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Lutero fu il genio religioso della riforma, ma i suoi rapporti con le autorità politiche furono incerti. Zwingli fu la mente politica in grado di far trionfare la riforma in quel decennio critico tra il 1520 e il 1530 in cui la situazione appariva sfavorevole ai cattolici. Calvino, invece, fu la mente lucida, l'infaticabile organizzatore, lo stratega della resistenza protestante contro il ritorno in forze del cattolicesimo, specie tra il 1540 e il 1560, quando esso riuscì a ritrovare la forza della sua organizzazione.
Vita di Calvino
Giovanni Calvino nacque nel 1509 a Noyon nella Francia settentrionale, e perciò era di una generazione più giovane degli altri riformatori. Aveva frequentato i più famosi collegi universitari di Parigi in cui dominava lo spirito del nuovo umanesimo cristiano, poi, seguendo i desideri paterni, frequentò le scuole di diritto. Dopo la morte del padre, il patrimonio ereditato gli permise di dedicarsi agli studi umanistici ed esordì con un commento a Seneca, dal quale ricavò il suo fiero moralismo e il senso del dovere per il dovere proprio degli stoici. Al brillante, intelligente, abile letterato si aprivano i campi del successo letterario quando, improvvisamente, avvenne la sua "conversione istantanea" di cui non parlò mai. Mise da parte gli studi che l'avevano occupato fino a quel momento e si applicò alla teologia con tanta determinazione che appena due anni dopo poté pubblicare la sua opera fondamentale Institutio religionis christianae, il primo abbozzo sistematico di teologia dogmatica protestante.
Volontarismo di Calvino
Il distacco di Calvino dalla Chiesa di Roma fu un atto di volontà ponderato e meditato, e perciò privo di sfumature. Egli si convinse che di fronte all'onnipotenza divina scompare tutta la scienza e a nulla valgono gli sforzi personali dell'uomo; davanti a Dio è commedia la liturgia cattolica: Dio si può adorare solo in maniera diretta, senza mediazione sacerdotale; niente può piegare un decreto irrevocabile di Dio sulla sorte di ogni uomo. La sua è una dottrina volontaristica: "Lavorare per l'onore di Dio è più importante della cura e lo studio di qualunque bene".
La predestinazione
Per un volontarista, l'attributo più importante di Dio è la sua onnipotenza, e la dottrina della predestinazione ne è la naturale conseguenza. Dio ha stabilito con un atto inappellabile la salvezza o la perdizione degli uomini. L'umanità è stata condannata a causa del peccato di Adamo: se Dio, con un decreto di grazia, salva alcuni degli uomini, il dannato non ha motivo di lamentarsi, così come una bestia non può lamentarsi di non essere uomo. Dio non è un tiranno perché manifesta la sua gloria sia condannando i reprobi sia salvando gli eletti. Gli uomini non capiscono la giustizia di Dio, ma ciò non toglie che essa sia la suprema giustizia. Perciò la dottrina della predestinazione non agisce come una remora, bensì come potente incitamento all'azione, perché il successo di ciò che si è intrapreso può significare la conferma divina della predestinazione alla salvezza. Il cristiano non deve perciò far affidamento sulle opere buone (elemosine, penitenza, digiuno...) bensì applicarsi con la massima diligenza ai suoi doveri di stato (famiglia e lavoro), con la ferma intenzione di riformare il mondo a maggior gloria di Dio.
Calvino a Ginevra
Come arrivò Calvino a Ginevra? Nel 1536 si trovava a Ferrara presso la duchessa Renata di Francia quanto mai favorevole alla riforma. Costretto a lasciare Ferrara, Calvino passò da Ginevra con l'intenzione di recarsi in Germania, ma fu trattenuto dalle vive insistenze di Guillaume Farel. Ben presto Calvino divenne il capo riconosciuto della riforma ginevrina. Due anni dopo, nel 1538, la città si sollevò cacciando i poco accomodanti riformatori: Calvino si rifugiò a Basilea e poi a Strasburgo. La riforma ginevrina avvenne nel quadro di una grande azione politica ordita da Berna che riuscì a sottrarre la città alla giurisdizione del vescovo cattolico di Annecy e ai duchi di Savoia, per farla entrare nella confederazione elvetica.
Crisi della riforma di Calvino
I bernesi non fecero buona prova perciò i ginevrini si ribellarono e cacciarono anche Calvino. Ma l'influenza dei duchi di Savoia era ancor meno tollerabile perciò nel 1541 i ginevrini richiamarono Calvino che escluse i cattolici per un verso e la Chiesa di Stato di tipo zwingliano per l'altro. Il nuovo ordinamento autonomo elaborato da Calvino, modello di tutte le comunità calviniste future, furono le Ordinanze ecclesiastiche. In esse, secondo il modello delle chiese dei primi tempi del cristianesimo, erano previsti quattro uffici: quello di pastore, il più elevato perché aveva la suprema autorità; di dottore per l'insegnamento della teologia; di diacono per provvedere agli ospedali e all'assistenza; e, infine, di anziano con compiti di vigilanza dei costumi su ciascuno dei quartieri della città. Gli anziani e i pastori riuniti formavano il concistoro, il tribunale morale della nuova Chiesa.
Il culto calvinista
Il culto divino si limitava alla predica, alla preghiera e al canto dei salmi. Le feste furono abolite a eccezione della domenica. La caratteristica più importante è l'istituzione degli anziani e del concistoro che permise di realizzare in Ginevra una rigida disciplina ecclesiastica, mai ottenuta da alcun'altra Chiesa. Infatti, a Ginevra i cittadini erano costretti a giurare la professione di fede strada per strada, gli anziani vigilavano le azioni dei cittadini: i colpevoli erano citati davanti al concistoro.
Ordinamenti democratici
Il fatto nuovo di Ginevra era che le pene erano inflitte senza alcun riguardo alla classe sociale di appartenenza del reo e che quindi, prima che altrove, trionfò la democrazia intesa come uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Il potere civile e quello religioso non coincidevano, bensì si integravano, nel senso che le autorità religiose sapevano che alla loro riprovazione sarebbe seguita la condanna del reo da parte delle autorità civili.
Trionfo politico di Calvino
Calvino non ebbe mai vita tranquilla a Ginevra perché la sua riforma aveva colpito troppe persone nei loro interessi. Ma a partire dal 1555 i sostenitori della riforma trionfarono alle elezioni politiche e Calvino si affrettò a liberarsi dai suoi avversari mediante una serie di processi con numerose condanne a morte, tra cui la più nota è quella di Michele Serveto, un medico spagnolo antitrinitario. Quando nel 1564 Calvino morì, la riforma non fu travolta a Ginevra e la città rimase la punta avanzata, la centrale operativa del movimento riformatore in Europa mediante l'Accademia - una sorta di facoltà teologica e umanistica -, il concistoro e una scuola pratica di predicatori itineranti che inviava missionari per tutta l'Europa.
La riforma in Scandinavia
Mentre in Germania infuriavano le guerre tra Carlo V e Francesco I, Danimarca, Svezia e Norvegia, quasi senza che i riformatori di Wittenberg vi ponessero mano, si staccarono da Roma e passarono alla riforma, ma non per la via della conversione interiore predicata da Lutero, bensì per intervento del potere politico che impose ai sudditi la nuova confessione religiosa, mentre al tempo stesso era distrutto l'antico ordinamento feudale instaurando l'assolutismo.
Declino dell'Unione di Kalmar
Gli antichi regni vichinghi col passare del tempo erano divenuti paesi di agricoltori, perché i traffici marittimi erano stati assorbiti dalla lega delle città tedesche del Baltico, la Hansa. A partire dal 1397, con l'Unione di Kalmar, i tre regni erano stati unificati sotto il re di Danimarca che, tuttavia, al momento dell'assunzione al trono firmava un capitolato mediante il quale assicurava le tradizionali autonomie ai tre popoli, concedendo ai nobili e al clero il godimento di particolari privilegi.
La riforma in Svezia
In Svezia la riforma protestante divenne un mezzo per la lotta contro il protettorato danese. Il massacro di Stoccolma del 1520 distrusse per sempre la possibilità di far sopravvivere l'Unione di Kalmar. Gustavo Vasa si mise a capo di una sollevazione di contadini contro Cristiano II e nel 1523 fu elevato al trono, primo di un serie di re dalla personalità rilevante sul piano politico e militare. Gustavo Vasa governava col consenso della nazione convocata in diete rappresentative di tutti gli ordini, anche i liberi contadini. Per finanziare le guerre d'indipendenza, Gustavo Vasa ritenne necessario impadronirsi dei beni della Chiesa cattolica.
Dieta di Vesteräs
Ci furono sollevazioni di contadini, ma gli ispiratori della rivolta furono giustiziati. Gustavo Vasa convocò la dieta di Vesteräs (1527) nel corso della quale bastò la minaccia di abdicare per costringere gli ordini ad approvare tutte le direttive di politica ecclesiastica. In primo luogo fu abolito ogni potere politico dei vescovi, equiparati ai laici; poi fu confiscato ogni tesoro appartenente alle chiese e ai conventi, infine furono incamerati i beni ecclesiastici. La riforma in Svezia fu compiuta a piccoli passi per quanto riguarda i dogmi: la gente era legata alle forme del culto cattolico e perciò il re le mantenne per qualche tempo, ma interpretandole in senso luterano e solo verso la fine del secolo furono prese decisioni a livello dogmatico. Il consiglio feudale del regno fu svuotato di ogni potere e la successione fu assicurata all'interno della famiglia Vasa. Quando nel 1560 Gustavo Vasa morì, la Svezia era divenuta la maggiore potenza del Baltico, indipendente dalla Danimarca e dalla Hansa, unificata sotto una monarchia forte che nel secolo successivo sarà in grado di infrangere il tentativo egemonico degli Absburgo d'Austria.
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