Sito Personale di Piero Strobino - Cardé provincia di Cuneo

Piero  Strobino

CORRIERE di SALUZZO

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Alcuni articoli:

Arbitri e tv...  -  Campioni in passerella  -  C'era una volta il Cantogno  -  Una fortezza nobiliare

Non abbattete i platani!  -  Sacrificati 39 platani  -  Pozzi sotto controllo

Alle sorgenti della fede sulla tomba dei Martiri -   Il  Divorzio  -  Love and Peace  -  Il  Calcio

Vecchie  glorie  -  Cané e Panatta infiammano Cavour   -  Grande Festa

La Festa Bianconera  -  Pisa vale la retrocessione  -  Quei  torrenti  inquinati  uccidono  il  Po    

 

a

CALCIO   -   Arbitri  e  tv . . .

CORRIERE

Venerdì 25 ottobre 2002

Basta! Non se ne può più! Ma quando si tornerà a sentir parlare di calcio nelle varie trasmissioni specifiche domenicali (tralasciando quell’incomprensibile bolgia dantesca del lunedì sera)? Essì, perché in queste trasmissioni non si analizzano le partite nella loro complessità intesa come fatto tecnico, tattico e agonistico, bensì come un’appendice all’operato dell’arbitro. Si è veramente passato ogni limite! Fino a qualche anno fa, l’arbitro veniva usato dalle squadre come alibi parziale per giustificare le sconfitte o le mancate vittorie e dai cosiddetti conduttori come una delle componenti del contenitore della trasmissione; poi l’alibi arbitro da parziale é progressivamente diventato totale e parallelamente aumentava di importanza anche la sua valenza televisiva; ora è diventato l’alibi a prescindere, sia per le squadre che per la Tv, che riesce nella titanica impresa di allestire un’ora e ¼  di trasmissione su due parlando solo degli errori dell’arbitro! E quando dico Tv dico tutte, pubbliche e private. Pensavo che il fondo fosse già stato toccato negli ultimi anni e invece...  Sì  è  persino  arrivati ad organizzare la

Moreno Cup, che si aggiudicherà, pensate un po’, quell’arbitro che, alla fine della stagione, avrà ottenuto la pagella complessiva peggiore! Ho persino sentito un conduttore dire testualmente:«Ora andranno in onda i servizi delle partite; velocemente perché poi torneremo a parlare di arbitri!». Complimenti! E poi ci lamentiamo per le figure barbine (speriamo quest’anno meno gravi) che raccogliamo in giro per il mondo! Ma cosa si vuol pretendere se invece di analizzare le cause tecniche di certe manchevolezze si scaricano tutte le colpe ( per non dire altro...) addosso a questi signori che non saranno mai, e sottolineo mai, importanti e determinanti più di quanto lo siano i dirigenti, gli allenatori e, soprattutto, i nostri adulati e strapagati giocatori? E che esempio ne traggono i ragazzi dei vari settori giovanili e i giocatori delle categorie inferiori? Andate a vedere le partite di questi campionati e troverete la risposta! Per questo dico basta! Non guarderò più la televisione fin quando non si tornerà a parlare di calcio e invito tutti i veri amanti di questo sport a fare altrettanto. Ma forse lo avranno già fatto...

piero strobino

 

Barge ha premiato i personaggi sportivi di ieri e di oggi

Campioni  in  passerella

CORRIERE

Venerdì 18 ottobre 2002

  Nel corso della “Cena dell’espositore”, tenutasi mercoledì 9 a Barge con lo scopo promuovere i prodotti tipici locali e premiare alcuni imprenditori bargesi del mondo agricolo, sono stati premiati anche alcuni campioni dello sport del presente e del passato. «Quando l’assessore all’agricoltura Michele Perassi mi ha chiesto di collaborare per portare a Barge alcuni campioni ed ex campioni dello sport, ho accettato con entusiasmo e  penso di esserci riuscito - ci ha dichiarato il cav. Francesco Capellino, presidente della Bocciofila Bargese e grande appassionato di ciclismo e dello sport in generale – Devo dire che questa serata è stata la degna conclusione di una settimana intensissima per la Bocciofila. Vorrei ricordare, ad esempio, il gemellaggio di domenica 6 con la Bocciofila di Ceriale, una manifestazione che ha avuto un grandissimo successo, tant’é vero che ci siamo già dati appuntamento per il prossimo anno». Introdotti da Guido Campana, sono saliti sul palco Emilio Ostorero, mitico  campione di motocross degli anni 60 (7 volte tricolore nella 250 e 9 nella 500, 15 anni CT della nazionale con 5 titoli iridati, cavaliere e commendatore dello sport e di recente insignito del “Centauro d’argento” alla carriera ndr), Enzo Soletti e Roberto Boano, anch’essi ex campioni di motocross, Bruno Vottero, ex campione italiano di pugilato e full-contact, Davide Perona, ex campione di ciclismo, Ivano Macagno,  attuale  campione  regionale  di  moto  in

Alcuni Campioni presenti a Barge:

 Da sinistra Franco Manzo, Claudio Chiappucci,

Davide Perona, Francesco Capellino e Laura Trova

montagna, Luca Giroldo, attuale campione mondiale di pesca sportiva, Maurizio Giroldo, attuale campione italiano di pesca sportiva, Franco Manzo, attuale pluricampione italiano di bocce, Laura Trova, attuale pluricampionessa mondiale di bocce e la star della serata, “El Diablo” Claudio Chiappucci, indimenticato ex grande campione di ciclismo, vincitore di una Milano – Sanremo e di altre classiche, nonché autore di fantastiche imprese al Giro d’Italia ed al Tour de France. Alla serata hanno preso parte numerose autorità locali ed il patron del ciclismo cuneese Lorenzo Tealdi.

piero strobino

 

AMBIENTE    -   Il rio di Villafranca, un tempo pescoso e ora inquinato

C'era  una  volta  il  Cantogno

CORRIERE

Venerdì 6 settembre 2002

Le acque torbide del Cantogno

 

C’era una volta il rio Cantogno; così ormai si potrebbe recitare per ricordare com’era lo splendido corso d’acqua di risorgiva che nasce nelle campagne tra Cavour e Villafranca e poi le attraversa con escursioni nel territorio di Cardé e Barge, ora fortemente messo in pericolo dall’inquinamento che ha iniziato ad interessarlo all’incirca un anno fa. Infatti prima, fermandoci sul ponte della frazione che ospita il famoso Santuario della Madonna del Buon Rimedio da cui il rio Cantogno ha preso il nome, si potevano osservare magnifiche trote guizzare nel fondale sottostante; poi, gradatamente, l’acqua incominciò a scurirsi fino a diventare giornalmente di color grigio topo. La conferma del sospetto che qualcosa non funzionasse l’abbiamo avuta da alcuni frazionisti che di recente ci hanno segnalato la totale scomparsa di pesci dal Cantogno; inoltre, in occasione della festa “Un Po per tutti” del 15 giugno scorso, scendendo il Po in barca da Cardé a Villafranca si decise un’escursione nel Cantogno, ma fatti pochi metri di risalita si dovette desistere per il forte odore di liquame che “l’acqua” emanava.

Però, secondo i frazionisti, il problema più grave risalerebbe a monte e sarebbe attribuibile al “Ri Maron”, un canale artificiale che scende dalle parti di Bibiana, attraversa Cavour e si immette nel Cantogno proprio alla sorgente. Un fatto gravissimo perché il Cantogno insieme al Ghiandone (anch’esso,  però,  ci  risulta  non  più  così puro...), era uno dei “salvatori” del Po, fortemente disturbato a monte dall’inquinamento portato dal Bronda e dal Rio Torto. D’altronde questo fatto increscioso va ad aggiungersi alla situazione, che spesso segnaliamo, delle bealere attorno a Cardé, una situazione che da un anno a questa parte è precipitata, con inquinamenti quasi giornalieri che ci hanno fatto tornare indietro di 20 anni sia come tipologia che come intensità. Ad esempio in agosto ci sono stati segnalati due fatti: il 2 agosto il ritorno dell’acqua bianca (assente appunto da una ventina d’anni) nel Poetto e nella Bearlassa, e venerdì scorso con l’inquinamento della Bearlassa; in quest’ultima occasione i prelievi sono stati fatti (su autorizzazione dell’Arpa di Cuneo impegnata in forze in un altro inquinamento a Genola...) da Mauro Chabert presidente dei pescatori di Cardé e in prima linea nel denunciare questa situazione, e dal sindaco di Cardé Sebastiano Miglio. Che dire poi del Tepice, da anni ormai giornalmente defluente in un liquido puzzolente e denso di colore marrone scuro che colora anche l’acqua del Po alla confluenza? D’altronde quando risalendo un corso d’acqua inquinato si scopre la presenza di un tubo dal quale fuoriesce liquame, si individua da dove proviene questo tubo e tutto ciò non basta per perseguire i colpevoli, non si può pretendere di mettere fine a questa situazione che sta anche mettendo a rischio la salute di tutti...

piero strobino

 

VILLAFRANCA    -   Un piccolo gioiello poco conosciuto

Una fortezza nobiliare   -  Visita al Castello di Marchierù

CORRIERE

Venerdì 30 agosto 2002

Negli ultimi 6 anni il Castello (o Casaforte) di Marchierù in frazione San Giovanni di Villafranca, è stato teatro di altrettante serate di beneficenza in favore di enti o associazioni; l’ultima lo scorso 7 luglio con incasso in favore di Energency. Queste manifestazioni, oltre al lodevole fine per il quale sono state organizzate, sono servite anche a far conoscere ed apprezzare a moltissime persone una realtà locale di notevole valore storico, architettonico e naturalistico, ai più quasi sconosciuta. Dopo averlo scoperto, ci pareva d’obbligo conoscere la storia di questo antico maniero e per farlo ci siamo rivolti all’attuale proprietaria, la Contessa Paola Prunas Tola, che, molto cortesemente, ha acconsentito ad incontrarci ed a farci visitare il bellissimo parco popolato di pregiate essenze autoctone secolari ed alcune delle 32 stupende sale del castello, ricche di fascino antico e di storia risorgimentale.

«Innanzitutto vorrei precisare che Marchierù viene indifferentemente indicato come Castello o Casaforte probabilmente perché in origine era una fortezza militare, da cui il nome Casaforte – spiega la Contessa – Le prime notizie che si hanno su questa costruzione risalgono al 1220, quando l’Abbazia Benedettina S. Maria di Cavour ricevette una donazione intestata a Marzerutum o Marzarutum. L’etimologia del nome Marchierù potrebbe avere 3 origini: la prima dal francese “macheron” (mucchio), oppure dal provenzale – piemontese “macaroun”, riferito ad un mucchio di macerie derivante da una distruzione barbara (probabilmente il Barbarossa), oppure ancora da “marca di confine”, considerando che si trovava proprio sul confine tra i possedimenti del Marchesato di Saluzzo e quelli dei Savoia – Acaia; però, secondo me, la più probabile è volta alla dizione agricola “marcita”, cioè i luoghi, qui una volta numerosissimi, dove veniva messa a macerare la canapa. I primi signori di Marchierù dovrebbero essere stati i Signori di Barge,  divisi  in  diverse  famiglie,   la  più  importante delle quali era quella

La contessa Paola Prunas Tola

davanti al castello

 

degli Aicardi i cui discendenti nel 1251 vendettero diversi terreni a Tommaso II° di Savoia; fra questi terreni c’erano anche quelli di Marchierù, ceduti per 700 libbre e 500 buoni segusini. Nel 1384 Marchierù passò dai Savoia alla famiglia Petitti attraverso Francesco Petitti, figlio di Beatricina, figlia di Filippo d’Acaia e rimase a tale famiglia fino al 1482. Qui c’è un secolo di vuoto, poi nel 1583 Marchierù ritornò agli Acaia – Savoia nella persona di Filiberto Signore di Racconigi ed a sua sorella Claudia sposata Besso – Ferrero, Marchese di Masserano. Nel 1640 passò ai Conti Solaro di Macello e, più tardi e per successione, per metà ai Cacherano di Osasco, sotto i quali venne costituito in Commenda dal Sovrano Militare dell’Ordine di Malta, e per metà ai Filippi di Baldissero. Così rimase fino al 1800 quando Vittorio Ignazio Filippi di Baldissero riscattò anche l’altra metà dal cugino Cacherano di Osasco e ne diventò l’unico proprietario. Questa –  prosegue la Contessa Paola Prunas Tola -  é stata l’ultima casata dalla quale io discendo; però tengo a precisare che riteniamo come nostro capostipite colui che con le sue opere ha ridato lustro a Marchierù, riportandolo all’antico splendore: Carlo Alberto Filippi di Baldissero, ufficiale di cavalleria, porta stendardo di Savoia, figlioccio di Carlo Alberto di Savoia e figlio di Maria Canera di Salasco, Dama di Corte e sorella del generale Carlo Canera di Salasco, il quale firmò il cosiddetto armistizio di Salasco che decretò la fine della prima parte della prima Guerra di Indipendenza. Membro della Regia Accademia di Agricoltura di Torino, Carlo Alberto Filippi portò avanti importanti innovazioni proprio in questo campo e scrisse anche alcuni manuali sul lavoro agricolo (uno dei quali gentilmente donatoci dalla Contessa ndr).

 Tra le altre cose, dette inizio ai lavori per la rete di irrigazione delle campagne circostanti, avvalendosi dei consigli del suo grande amico Camillo Benso, Conte di Cavour, che soggiornò spesso al Castello. In seguito, il figlio Enrico Filippi, mio bisnonno, proseguì l’opera paterna fondando il Consorzio Irriguo di Marchierù e  facendo inoltre eseguire notevoli migliorie sotto il profilo architettonico. Enrico sposò Maria Arnaud di San Salvatore, discendente da due fra le più importanti famiglie francesi, i Richelieu ed i Gallifet, e da lei ebbe 3 figlie di cui una sposata al Conte Vittorio Prunas Tola, mio nonno, di origine sarda. Infine mio papà Severino, laureato in agraria e anch’egli membro dell’Accademia di Agricoltura di Torino, che portò a termine il miglioramento della tenuta. Questa – conclude la Contessa – molto succintamente è la storia di Marchierù».

Per quanto riguarda invece le serate di beneficenza, l’idea è stata sua o le è stata proposta?

«Diciamo che è stata una curiosa concomitanza di idee, quasi un segno del destino – ci rivela la Contessa – Da tempo, contagiata e spinta dalla napoletanità verace di mio marito, il dottor Camillo Mariconda, anelavo ad aprire il Castello al pubblico, perché ritenevo e ritengo che certe bellezze debbano poter essere ammirate da tutti, non solo dai proprietari. Quindi non ho avuto esitazioni quando mi è stata fatta la proposta per queste serate che, oltretutto, riescono a donare un sorriso a chi è decisamente meno fortunato di noi. Per questo motivo – conclude la Contessa – spero che abbiano un seguito. Io e la mia famiglia siamo a completa disposizione».

E a noi non resta che ringraziare la Contessa Paola Prunas Tola ed il marito, dott. Camillo Mariconda, per la squisita gentilezza dimostrataci, esortando gli organizzatori delle serate a proseguire sulla strada intrapresa, una strada che, attraverso la solidarietà, conduce alla scoperta di beni assolutamente unici quale il Castello di Marchierù.

piero strobino

 

 

CARDÉ  -  Inutile e tardiva richiesta di sospensione della Forestale

CORRIERE

Venerdì 22 marzo 2002

Non abbattete i platani !  Ma la lettera è arrivata due giorni dopo

  Cardé - "In riferimento alla comunicazione pervenutaci da codesto Ente Provinciale con la lettera sopra distinta, lo scrivente Coordinamento desidererebbe prendere visione della relazione redatta da un professionista abilitato in merito alla verifica sulla stabilità delle n. 39 piante pericolanti costituenti il viale presso l'abitato di Cardé. Nel frattempo si prega di voler sospendere il provvedimento di abbattimento dei suddetti alberi da eseguirsi ad opera della ditta Brondetta F.lli di Savigliano. Distinti saluti. Il Coordinatore Provinciale (Dr. Ing. Paolo Salsotto)".

  Questo il testo della lettera inviata dal Coordinamento provinciale di Cuneo del Corpo Forestale dello Stato alla Provincia di Cuneo - Servizi Tecnici e, per conoscenza, alla Soprintendenza per i beni ambientali ed architettonici, all'ente Parco del Po - Tratto cuneese, al Comando stazione Forestale di Saluzzo ed al Sindaco di Cardé. Peccato che l'opera di abbattimento fosse già iniziata il giorno 11, vale a dire un giorno prima della stesura della lettera (che reca la data del 12 marzo), e che sia stata ultimata il giorno 13, quando ancora la lettera non era arrivata; perlomeno non era ancora arrivata al Sindaco di Cardé, come dimostra la data del protocollo del Comune: 15 marzo 2002.

 

   Si potrebbe quasi parafrasare l'antico e famoso proverbio "Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati" . . .

piero strobino

 

AMBIENTE  -  Le piante abbattute erano pericolanti perché “avvelenate”

CORRIERE

Venerdì 15 marzo 2002

Sacrificati  39 platani   Decurtato lo storico viale alberato di Cardé

Nell’ultimo consiglio comunale di Cardé, una delle tre interrogazioni presentate dal gruppo di minoranza guidato da Giuseppe Reitano riguardava la vicenda dei platani della “leia”, dichiarati pericolanti dai tecnici della Regione, dopo un sopraluogo effettuato all’inizio del 2000, a causa di “fenomeni di fitotossicità di origine colposa o dolosa”. Nell’interrogazione si chiedeva: “...l’Amministrazione Comunale ha mai fatto qualcosa per arrivare a scoprire i responsabili del dolo che è andato ad intaccare un vero e proprio patrimonio ambientale, oltretutto posto sotto vincolo dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali? É vero che il proprietario dei platani è la Provincia di Cuneo, ma i platani sono in territorio cardettese e rappresentano uno dei simboli ed una delle maggiori bellezze del nostro paese. Ad esempio, almeno il famoso atto dovuto della denuncia contro ignoti è mai stato fatto?”.

«Noi pensiamo di aver fatto tutto quanto è in nostro potere – ci ha dichiarato il sindaco Sebastiano Miglio – Infatti, appena ricevuto l’esito delle analisi dei tecnici della Regione, il 15 luglio del 2000 abbiamo segnalato la cosa alla Provincia di Cuneo, invitandola, tra l’altro, ad adottare i provvedimenti di competenza contro gli ignoti che si erano resi responsabili dei danneggiamenti. Da allora, però, direttamente dalla Provincia non abbiamo più avuto notizie fino al 6 marzo scorso, quando, tramite    documento    ufficiale ,   ci  è

stato comunicato che la Provincia stessa avrebbe provveduto all’abbattimento di 39 platani, indicati dalla verifica di stabilità redatta da un professionista abilitato. Nel frattempo erano invece arrivati due documenti ufficiali dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali (19/4/2001 e 14/11/2001) inviati alla Provincia e, per conoscenza, a me. Nel primo veniva comunicata la futura effettuazione dell’esame di stabilità succitato, nel secondo di provvedere alla sostituzione dei platani da abbattere con altri analoghi, in quanto si tratta di un viale di particolare valore paesaggistico».

Ma la denuncia contro ignoti non potevate farla voi direttamente, oltre a

chiedere che la facesse la Provincia? «Sì, potevamo anche farlo, ma se non lo hanno fatto né l’Ente proprietario dei platani né l’Ente massimo predisposto alla loro tutela, a cosa sarebbe servito?» è stata la laconica risposta di Miglio, sulla quale, in effetti, c’é da meditare...

Intanto, come si può vedere dalla foto, lunedì è iniziato l’abbattimento dei 39 platani. E così ingiustizia è fatta! A questo punto c’é solo da sperare che venga almeno rispettata l’imposizione della loro sostituzione, ma anche su questo particolare ci permettiamo di esprimere dei dubbi visto che gli altri 8-9 platani abbattuti alcuni anni fa non sono ancora stati sostituiti...

piero strobino

 

AMBIENTE  -  Pesci morti con tracce di arsenico

CORRIERE

Venerdì 8 marzo 2002

Pozzi sotto controllo  -  Bealere inquinate a Cardé ?

  Cardé - L'inquinamento delle bealere e delle falde è stato il tema di una interrogazione posta dal gruppo di minoranza nell'ultimo Consiglio comunale di Cardé, un tema rafforzato nella sua gravità dalla recente decisione del Sindaco di chiudere l'erogazione dell'acqua potabile nelle scuole elementari perché puzzolente.

  Su quest'ultimo fatto, gli esiti delle analisi effettuate dall'Asl 17 di Saluzzo non sono ancora disponibili, mentre lo sono quelli effettuati dalla stessa Asl 17 e dall'Istituto Zooprofilattico di Torino sui pesci morti e dall'Arpa di Cuneo sull'acqua in relazione all'inquinamento verificatosi nella bearlassa lo scorso 11 dicembre.

  L'esame dell'acqua rileva tra l'altro tracce di cadmio, zinco, cromo III,cromo VI, nichel, piombo, rame, solfati, fosforo, azoto ammoniacale, azoto nitroso e azoto nitrico, ma in quantità evidentemente nella norma visto che la diagnosi finale è:  "Non si rilevano particolari indici di inquinamento chimico".

  L'esame sui pesci morti rileva tracce di arsenico, cadmio cromo, mercurio e piombo senza precisare se la quantità sia nella norma.

  "Noi riteniamo che sarebbe importantissimo  sapere  se   i   pesci

 

sono morti a causa della quantità dei metallipesanti riscontrata in essi, perché potrebbe significare che l'acqua della Bearlassa era inquinata - ha dichiarato Mauro Chabert, presidente della Società Pescatori di Cardé, che aveva denunciato l'accaduto - Questo a prescindere dal fatto che l'esame sull'acqua sia stato negativo come d'altronde era prevedibile visto che, pur riconoscendo il tempestivo intervento dell'Arpa, i prelievi sono stati effettuati quando ormai l'eventuale inquinamento era passato. Resta il fatto che i pesci sono morti - ha concluso Chabert - e che il giorno prima l'acqua era scura e puzzolente come hanno dichiarato a verbale alcuni cardettesi".

  Questi continui e ormai atavici "fenomeni", uniti ai sempre più numerosi casi di segnalazione di pozzi inquinati o comunque di acqua puzzolente  ed  al  fatto  che  Cardé  è

ancora priva di acquedotto, dovrebbe perlomeno creare qualche preoccupazione.

  Ad esempio, non sarebbe forse opportuno tenere il paese sotto controllo, magari monitorando in continuazione bealere e pozzi privati o pubblici?

  Lo abbiamo chiesto al sindaco Sebastiano Miglio. "È esattamente quello che vogliamo fare - rivela Miglio - Ormai la cosa ha assunto proporzioni gravi e vogliamo andare fino in fondo. Soprattutto, per ovvi motivi di salute pubblica, ci preme controllare la situazione dei pozzi, pur senza tralasciare le bealere. Le cause possono essere tante, ma entrerei nel campo delle supposizioni e quindi per il momento preferisco tacere e lasciare la parola alle istituzione preposte".

  Fino a pochi anni fa Cardé, sotto il profilo idrico, era considerato un paradiso sia come quantità che come qualità.

  Ora la quantità è sensibilmente scemata, come ovunque del resto, mentre, per quanto riguarda la qualità, si è arrivati al punto di aver paura di bere l'acqua o persino di non usarla per cucinare, come ci hanno confidato molti cardettesi.

piero strobino

 

 


L’A.C. DIOCESANA A ROMA DAL PAPA

Alle sorgenti della fede sulla tomba dei Martiri   (19 gennaio 1990)


  Roma – Nella settimana dal 2 al 6 gennaio, organizzato dall’Azione Cattolica della Diocesi di Saluzzo, si è effettuato un pellegrinaggio a Roma per celebrare il ventennio del nuovo statuto di Azione Cattolica. Il viaggio, al quale hanno aderito fedeli di Castelletto, Bosco e San Chiaffredo di Busca, Verzuolo, Piasco, Saluzzo, Torre San Giorgio, Villanova Solaro e Cardé, si è dipanato senza intoppi sia all’andata, con tappa a Piazza dei Miracoli a Pisa, sia al ritorno; d’altronde con animatori del calibro del Presidente Diocesano Paolo Trovò e del simpaticissimo don Paolo Gerardi, non poteva essere altrimenti.

Se poi c’era qualche raro momento di stanca, ci pensava il piccolo Francesco Trovò, mascotte del gruppo, a tenere allegra la comitiva. La perfetta organizzazione e la gentilezza delle suore Dorotee della pensione Nostra Signora di Fatima, hanno contribuito a rendere ancor più gradevole il soggiorno nella Capitale e il programma, con la visita alla città antica, ai monumenti, alle basiliche, ai parchi ed alla città mondana, col conforto di splendide giornate quasi primaverili, è stato pienamente rispettato.

Ma i momenti sicuramente più importanti sono stati la S. Messa officiata dal nostro Vescovo Monsignor Sebastiano Dho sulla tomba di San Pietro all’interno della Basilica omonima, l’udienza col Santo Padre nella sala Nervi e la visita alle catacombe di San Callisto. Proprio questi ultimi due episodi hanno probabilmente segnato maggiormente il pellegrinaggio arricchendolo di contenuti morali e spirituali.

L’udienza del Santo Padre, di questo Papa che ha riportato la parola di Cristo in tutto il mondo e che ha avuto un ruolo determinante negli eventi che stanno segnando la storia contemporanea, è stata la prova, coi 15.000 fedeli accorsi da tutto il mondo, dell’universalità del cristianesimo; ma il fatto più significativo è che di tutti questi fedeli più della metà erano giovani. Questa è ormai la certezza del cambiamento in atto nei giovani, i quali si stanno gradatamente staccando da certe ideologie utopistiche che generano solo odio e, nel contempo, essi rifuggono anche il più mero materialismo consumistico che conduce solo all’effimero.

Inoltre è anche la riprova della loro riscoperta della spiritualità, che è poi la vera essenza della vita.

La visita alle catacombe di San Callisto è stato il momento più “sentito” dell’intero pellegrinaggio; la consapevolezza dell’enorme numero di martiri che hanno pagato con la vita la loro fede, ha determinato momenti di autentica emotività culminati nella recita del Padre Nostro, mano nella mano, durante la S. Messa officiata da don Paolo in una delle cripte delle catacombe, a 30 mt. sotto terra. Emblematica, al riguardo, la frase di don Paolo alla fine della S. Messa :«Avete visto tutti quante centinaia di migliaia di cristiani abbiano pagato con la vita la loro professione di fede; possibile che tutti si siano sbagliati, che tutti siano stati fregati?». C’è veramente da riflettere, sia per i non credenti, sia per i credenti o pseudo tali che, andando alla Messa e facendo la Comunione per abitudine, oppure donando denaro alla Parrocchia per essere pubblicati sul bollettino, pensano di aver risolto tutto.

piero strobino

 

 

     

 


Il  Divorzio    (15 febbraio 2002)


  Come si sarà notato, le parole del Papa a riguardo del divorzio hanno sollevato un vespaio e quindi sulla questione vorrei fare anch’io alcune considerazioni. Innanzitutto mi chiedo quale strano Paese sia diventato il nostro, dove possono parlare tutti tranne il Santo Padre. Parlano “onorevoli” di destra e di sinistra, da quelli più o meno educati dal linguaggio scurrile e col vizio delle pornostar, a quelli dal nome tristemente famoso per la nostra storia, tutti però accomunati dallo sfacciato protagonismo televisivo al servizio di conduttori baffuti o brufolosi che pontificano su tutto (o meglio su quello che loro interessa...); parlano le casalinghe, gli operai, i contadini, i calciatori, le “letterine”, proprio tutti insomma. Solo quando parla il Santo Padre c’è da ridire. Quando parla il Santo Padre è interferenza nelle leggi dello Stato! Eppure, dall’alto del suo Magistero, mi pare che, fino a prova contraria, qualche diritto a parlare debba pur averlo! Soprattutto quando si tratta di un Sacramento (sì, un Sacramento, non una cosa da niente da buttare giù come bicchiere d’acqua...) dichiarato indissolubile dalla Chiesa Cattolica, quella Chiesa Cattolica della quale il Pontefice è il Capo, che piaccia o no! Ma cosa si pretendeva? Forse che il Papa dicesse: «Sono proprio felice di vedere che in Italia la famiglia non esiste più, che quest’anno (2001) si sono avuti ben 33 mila (dicasi 33 mila) divorzi!»? Interferenza?... Ridicolo! Il Papa non ha fatto altro che ricordare i valori cristiani e, nello stesso tempo, stigmatizzare l’uso degenerativo della legge sul divorzio, peraltro legittima in uno

stato laico così come quella sull’aborto. In uno stato laico, però, ci sono anche i cattolici.  Sono i cattolici che debbono riflettere sulle parole del Papa. Gli altri, vale a dire i non cattolici, in uno Stato democratico (fin quando lo sarà ancora?...) possono pensarla come vogliono. Dalle statistiche risulta però che l’87,5% degli italiani non la pensa come il Papa. Si deve quindi desumere che in Italia i cattolici siano ridotti al 12,5%? Sembrerebbe di no, analizzando l’alta percentuale di chi si dichiara cattolico. E allora? Allora la risposta è una sola: la percentuale dei cattolici contrari alle parole del Papa in realtà professa quel cattolicesimo di facciata, opportunista e personalizzato, ormai imperante. Di conseguenza anche per costoro il matrimonio è diventato quella cosa da niente da buttare giù come un bicchiere d’acqua, pensando che «tanto se va male c’è sempre il divorzio». Non mi pare sia l’atteggiamento giusto e penso che l’appello del Papa fosse proprio rivolto in questa direzione, ricordando ai cattolici che quando si decide per il grande passo è per sempre, divorzio o non divorzio. Lo stesso discorso lo si può fare sull’aborto. Io penso che un vero cattolico non può essere né a favore del divorzio, né a favore dell’aborto e che il Papa ha non solo il diritto ma il dovere di ricordarcelo, perché un cattolico non può più definirsi tale dal momento in cui decide di usufruire di queste due leggi. Il cattolicesimo va accettato coi suoi dogmi, non a seconda delle interpretazioni che più ci fanno comodo. È una questione di scelta, senza per questo condannare alcuno.

piero strobino

 


" Love and Peace "   (28 settembre 2001)


  Sabato sera, perché annoiato dalla sciatteria dei programmi TV ma anche o soprattutto perché profondamente angosciato dall’orrore di questi giorni, compresa la conseguente voglia di guerra, di violenza, di odio e di autodistruzione che sento aleggiare cupa sul mondo, ho cercato rifugio su MTV, un’emittente musicale molto seguita dai giovani (io giovane non lo sono più, ma amo la musica e quindi seguo giornalmente questa emittente), sperando, nella musica, di trovare sollievo alla mia angoscia. Ebbene, ho scoperto con un certo stupore, non lo nego, che MTV è capace anche di fare ottima cronaca e non “solo” musica, avendo proposto, a mio avviso, forse la migliore trasmissione di denuncia dei luttuosi avvenimenti che purtroppo tutti conosciamo. Infatti, sulle meravigliose note di Imagine di John Lennon, ripetute all’infinito e alternate alle orrende immagini dell’inconcepibile atto terroristico, scorrevano interviste e soprattutto commoventi messaggi di giovani e giovanissimi di tutto il mondo (anche americani), tutti inneggianti alla pace e all’amore e intrisi di preoccupazione per il futuro, oltre che di dolore per tutte quelle vite innocenti stroncate dalla follia umana. Nessuna apologia della violenza, nessuna richiesta di bieca vendetta come ho sentito dire da persone cosiddette mature (tra cui più di un politico e persino direttori di TG...)

 in quasi tutte le altre trasmissioni sul tema, ma piuttosto suppliche perché si vada alla ricerca della verità e delle responsabilità senza colpire alla cieca nel mucchio, aggiungendo così altre vittime innocenti alle vittime innocenti. Tra le tante ho scelto tre frasi: «Comunque vada nessuno vincerà»; «La violenza genera violenza e non risolve nulla; io sono un militare e ho paura!»; «Libertà è fare quello che non danneggia gli altri». Non pensate, che proprio da questi giovani, coi quali non nego di aver avuto e di avere profonde incomprensioni e forti contrasti generazionali, dovremmo prendere esempio in questo momento così triste per il futuro (se ancora ci sarà...) del genere umano? «Love and Peace», amore e pace, canta John Lennon in Imagine; ma siamo sicuri che i potenti della Terra conoscano ancora o abbiano mai conosciuto il significato di queste parole che Gesù, primo fra tutti, ci ha insegnato? E allora, ragazzi, tocca a voi opporvi alla violenza, tocca a voi lottare affinché l’uomo possa riscoprire (o scoprire?...) il valore di queste due semplici ma meravigliose parole e smetta finalmente di essere l’unico animale che uccide per il solo gusto di farlo! Solo con l’amore si conquisterà la pace, non con i Pil o con i Nasdaq o con gli odi razziali!

piero strobino

   

 


Il  Calcio  -  Dove sta andando -    (28 febbraio 2001)


  Ma dove sta andando il calcio? E’ l’interrogativo che mi pongo sempre più spesso e con me molti appassionati, un interrogativo dettato da fatti e immagini che col calcio vero, quello giocato voglio dire, non hanno nulla da spartire. Accendi la TV e nelle trasmissioni specifiche senti solo più parlare di passaporti falsi, di serate a luci rosse, di contratti ultramiliardari più o meno vincolanti e assisti allibito a feroci polemiche tra gli addetti ai lavori su episodi di un attimo, quasi che una partita di 90 minuti si riducesse a quell’attimo. Poi finalmente arrivano i servizi delle partite e vedi immagini squallide di individui miliardari che fanno a gara a chi è più “furbo” nell’ingannare l’arbitro, di mischie in campo, di feroci tafferugli sugli spalti e fuori dal campo con lacrimogeni e cariche della polizia contro i “tifosi” (o viceversa?…), bombe molotov, sprangate, accoltellamenti, ecc. Aiuto! Violenza, solo violenza, verbale e fisica. E le immagini di calcio giocato? Dieci minuti su due ore di trasmissione: un optional, insomma. Questo per quanto riguarda il calcio cosiddetto professionistico, il calcio – business.

Purtroppo, però, in campo dilettantistico la situazione non è certo migliore, perlomeno da quello che posso vedere settimanalmente seguendo da cronista le partite. Anche qui si sentono cifre ancor più scandalose se si va a fare il raffronto, anche qui in campo e fuori ci sono le “furbate”, le risse, gli insulti, la violenza gratuita. Dice: « è sempre stato così ». Può essere, ma con una sostanziale differenza: quello che prima era l’eccezionalità, oggi è la normalità! A me pare di vedere, a parte qualche rara eccezione, che in campo non si va più con allegria, vedo facce arrabbiate e tese già prima della partita, in campo e fuori non si accetta più di riconoscere la superiorità dell’avversario! E questo non è di poco conto! E allora dove sta andando il calcio? Ecco l’amara riflessione a questo interrogativo da parte di un vero appassionato: continuando di questo passo il calcio è destinato a morire oppure a diventare patrimonio esclusivo della violenza, perché, questo è certo, farà sempre più disamorare e quindi allontanare chi crede ancora in certi valori etici, morali e sportivi.

piero strobino

   

 


Vecchie  glorie    (06 luglio 2001)


  Mancavano molte delle stars annunciate, sabato sera, al Filippo Drago di Dronero, per la partita a scopo benefico a favore dell’AIP (Associazione Italiana Parkinsoniani) di Torino, che avrebbe dovuto veder scendere in campo una mista Vecchie Glorie Torino – Juventus contro la Selezione Giornalisti, ma è stata ugualmente una festa dello sport e della solidarietà. Per la verità nella formazione Vecchie Glorie non c’era nessun juventino, ma anche dalla parte granata e dei giornalisti le defezioni sono state molte. Lo scopo era comunque nobile e così, dopo qualche attimo di delusione, il pubblico, abbastanza numeroso considerata la giornata prefestiva e la canicola che ha spopolato paesi e città per la via dei mari e dei monti, ha partecipato con entusiasmo alle prodezze dei suoi beniamini, diventando a sua volta protagonista, trascinato dalla verve dei conduttori Carlo Testa di Teletime e Clara Vercelli di Telestudio, Quinta e Sesta Rete. Una nota di colore particolare l’hanno fornita i ragazzi del settore giovanile del Chieri, tutti di granata vestiti, a Dronero per uno stage agli ordini di Silvano Benedetti (che non ha giocato perché leggermente infortunato), Antonio Comi e Roberto Rosato. Ma veniamo alla cronaca: grazie all’intercessione dell’amico Carlo Corongiu (ex di Torino, Pinerolo, Asti, ecc ed attuale D.S. del Vigone) abbiamo potuto avvicinare alcuni giocatori, che hanno fatto la storia del Toro e del calcio italiano, per sentire le loro impressioni.

 Cominciamo con un vero mito, Roberto Rosato, sceso in campo in veste di mister: «Per me è sempre importante partecipare a queste manifestazioni, perché aiutare chi è invalido è una cosa stupenda. Ringrazio anche il pubblico che ha risposto in modo adeguato ».

 « Quando ci chiamano per queste manifestazioni si viene sempre volentieri, sperando che un po’ di gente partecipi e porti il suo contributo – commenta invece “Serino” Rampanti, attualmente collaboratore di Claudio Gentile nella Nazionale Under 23 –  Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di esserci dando testimonianza giocando e divertendoci, perché queste sono anche occasioni per delle rimpatriate».

 Sintetico, ma sulla stessa lunghezza d’onda, Antonio Comi : «Ma, è chiaro che quando c’è da dare una mano a delle persone che sono  meno fortunate di noi, questo è il minimo che possiamo fare. Inoltre ci divertiamo anche, quindi...».

 Più esplicito e anche un tantino polemico Nello Santin: «Noi ex calciatori siamo molto sensibili a queste manifestazioni; io, ad esempio, oggi mi sono fatto 800 km pur di essere presente. Peccato che non sempre il pubblico risponda adeguatamente ed anche molti nostri ex compagni. Ad esempio – e qui viene fuori il “Cuore Granata” - gli juventini non vengono quasi mai e questo mi dispiace perché è nostro dovere sensibilizzare la gente su questi problemi così importanti ».

Per i giornalisti ha parlato il capitano Aurelio Benigno del Corriere dello Sport: « La Selezione Giornalisti, che non è formata solo da cronisti sportivi, è nata proprio per questi scopi; nello specifico, per il morbo di Parkinson, è la prima volta, ma abbiamo partecipato ad altre manifestazioni di questo tipo, ad esempio per la ricerca sul cancro e sulla sclerosi multipla. Certo dal punto di vista tecnico lasciamo a desiderare, ma la cosa importante è lo scopo umanitario ».

 Ed ora la voce di due organizzatori, Gianni Cavallari, Presidente dell’AIP di Torino e Salvino Cavallaro, giornalista di Torino Sera e organizzatore principe della manifestazione.

 «L’AIP di Torino è nata nel 94 quando ho deciso di occuparmene per via di un amico che soffriva di questa terribile malattia  – spiega Gianni Cavallari – Oggi, purtroppo, dico purtroppo perché significa che la malattia sta progredendo, abbiamo più di mille iscritti su una popolazione di 4 mila ammalati in Torino e Provincia e 11 mila in Piemonte. Queste iniziative servono soprattutto per finanziare la ricerca scientifica e due progetti: uno di carattere strutturale per la ristrutturazione di un edificio a Torre Pellice adibito a ricovero per malati e l’altro di carattere umanitario per aiutare le famiglie, perché chi assiste un malato a volte diventa più malato del malato stesso ».

 « Sono già 3 anni che mi occupo di far conoscere l’AIP organizzando manifestazioni di questo tipo – dichiara Salvino Cavallaro – Il calcio è il veicolo principale perché resta pur sempre un notevole  momento di aggregazione e devo dire che nei calciatori ho trovato terreno fertile;  però organizziamo anche manifestazioni di altro tipo come commedie e serate danzanti. Ad esempio in ottobre andrà in scena, in un teatro Salesiano di Torino, una commedia di De Filippo e il 21 dicembre, al Piccolo Regio, una serata danzante di musica orientale ».

 Per la cronaca la partita non ha avuto storia, con la netta affermazione per 6-1 (gol di Zanelli, Santin, Comi, Rolfo e doppietta di Gobetti per i calciatori e di Grande su rigore per i giornalisti); alcuni pezzi di repertorio dell’antica classe delle Vecchie Glorie e la grande prestazione del loro portiere Accorsi hanno mandato in visibilio il pubblico, mentre per i giornalisti tanta corsa e volontà  e la presenza tra i pali di Gian Marco Sala, figlio di Claudio, il mitico  “Profeta del gol”.

piero strobino

 

P.S.  -  Se vi  interessa e c’è lo spazio, le  Vecchie Glorie sono scese in campo con: Accorsi, Finetto, Favarin, Santin, Pallavicini, Serami, Spugna, Rampanti, Comi, Zanelli, Garelli (nel 2° tempo Corongiu, Gobetti, Rolfo e Savio). I giornalisti hanno schierato: Sala, Schiffo, Ellena, Pasquaretto, Scarzella, Grossi, Cieli, Cavallaro, Morrica, Benigno, Grande (nel 2° tempo Usai). La terna arbitrale era composta da Saccomanno, arbitro, Comba e  Giraudo collaboratori.

   

 


Cané e Panatta infiammano Cavour   (02 agosto 2001)


  Grande entusiasmo, nel pomeriggio di martedì 30 luglio al Tennis Club Cavour, per la presenza di Paolo Cané e Claudio Panatta allo stage organizzato dal T.C. Cavour nell’ambito del Progetto Tennis College Lucania. «Tutto è partito da una conversazione con i dirigenti del T.C. “Il Portico” di Roletto di Pinerolo, i quali avevano già aderito l’anno prima a questo Progetto – ci ha dichiarato Valter Genovesio, Assessore allo Sport del Comune di Cavour – Ci hanno spiegato in cosa consisteva, ci è sembrata una proposta interessante, siamo entrati in contatto col sig. Giuseppe Lucania, ideatore del Progetto, e così lo stage è partito». «Il Progetto consiste nel far giocare gratuitamente i bambini dai 6 ai 14 anni per tutto l’anno – ci ha spiegato lo stesso Giuseppe Lucania, ideatore e promotore del Progetto Tennis College Lucania – Lavoriamo su tutto il territorio nazionale avendo Paolo Cané, che è il nostro supervisore tecnico ufficiale, come punto fermo e poi, a rotazione, chiamiamo i campioni che hanno giocato con lui in Coppa Davis. Abbiamo già organizzato oltre 100 avvenimenti in circa 2 anni, con la presenza di 200 bambini per avvenimento, per un totale di circa 20 mila bambini». E veniamo ai due campioni. «Il Progetto è partito su iniziativa nostra privata – conferma Paolo Cané - Visto che in Italia non c’è molta promozione, lo scopo è quello di far avvicinare i bambini al tennis e noi ex giocatori cerchiamo di creare in loro lo stimolo giusto;

poi toccherà ai maestri proseguire il discorso. Il contatto avviene anche o soprattutto attraverso degli stage; ad esempio stamattina eravamo al T.C. “Il Portico” di Roletto di Pinerolo, oggi siamo qui a Cavour e nei prossimi due giorni saremo in Liguria. Operiamo in tutta Italia anche se il nostro punto di riferimento è il T.C. “Il Portico”,  dove a settembre inizieremo la scuola con più di 100 bambini. Comunque – conclude Cané – anche qui a Cavour, con 20 – 30 bambini, abbiamo un ottimo riscontro». «Questa è un’attività decisamente gratificante, perché i bambini sono il futuro del tennis ed è molto bello vederli impegnarsi in questo modo, così teneri e emozionati  nel giocare contro noi ex giocatori - ammette da parte sua Claudio Panatta – Quindi per noi è un piacere poter trasmettere loro quello che abbiamo acquisito in tanti anni di esperienza. A volte l’impegno è pesante, ad esempio io stamattina sono partito prestissimo da Roma e stasera devo essere a Montecarlo, ma lo facciamo volentieri perché questa è la nostra vita. Non c’è nulla di più bello che poter fare il lavoro che più ti piace! ». E questa positività i grandi campioni come Paolo Cané e Claudio Panatta la sapranno sicuramente trasmettere ai ragazzini che hanno la fortuna di averli come maestri. Per la cronaca, chi fosse interessato a questo Progetto può rivolgersi direttamente al sig. Giuseppe Lucania, tel. 339/8945357 oppure sul sito internet www.tenniscollegelucania.com

piero strobino

   

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Quei  torrenti  inquinati  uccidono  il  Po    (30 gennaio 1998)

AMBIENTE - Una ricerca per la protezione ambientale segnale le cattive condizioni di Bronda e Rio Torto


  In data 12 gennaio 1998 l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa), dipartimento provinciale di Cuneo, ha inviato al presidente della provincia di Cuneo, ai sindaci di Saluzzo e Cardé, al Parco del Po, all'associazione "Amici del Po" di Cardé ed all'associazione pescatori di Cardé, una puntigliosa documentazione relativa all'analisi biologica e chimica dei corsi d'acqua afferenti al Po e del Po stesso in territorio di Cardé, in risposta a numerose segnalazioni di presunte alterazioni all'ecosistema fluviale inviate proprio dalle due associazioni cardettesi, a partire dal lontano 1993, inizialmente allo stesso Parco del Po e poi, tramite quest'ultimo, alla Procura della Repubblica di Saluzzo ed alla Ussl di Saluzzo (1995) e passate inascoltate.

Precisando che l'Ussl di Cuneo prima e l'Arpa di Cuneo (che dall'Ussl ha ereditato personale, strutture e competenze in materia ambientale) poi, fin dal 1989 effettuano con cadenza semestrale controlli della qualità delle acque del Po e dell'intero reticolo idrografico principale  principale della provincia, il documento, firmato dal dottor Angelo Morisi e dal dottor Franco Ballesio, entra nel dettagli suddividendo le 29 stazioni di controlli in 3 gruppi: 1) Bronda-Po; ; 2) Varaita- Rio Torto; 3) Ghiandone - Rio Secco - Ghiandonello- Po, prendendo come riferimento la comunità a macroinvertebrati, la struttura delle biocenosi e gli indici di qualità biologica, i parametri chimico/fisici; microbiologici biotossicologici e ittiofaunistici. Nel 1° gruppo si rileva che la qualità dele acque del Bronda è buona a monte di Pagno (1ª classe),  incomincia a peggiorare subito dopo (2ª classe), per poi passare brutalmente in 4ª classe per colpa, cita testualmente il documento, "del depuratore comunale, a dispetto dell'apparente efficienza dell'impianto". Più avanti il torrente accentua tendenza passando addirittura in 5ª classe (peggio non ce n'è ndr), probabilmente a causa, cita ancora il documento; "delle attività produttive incidenti sul territorio (Frutticoltura ? Zootecnica ? Altro ?)".

Per effetto dellautodepurazione, il

 

 Bronda tende poi a migliorare ripassando in 3ª classe; ma dall'altezza del depuratore sito in località "la Carolina", ripiomba in 4ª classe e così rimane fino alla confluenza col Po.

  Nel secondo gruppo si registra la distinzione fra Rio Torto "vero" (1ª classe) e "Rio Torto" formatosi dopo la confluenza di quello "vero" con la Bealera del Corso (2ª classe) all'altezza di Piasco, bealera che capta le acque dal Varaita (1ª-2ª classe) Il Rio Torto" di risulta, nel documento indicato fra virgolette, si mantiene in 2ª classe fino a monte dell'abitato di Verzuolo per poi passare in 3ª classe fino alla deviazione che dà origine al Fosso Tagliato all'altezza di Manta. Da questo punto fino  alla ricongiunzione del Fosso Tagliato col "Rio Torto" in località Ruà dei Re, la qualità dell'acqua, sia dell'uno che dell'altro, varia dalla 3ª alla 4ª classe, con una collocazione definitiva di 4ª classe appena dopo la ricongiunzione.

La situazione del "Rio Torto" peggiora gradatamente per diventare definitivamente di 4ª classe dalla località Roccabigliera alla confluenza del Po. Questo comportamento non esclusivo, cita ancora il documento, "che nell'ultimo tratto il "Rio Torto" sia sottoposto ad occasionali sversamenti di ulteriori-e non autorizzati apporti organici di origine agricolo-zootecnica, ma è nostro parere che la sua funzionalità ecologica, già pesantemente compromessa all'uscita dall'abitato di Saluzzo, sia la risultante sommatoria di tutta una serie di impianti . . . Il contributo inquinante del "Rio Torto" nel Po non è certamente trascurabile. venendo oltretutto ad aggiungersi a quello, quasi altrettanto negativo, del Bronda e ad una distanza così modesta da quest'ultimo da non

consentire all'eco-sistema fluviale significativi recuperi; la qualità biologica del o a valle della confluenza Bronda-Torto è infatti tradizionalmente modesta . . . e risulta la peggiore del tratto cuneese del suo corso . . . con una comunità bentonica tanto povera da giustificare, in qualche occasione, un giudizio di 4ª classe: la situazione qui descritta, considerata anche la destinazione ad area protetta del Po e della sua fascia fluviale, merita certamente provvedimenti particolari di controllo e di recupero ambientale". Nel terzo gruppo si rileva come la discreta qualità dell'acqua del Giandone (1ª-2ª classe) e del Rio Secco (2ª classe), quest'ultimo peraltro poco incidente, ridiano  un po' di respiro al grande fiume che da una costante 3ª classe, si attenta su un giudizio intermedio di  2ª-3ª classe. Il documento fa comunque rilevare come anche le acque del Ghiandone negli ultimi controlli (primavera e autunno 1997) abbiano "mostrato segni di scivolamento verso livelli di  qualità meno buoni fino ad una situazione di 3ª classe: non sembrano estranee a questi cambiamenti di negativo le opere di ristrutturazione, tutt'ora in corso, degli impianti di depurazione comunali di Barge". Un discorso a parte merita il Ghiandonello, la cui  qualità dell'acqua, cita il documento, "con connotati di risorgiva, non sarebbe affatto disprezzabile (1ª-2ªclasse), se non fosse per la precarietà funzionale del depuratore di Cardé, il quale,in pratica, ne annulla , nell'ultimo tratto le risorse autodepurative".

Per concludere un particolare curioso e paradossale: i punti di maggior inquinamento spesso, se non sempre, si trovano a valle di quegli impianti che, in teoria, dovrebbero migliorare la qualità delle acque: i depuratori . . . Un documento importante, quello dell'Arpa, che va ad aggiungersi a quello del dottor Giancarlo Ugazio, a suo tempo pubblicato sul Corriere, e che conferma e legittima in toto quanto da anni gli "Amici del Po" di Cardé, prima da soli poi con l'appoggio dell'Associazione pescatori, vanno segnalando tra mille difficoltà e con l'accusa di essere dei visionari, nonostante l'evidenza.

piero strobino

 

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Calcio  –  La prima volta della Juve

 La festa bianconera    (19 dicembre 1991)


VILLAFRANCA AMT: Romano (46’ Marletta), Gili, Durante (75’ Bressi), Caveglia (55’ Toto), Luciano (cap.), Lerda, Grossi (46’ Capra), Maggiolini, Cavaglià (75’ Bragalin), Bellino, Barbi (75’ Gallo).

JUVENTUS: Peruzzi (46’ Marchioro), Luppi (72’ Zanini), De Agostini (46’ Galìa), Conte (72’ Trocini), Koeler (46’ Ricca), Julio Cesar (46’ Carrera), Di anio, Marocchi (61’ Alessio), Schillaci (46’ Casiraghi), R. Baggio (46’ Reuter), Corini.

Arbitro: Malacart di Torino.

Segnalinee: Carli e Lia di Torino.

Marcatori: 17’ e 24’ Conte; 29’ aut. Gili; 33’ Schillaci; 45’ Marocchi; 48’, 62’, 70’ e 76’ Casiraghi; 51’ Corini.

Per la prima volta nella sua storia, la Juventus, giovedì 5 dicembre, è venuta a Villafranca Piemonte, accolta dall’entusiasmo di circa 1500 aficionados che hanno gremito gli spalti del Comunale. É stata una grande festa sportiva che ha prevaricato il lato strettamente tecnico di una partita peraltro gradevole e giocata su buoni ritmi, dove, oltre ai numeri di alta scuola dei campioni bianconeri (con Casiraghi autore di un poker di reti), è stato messo in risalto l’ottimo organico della compagine locale (sugli scudi il portiere Romano ed il libero Luciano) che si sta proponendo ai vertici del campionato di Promozione. Un avvenimento storico, quindi, per Villafranca e, al riguardo, abbiamo chiesto a Giancarlo Brazzelli, da undici anni presidente del club giallorosso, come sia riuscito a portare qui la “Vecchia Signora”.

Ci siamo riusciti grazie al cortese interessamento del dott. Boldi, un amico del nostro concittadino sig. Bonifanti, ed all’impegno di tutti. Devo dire che tutto è andato per il meglio; persino la nebbia oggi è scomparsa, evidentemente ci voleva l’arrivo della Juve per sconfiggerla. Comunque non ci fermeremo qui; infatti abbiamo buone possibilità di avere il Torino già in primavera ed alcuni contatti sono stati avviati con Inter e Milan. Insomma, stiamo cercando di portare il grande calcio a Villafranca –

Al termine dell’incontro abbiamo avvicinato anche Trapattoni, al quale abbiamo chiesto se l’inedita scelta fatta quest’anno dalla Juventus di andare a giocare sui campi di provincia sia legata a motivi contingenti per assenza di coppe, oppure se serve per sfatare lo stereotipo della Juve squadra snob.

Effettivamente c’è il bisogno di evitare dei cali di tensione possibili in mancanza di impegni internazionali e questi incontri sono l’ideale, anche perché mi permettono di trarre utili indicazioni in prospettiva campionato. Juve snob? No, è il solito luogo comune; è vero invece che negli anni passati, con tutti gli impegni che avevamo, ci mancava il tempo per questi pur bellissimi happening

Constatata “de visu” la squisita cortesia di tutto lo staff dirigenziale juventino presente alla partita, concordiamo con quanto detto dal Trap, il quale, insieme ai suoi giocatori, nel dopo partita ha dovuto sottostare all’abbraccio dei fans con la fatidica caccia all’autografo.

piero strobino

 

 


Pisa vale la retrocessione   (19 aprile 1996)

Il resoconto della trasferta dei saluzzesi a Pisa  -  «Ragazzi, qui hanno giocato Juve e Milan!»


  Mercoledì 10 aprile, alle 13,30, si parte alla volta di Pisa. Nella testa di tutti, giocatori granata, cronista e tifosi, un sogno e tanta voglia di realizzarlo. Subito una notizia poco allegra: Cirla non sta bene e preferisce andare in Toscana in macchina con alcuni amici. Non giocherà. Il lungo viaggio si dipana in allegria con scanzonate iniziative ora dell’uno ora dell’altro, finché, a meno di un’ora dalla meta, si decide di cercare la concentrazione guardando in video-cassetta i 50 migliori gol dei vari campionati del mondo.

Mister Damilano gongola, sperando in cuor suo che lo spirito di emulazione per le prodezze dei vari Maradona, Pelé, Baggio, ecc..., possa contagiare i suoi ragazzi. Finalmente, in lontananza, ecco apparire l’inconfondibile sagoma della Torre Pendente che svetta sul Duomo e sul Battistero. «Ué, ragazzi, Qui hanno giocato Juve, Toro e Milan, capito?», ripete più volte con voce tonante il “vecio” Beccari a mo’ di sprone per i compagni, mentre il vetusto («ha quasi 80 anni» ci spiega un dirigente pisano) ma bellissimo Arena Garibaldi ci accoglie nel suo catino. Ci siamo: bisogna lasciare i sogni e calarsi nella realtà. Arrivano alla spicciolata anche i giocatori pisani, tra i quali lo statuario Signorini. «Ci sentiamo dopo?» azzardo timidamente; «Certo non durante!» è la sua spiritosa risposta. Ci coglie irresistibile la voglia di calpestare il prato calcato da tanti campioni ed i gentilissimi dirigenti pisani esaudiscono il nostro desiderio. Ma il momento della partita è ormai arrivato; dalla tribuna stampa il colpo d’occhio è stupendo, mentre il clima è caldo proprio come nei grandi incontri. Scoppiano i mortaretti all’entrata in campo degli atleti e dal settore degli ultras pisani la coreografia è spettacolare, fantasmagorica, con fumogeni, “fuochi” e cori.

Non possiamo essere nella testa dei granata ma se le loro sensazioni sono come le nostre, il cuore deve battere forte mentre brividi sottili percorrono il corpo. Un battimani assordante accompagna i primi minuti della partita coinvolgendo tutto lo stadio; un happening impressionante e, nello stesso tempo, esaltante. L’Arena Garibaldi sembra esplodere quando al 38’ i nerazzurri passano in vantaggio; parimenti scende il gelo quando al 67’ Ricco, con una spettacolare rovesciata, infila il “sette” alla sinistra di Schiaffino. «Miracolo, Miracolo» ci urla nelle orecchie l’amico Danilo Chiabrando, mentre un dirigente pisano impreca nell’inconfondibile vernacolo toscano. É questione di attimi, poi l’incitamento riprende più forte di prima. “Pisa, Pisa”, urla la gente; ma ormai la fatica ha annebbiato le idee ed appesantito i muscoli e così, per il Saluzzo, il sogno diventa realtà. I granata salutano il pubblico che sportivamente li applaude; il riconoscimento migliore nella coscienza di un avvenimento forse irripetibile. Lo stadio si svuota rapidamente in silenzio; sul prato verde un uomo solo sta camminando nervosamente avanti e indietro attaccato al telefonino: è il presidente saluzzese Boretto che sicuramente starà comunicando a mezzo mondo l’impresa dei suoi ragazzi.

Scendiamo negli spogliatoi a saggiare umori ed emozioni. «Sembra incredibile ma è successo – celia “Accio” Marengo – Questo pubblico ci ha esaltato e l’applauso finale ci ha commosso». «Il Saluzzo mi ha dato tante altre soddisfazioni – spiega il presidente Boretto non più telefonino – dipendente – però pareggiare a Pisa davanti a migliaia di persone è sicuramente qualcosa di diverso e di esaltante. Sembrava di giocare contro la Juve! L’unico rammarico è per i saluzzesi che non

hanno potuto vedere questa impresa». Cercheremo di spiegargliela noi, presidente! «Lo dicevo a mia moglie – svela mister Damilano – Di soddisfazioni ne ho avute tante però queste sono soddisfazioni che ti restano nella vita. Inoltre penso non ci sia riconoscimento migliore che uscire fra gli applausi del pubblico».

Dallo spogliatoio pisano non esce nessuno e noi dobbiamo andare via; peccato non poter cogliere anche le loro impressioni.

Sul pullman sentiamo subito “Nico” Villosio che ripete: «Pazzesco; troppo bello!». Raccogliamo altre emozioni. Beccari: «Sì, di situazioni simili ne avevo già vissute nel mitico “Robbiano” a Vercelli, a Giulianova ed a Salerno col Catania. Però certe partite è sempre uno spettacolo giocarle». «É stata un gran soddisfazione – confessa capitan Barale – l’incitamento del pubblico ha motivato anche noi e...».

Il pullman si ferma per la cena offerta dal magnanimo presidente Boretto e noi ne approfittiamo per un altro giro di pareri. Inizia Ferro: «Bellissimo spettacolo; un sogno che è diventato realtà». Interviene Careglio: «Momenti simili li ho vissuti ad Ascoli, al torneo di Viareggio ed alla “Favorita” di Palermo ai tempi della Primavera del Torino. Ma come qui a Pisa e con una coreografia del genere mai. Infatti morivo d’invidia in tribuna». Ecco Ricco, l’eroe della giornata: «Un gol così, davanti ad un pubblico così, non lo dimenticherò mai!». Infine il baby Giordano: «Anche se non ho giocato l’emozione è stata forte. Quando il mister mi ha detto di scaldarmi, credevo di svenire». La cena è finita, si torna a casa in silenzio; molti dormono forse sognando l’Arena Garibaldi. A Saluzzo arriviamo alle 5 e un quarto. Stanchi? Macché! E chi la sente la stanchezza!

piero strobino

 


Grande "Festa"   (15 settembre 2000)


  Grande festa giovedì 7 al campo di Via Grangia Vecchia per la presentazione della neo squadra femminile del Musiello, che disputerà il campionato nazionale di serie D, e di tutte le squadre maschili, dal settore giovanile alla IIIª categoria.

 - Voi avete riacceso un ambiente che si era spento 4 anni fa; il vostro entusiasmo è stato l’interruttore che ha riacceso questa luce –

Queste parole, rivolte da Giuliano Musiello a collaboratori e giocatori, riassumono in sintesi il leit motiv della giornata all'insegna di grandi progetti in prospettiva. Molti gli ospiti di grido accorsi a dare ancora più lustro alla manifestazione: gli ex granata Antonio Comi, Roberto Cravero e Roberto Rosato e l'ex juventino Giovanni Sacco. Ma l'attenzione maggiore è stata sicuramente indirizzata verso l'attuale C.T. della Nazionale Femminile Carolina Morace, madrina d'eccezione della neo squadra femminile, la quale, con la gentilezza che la contraddistingue, ha risposto ad alcune nostre domande, prima fra tutte quella relativa a questo nuovo progetto portato avanti dal Musiello.  - É senz’altro un’iniziativa positiva  - è stata la sua risposta – Se effettivamente c’è una domanda da parte di bambine e ragazze del saluzzese per giocare a calcio, è giusto che ci sia una risposta da quelle società attrezzate come mi pare sia il Musiello – Secondo lei oggi il calcio femminile è in evoluzione o vive una fase di stallo?  - In Europa e nel mondo si stanno facendo grandi passi in avanti, mentre in Italia c’è meno interesse ad investire   in   questa   disciplina.

 Probabilmente anche noi raggiungeremo gli altri, ma sempre un po’ in ritardo –  Ora che è alla guida tecnica della Nazionale, pensa di poter dare uno sviluppo sia di risultati che di immagine?

 - L’immagine la creano i risultati; una squadra vincente crea interesse, una perdente no. Però i risultati non dipendono solo dall’allenatore. Certo io sono forse il personaggio più conosciuto del calcio femminile e questo, sicuramente, attrae maggiormente i media e quindi, indirettamente, potrebbe giovare al calcio femminile sotto il profilo pubblicitario. Comunque – conclude Carolina Morace – il progetto è proprio quello di ricreare una Nazionale vincente attraverso un notevole movimento di base che parte dal settore giovanile –

- Il merito della creazione di questa squadra femminile è del nostro Presidente Domenico Pellerino che ci ha sempre creduto – ha dichiarato invece Giuliano Musiello che ne sarà l’allenatore – Infatti sono arrivate ben 22 ragazze, alcune delle quali già con esperienze in serie A e B; quindi le prospettive sono buone –

Ma il Musiello quest'anno ha investito anche nel settore giovanile maschile... - Si, grazie anche all’appoggio del Comune, della Provincia e della Figc, stiamo gettando le basi per creare qualcosa di importante – conferma Musiello – Però vogliamo soprattutto dare la possibilità a tanti ragazzi di divertirsi in modo sano, che è poi la cosa più importante -  

piero strobino

     

 

Corriere di Saluzzo

Settimanale Cattolico - Direttore: Mario Banchio

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