le
colpe ( per non dire altro...) addosso a questi signori
che non saranno mai, e sottolineo mai, importanti e
determinanti più di quanto lo siano i dirigenti, gli
allenatori e, soprattutto, i nostri adulati e strapagati
giocatori? E che esempio ne traggono i ragazzi dei vari
settori giovanili e i giocatori delle categorie
inferiori? Andate a vedere le partite di questi
campionati e troverete la risposta! Per questo dico
basta! Non guarderò più la televisione fin quando non si
tornerà a parlare di calcio e invito tutti i veri amanti
di questo sport a fare altrettanto. Ma forse lo avranno
già fatto...
piero strobino
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Barge ha premiato i
personaggi sportivi di ieri e di oggi
Campioni
in passerella |
CORRIERE
Venerdì 18 ottobre
2002 |
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Nel corso
della “Cena dell’espositore”, tenutasi mercoledì 9 a
Barge con lo scopo promuovere i prodotti tipici locali e
premiare alcuni imprenditori bargesi del mondo agricolo,
sono stati premiati anche alcuni campioni dello sport
del presente e del passato. «Quando l’assessore
all’agricoltura Michele Perassi mi ha chiesto di
collaborare per portare a Barge alcuni campioni ed ex
campioni dello sport, ho accettato con entusiasmo e
penso di esserci riuscito - ci ha dichiarato il cav.
Francesco Capellino, presidente della Bocciofila Bargese
e grande appassionato di ciclismo e dello sport in
generale – Devo dire che questa serata è stata la
degna conclusione di una settimana intensissima
per la Bocciofila. Vorrei ricordare, ad esempio, il
gemellaggio di domenica 6 con la Bocciofila di Ceriale,
una manifestazione che ha avuto un grandissimo successo,
tant’é vero che ci siamo già dati appuntamento per il
prossimo anno». Introdotti da Guido Campana, sono
saliti sul palco Emilio Ostorero, mitico campione
di motocross degli anni 60 (7
volte tricolore nella 250 e 9 nella 500, 15 anni CT
della nazionale con 5 titoli iridati, cavaliere e
commendatore dello sport e di recente insignito del
“Centauro d’argento” alla carriera ndr), Enzo Soletti e
Roberto Boano, anch’essi ex campioni di motocross, Bruno
Vottero, ex campione italiano di pugilato e
full-contact, Davide Perona, ex campione di ciclismo,
Ivano Macagno, attuale campione
regionale di moto in |
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Alcuni
Campioni presenti a Barge:
Da sinistra Franco Manzo, Claudio Chiappucci,
Davide Perona, Francesco Capellino e Laura Trova |
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montagna, Luca Giroldo, attuale campione mondiale di
pesca sportiva, Maurizio Giroldo, attuale campione
italiano di pesca sportiva, Franco Manzo, attuale
pluricampione italiano di bocce, Laura Trova, attuale
pluricampionessa mondiale di bocce e la star della
serata, “El Diablo” Claudio Chiappucci, indimenticato ex
grande campione di ciclismo, vincitore di una Milano –
Sanremo e di altre classiche, nonché autore di
fantastiche imprese al Giro d’Italia ed al Tour de
France. Alla serata hanno preso parte numerose autorità
locali ed il patron del ciclismo cuneese Lorenzo Tealdi.
piero strobino |
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AMBIENTE
- Il rio di Villafranca, un tempo pescoso e
ora inquinato
C'era
una volta il Cantogno |
CORRIERE
Venerdì 6 settembre
2002 |
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Le acque
torbide del Cantogno |
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C’era una volta il rio
Cantogno; così ormai si potrebbe recitare per ricordare
com’era lo splendido corso d’acqua di risorgiva che
nasce nelle campagne tra Cavour e Villafranca e poi le
attraversa con escursioni nel territorio di Cardé e
Barge, ora fortemente messo in pericolo
dall’inquinamento che ha iniziato ad interessarlo
all’incirca un anno fa. Infatti prima, fermandoci sul
ponte della frazione che ospita il famoso Santuario
della Madonna del Buon Rimedio da cui il rio Cantogno ha
preso il nome, si potevano osservare magnifiche trote
guizzare nel fondale sottostante; poi, gradatamente,
l’acqua incominciò a scurirsi fino a diventare
giornalmente di color grigio topo. La conferma del
sospetto che qualcosa non funzionasse l’abbiamo avuta da
alcuni frazionisti che di recente ci hanno segnalato la
totale scomparsa di pesci dal Cantogno; inoltre, in
occasione della festa “Un Po per tutti” del 15 giugno
scorso, scendendo il Po in barca da Cardé a Villafranca
si decise un’escursione nel Cantogno, ma fatti pochi
metri di risalita si dovette desistere per il forte
odore di liquame che “l’acqua” emanava. |
Però, secondo i frazionisti, il problema più grave risalerebbe a monte e
sarebbe attribuibile al “Ri Maron”, un canale
artificiale che scende dalle parti di Bibiana,
attraversa Cavour e si immette nel Cantogno proprio alla
sorgente. Un fatto gravissimo perché il Cantogno insieme
al Ghiandone (anch’esso, però, ci
risulta non più così puro...), era uno dei “salvatori”
del Po, fortemente disturbato a monte dall’inquinamento
portato dal Bronda e dal Rio Torto. D’altronde questo
fatto increscioso va ad aggiungersi alla situazione, che
spesso segnaliamo, delle bealere attorno a Cardé, una
situazione che da un anno a questa parte è precipitata,
con inquinamenti quasi giornalieri che ci hanno fatto
tornare indietro di 20 anni sia come tipologia che come
intensità. Ad esempio in agosto ci sono stati segnalati
due fatti: il 2 agosto il ritorno dell’acqua bianca
(assente appunto da una ventina d’anni) nel Poetto e
nella Bearlassa, e venerdì scorso con l’inquinamento
della Bearlassa; in quest’ultima occasione i prelievi
sono stati fatti (su autorizzazione dell’Arpa di Cuneo
impegnata in forze in un altro inquinamento a Genola...)
da Mauro Chabert presidente dei pescatori di Cardé e in
prima linea nel denunciare questa situazione, e dal
sindaco di Cardé Sebastiano Miglio. Che dire poi del
Tepice, da anni ormai giornalmente defluente in un
liquido puzzolente e denso di colore marrone scuro che
colora anche l’acqua del Po alla confluenza? D’altronde
quando risalendo un corso d’acqua inquinato si scopre la
presenza di un tubo dal quale fuoriesce liquame, si
individua da dove proviene questo tubo e tutto ciò non
basta per perseguire i colpevoli, non si può pretendere
di mettere fine a questa situazione che sta anche
mettendo a rischio la salute di tutti...
piero
strobino |
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VILLAFRANCA
- Un piccolo gioiello poco conosciuto
Una fortezza
nobiliare -
Visita al Castello
di Marchierù |
CORRIERE
Venerdì 30 agosto
2002 |
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Negli ultimi 6 anni il Castello (o
Casaforte) di Marchierù in frazione San Giovanni di
Villafranca, è stato teatro di altrettante serate di
beneficenza in favore di enti o associazioni; l’ultima
lo scorso 7 luglio con incasso in favore di Energency.
Queste manifestazioni, oltre al lodevole fine per il
quale sono state organizzate, sono servite anche a far
conoscere ed apprezzare a moltissime persone una realtà
locale di notevole valore storico, architettonico e
naturalistico, ai più quasi sconosciuta. Dopo averlo
scoperto, ci pareva d’obbligo conoscere la storia di
questo antico maniero e per farlo ci siamo rivolti
all’attuale proprietaria, la Contessa Paola Prunas Tola,
che, molto cortesemente, ha acconsentito ad incontrarci
ed a farci visitare il bellissimo parco popolato di
pregiate essenze autoctone secolari ed alcune delle 32
stupende sale del castello, ricche di fascino antico e
di storia risorgimentale.
«Innanzitutto vorrei precisare che
Marchierù viene indifferentemente indicato come Castello
o Casaforte probabilmente perché in origine era una
fortezza militare, da cui il nome Casaforte – spiega
la Contessa – Le prime notizie che si hanno su questa
costruzione risalgono al 1220, quando l’Abbazia
Benedettina S. Maria di Cavour ricevette una donazione
intestata a Marzerutum o Marzarutum. L’etimologia del
nome Marchierù potrebbe avere 3 origini: la prima dal
francese “macheron” (mucchio), oppure dal provenzale –
piemontese “macaroun”, riferito ad un mucchio di macerie
derivante da una distruzione barbara (probabilmente il
Barbarossa), oppure ancora da “marca di confine”,
considerando che si trovava proprio sul confine tra i
possedimenti del Marchesato di Saluzzo e quelli dei
Savoia – Acaia; però, secondo me, la più probabile è
volta alla dizione agricola “marcita”, cioè i luoghi,
qui una volta numerosissimi, dove veniva messa a
macerare la canapa. I primi signori di Marchierù
dovrebbero essere stati i Signori di Barge, divisi in diverse
famiglie, la più importante
delle quali era quella |
La contessa Paola
Prunas Tola
davanti al castello
degli Aicardi i cui discendenti nel
1251 vendettero diversi terreni a Tommaso II° di Savoia;
fra questi terreni c’erano anche quelli di Marchierù,
ceduti per 700 libbre e 500 buoni segusini. Nel 1384
Marchierù passò dai Savoia alla famiglia Petitti
attraverso Francesco Petitti, figlio di Beatricina,
figlia di Filippo d’Acaia e rimase a tale famiglia fino
al 1482. Qui c’è un secolo di vuoto, poi nel 1583
Marchierù ritornò agli Acaia – Savoia nella persona di
Filiberto Signore di Racconigi ed a sua sorella Claudia
sposata Besso – Ferrero, Marchese di Masserano. Nel 1640
passò ai Conti Solaro di Macello e, più tardi e per
successione, per metà ai Cacherano di Osasco, sotto i
quali venne costituito in Commenda dal Sovrano Militare
dell’Ordine di Malta, e per metà ai Filippi di
Baldissero. Così rimase fino al 1800 quando Vittorio
Ignazio Filippi di Baldissero riscattò anche l’altra
metà dal cugino Cacherano di Osasco e ne diventò l’unico
proprietario. Questa – prosegue la Contessa Paola
Prunas Tola - é stata l’ultima casata dalla quale io
discendo; però tengo a precisare che riteniamo come
nostro capostipite colui che con le sue opere ha ridato
lustro a Marchierù, riportandolo all’antico splendore:
Carlo Alberto Filippi di Baldissero, ufficiale di
cavalleria, porta stendardo di Savoia, figlioccio di
Carlo Alberto di Savoia e figlio di Maria Canera di
Salasco, Dama di Corte e sorella del generale Carlo
Canera di Salasco, il quale firmò il cosiddetto
armistizio di Salasco che decretò la fine della prima
parte della prima Guerra di Indipendenza. Membro della
Regia Accademia di Agricoltura di Torino, Carlo Alberto
Filippi portò avanti importanti innovazioni proprio in
questo campo e scrisse anche alcuni manuali sul lavoro
agricolo (uno dei quali gentilmente donatoci dalla Contessa ndr). |
Tra le
altre cose, dette inizio ai lavori per la rete di
irrigazione delle campagne circostanti, avvalendosi dei
consigli del suo grande amico Camillo Benso, Conte di
Cavour, che soggiornò spesso al Castello. In
seguito, il figlio Enrico Filippi, mio bisnonno,
proseguì l’opera paterna fondando il Consorzio Irriguo
di Marchierù e facendo inoltre eseguire notevoli
migliorie sotto il profilo architettonico. Enrico sposò
Maria Arnaud di San Salvatore, discendente da due fra le
più importanti famiglie francesi, i Richelieu ed i
Gallifet, e da lei ebbe 3 figlie di cui una sposata al
Conte Vittorio Prunas Tola, mio nonno, di origine sarda.
Infine mio papà Severino, laureato in agraria e
anch’egli membro dell’Accademia di Agricoltura di
Torino, che portò a termine il miglioramento della
tenuta. Questa – conclude la Contessa –
molto succintamente è la storia di
Marchierù».
Per quanto riguarda invece le serate di
beneficenza, l’idea è stata sua o le è stata proposta?
«Diciamo che è stata una curiosa
concomitanza di idee, quasi un segno del destino –
ci rivela la Contessa – Da tempo, contagiata e spinta
dalla napoletanità verace di mio marito, il dottor
Camillo Mariconda, anelavo ad aprire il Castello al
pubblico, perché ritenevo e ritengo che certe bellezze
debbano poter essere ammirate da tutti, non solo dai
proprietari. Quindi non ho avuto esitazioni quando mi è
stata fatta la proposta per queste serate che,
oltretutto, riescono a donare un sorriso a chi è
decisamente meno fortunato di noi. Per questo motivo
– conclude la Contessa – spero che abbiano un
seguito. Io e la mia famiglia siamo a completa
disposizione».
E a noi non resta che ringraziare la
Contessa Paola Prunas Tola ed il marito, dott. Camillo
Mariconda, per la squisita gentilezza dimostrataci,
esortando gli organizzatori delle serate a proseguire
sulla strada intrapresa, una strada che, attraverso la
solidarietà, conduce alla scoperta di beni assolutamente
unici quale il Castello di Marchierù.
piero strobino |
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CARDÉ
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Inutile
e tardiva richiesta di sospensione della Forestale |
CORRIERE
Venerdì 22 marzo
2002 |
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Non abbattete i platani !
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Ma la lettera è arrivata due giorni dopo |
Cardé
- "In riferimento alla comunicazione pervenutaci da
codesto Ente Provinciale con la lettera sopra distinta,
lo scrivente Coordinamento desidererebbe prendere
visione della relazione redatta da un professionista
abilitato in merito alla verifica sulla stabilità delle
n. 39 piante pericolanti costituenti il viale presso
l'abitato di Cardé. Nel frattempo si prega di voler
sospendere il provvedimento di abbattimento dei suddetti
alberi da eseguirsi ad opera della ditta Brondetta F.lli
di Savigliano. Distinti saluti. Il Coordinatore
Provinciale (Dr. Ing. Paolo Salsotto)".
Questo il testo della lettera
inviata dal Coordinamento provinciale di Cuneo del Corpo
Forestale dello Stato alla Provincia di Cuneo - Servizi
Tecnici e, per conoscenza, alla Soprintendenza per i
beni ambientali ed architettonici, all'ente Parco del Po
- Tratto cuneese, al Comando stazione Forestale di
Saluzzo ed al Sindaco di Cardé. Peccato che l'opera di
abbattimento fosse già iniziata il giorno 11, vale a
dire un giorno prima della stesura della lettera (che
reca la data del 12 marzo), e che sia stata ultimata il
giorno 13, quando ancora la lettera non era arrivata;
perlomeno non era ancora arrivata al Sindaco di Cardé,
come dimostra la data del protocollo del Comune: 15
marzo 2002.
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Si potrebbe quasi
parafrasare l'antico e famoso proverbio "Chiudere la
stalla quando i buoi sono scappati" . . .
piero strobino |
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AMBIENTE
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Le
piante abbattute erano pericolanti perché “avvelenate” |
CORRIERE
Venerdì 15 marzo
2002 |
Sacrificati 39 platani
Decurtato lo storico viale
alberato di Cardé
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Nell’ultimo consiglio comunale di Cardé, una delle tre
interrogazioni presentate dal gruppo di minoranza
guidato da Giuseppe Reitano riguardava la vicenda dei
platani della “leia”, dichiarati pericolanti dai tecnici
della Regione, dopo un sopraluogo effettuato all’inizio
del 2000, a causa di “fenomeni di fitotossicità di
origine colposa o dolosa”. Nell’interrogazione si
chiedeva: “...l’Amministrazione Comunale ha mai fatto
qualcosa per arrivare a scoprire i responsabili del dolo
che è andato ad intaccare un vero e proprio
patrimonio ambientale, oltretutto posto sotto vincolo
dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali? É vero che il
proprietario dei platani è la Provincia di Cuneo, ma i
platani sono in territorio cardettese e rappresentano
uno dei simboli ed una delle maggiori bellezze del
nostro paese. Ad esempio, almeno il famoso atto dovuto
della denuncia contro ignoti è mai stato fatto?”.
«Noi pensiamo di aver fatto tutto quanto è in nostro
potere – ci ha dichiarato il sindaco Sebastiano
Miglio – Infatti, appena ricevuto l’esito delle
analisi dei tecnici della Regione, il 15 luglio del 2000
abbiamo segnalato la cosa alla Provincia di Cuneo,
invitandola, tra l’altro, ad adottare i provvedimenti di
competenza contro gli ignoti che si erano resi
responsabili dei danneggiamenti. Da allora, però,
direttamente dalla Provincia non abbiamo più avuto
notizie fino al 6 marzo scorso, quando, tramite documento ufficiale , ci
è |
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stato comunicato che
la Provincia stessa avrebbe provveduto all’abbattimento
di 39 platani, indicati dalla verifica di stabilità
redatta da un professionista abilitato. Nel frattempo
erano invece arrivati due documenti ufficiali dalla
Sovrintendenza ai Beni Ambientali (19/4/2001 e
14/11/2001) inviati alla Provincia e, per conoscenza, a
me. Nel primo veniva comunicata la futura effettuazione
dell’esame di stabilità succitato, nel secondo di
provvedere alla sostituzione dei platani da abbattere
con altri analoghi, in quanto si tratta di un viale di
particolare valore paesaggistico».
Ma la denuncia contro ignoti non potevate farla voi direttamente, oltre a |
chiedere che la facesse la
Provincia? «Sì, potevamo anche farlo, ma se non lo
hanno fatto né l’Ente proprietario dei platani né l’Ente
massimo predisposto alla loro tutela, a cosa sarebbe
servito?» è stata la laconica risposta di Miglio,
sulla quale, in effetti, c’é da meditare...
Intanto, come si può vedere dalla foto, lunedì è iniziato
l’abbattimento dei 39 platani. E così ingiustizia è
fatta! A questo punto c’é solo da sperare che venga
almeno rispettata l’imposizione della loro sostituzione,
ma anche su questo particolare ci permettiamo di
esprimere dei dubbi visto che gli altri 8-9 platani
abbattuti alcuni anni fa non sono ancora stati
sostituiti...
piero
strobino |
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AMBIENTE - Pesci
morti con tracce di arsenico |
CORRIERE
Venerdì 8 marzo
2002 |
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Pozzi sotto controllo
- Bealere inquinate a Cardé ? |
Cardé -
L'inquinamento delle bealere e delle falde è stato il
tema di una interrogazione posta dal gruppo di minoranza
nell'ultimo Consiglio comunale di Cardé, un tema
rafforzato nella sua gravità dalla recente decisione del
Sindaco di chiudere l'erogazione dell'acqua potabile
nelle scuole elementari perché puzzolente.
Su quest'ultimo fatto, gli esiti
delle analisi effettuate dall'Asl 17 di Saluzzo non sono
ancora disponibili, mentre lo sono quelli effettuati
dalla stessa Asl 17 e dall'Istituto Zooprofilattico di
Torino sui pesci morti e dall'Arpa di Cuneo sull'acqua
in relazione all'inquinamento verificatosi nella
bearlassa lo scorso 11 dicembre.
L'esame dell'acqua rileva tra
l'altro tracce di cadmio, zinco, cromo III,cromo VI,
nichel, piombo, rame, solfati, fosforo, azoto
ammoniacale, azoto nitroso e azoto nitrico, ma in
quantità evidentemente nella norma visto che la diagnosi
finale è: "Non si rilevano particolari indici
di inquinamento chimico".
L'esame sui pesci morti
rileva tracce di arsenico, cadmio cromo, mercurio e
piombo senza precisare se la quantità sia nella norma.
"Noi riteniamo che sarebbe
importantissimo sapere se
i pesci |
sono morti a causa della quantità dei
metallipesanti riscontrata in essi, perché potrebbe
significare che l'acqua della Bearlassa era inquinata -
ha dichiarato Mauro Chabert, presidente della
Società Pescatori di Cardé, che aveva denunciato
l'accaduto - Questo a prescindere dal fatto che
l'esame sull'acqua sia stato negativo come d'altronde
era prevedibile visto che, pur riconoscendo il
tempestivo intervento dell'Arpa, i prelievi sono stati
effettuati quando ormai l'eventuale inquinamento era
passato. Resta il fatto che i pesci sono morti - ha
concluso Chabert - e che il giorno prima l'acqua era
scura e puzzolente come hanno dichiarato a verbale
alcuni cardettesi".
Questi continui e ormai atavici
"fenomeni", uniti ai sempre più numerosi casi di
segnalazione di pozzi inquinati o comunque di acqua
puzzolente ed al fatto che
Cardé è
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ancora priva di acquedotto, dovrebbe
perlomeno creare qualche preoccupazione.
Ad esempio, non sarebbe forse
opportuno tenere il paese sotto controllo, magari
monitorando in continuazione bealere e pozzi privati o
pubblici?
Lo abbiamo chiesto al sindaco
Sebastiano Miglio.
"È
esattamente quello che vogliamo fare -
rivela Miglio - Ormai la
cosa ha assunto proporzioni gravi e vogliamo andare fino
in fondo. Soprattutto, per ovvi motivi di salute
pubblica, ci preme controllare la situazione dei pozzi,
pur senza tralasciare le bealere. Le cause possono
essere tante, ma entrerei nel campo delle supposizioni e
quindi per il momento preferisco tacere e lasciare la
parola alle istituzione preposte".
Fino
a pochi anni fa Cardé, sotto il profilo idrico, era
considerato un paradiso sia come quantità che come
qualità.
Ora la
quantità è sensibilmente scemata, come ovunque del
resto, mentre, per quanto riguarda la qualità, si è
arrivati al punto di aver paura di bere l'acqua o
persino di non usarla per cucinare, come ci hanno
confidato molti cardettesi.
piero strobino |
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L’A.C. DIOCESANA A ROMA DAL
PAPA
Alle sorgenti della fede sulla tomba dei
Martiri
(19 gennaio 1990)
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Roma
– Nella settimana dal 2 al 6 gennaio,
organizzato dall’Azione Cattolica della Diocesi di Saluzzo, si
è effettuato un pellegrinaggio a Roma per celebrare il
ventennio del nuovo statuto di Azione Cattolica. Il viaggio,
al quale hanno aderito fedeli di Castelletto, Bosco e San
Chiaffredo di Busca, Verzuolo, Piasco, Saluzzo, Torre San
Giorgio, Villanova Solaro e Cardé, si è dipanato senza intoppi
sia all’andata, con tappa a Piazza dei Miracoli a Pisa, sia al
ritorno; d’altronde con animatori del calibro del Presidente
Diocesano Paolo Trovò e del simpaticissimo don Paolo Gerardi,
non poteva essere altrimenti.
Se poi c’era
qualche raro momento di stanca, ci pensava il piccolo
Francesco Trovò, mascotte del gruppo, a tenere allegra la
comitiva. La perfetta organizzazione e la gentilezza delle
suore Dorotee della pensione Nostra Signora di Fatima, hanno
contribuito a rendere ancor più gradevole il soggiorno nella
Capitale e il programma, con la visita alla città antica, ai
monumenti, alle basiliche, ai parchi ed alla città mondana,
col conforto di splendide giornate quasi primaverili, è stato
pienamente rispettato. |
Ma i momenti
sicuramente più importanti sono stati la S. Messa officiata
dal nostro Vescovo Monsignor Sebastiano Dho sulla tomba di San
Pietro all’interno della Basilica omonima, l’udienza col Santo
Padre nella sala Nervi e la visita alle catacombe di San
Callisto. Proprio questi ultimi due episodi hanno
probabilmente segnato maggiormente il pellegrinaggio
arricchendolo di contenuti morali e spirituali.
L’udienza del
Santo Padre, di questo Papa che ha riportato la parola di
Cristo in tutto il mondo e che ha avuto un ruolo determinante
negli eventi che stanno segnando la storia contemporanea, è
stata la prova, coi 15.000 fedeli accorsi da tutto il mondo,
dell’universalità del cristianesimo; ma il fatto più
significativo è che di tutti questi fedeli più della metà
erano giovani. Questa è ormai la certezza del cambiamento in
atto nei giovani, i quali si stanno gradatamente staccando da
certe ideologie utopistiche che generano solo odio e, nel
contempo, essi rifuggono anche il più mero materialismo
consumistico che conduce solo all’effimero. |
Inoltre è
anche la riprova della loro riscoperta della spiritualità, che
è poi la vera essenza della vita.
La visita
alle catacombe di San Callisto è stato il momento più
“sentito” dell’intero pellegrinaggio; la consapevolezza
dell’enorme numero di martiri che hanno pagato con la vita la
loro fede, ha determinato momenti di autentica emotività
culminati nella recita del Padre Nostro, mano nella mano,
durante la S. Messa officiata da don Paolo in una delle cripte
delle catacombe, a 30 mt. sotto terra. Emblematica, al
riguardo, la frase di don Paolo alla fine della S. Messa :«Avete
visto tutti quante centinaia di migliaia di cristiani abbiano
pagato con la vita la loro professione di fede; possibile che
tutti si siano sbagliati, che tutti siano stati fregati?».
C’è veramente da riflettere, sia per i non credenti, sia per i
credenti o pseudo tali che, andando alla Messa e facendo la
Comunione per abitudine, oppure donando denaro alla Parrocchia
per essere pubblicati sul bollettino, pensano di aver risolto
tutto.
piero strobino
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Il Divorzio
(15 febbraio 2002)
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Come si sarà notato,
le parole del Papa a riguardo del divorzio hanno sollevato un
vespaio e quindi sulla questione vorrei fare anch’io alcune
considerazioni. Innanzitutto mi chiedo quale strano Paese sia
diventato il nostro, dove possono parlare tutti tranne il
Santo Padre. Parlano “onorevoli” di destra e di sinistra, da
quelli più o meno educati dal linguaggio scurrile e col vizio
delle pornostar, a quelli dal nome tristemente famoso per la
nostra storia, tutti però accomunati dallo sfacciato
protagonismo televisivo al servizio di conduttori baffuti o
brufolosi che pontificano su tutto (o meglio su quello che
loro interessa...); parlano le casalinghe, gli operai, i
contadini, i calciatori, le “letterine”, proprio tutti
insomma. Solo quando parla il Santo Padre c’è da ridire.
Quando parla il Santo Padre è interferenza nelle leggi dello
Stato! Eppure, dall’alto del suo Magistero, mi pare che, fino
a prova contraria, qualche diritto a parlare debba pur averlo!
Soprattutto quando si tratta di un Sacramento (sì, un
Sacramento, non una cosa da niente da buttare giù come
bicchiere d’acqua...) dichiarato indissolubile dalla Chiesa
Cattolica, quella Chiesa Cattolica della quale il Pontefice è
il Capo, che piaccia o no! Ma cosa si pretendeva? Forse che il
Papa dicesse: «Sono proprio felice di vedere che in Italia la
famiglia non esiste più, che quest’anno (2001) si sono avuti
ben 33 mila (dicasi 33 mila) divorzi!»? Interferenza?...
Ridicolo! Il Papa non ha fatto altro che ricordare i valori
cristiani e, nello stesso tempo, stigmatizzare l’uso
degenerativo della legge sul divorzio, peraltro legittima in
uno |
stato laico così come quella sull’aborto. In
uno stato laico, però, ci sono anche i cattolici. Sono i
cattolici che debbono riflettere sulle parole del Papa. Gli
altri, vale a dire i non cattolici, in uno Stato democratico
(fin quando lo sarà ancora?...) possono pensarla come
vogliono. Dalle statistiche risulta però che l’87,5% degli
italiani non la pensa come il Papa. Si deve quindi desumere
che in Italia i cattolici siano ridotti al 12,5%? Sembrerebbe
di no, analizzando l’alta percentuale di chi si dichiara
cattolico. E allora? Allora la risposta è una sola: la
percentuale dei cattolici contrari alle parole del Papa in
realtà professa quel cattolicesimo di facciata, opportunista e
personalizzato, ormai imperante. Di conseguenza anche per
costoro il matrimonio è diventato quella cosa da niente da
buttare giù come un bicchiere d’acqua, pensando che «tanto se
va male c’è sempre il divorzio». Non mi pare sia
l’atteggiamento giusto e penso che l’appello del Papa fosse
proprio rivolto in questa direzione, ricordando ai cattolici
che quando si decide per il grande passo è per sempre,
divorzio o non divorzio. Lo stesso discorso lo si può fare
sull’aborto. Io penso che un vero cattolico non può essere né
a favore del divorzio, né a favore dell’aborto e che il Papa
ha non solo il diritto ma il dovere di ricordarcelo, perché un
cattolico non può più definirsi tale dal momento in cui decide
di usufruire di queste due leggi. Il cattolicesimo va
accettato coi suoi dogmi, non a seconda delle interpretazioni
che più ci fanno comodo. È una questione di scelta, senza per
questo condannare alcuno.
piero strobino
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" Love and Peace "
(28 settembre
2001)
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Sabato sera, perché
annoiato dalla sciatteria dei programmi TV ma anche o
soprattutto perché profondamente angosciato dall’orrore di
questi giorni, compresa la conseguente voglia di guerra, di
violenza, di odio e di autodistruzione che sento aleggiare
cupa sul mondo, ho cercato rifugio su MTV, un’emittente
musicale molto seguita dai giovani (io giovane non lo sono
più, ma amo la musica e quindi seguo giornalmente questa
emittente), sperando, nella musica, di trovare sollievo alla
mia angoscia. Ebbene, ho scoperto con un certo stupore, non lo
nego, che MTV è capace anche di fare ottima cronaca e non
“solo” musica, avendo proposto, a mio avviso, forse la
migliore trasmissione di denuncia dei luttuosi avvenimenti che
purtroppo tutti conosciamo. Infatti, sulle meravigliose note
di Imagine di John Lennon, ripetute all’infinito e alternate
alle orrende immagini dell’inconcepibile atto terroristico,
scorrevano interviste e soprattutto commoventi messaggi di
giovani e giovanissimi di tutto il mondo (anche americani),
tutti inneggianti alla pace e all’amore e intrisi di
preoccupazione per il futuro, oltre che di dolore per tutte
quelle vite innocenti stroncate dalla follia umana. Nessuna
apologia della violenza, nessuna richiesta di bieca vendetta
come ho sentito dire da persone cosiddette mature (tra cui più
di un politico e persino direttori di TG...) |
in quasi tutte le altre
trasmissioni sul tema, ma piuttosto suppliche perché si vada
alla ricerca della verità e delle responsabilità senza colpire
alla cieca nel mucchio, aggiungendo così altre vittime
innocenti alle vittime innocenti. Tra le tante ho scelto tre
frasi: «Comunque vada
nessuno vincerà»; «La
violenza genera violenza e non risolve nulla; io sono un
militare e ho paura!»; «Libertà
è fare quello che non danneggia gli altri». Non
pensate, che proprio da questi giovani, coi quali non nego di
aver avuto e di avere profonde incomprensioni e forti
contrasti generazionali, dovremmo prendere esempio in questo
momento così triste per il futuro (se ancora ci sarà...) del
genere umano? «Love and
Peace», amore e pace, canta John Lennon in Imagine;
ma siamo sicuri che i potenti della Terra conoscano ancora o
abbiano mai conosciuto il significato di queste parole che
Gesù, primo fra tutti, ci ha insegnato? E allora, ragazzi,
tocca a voi opporvi alla violenza, tocca a voi lottare
affinché l’uomo possa riscoprire (o scoprire?...) il valore di
queste due semplici ma meravigliose parole e smetta finalmente
di essere l’unico animale che uccide per il solo gusto di
farlo! Solo con l’amore si conquisterà la pace, non con i Pil
o con i Nasdaq o con gli odi razziali!
piero
strobino |
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Il Calcio
- Dove sta andando
-
(28 febbraio
2001)
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Ma dove sta andando il calcio? E’
l’interrogativo che mi pongo sempre più spesso e con me molti
appassionati, un interrogativo dettato da fatti e immagini che
col calcio vero, quello giocato voglio dire, non hanno nulla
da spartire. Accendi la TV e nelle trasmissioni specifiche
senti solo più parlare di passaporti falsi, di serate a luci
rosse, di contratti ultramiliardari più o meno vincolanti e
assisti allibito a feroci polemiche tra gli addetti ai lavori
su episodi di un attimo, quasi che una partita di 90 minuti si
riducesse a quell’attimo. Poi finalmente arrivano i servizi
delle partite e vedi immagini squallide di individui
miliardari che fanno a gara a chi è più “furbo” nell’ingannare
l’arbitro, di mischie in campo, di feroci tafferugli sugli
spalti e fuori dal campo con lacrimogeni e cariche della
polizia contro i “tifosi” (o viceversa?…), bombe molotov,
sprangate, accoltellamenti, ecc. Aiuto! Violenza, solo
violenza, verbale e fisica. E le immagini di calcio giocato?
Dieci minuti su due ore di trasmissione: un optional, insomma.
Questo per quanto riguarda il calcio cosiddetto
professionistico, il calcio – business. |
Purtroppo, però, in campo dilettantistico la
situazione non è certo migliore, perlomeno da quello che posso
vedere settimanalmente seguendo da cronista le partite. Anche
qui si sentono cifre ancor più scandalose se si va a fare il
raffronto, anche qui in campo e fuori ci sono le “furbate”, le
risse, gli insulti, la violenza gratuita. Dice: « è sempre
stato così ». Può essere, ma con una sostanziale differenza:
quello che prima era l’eccezionalità, oggi è la normalità! A
me pare di vedere, a parte qualche rara eccezione, che in
campo non si va più con allegria, vedo facce arrabbiate e tese
già prima della partita, in campo e fuori non si accetta più
di riconoscere la superiorità dell’avversario! E questo non è
di poco conto! E allora dove sta andando il calcio? Ecco
l’amara riflessione a questo interrogativo da parte di un vero
appassionato: continuando di questo passo il calcio è
destinato a morire oppure a diventare patrimonio esclusivo
della violenza, perché, questo è certo, farà sempre più
disamorare e quindi allontanare chi crede ancora in certi
valori etici, morali e sportivi.
piero strobino |
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Vecchie glorie (06
luglio 2001)
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Mancavano molte delle stars annunciate,
sabato sera, al Filippo Drago di Dronero, per la partita a
scopo benefico a favore dell’AIP (Associazione Italiana
Parkinsoniani) di Torino, che avrebbe dovuto veder scendere in
campo una mista Vecchie Glorie Torino – Juventus contro la
Selezione Giornalisti, ma è stata ugualmente una festa dello
sport e della solidarietà. Per la verità nella formazione
Vecchie Glorie non c’era nessun juventino, ma anche dalla
parte granata e dei giornalisti le defezioni sono state molte.
Lo scopo era comunque nobile e così, dopo qualche attimo di
delusione, il pubblico, abbastanza numeroso considerata la
giornata prefestiva e la canicola che ha spopolato paesi e
città per la via dei mari e dei monti, ha partecipato con
entusiasmo alle prodezze dei suoi beniamini, diventando a sua
volta protagonista, trascinato dalla verve dei conduttori
Carlo Testa di Teletime e Clara Vercelli di Telestudio, Quinta
e Sesta Rete. Una nota di colore particolare l’hanno fornita i
ragazzi del settore giovanile del Chieri, tutti di granata
vestiti, a Dronero per uno stage agli ordini di Silvano
Benedetti (che non ha giocato perché leggermente infortunato),
Antonio Comi e Roberto Rosato. Ma veniamo alla cronaca: grazie
all’intercessione dell’amico Carlo Corongiu (ex di Torino,
Pinerolo, Asti, ecc ed attuale D.S. del Vigone) abbiamo potuto
avvicinare alcuni giocatori, che hanno fatto la storia del
Toro e del calcio italiano, per sentire le loro impressioni.
Cominciamo con un vero mito, Roberto Rosato,
sceso in campo in veste di mister: «Per me è sempre importante
partecipare a queste manifestazioni, perché aiutare chi è
invalido è una cosa stupenda. Ringrazio anche il pubblico che
ha risposto in modo adeguato ».
« Quando ci chiamano per queste manifestazioni
si viene sempre volentieri, sperando che un po’ di gente
partecipi e porti il suo contributo – commenta invece “Serino”
Rampanti, attualmente collaboratore di Claudio Gentile nella
Nazionale Under 23 – Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di
esserci dando testimonianza giocando e divertendoci, perché
queste sono anche occasioni per delle rimpatriate».
Sintetico, ma sulla stessa lunghezza d’onda,
Antonio Comi : «Ma, è chiaro che quando c’è da dare una mano a
delle persone che sono meno fortunate di noi, questo è
il minimo che possiamo fare. Inoltre ci divertiamo anche,
quindi...».
Più esplicito e anche un tantino polemico
Nello Santin: «Noi ex calciatori siamo molto sensibili a
queste manifestazioni; io, ad esempio, oggi mi sono fatto 800
km pur di essere presente. Peccato che non sempre il pubblico
risponda adeguatamente ed anche molti nostri ex compagni. Ad
esempio – e qui viene fuori il “Cuore Granata” - gli juventini
non vengono quasi mai e questo mi dispiace perché è nostro
dovere sensibilizzare la gente su questi problemi così
importanti ». |
Per i giornalisti ha parlato il capitano
Aurelio Benigno del Corriere dello Sport: « La Selezione
Giornalisti, che non è formata solo da cronisti sportivi, è
nata proprio per questi scopi; nello specifico, per il morbo
di Parkinson, è la prima volta, ma abbiamo partecipato ad
altre manifestazioni di questo tipo, ad esempio per la ricerca
sul cancro e sulla sclerosi multipla. Certo dal punto di vista
tecnico lasciamo a desiderare, ma la cosa importante è lo
scopo umanitario ».
Ed ora la voce di due organizzatori, Gianni
Cavallari, Presidente dell’AIP di Torino e Salvino Cavallaro,
giornalista di Torino Sera e organizzatore principe della
manifestazione.
«L’AIP di Torino è nata nel 94 quando ho
deciso di occuparmene per via di un amico che soffriva di
questa terribile malattia – spiega Gianni Cavallari –
Oggi, purtroppo, dico purtroppo perché significa che la
malattia sta progredendo, abbiamo più di mille iscritti su una
popolazione di 4 mila ammalati in Torino e Provincia e 11 mila
in Piemonte. Queste iniziative servono soprattutto per
finanziare la ricerca scientifica e due progetti: uno di
carattere strutturale per la ristrutturazione di un edificio a
Torre Pellice adibito a ricovero per malati e l’altro di
carattere umanitario per aiutare le famiglie, perché chi
assiste un malato a volte diventa più malato del malato stesso
».
« Sono già 3 anni che mi occupo di far
conoscere l’AIP organizzando manifestazioni di questo tipo –
dichiara Salvino Cavallaro – Il calcio è il veicolo principale
perché resta pur sempre un notevole momento di
aggregazione e devo dire che nei calciatori ho trovato terreno
fertile; però organizziamo anche manifestazioni di altro
tipo come commedie e serate danzanti. Ad esempio in ottobre
andrà in scena, in un teatro Salesiano di Torino, una commedia
di De Filippo e il 21 dicembre, al Piccolo Regio, una serata
danzante di musica orientale ».
Per la cronaca la partita non ha avuto storia,
con la netta affermazione per 6-1 (gol di Zanelli, Santin,
Comi, Rolfo e doppietta di Gobetti per i calciatori e di
Grande su rigore per i giornalisti); alcuni pezzi di
repertorio dell’antica classe delle Vecchie Glorie e la grande
prestazione del loro portiere Accorsi hanno mandato in
visibilio il pubblico, mentre per i giornalisti tanta corsa e
volontà e la presenza tra i pali di Gian Marco Sala,
figlio di Claudio, il mitico “Profeta del gol”.
piero strobino
P.S. - Se vi interessa
e c’è lo spazio, le Vecchie Glorie sono scese in campo
con: Accorsi, Finetto, Favarin, Santin, Pallavicini, Serami,
Spugna, Rampanti, Comi, Zanelli, Garelli (nel 2° tempo
Corongiu, Gobetti, Rolfo e Savio). I giornalisti hanno
schierato: Sala, Schiffo, Ellena, Pasquaretto, Scarzella,
Grossi, Cieli, Cavallaro, Morrica, Benigno, Grande (nel 2°
tempo Usai). La terna arbitrale era composta da Saccomanno,
arbitro, Comba e Giraudo collaboratori. |
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Cané e Panatta infiammano Cavour
(02 agosto 2001)
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Grande entusiasmo, nel pomeriggio di
martedì 30 luglio al Tennis Club Cavour, per la presenza di
Paolo Cané e Claudio Panatta allo stage organizzato dal T.C.
Cavour nell’ambito del Progetto Tennis College Lucania. «Tutto
è partito da una conversazione con i dirigenti del T.C. “Il
Portico” di Roletto di Pinerolo, i quali avevano già aderito
l’anno prima a questo Progetto – ci ha dichiarato Valter
Genovesio, Assessore allo Sport del Comune di Cavour – Ci
hanno spiegato in cosa consisteva, ci è sembrata una proposta
interessante, siamo entrati in contatto col sig. Giuseppe
Lucania, ideatore del Progetto, e così lo stage è partito».
«Il Progetto consiste nel far giocare gratuitamente i bambini
dai 6 ai 14 anni per tutto l’anno – ci ha spiegato lo stesso
Giuseppe Lucania, ideatore e promotore del Progetto Tennis
College Lucania – Lavoriamo su tutto il territorio nazionale
avendo Paolo Cané, che è il nostro supervisore tecnico
ufficiale, come punto fermo e poi, a rotazione, chiamiamo i
campioni che hanno giocato con lui in Coppa Davis. Abbiamo già
organizzato oltre 100 avvenimenti in circa 2 anni, con la
presenza di 200 bambini per avvenimento, per un totale di
circa 20 mila bambini». E veniamo ai due campioni. «Il
Progetto è partito su iniziativa nostra privata – conferma
Paolo Cané - Visto che in Italia non c’è molta promozione, lo
scopo è quello di far avvicinare i bambini al tennis e noi ex
giocatori cerchiamo di creare in loro lo stimolo giusto;
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poi toccherà ai maestri proseguire il discorso.
Il contatto avviene anche o soprattutto attraverso degli
stage; ad esempio stamattina eravamo al T.C. “Il Portico” di
Roletto di Pinerolo, oggi siamo qui a Cavour e nei prossimi
due giorni saremo in Liguria. Operiamo in tutta Italia anche
se il nostro punto di riferimento è il T.C. “Il Portico”,
dove a settembre inizieremo la scuola con più di 100 bambini.
Comunque – conclude Cané – anche qui a Cavour, con 20 – 30
bambini, abbiamo un ottimo riscontro». «Questa è un’attività
decisamente gratificante, perché i bambini sono il futuro del
tennis ed è molto bello vederli impegnarsi in questo modo,
così teneri e emozionati nel giocare contro noi ex
giocatori - ammette da parte sua Claudio Panatta – Quindi per
noi è un piacere poter trasmettere loro quello che abbiamo
acquisito in tanti anni di esperienza. A volte l’impegno è
pesante, ad esempio io stamattina sono partito prestissimo da
Roma e stasera devo essere a Montecarlo, ma lo facciamo
volentieri perché questa è la nostra vita. Non c’è nulla di
più bello che poter fare il lavoro che più ti piace! ». E
questa positività i grandi campioni come Paolo Cané e Claudio
Panatta la sapranno sicuramente trasmettere ai ragazzini che
hanno la fortuna di averli come maestri. Per la cronaca, chi
fosse interessato a questo Progetto può rivolgersi
direttamente al sig. Giuseppe Lucania, tel. 339/8945357 oppure
sul sito internet
www.tenniscollegelucania.com
piero strobino |
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g
Quei torrenti inquinati uccidono il
Po
(30 gennaio 1998)
AMBIENTE -
Una ricerca per la protezione ambientale segnale le cattive
condizioni di Bronda e Rio Torto
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In data 12 gennaio 1998 l'Agenzia
Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa), dipartimento
provinciale di Cuneo, ha inviato al presidente della provincia
di Cuneo, ai sindaci di Saluzzo e Cardé, al Parco del Po,
all'associazione "Amici del Po" di Cardé ed all'associazione
pescatori di Cardé, una puntigliosa documentazione relativa
all'analisi biologica e chimica dei corsi d'acqua afferenti al
Po e del Po stesso in territorio di Cardé, in risposta a
numerose segnalazioni di presunte alterazioni all'ecosistema
fluviale inviate proprio dalle due associazioni cardettesi, a
partire dal lontano 1993, inizialmente allo stesso Parco del
Po e poi, tramite quest'ultimo, alla Procura della Repubblica
di Saluzzo ed alla Ussl di Saluzzo (1995) e passate
inascoltate.
Precisando che l'Ussl di Cuneo prima e l'Arpa
di Cuneo (che dall'Ussl ha ereditato personale, strutture e
competenze in materia ambientale) poi, fin dal 1989 effettuano
con cadenza semestrale controlli della qualità delle acque del
Po e dell'intero reticolo idrografico principale
principale della provincia, il documento, firmato dal dottor
Angelo Morisi e dal dottor Franco Ballesio, entra nel dettagli
suddividendo le 29 stazioni di controlli in 3 gruppi: 1)
Bronda-Po; ; 2) Varaita- Rio Torto; 3) Ghiandone - Rio Secco -
Ghiandonello- Po, prendendo come riferimento la comunità a
macroinvertebrati, la struttura delle biocenosi e gli indici
di qualità biologica, i parametri chimico/fisici;
microbiologici biotossicologici e ittiofaunistici. Nel 1°
gruppo si rileva che la qualità dele acque del Bronda è buona
a monte di Pagno (1ª classe), incomincia a peggiorare
subito dopo (2ª classe), per poi passare brutalmente in 4ª
classe per colpa, cita testualmente il documento, "del
depuratore comunale, a dispetto dell'apparente efficienza
dell'impianto". Più avanti il torrente accentua tendenza
passando addirittura in 5ª classe (peggio non ce n'è ndr),
probabilmente a causa, cita ancora il documento; "delle
attività produttive incidenti sul territorio (Frutticoltura ?
Zootecnica ? Altro ?)".
Per effetto dellautodepurazione, il |
Bronda tende poi a migliorare ripassando in 3ª
classe; ma dall'altezza del depuratore sito in località "la
Carolina", ripiomba in 4ª classe e così rimane fino alla
confluenza col Po.
Nel secondo gruppo si registra la
distinzione fra Rio Torto "vero" (1ª classe) e "Rio Torto"
formatosi dopo la confluenza di quello "vero" con la Bealera
del Corso (2ª classe) all'altezza di Piasco, bealera che capta
le acque dal Varaita (1ª-2ª classe) Il Rio Torto" di risulta,
nel documento indicato fra virgolette, si mantiene in 2ª
classe fino a monte dell'abitato di Verzuolo per poi passare
in 3ª classe fino alla deviazione che dà origine al Fosso
Tagliato all'altezza di Manta. Da questo punto fino alla
ricongiunzione del Fosso Tagliato col "Rio Torto" in località
Ruà dei Re, la qualità dell'acqua, sia dell'uno che
dell'altro, varia dalla 3ª alla 4ª classe, con una
collocazione definitiva di 4ª classe appena dopo la
ricongiunzione.
La situazione del "Rio Torto" peggiora
gradatamente per diventare definitivamente di 4ª classe dalla
località Roccabigliera alla confluenza del Po. Questo
comportamento non esclusivo, cita ancora il documento, "che
nell'ultimo tratto il "Rio Torto" sia sottoposto ad
occasionali sversamenti di ulteriori-e non autorizzati apporti
organici di origine agricolo-zootecnica, ma è nostro parere
che la sua funzionalità ecologica, già pesantemente
compromessa all'uscita dall'abitato di Saluzzo, sia la
risultante sommatoria di tutta una serie di impianti . . . Il
contributo inquinante del "Rio Torto" nel Po non è certamente
trascurabile. venendo oltretutto ad aggiungersi a quello,
quasi altrettanto negativo, del Bronda e ad una distanza così
modesta da quest'ultimo da non |
consentire all'eco-sistema fluviale
significativi recuperi; la qualità biologica del o a valle
della confluenza Bronda-Torto è infatti tradizionalmente
modesta . . . e risulta la peggiore del tratto cuneese del suo
corso . . . con una comunità bentonica tanto povera da
giustificare, in qualche occasione, un giudizio di 4ª classe:
la situazione qui descritta, considerata anche la destinazione
ad area protetta del Po e della sua fascia fluviale, merita
certamente provvedimenti particolari di controllo e di
recupero ambientale". Nel terzo gruppo si rileva come la
discreta qualità dell'acqua del Giandone (1ª-2ª classe) e del
Rio Secco (2ª classe), quest'ultimo peraltro poco incidente,
ridiano un po' di respiro al grande fiume che da una
costante 3ª classe, si attenta su un giudizio intermedio di
2ª-3ª classe. Il documento fa comunque rilevare come anche le
acque del Ghiandone negli ultimi controlli (primavera e
autunno 1997) abbiano "mostrato segni di scivolamento verso
livelli di qualità meno buoni fino ad una situazione di
3ª classe: non sembrano estranee a questi cambiamenti di
negativo le opere di ristrutturazione, tutt'ora in corso,
degli impianti di depurazione comunali di Barge". Un discorso
a parte merita il Ghiandonello, la cui qualità
dell'acqua, cita il documento, "con connotati di risorgiva,
non sarebbe affatto disprezzabile (1ª-2ªclasse), se non fosse
per la precarietà funzionale del depuratore di Cardé, il
quale,in pratica, ne annulla , nell'ultimo tratto le risorse
autodepurative".
Per concludere un particolare curioso e
paradossale: i punti di maggior inquinamento spesso, se non
sempre, si trovano a valle di quegli impianti che, in teoria,
dovrebbero migliorare la qualità delle acque: i depuratori . .
. Un documento importante, quello dell'Arpa, che va ad
aggiungersi a quello del dottor Giancarlo Ugazio, a suo tempo
pubblicato sul Corriere, e che conferma e legittima in toto
quanto da anni gli "Amici del Po" di Cardé, prima da soli poi
con l'appoggio dell'Associazione pescatori, vanno segnalando
tra mille difficoltà e con l'accusa di essere dei visionari,
nonostante l'evidenza.
piero strobino |
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q
w
Calcio –
La prima volta della Juve
La
festa bianconera (19
dicembre 1991)
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VILLAFRANCA AMT:
Romano (46’
Marletta), Gili, Durante (75’ Bressi), Caveglia (55’ Toto),
Luciano (cap.), Lerda, Grossi (46’ Capra), Maggiolini,
Cavaglià (75’ Bragalin), Bellino, Barbi (75’ Gallo).
JUVENTUS:
Peruzzi (46’ Marchioro), Luppi (72’ Zanini), De Agostini (46’
Galìa), Conte (72’ Trocini), Koeler (46’ Ricca), Julio Cesar
(46’ Carrera), Di anio, Marocchi (61’ Alessio), Schillaci (46’
Casiraghi), R. Baggio (46’ Reuter), Corini.
Arbitro:
Malacart di
Torino.
Segnalinee:
Carli e Lia
di Torino.
Marcatori:
17’ e 24’
Conte; 29’ aut. Gili; 33’ Schillaci; 45’ Marocchi; 48’, 62’,
70’ e 76’ Casiraghi; 51’ Corini.
Per la prima volta nella sua storia, la Juventus, giovedì 5
dicembre, è venuta a Villafranca Piemonte, accolta
dall’entusiasmo di circa 1500 aficionados che hanno gremito
gli spalti del Comunale. É stata una grande festa sportiva che ha prevaricato il lato
strettamente tecnico di una partita peraltro gradevole e
giocata su buoni ritmi, dove, oltre ai numeri di alta scuola
dei campioni bianconeri (con Casiraghi autore di un poker di
reti), è stato messo in risalto l’ottimo organico della
compagine locale (sugli scudi il portiere Romano ed il libero
Luciano) che si sta proponendo ai vertici del campionato di
Promozione. Un avvenimento storico, quindi, per Villafranca e, al
riguardo, abbiamo chiesto a Giancarlo Brazzelli, da undici
anni presidente del club giallorosso, come sia riuscito a
portare qui la “Vecchia Signora”.
|
– Ci siamo riusciti grazie al cortese interessamento
del dott. Boldi, un amico del nostro concittadino sig.
Bonifanti, ed all’impegno di tutti. Devo dire che tutto è
andato per il meglio; persino la nebbia oggi è scomparsa,
evidentemente ci voleva l’arrivo della Juve per sconfiggerla.
Comunque non ci fermeremo qui; infatti abbiamo buone
possibilità di avere il Torino già in primavera ed alcuni
contatti sono stati avviati con Inter e Milan. Insomma, stiamo
cercando di portare il grande calcio a Villafranca –
Al termine dell’incontro abbiamo avvicinato anche Trapattoni,
al quale abbiamo chiesto se l’inedita scelta fatta quest’anno
dalla Juventus di andare a giocare sui campi di provincia sia
legata a motivi contingenti per assenza di coppe, oppure se
serve per sfatare lo stereotipo della Juve squadra snob.
– Effettivamente c’è il bisogno di evitare dei cali di
tensione possibili in mancanza di impegni internazionali e
questi incontri sono l’ideale, anche perché mi permettono di
trarre utili indicazioni in prospettiva campionato. Juve snob?
No, è il solito luogo comune; è vero invece che negli anni
passati, con tutti gli impegni che avevamo, ci mancava il
tempo per questi pur bellissimi happening –
Constatata “de visu” la squisita cortesia di tutto lo staff
dirigenziale juventino presente alla partita, concordiamo con
quanto detto dal Trap, il quale, insieme ai suoi giocatori,
nel dopo partita ha dovuto sottostare all’abbraccio dei fans
con la fatidica caccia all’autografo.
piero
strobino
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Pisa vale la retrocessione
(19
aprile 1996)
Il resoconto della trasferta dei saluzzesi a Pisa -
«Ragazzi,
qui hanno giocato Juve e Milan!»
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Mercoledì 10 aprile, alle 13,30, si parte alla
volta di Pisa. Nella testa di tutti, giocatori granata,
cronista e tifosi, un sogno e tanta voglia di realizzarlo.
Subito una notizia poco allegra: Cirla non sta bene e
preferisce andare in Toscana in macchina con alcuni amici. Non
giocherà. Il lungo viaggio si dipana in allegria con
scanzonate iniziative ora dell’uno ora dell’altro, finché, a
meno di un’ora dalla meta, si decide di cercare la
concentrazione guardando in video-cassetta i 50 migliori gol
dei vari campionati del mondo.
Mister Damilano gongola, sperando in cuor suo
che lo spirito di emulazione per le prodezze dei vari Maradona,
Pelé, Baggio, ecc..., possa contagiare i suoi ragazzi.
Finalmente, in lontananza, ecco apparire l’inconfondibile
sagoma della Torre Pendente che svetta sul Duomo e sul
Battistero. «Ué, ragazzi, Qui hanno giocato Juve, Toro e
Milan, capito?», ripete più volte con voce tonante il
“vecio” Beccari a mo’ di sprone per i compagni, mentre il
vetusto («ha quasi 80 anni» ci spiega un dirigente
pisano) ma bellissimo Arena Garibaldi ci accoglie nel suo
catino. Ci siamo: bisogna lasciare i sogni e calarsi nella
realtà. Arrivano alla spicciolata anche i giocatori pisani,
tra i quali lo statuario Signorini. «Ci sentiamo dopo?»
azzardo timidamente; «Certo non durante!» è la sua
spiritosa risposta. Ci coglie irresistibile la voglia di
calpestare il prato calcato da tanti campioni ed i
gentilissimi dirigenti pisani esaudiscono il nostro desiderio.
Ma il momento della partita è ormai arrivato; dalla tribuna
stampa il colpo d’occhio è stupendo, mentre il clima è caldo
proprio come nei grandi incontri. Scoppiano i mortaretti
all’entrata in campo degli atleti e dal settore degli ultras
pisani la coreografia è spettacolare, fantasmagorica, con
fumogeni, “fuochi” e cori. |
Non possiamo essere nella testa dei granata ma
se le loro sensazioni sono come le nostre, il cuore deve
battere forte mentre brividi sottili percorrono il corpo. Un
battimani assordante accompagna i primi minuti della partita
coinvolgendo tutto lo stadio; un happening impressionante e,
nello stesso tempo, esaltante. L’Arena Garibaldi sembra
esplodere quando al 38’ i nerazzurri passano in vantaggio;
parimenti scende il gelo quando al 67’ Ricco, con una
spettacolare rovesciata, infila il “sette” alla sinistra di
Schiaffino. «Miracolo, Miracolo» ci urla nelle orecchie
l’amico Danilo Chiabrando, mentre un dirigente pisano impreca
nell’inconfondibile vernacolo toscano. É questione di attimi,
poi l’incitamento riprende più forte di prima. “Pisa, Pisa”,
urla la gente; ma ormai la fatica ha annebbiato le idee ed
appesantito i muscoli e così, per il Saluzzo, il sogno diventa
realtà. I granata salutano il pubblico che sportivamente li
applaude; il riconoscimento migliore nella coscienza di un
avvenimento forse irripetibile. Lo stadio si svuota
rapidamente in silenzio; sul prato verde un uomo solo sta
camminando nervosamente avanti e indietro attaccato al
telefonino: è il presidente saluzzese Boretto che sicuramente
starà comunicando a mezzo mondo l’impresa dei suoi ragazzi.
Scendiamo negli spogliatoi a saggiare umori ed
emozioni. «Sembra incredibile ma è successo – celia
“Accio” Marengo – Questo pubblico ci ha esaltato e
l’applauso finale ci ha commosso». «Il Saluzzo mi ha
dato tante altre soddisfazioni – spiega il presidente
Boretto non più telefonino – dipendente – però pareggiare a
Pisa davanti a migliaia di persone è sicuramente qualcosa di
diverso e di esaltante. Sembrava di giocare contro la Juve!
L’unico rammarico è per i saluzzesi che non
|
hanno potuto vedere questa impresa». Cercheremo di
spiegargliela noi, presidente! «Lo dicevo a mia moglie
– svela mister Damilano – Di soddisfazioni ne ho avute
tante però queste sono soddisfazioni che ti restano nella
vita. Inoltre penso non ci sia riconoscimento migliore che
uscire fra gli applausi del pubblico».
Dallo spogliatoio pisano non esce nessuno e noi
dobbiamo andare via; peccato non poter cogliere anche le loro
impressioni.
Sul pullman sentiamo subito “Nico” Villosio che
ripete: «Pazzesco; troppo bello!». Raccogliamo altre
emozioni. Beccari: «Sì, di situazioni simili ne avevo già
vissute nel mitico “Robbiano” a Vercelli, a Giulianova ed a
Salerno col Catania. Però certe partite è sempre uno
spettacolo giocarle». «É stata un gran soddisfazione –
confessa capitan Barale – l’incitamento del pubblico ha
motivato anche noi e...».
Il pullman si ferma per la cena offerta dal
magnanimo presidente Boretto e noi ne approfittiamo per un
altro giro di pareri. Inizia Ferro: «Bellissimo spettacolo;
un sogno che è diventato realtà». Interviene Careglio: «Momenti
simili li ho vissuti ad Ascoli, al torneo di Viareggio ed alla
“Favorita” di Palermo ai tempi della Primavera del
Torino. Ma come qui a Pisa e con una coreografia del genere
mai. Infatti morivo d’invidia in tribuna». Ecco Ricco,
l’eroe della giornata: «Un gol così, davanti ad un pubblico
così, non lo dimenticherò mai!». Infine il baby Giordano:
«Anche se non ho giocato l’emozione è stata forte. Quando
il mister mi ha detto di scaldarmi, credevo di svenire».
La cena è finita, si torna a casa in silenzio; molti dormono
forse sognando l’Arena Garibaldi. A Saluzzo arriviamo alle 5 e
un quarto. Stanchi? Macché! E chi la sente la stanchezza!
piero strobino |
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Grande "Festa"
(15 settembre 2000)
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Grande festa giovedì 7 al campo di Via Grangia Vecchia per la
presentazione della neo squadra femminile del Musiello, che
disputerà il campionato nazionale di serie D, e di tutte le
squadre maschili, dal settore giovanile alla IIIª categoria.
- Voi avete riacceso un ambiente che si era spento 4 anni
fa; il vostro entusiasmo è stato l’interruttore che ha
riacceso questa luce –
Queste parole, rivolte da Giuliano Musiello a collaboratori e
giocatori, riassumono in sintesi il leit motiv della giornata
all'insegna di grandi progetti in prospettiva. Molti gli
ospiti di grido accorsi a dare ancora più lustro alla
manifestazione: gli ex granata Antonio Comi, Roberto Cravero e
Roberto Rosato e l'ex juventino Giovanni Sacco. Ma
l'attenzione maggiore è stata sicuramente indirizzata verso
l'attuale C.T. della Nazionale Femminile Carolina Morace,
madrina d'eccezione della neo squadra femminile, la quale, con
la gentilezza che la contraddistingue, ha risposto ad alcune
nostre domande, prima fra tutte quella relativa a questo nuovo
progetto portato avanti dal Musiello.
- É senz’altro un’iniziativa positiva
- è stata la sua risposta – Se effettivamente c’è una
domanda da parte di bambine e ragazze del saluzzese per
giocare a calcio, è giusto che ci sia una risposta da quelle
società attrezzate come mi pare sia il Musiello – Secondo
lei oggi il calcio femminile è in evoluzione o vive una fase
di stallo? -
In Europa e nel mondo si stanno facendo grandi passi in
avanti, mentre in Italia c’è meno interesse ad investire
in questa
disciplina. |
Probabilmente
anche noi raggiungeremo gli altri, ma sempre un po’ in ritardo
– Ora che è alla guida tecnica della Nazionale, pensa di
poter dare uno sviluppo sia di risultati che di immagine?
- L’immagine la creano i risultati; una squadra vincente
crea interesse, una perdente no. Però i risultati non
dipendono solo dall’allenatore. Certo io sono forse il
personaggio più conosciuto del calcio femminile e questo,
sicuramente, attrae maggiormente i media e quindi,
indirettamente, potrebbe giovare al calcio femminile sotto il
profilo pubblicitario. Comunque – conclude Carolina Morace
– il progetto è proprio quello di ricreare una Nazionale
vincente attraverso un notevole movimento di base che parte
dal settore giovanile –
- Il merito della creazione di questa squadra femminile è
del nostro Presidente Domenico Pellerino che ci ha sempre
creduto – ha dichiarato invece Giuliano Musiello che ne
sarà l’allenatore – Infatti sono arrivate ben 22 ragazze,
alcune delle quali già con esperienze in serie A e B; quindi
le prospettive sono buone –
Ma il Musiello quest'anno ha investito anche nel settore
giovanile maschile...
- Si, grazie anche all’appoggio del Comune, della Provincia e
della Figc, stiamo gettando le basi per creare qualcosa di
importante
– conferma Musiello – Però vogliamo soprattutto dare la
possibilità a tanti ragazzi di divertirsi in modo sano, che è
poi la cosa più importante -
piero strobino |
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Corriere di Saluzzo
Settimanale
Cattolico - Direttore: Mario Banchio
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