Aspetti filosofici del Romanticismo

 

1. L'idealismo

 

2. Il nuovo concetto di arte

 

Uomo di multiforme cultura, Friedrich Schlegel (1772-1829), amico di Schiller, fu tra i protagonisti di quel gruppo dei «romantici» che si raccolse intorno alla rivista «Athenaeum». Anzi, in quel gruppo fu il vero, lucido teorico del «romanticismo», o meglio, dell'estetica romantica.

 

Secondo il mio modo di vedere e la mia terminologia, romantico è precisamente ciò che presenta, in una forma fantastica (cioè determinata dalla fantasia), una materia sentimentale...

Che cos'è, dunque, questo sentimentale? Ciò che ci parla là dove domina il sentimento: ma non un sentimento sensibile, bensí spirituale. La fonte e l'anima di tutti questi moti dell'animo è l'amore, e lo spirito dell'amore deve aleggiare dappertutto, invisibile visibile, nella poesia romantica... Esso è una essenza infinita, e il suo interesse non aderisce punto alle persone, alle contingenze e situazioni, alle inclinazioni individuali: per il vero poeta tutto ciò... non è che un accenno al più alto infinito geroglifico dell'unico eterno amore e della sacra pienezza di vita della natura formatrice.

Solo la fantasia può cogliere l'enigma di questo amore, e presentarlo come enigma; e questa enigmaticità è la fonte del fantastico nella forma di ogni rappresentazione poetica...

Vi è ancora un aspetto, nel significato del sentimentale, che concerne precisamente ciò che ha di peculiare la tendenza della poesia romantica in contrapposto all'antica. In essa non si prende in alcuna considerazione la differenza tra apparenza e verità, tra gioco e serietà. In ciò sta la grande differenza. La poesia antica si appoggia costantemente alla mitologia, ed evita addirittura il genuino materiale storico... La poesia romantica, per contro, riposa interamente su un fondamento storico...

Ho indicato un determinato carattere dell'opposizione tra l'antico e il romantico. Vi prego, però, di non presumere senz'altro che io intenda come del tutto equivalenti il romantico e il moderno... (perché)... il romantico non è tanto un genere, quanto un elemento della poesia, che può dominare ove più ove meno, o passare in secondo piano, ma non può mai mancare del tutto.

(Dialogo sulla poesia: lettera sul romanzo)

 

Ma, se romantico è un elemento della poesia, che cosa deve intendersi per «poesia romantica»?

 

La poesia romantica è una poesia universale progressiva. La sua destinazione non è solo di tornare a congiungere tutti i generi divisi della poesia, e di tornare a porre in contatto la poesia con la filosofia e la retorica. Essa vuol anche, ora mescolare, ora fondere, poesia e prosa, genialità e critica, poesia d'arte e poesia naturale; rendere la poesia viva e socievole, e la vita e la società poetica; poetizzare l'arguzia e riempire e saturare le forme dell'arte con un genuino materiale di cultura di ogni specie, animandole con le vibrazioni dello humour... Solo quella poesia può... divenire specchio di tutto il mondo circostante e immagine della sua epoca...

Altri tipi di poesia sono compiuti, ...la poesia romantica è ancora in divenire, e questo, anzi, è la sua essenza genuina: essa può sempre solo eternamente divenire, e mai essere compiuta... Essa sola è infinita, come essa sola è libera, e riconosce come sua prima legge che l'arbitrio dell'artista non soffra su di sé legge alcuna.

(Frammenti dell'«Athenaeum»)

 

La «poesia romantica» può nascere solo da un «uomo romantico», un uomo cioè in permanente ricerca, in una continua tensione verso la pienezza, l'assoluto, il totale, l'infinito. Egli non può riposare sulle conquiste effettuate, accontentarsi delle forme in cui il suo spirito creativo ha trovato concreta manifestazione. Ma questa ricerca dell'infinito non è aspirazione vaga, non è velleità senza progetto:

 

Chi vuole qualcosa d'infinito non sa che cosa vuole. Ma questa proposizione non si può convertire.

(Frammenti critici)

 

Quella ricerca è costante mobilitazione delle energie spirituali creative per il conseguimento di un «ideale» che, certo, non si può mai raggiungere, ma a cui ci si può, e si deve, progressivamente avvicinare. Essa nasce dallo stato di disagio che deriva dalla consapevole sproporzione tra ciò che si ha e ciò che si vorrebbe avere, tra ciò che si è e ciò che si dovrebbe essere.

Chi vive questa dimensione d'esistenza, è «distaccato» dall'oggetto del suoi interessi; nessuna cosa, idea, o sentimento, deve coinvolgere l'uomo in modo da monopolizzarne le energie, com'è evidente nella creazione artistica:

 

Per poter scriver bene su un argomento, non si deve più avere per esso un interesse: il pensiero, che ha da venire espresso con riflessione dev'essere già passato del tutto, non deve più propriamente occuparci.

(Frammenti critici)

 

 

Questo «distacco» è frutto dell'«ironia». L'ironia è la condizione interiore che consente di «superare» continuamente il «già dato» per lanciarsi verso il confine ulteriore. Chi vive ironicamente sovrasta ogni cosa, s'innalza al di sopra di ogni situazione o ente finito. Sicché, ad esempio, l'artista vero si eleva - con l'ironia - al di sopra anche della propria arte, delle proprie capacità, della propria perizia, e anche al di sopra della sua genialità: solo cosí potrà rimettersi continuamente in questione e aspirare all'infinito.

Ma qual è il carattere del comportamento ironico? L'ambiguità, come ci ha dimostrato Socrate.

 

L'ironia socratica è l'unico mascheramento assolutamente involontario e tuttavia assolutamente riflesso... Essa non ha da ingannare nessuno se non coloro che la ritengono un inganno... Nell'ironia tutto deve essere scherzo e tutto serietà; tutto aperto con cuore fedele, e tutto mascherato. Essa nasce dall'unione del senso artistico della vita con lo spirito scientifico. Essa contiene e suscita un sentimento di insolubile contraddizione dell'impossibilità e della necessità di una comunicazione completa... È un ottimo segno quando le persone armonicamente piatte non sanno assolutamente come prendere questa continua autoparodia e passano continuamente dal credere al non credere, finché non riescono piú a capire nulla, e prendono lo scherzo esattamente per serietà e la serietà per scherzo.

(Frammenti critici)


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