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Quadro storico
la dinastia giulio-claudia mirò ad opporsi alla vecchia, aristocratica, nostalgica dell’antica libertas, e ad accentrare nelle proprie mani il potere, esautorando il senato e ingigantendo l’apparato burocratico. Si creò in questo modo ben presto un clima di sospetti e repressione, spesso per lesa maestà.
con sempre maggior frequenza viene concessa la cittadinanza a provinciali, come fa ad esempio nel 48 d. C. Claudio con gli aristocratici della Gallia Transalpina. Questa è una delle concause dell’emergere delle province, non più totalmente succubi di Roma. Cominciano ad avere il loro peso economico e politico.
in politica estera mirarono a difendere i confini, senza mire espansionistiche. Unica eccezione fu Claudio in Britannia dal 43 al 56.
sul sito www.cronologia.it puoi avere notizie molto dettagliate sulla vita dei diversi imperatori della dinastia e dei maggiori eventi - non sempre positivi ... - che la accompagnarono:
Tiberio ( 14 d. C. - 37 ): il diabolico prefetto del pretorio Seiano
Caligola ( 37 - 41 ): le follie dell'imperatore
Claudio ( 41 - 54 )
Nerone ( 54 - 68 ): l'imperatore e lo sport, l'incendio di Roma (64 d. C.)
Quadro culturale
si accentua il fenomeno della disgregazione del rapporto fra intellettuali e potere (già cominciato, del resto, negli ultimi anni di Augusto, come dimostra l’esilio di Ovidio), in perfetta coerenza col restringersi degli spazi in democrazia. Poiché la maggior parte degli intellettuali è di rango senatorio, si capisce perché la cultura fu quasi esclusivamente di opposizione manifesta al principe.
tre furono le posizioni assunte dagli intellettuali:
la normale formazione dell’intellettuale favoriva naturalmente un acritico conformismo intellettuale. La retorica non ha più il suo normale campo di applicazione, cioè la politica, quindi nacquero le controversiae e le suasoriae, esercitazioni fini a se stesse.
si risveglia l’asianesimo che vuol dire ridare importanza alla creatività e alla fantasia a scapito della razionalità e del patrimonio culturale tradizionale (tutto è messo in discussione).
conseguenza della centralità della fantasia è l’affermarsi dell’asimmetria, della varietas e della novitas, quindi del gusto dello straordinario, del meraviglioso; allo stesso modo si afferma il gusto dell’orrido, del macabro.
si afferma il moralismo, visto da una parte come un valore nostalgicamente vagheggiato per il futuro, dall’altra simbolo dell’ormai perduta tradizione repubblicana (cfr. Catone Uticense, visto da Valerio Max come nobile esempio di virtù tradizionale, da Lucano è visto come esempio insigne di opposizione al tiranno.
lo Stoicismo può esser considerato come ideologia del dissenso. Ormai nel I sec d.C. ha perso il rigorismo etico di Zenone ed è ugualmente distante dalle posizioni di Panezio e Posidomio. Adesso la speculazione filosofica finisce col coincidere con l’etica; soprattutto per il saggio stoico fondamentale esercitare la virtù, nall’autonomia e nalla libertà della coscienza. Per questo motivo diventa la filosofia del dissidio contro il Principe.
il diffondersi della tendenza al meraviglioso e allo straordinario portano uno stravolgimento dei generi letterari tradizionali (prevale l’ingenium sull’ars). Per cui abbiamo opere difficili da incasellare in un genere solo (Satyricon) e autori che scrivono opere appartenenti a molti generi (Seneca).
La satira con Persio acquista un carattere fortemente moralistico e filosofico che mai aveva avuto con Orazio (perde la comprensione della debolezza umana, quindi diventa astratta riflessione e fustigazione dei vizi).
Lucano riporta l’epica nell’alveo inaugurato da Nevio ed Ennio, per cui serve a narrare fatti storici, pur nella trasfigurazione artistica mista al gusto per il meraviglioso (Virgilio l’aveva usata per esaltare il mito di Roma e del suo Principe).
Il quadro completo della storiografia del dissenso non possiamo trascurarlo, perché la censura l’ha distrutta: rimangono i nomi di Cremuzio Cordo, Aufido Basso e Servilio Noniano. Abbiamo solo quella conformista di Velleio Patercolo, che scrive il ritratto dei Principi pieni di virus, disinteressandosi sella dissoluzione della res publica; simile è l’opera di Valerio Massimo e di Curzio Rufo.
Tutta l’età sembra percorsa da un’ansia di ricerca del divino, nata dall’insoddisfazione per la vecchia religione di stato. In tale panorama generale diventano importanti lo stoicismo di Seneca, tutto teso ad una continua ricerca di interiorizzazione alla scoperta del divino che è dentro di noi, e il Cristianesimo.
Per questa pagina si ringrazia Enrica Pandolfi ( V B 2002 - 2003 )