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Sono quattro libri di circa 540 versi ciascuno
composte fra il 37 e il 30 a. C., quando è ormai all’interno del circolo di Mecenate (dedicatario dell’opera) e comincia a sentire come propri gli ideali artistici del princeps.
dietro l’opera è facile ravvisare la crisi del mondo contadino italico, determinata dall’avanzata del latifondo
chiaramente non si tratta solamente di un’opera dal contenuto tecnico, ma descrive l’azione positiva che l’uomo, per mezzo delle proprie artes deve esercitare sulla natura per il bene dell’umanità
imita Esiodo, ma approda ad una nuova concezione del lavoro: è un «dono» di Giove per non far assopire le menti nell’ozio, il lavoro dell’agricola è la base del mos maiorum (vedi approfondimento)
la città delle api è metafora della società umana (vedi approfondimento)
Virgilio approda ad una umanizzazione della natura, la quale in qualche modo ricambia il duro lavoro dell’agricola, partecipando anch’essa del progresso dell’uomo.