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creazione
della sinclinale Leonforte-Centuripe. L’attività prosegue anche dopo il
Pliocene medio; l’assenza, comunque, di elementi sospesi (terrazzi fluviali e
superfici di spianamento) in contropendenza dimostra che l’attività tettonica è proseguita gradualmente
senza ulteriori fasi tettoniche parossistiche.
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Conclusioni
E’
stata ricostruita l’evoluzione tettonocinematica del bacino di Centuripe,
durante le fasi tardive del processo collisionale, attraverso l’analisi delle
deformazioni sin-sedimentarie dei depositi pliocenici. Le fasi più
intense della tettonica sin-sedimentaria pliocenica vengono registrate
da due discordanze angolari presenti all’interno delle marne argillose
azzurre. Queste discordanze angolari sono state generate da due acmi tettonici
verificatisi nel Pliocene inf. e nel Pliocene Medio che hanno prodotto,
rispettivamente, il piegamento della Serie Solfifera e dei Trubi (unitamente ad
un sottile spessore di marne argillose azzurre) e la riattivazione di piani di
taglio profondi che hanno deformato i sovrastanti terreni discordanti su di
essi.
In particolare la discordanza medio pliocenica, non riconosciuta nei precedenti
studi, ha permesso di giustificare in maniera più realistica i netti contrasti
giaciturali esistenti fra le intercalazioni arenacee presenti nelle marne
argillose azzurre e le sovrastanti sabbie plioceniche. Queste due superfici di
discontinuità hanno permesso, quindi, di suddividere il ciclo pliocenico in tre
intervalli (basale, mediano, apicale) caratterizzati da un grado di deformazione
decrescente verso l’alto.
La tettonica sin-sedimentaria oltre a generare le discordanze sopra menzionate
ha condizionato le geometrie deposizionali e la variazione verticale di
facies dei depositi pliocenici. Per quanto riguarda l’intervallo mediano del
ciclo pliocenico, queste supposizioni vengono confermate dalle geometrie
di tipo on-lap riscontrate nel bordo settentrionale del bacino di
Centuripe e dalla transizione tra le arenarie e le
marne argillose
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azzurre.
Gli effetti della tettonica sinsedimentaria nell’intervallo
superiore, invece, si sono manifestati con notevoli spessori di sabbie che
sono andate a sovrapporsi ai sottostanti livelli marnosi, con tipiche geometrie
a stratificazione obliqua, derivanti dalla progradazione di un fronte deltizio
alimentato dalle aree settentrionali in forte sollevamento. In questo contesto,
la datazione delle sabbie, la cui età può essere presumibilmente estesa fino
al Pliocene sup., suggerirebbe un collegamento stratigrafico fra l’intervallo
superiore del ciclo pliocenico di Centuripe e i depositi del ciclo di Geracello
e di Piazza Armerina affioranti nella porzione meridionale del bacino di
Caltanissetta, a SW dell’area studiata.
L’analisi complessiva delle strutture generate dalla tettonica
sinsedimentaria ha evidenziato una geometria a rampe frontali parallele
che, in accordo alla polarità della deformazione divengono sempre più recenti
verso SE. Ad esse sono associate rampe laterali di svincolo prodotte durante la
fase tettonica mediopliocenica. Per poter adeguatamente interpretare la genesi
di questa associazione di strutture tettoniche, è necessario passare da una
visione locale ad una regionale. L’evoluzione tettonica che ha interessato il
settore orientale del bacino di Caltanissetta è stata fortemente
condizionata dalle caratteristiche crostali e fisico-meccaniche dei settori di
avampaese. Gli spessori crustali
variabili nel dominio di avampaese hanno generato
differenze nel comportamento cinematico tra i suoi vari settori ed in
particolare hanno influenzato la capacità di flessurazione e di scorrimento al
di sotto della catena. Queste differenze si sono riflesse sulle aree deformate
della catena in cui sono più o meno sviluppati i fenomeni legati ai processi
collisionali (LENTINI
et alii, 1990). L’evoluzione tettonica collisionale è stata fortemente
influenzata, in particolare, dalla conformazione del margine del settore
continentale dell’avampaese (Plateau Ibleo). La differenziazione delle
geometrie delle aree frontali dell’orogene è fondamentale per
comprendere, a scala regionale, il diverso comportamento
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