ALCUNE CONCLUSIONI:
LO STATO NAZISTA E LE NUOVE RELIGIONI:
CINQUE STUDI DI CASI DI NON-CONFORMITA’
Christine Elisabeth King
Studi nella Religione e Società
VOLUME QUARTO
STAMPA EDWIN MELLER
NEW YORK e TORONTO
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Come si è visto, la politica del governo nazionalsocialista verso le sette cristiane era determinata da considerazioni sia politiche che ideologiche. Il progetto nazista che prevedeva di distruggere infine tutte le sette, nessuna delle quali andava tollerata entro lo Stato nazista ideale, era un risultato della loro credenza che i membri delle sette fossero potenziali sovversivi politici e della loro ambizione di creare una nuova ideologia tedesca. Come fu nel caso delle due maggiori chiese tedesche, comunque, considerazioni pratiche resero la distruzione delle sette qualcosa per cui bisognava prima aspettare di vincere la guerra. A parte una serie di bandi verso i gruppi settari minori, quindi, i nazisti concentrarono la loro attenzione sulle sette più grandi. Erano tutte viste come potenzialmente pericolose ma alcune, per ragioni tattiche, vennero ignorate, mentre altre furono osservate con molta attenzione. I nazisti perseguitarono, con l’obiettivo di distruggerla, l’unica setta, quella dei Testimoni di Geova, che rappresentava una minaccia reale e che costituiva un vero e proprio fastidio. Mentre proseguiva la persecuzione di questa setta, il problema costituito dalla sua attività si ingrandiva, così che il governo si trovava a spendere sempre più tempo ed energia per tenere sotto controllo una sola setta.
In questo modo la politica dei nazionalsocialisti verso le sette andò dalla persecuzione totale sofferta dai Testimoni di Geova, attraverso gli attacchi ad intermittenza sperimentati dai Cristiani Scientisti e dalle Chiese Nuova Apostolica e degli Avventisti del Settimo Giorno, alla tolleranza goduta dai Mormoni [182] la cui esistenza fu, per motivi pratici, ignorata.
È stato notato che, entro breve tempo dalla presa di potere, i nazisti avevano costruito un meccanismo politico per trattare con i membri di quelle sette che avevano scelto di perseguitare e avevano fornito una giustificazione politica adatta per questa persecuzione. I rapporti della polizia e della S.S. hanno indicato che, per scopi ufficiali, le sette andavano divise tra “politiche” e “non politiche”. Per evitare ogni critica secondo cui la loro persecuzione dei membri delle sette violasse i principi della libertà religiosa racchiusi nella costituzione di Weimar, le autorità avevano identificato certi gruppi settari dissidenti come collegati ideologicamente ai nemici dello stato: giudaismo, internazionalismo, massoneria e marxismo. Nel caso in cui alcune accuse fossero sembrate ingiuste e fossero state riconosciute pubblicamente come contraffatte, avrebbero insinuato che ex-marxisti ed ex-anarchici si erano rifugiati nelle file delle sette. Nessuna setta era libera da questa accusa ed è stato visto che i più sofisticati politicamente, quelli che si rendevano conto del pericolo che correvano e che cercavano di aggirarlo, erano i primi a sradicare i “nemici della Germania”.
Tutte le sette erano osservate e tutte, eccetto i Mormoni, appaiono regolarmente nei rapporti della polizia e delle S.S. Alcuni erano più sospettati di altri ed è stato visto che l’attitudine del governo verso ogni setta era determinato solo in parte dalla reazione della setta al Nazionalsocialismo, ma in larga misura dall’influenza politica che i suoi membri erano capaci di esercitare a loro stesso favore. Il fatto che i Mormoni avessero convinto il governo sin dall’inizio del regime dell’importanza politica ed economica della loro appartenenza allo stato tedesco e della loro influenza fuori della Germania, può aiutare a spiegare la facilità con cui questa setta ha attraversato gli anni del dominio nazista. [183].
In contrasto i Testimoni di Geova, da quando il loro movimento era stato bandito nel 1933, incorsero in penalità legali per ogni attività a favore della setta. Ogni adunanza, studio biblico o iniziativa missionaria, tutte necessarie alla fede dei Testimoni di Geova, erano in contrasto con la legge e quindi, per definizione, sovversive. I Testimoni non avevano la possibilità di fare compromesso, anche se si fossero mostrati intenzionati a farlo; le loro lettere di auto-chiarimento al governo nel 1933 furono ignorate. A meno che individui rinunciassero e abiurassero la loro fede, c’era ben poco che il gruppo nel complesso potesse fare per rendere più facile la propria sopravvivenza. Un intervento americano fatto a loro favore servì a ben poco. Mentre altri gruppi furono capaci di adattare i loro insegnamenti e a limitare volontariamente le loro attività, i Testimoni, avendo rifiutato di abbandonare le loro credenze e le conseguenze di queste, erano proiettati verso l’inevitabile battaglia col nazismo dalla quale non c'era via d'uscita.
Solo contro i Testimoni il governo si mostrò risoluto sin dall’inizio. Altri erano sospettati, ma gli appelli dei loro leader tedeschi o l’intervento di potenti e influenti amici stranieri diedero loro una certa protezione. I Cristiani Scientisti, per esempio, sebbene sospettati a motivo della loro filosofia contraria alla materialistica veduta del mondo nazista, godettero di un periodo di tolleranza fino al 1941 che, su stessa ammissione del governo, era puramente un risultato dell’intervento degli influenti Cristiani Scientisti inglesi e americani. È interessante notare, comunque, che sebbene i Testimoni fossero nominati in una relazione del governo britannico nel 1939 per l’aspro trattamento ricevuto in Germania, a differenza dei Cristiani Scientisti non ci furono persone influenti che vollero effettivamente intervenire a loro favore.
Nessuna delle sette, con la possibile eccezione dei Testimoni, si aspettava, malgrado [184] l’ostilità ad intermittenza del governo e delle chiese maggiori durante il periodo di Weimar, che il cambio di governo nel 1933 avrebbe portato loro particolari problemi. Tutte cercarono di spiegarsi e giustificarsi davanti ai nazisti, anche i Testimoni, e tutte speravano che la loro espressione di buona volontà li avrebbe preservati dalle difficoltà. Nel 1935 fu introdotta la coscrizione obbligatoria, presentando un’altra sfida ai membri delle sette; tutti tranne i Testimoni accettarono di prestare il servizio militare.
Tutte furono sottoposte, negli anni che seguirono la Prima Guerra Mondiale, ad un riassestamento della loro attitudine verso il servizio militare. I Testimoni, seguendo la politica sviluppata in America dopo l’imprigionamento di Rutherford e altri per il rifiuto di arruolarsi, avevano formalmente adottato una posizione di “neutralità”. Gli Avventisti e i Cristiani Scientisti avevano lasciato la scelta dell’obiezione di coscienza evidentemente al singolo credente; entrambe le sette evitarono ogni allusione che l’obiezione di coscienza fosse in alcun modo implicata nei loro insegnamenti. I Mormoni e la Nuova Chiesa Apostolica non videro come un problema che i loro membri accettassero volontariamente il servizio militare come cittadini tedeschi patriottici. Nel 1935 tutti riesaminarono i loro atteggiamenti. I Testimoni attestarono di nuovo, spiegando il perché non avrebbero combattuto, il loro rifiuto ad ogni servizio legato alla guerra. Gli altri, nel contesto della loro accettazione del nuovo regime, diedero la prova che nel complesso erano disposti a combattere per esso. Entro il 1939 tutti, eccetto i Testimoni, i membri della Riforma Avventisti del Settimo Giorno e i membri di alcune sette che singolarmente erano obiettori di coscienza, erano impegnati nel servizio militari o in lavori collegati alla guerra.
Il loro contributo potrebbe aver loro garantito un breve allungamento del periodo di tolleranza, ma non era in alcun modo qualcosa per cui i nazisti avrebbero ricompensato le sette offrendo loro una libertà di adorazione permanente. Infatti, come la guerra proseguiva, i nazisti colsero l’occasione delle vittorie per introdurre ulteriori misure restrittive [185] contro le sette. Tra queste ci fu un bando del 1941 contro i Cristiani Scientisti. Ciò nonostante, le esigenze della guerra determinavano quanto le sette potevano essere perseguitate. I Cristiani Scientisti, per esempio, non sperimentarono mai il tipo di tormento che soffrirono i Testimoni. Il trattamento differente concesso ai Cristiani Scientisti può essere in parte spiegato perché il loro insegnamento e la loro struttura non rappresentavano la sfida concreta al regime che era propria delle credenze dei Testimoni, ma anche dalla coercizione a partecipare alla guerra. Nel 1941 il governo aveva un bisogno più urgente delle sue risorse e il bando sui Cristiani Scientisti era semplicemente un’indicazione delle misure più aspre che avrebbero preso successivamente.
La politica nazista nei confronti delle sette, quindi, sembrerebbe essere stata influenzata da diversi fattori. Il fallimento delle loro politiche nei confronti delle chiese maggiori incoraggiò quei nazisti che erano ansiosi di vedere la distruzione della Cristianità in Germania ad operare, invece, contro le sette, che erano relativamente piccole e deboli legalmente. Su di loro il governo poteva essere visto come potente e autoritario; rigido e spietato in materia di conflitto ideologico. Ma anche con le sette, considerazioni pratiche di bandi governativi e amministrativi limitavano la sfera di attività del governo e di conseguenza tutta l’ostilità contro i rivali ideologici e il desiderio di dimostrare l’efficacia dello stato di polizia ricadde su un’unica setta.
I Testimoni furono infatti l’obiettivo ovvio per un attacco simile. Le altre sette avevano membri o ex-membri tra le file del partito nazista come pure membri che erano cittadini eminenti. I Testimoni costituivano un gruppo socialmente e politicamente impotente la cui ideologia poteva essere presentata come sovversiva; un gruppo, per di più, che era già impopolare e pronto per la persecuzione. Non avevano appoggi importanti a loro disposizione e [186] non avevano mai rivendicato una grande simpatia pubblica. Il governo non avrebbe suscitato un vespaio attaccando questa setta. Quando si impegnarono nella sua distruzione totale, i nazisti non avrebbero potuto prevedere, comunque, la tenacità con cui i Testimoni avrebbero resistito alla persecuzione e rifiutato di accettare limitazioni alle loro attività religiose.
Le altre sette non presentarono mai un pericolo così evidente, né erano così uniti in un solo pensiero. Al primo accenno di difficoltà la maggioranza adottò una politica di silenzio o sottomissione e in questo modo la loro soppressione avrebbe potuto sicuramente essere differita perché si era compreso che non avrebbero causato difficoltà nel frattempo. La vera area del conflitto, come mostra la battaglia con i Testimoni, era ideologica. I nazisti non avevano intenzione in definitiva di tollerare nessun sistema rivale, politico o religioso. In realtà la distinzione non è sempre chiara nel modo in cui il governo trattava quelle sette poiché le opinioni religiose che erano inaccettabili per i nazisti, erano identificate costantemente come politicamente sovversive. Come quei preti cattolici che avevano protestato dai loro pulpiti per il programma di eutanasia erano perseguitati per “cattolicesimo politico”, così i membri delle sette, negli insegnamenti sulla fine del mondo potevano essere visti come “anarchici e bolscevichi”. All’interno dello stato nazionalsocialista ogni questione diventava politica, per cui ogni gruppo di persone che rigettava le differenze razziali e credeva che il sistema di cose politico fosse condannato in senso escatologico diventavano nemici politici. Queste dottrine erano insite nell’insegnamento di tutte le sette qui menzionate, ma tutte tranne i Testimoni cercarono di camuffare o sminuire queste aspettazioni millenaristiche e le implicazioni delle loro credenze sulla fratellanza cristiana. I Mormoni non ebbero problemi in quest’ultimo campo perché il loro insegnamento era già discriminante dal punto di vista razziale.
Le sette credevano che questi compromessi e [187] le re-interpretazioni delle loro credenze, molte delle quali precedevano il Terzo Reich, insieme con il loro nazionalismo, le avrebbero salvate. Comunque nessuna quantità di compromesso avrebbe potuto salvare le sette a cui il regime aveva permesso di sopravvivere perché, benché camuffate, erano basilarmente in disaccordo con l’ideologia nazional-socialista. Le Chiese, specialmente la Chiesa evangelica, avevano offerto lo stesso tipo di compromesso e si erano guadagnate una tolleranza in equilibrio precario. Le sette, anche più delle chiese, comunque, presentarono quello che J.S. Conway chiama “una rivendicazione rivale per il corpo e per l’anima” e questo non poteva essere mascherato da affermazioni patriottiche. Il fatto che nazismo era totalitario nella sua struttura e tentava di offrire alla Germania, in sostituzione, una 'religione politica', rese inevitabile il conflitto con la Cristianità. Il fatto che la natura di questa 'religione politica' fosse più vicina all’approccio fondamentalista delle sette cristiane e che i suoi capi volessero ispirare nei seguaci un fanatismo come quello mostrato dai Testimoni di Geova, rendeva il conflitto con le sette più urgente e aspro. È significativo che la più autoritaria e totalitaria delle sette era quella che venne al conflitto più serio con lo stato; se una setta era intenzionata a fare compromesso sulle proprie credenze di fronte alle rivendicazioni dello stato, si sarebbe guadagnata una temporanea tolleranza.
I compromessi furono fatti in modi differenti e nessuna delle sette in quel tempo pensava che stava collaborando con i nazisti, sebbene alcuni membri degli Avventisti del Settimo Giorno e della Nuova Chiesa Apostolica avessero riconosciuto successivamente le implicazioni del loro comportamento durante il Terzo Reich. Anche questi due gruppi, comunque, seguirono semplicemente l’andamento del periodo di Weimar quando la paura del comunismo e il nazionalismo li aveva incoraggiati a condividere molti [188] elementi del conservatorismo politico tedesco contemporaneo; molti possono essere stati semplicemente ignari delle implicazioni del nuovo regime. Le chiese Nuova Apostolica e Avventisti del Settimo Giorno pronunciarono preghiere per l’ascesa al potere di Hitler perché auspicavano un forte leader per la Germania. Il fatto che ognuno di essi rendesse il governo consapevole del suo appoggio era un tentativo intenzionato di assicurare la propria sopravvivenza. Queste Chiese includevano molti membri che erano già a favore del nazismo e questo, unito al desiderio dei capi di assicurare ad ogni costo la salvezza del gruppo religioso, li portò a qualcosa chiamato comunemente come la loro “capitolazione”.
Anche i Mormoni avevano già elementi di insegnamento che erano accettabili ai nazisti e che potevano essere offerti come segni di buona fede. Mettevano in risalto le somiglianze in quanto a comportamento morale, astinenza da caffè, tè, alcool e tabacco; utilizzarono la loro esperienza nel campo delle ricerche genealogiche per provare il loro lignaggio genuinamente ariano e, come gli Avventisti, continuarono con i loro programmi sociali e assistenziali congiuntamente agli interventi assistenziali governativi. La religione dei Mormoni, mentre è onnicomprensiva e contempla in teoria una veduta del mondo indipendente, permette una partecipazione dei suoi membri alla vita pubblica e in questo modo dissimula la natura individualista, millenaristica e totalitarista del suo insegnamento e della sua organizzazione. Così i nazisti perseguitarono quelli che sembravano essere i loro nemici più scontati e chi non aveva fattori mitiganti da offrire in cambio di una tregua. Che la tregua, quando veniva data, fosse temporanea è indicato dal fatto che il Terzo Reich sottoscriveva un crescente numero di bandi contro piccole e indifese sette, che chiaramente sarebbero stati seguiti, più tardi, da bandi su tutte le attività settarie.
In che senso, se ce n’è uno, le cinque sette qui considerate costituivano una minaccia reale per il governo? Con l’eccezione dei Testimoni di Geova che [189] rappresentano un caso speciale, si potrebbe dedurre che i nazisti avessero ben poco da temere in termini pratici da ognuna di loro. Solo i Testimoni non erano organizzati su una base esplicitamente gerarchica e così solo essi erano capaci di essere elusivi e di agire clandestinamente. Tutte le altre avevano responsabili che potevano essere chiamati per interrogatori e quando i nazisti espressero la loro approvazione al Führerprinzip in modo evidente nelle Chiese Nuova Apostolica e Avventista fu per ragioni più pratiche che ideologiche. I Testimoni si consideravano tutti, sia uomini che donne, come ministri, con il dovere di predicare. La mancanza di una gerarchia formale visibile rendeva così difficile ai nazisti osservare e indagare gli attivisti. Erano profondamente sospettosi della struttura organizzativa del movimento dei Testimoni e nei circoli dei partiti si credeva che i Testimoni locali venissero usati per fini sovversivi dagli attivisti politici presenti nel movimento.
Tutti, tranne i Testimoni, dimostrarono i loro genuino fervore patriottico che, durante il Terzo Reich, soppiantò i legami con l’America. Gli Avventisti e la Nuova Chiesa Apostolica avevano già sviluppato una leadership e una letteratura locali e le altre due, staccate a causa delle circostanze dai loro contatti americani, svilupparono una propria gerarchia nazionale. Solo i Testimoni legati dalla loro teologia ad una veduta non nazionalistica del mondo, rifiutarono di riconoscere lo stato tedesco o di impegnare il proprio appoggio come cittadini.
Tutte le sette avevano un posto speciale nei loro insegnamenti e nella loro liturgia per il Vecchio Testamento e gli Ebrei. Tutte e cinque erano, quindi, potenziali organi di protesta contro quello che stava succedendo agli Ebrei. Sebbene ci furono casi individuali di aiuto dato agli ebrei, le sette non presentarono proteste riguardo la Soluzione Finale; come per le due Chiese maggiori, le proteste furono individuali. Le sette, forse perché i loro [190] legami con l’ebraismo erano ben noti, furono forse anche più ansiose delle chiese di eliminare dalla loro adorazione i riferimenti dal Vecchio Testamento. I Testimoni, come si poteva prevedere, non cambiarono nulla. Alcuni Mormoni, comunque, esposero annunci bandendo gli ebrei dalle loro adunanze e gli Avventisti del Settimo Giorno, particolarmente vulnerabili a motivo della loro celebrazione del sabato ebraico, furono ansiosi di dissociarsi dall’Ebraismo. Tutti loro, eccetto i Testimoni, furono preparati a rimuovere parole come “Sion” dalla loro liturgia ed è stato notato come gli Avventisti, durante quegli anni, facevano riferimento al “giorno di riposo” anziché al Sabato.
In modo simile, nessuna setta fece una protesta formale su quei campi su cui avrebbero potuto sentire infranto il codice morale, per esempio sull’eutanasia o sulla sterilizzazione. Qui la Chiesa Cattolica aveva preso la sua unica posizione pubblica ma su molti altri aspetti le sette, come le due chiese maggiori, rimasero in silenzio. Solo i Testimoni nella loro letteratura di contrabbando, protestavano ai confratelli all’estero che la vita in Germania implicava persecuzione, non solo per loro, ma anche per molti altri gruppi. Dopo tutto, dato che le Chiese maggiori facevano poca protesta pubblica, c’era forse solo da prevedere che anche le sette, la cui esistenza era molto più in repentaglio, sarebbero rimaste in silenzio. È ironico notare che l’unica setta che rivendicava di essere separata dalla politica e dalla vita pubblica faceva una protesta e che quelle che si erano impegnate politicamente e vedevano la loro cittadinanza come parte del loro dovere religioso furono meno inclini ad opporsi a quelle linee sociali e politiche che cozzavano contro il loro codice morale severo e tradizionale. Come molti uomini di chiesa furono fuorviati dall’esteriore posizione morale del partito nazista, con la sua insistenza sulla vita familiare, così molti membri delle sette furono convinti che Hitler aveva intenzione di purificare la Germania e che la loro religione avrebbe solo potuto beneficiare del loro appoggio al Führer. Egualmente, la maggior parte di quelli che erano addestrati a [191] combattere condivideva la veduta di molti tedeschi che Hitler veniva costretto ad una guerra che non voleva dai suoi nemici.
Non solo, dunque, molti membri delle sette servirono lo stato come buoni cittadini, appoggiando il governo e abbracciando le armi, ma alcuni rivestirono un ruolo di propaganda attiva nel descrivere il Terzo Reich ai loro confratelli esteri. Cristiani Scientisti, Mormoni, Avventisti e membri della Nuova Chiesa Apostolica avevano tutti informato i loro confratelli stranieri che la vita in Germania sotto Hitler era buona e avevano, in ogni caso chiesto a questi confratelli di cercare di influenzare il loro proprio governo a favore della Germania. Qualcuna o ciascuna di tutte queste sette avrebbe potuto protestare contro lo sterminio degli ebrei o il trattamento che ricevevano gruppi come i Testimoni, per ragioni morali o perché temevano che accadesse la stessa cosa a loro. Nessuno protestò e in questo modo non rappresentarono una minaccia reale, ma prestarono perfino un utile servizio al Nazismo.
Tutti erano atterriti dal comunismo e tutti, tranne i Testimoni che vedevano sia il nazismo che il comunismo come emanazioni del Diavolo, diedero il benvenuto a Hitler come ad un baluardo contro comunismo e ateismo. Solo i Testimoni dunque identificavano chiaramente il nazismo come una delle espressioni del male che dovevano precedere la fine del mondo. Solo loro non offrirono alcun appoggio al regime e quindi costituivano una minaccia reale, quantunque esigua. Il gruppo continuava a diffondere il suo messaggio “sovversivo” qualunque misura venisse presa per fermarlo e poteva bene aver provveduto un punto di riferimento per l’opposizione al regime per quelli che non avevano legami con la resistenza politica. C’erano, dopo tutto, alcuni oppositori nei campi di concentramento che erano stati scambiati per Testimoni. L’opera clandestina e segreta del gruppo e la sua crescente schiera di martiri possono bene aver attratto critici del regime che simpatizzavano ma non appartenevano al movimento. L’influenza dei Testimoni era ovunque. Venivano trovati a predicare ai soldati, a cercare di fare loro deporre le armi; [192] lasciavano volantini nelle cassette postali dei rappresentanti del partito. Questa setta rappresentava un problema e, vista la natura del conflitto, i nazisti erano obbligati a perseguitarla; il pericolo per lo stato diventava sempre più forte man mano che la persecuzione continuava e i Testimoni evolvevano le loro tattiche di sopravvivenza. Si vedeva il governo tentare di sopprimere questo gruppo ma fallire ogni volta che un nuovo lotto di letteratura era segretamente distribuito.
Quello che i Testimoni subirono non era l’imprigionamento che soffrirono in America o in Gran Bretagna per il loro rifiuto a combattere, e neppure la logica estensione che questo trattamento può avere in uno stato di polizia. Quello che passarono fu una crociata basata sulla paura della loro influenza e quello che sembrava essere stato un fraintendimento dei loro insegnamenti. Questa crociata portò alla loro battaglia per la sopravvivenza e consumò sempre più tempo alla polizia. Se fossero stati lasciati soli è possibile che i Testimoni avrebbero almeno fatto meno convertiti e si sarebbero rivelati una minore seccatura. Comunque era ideologicamente impossibile per i nazisti tollerarli, come lo è tollerarli oggi per gli stati comunisti.
Tutte e cinque, quindi erano potenzialmente pericolose, tutte avevano legami internazionali e tutte erano millenariste. Nessuna comunque, nemmeno i Testimoni , corrispondeva all’etichetta data dal governo: “ebrei, marxisti e massoni”. Nessuna eccetto i Testimoni era intenzionata a venire in conflitto con il governo legale, per cui accettarono insieme alle Chiese maggiori il comando che San Paolo diede ai cristiani di essere “obbedienti alle autorità superiori”. I nazisti non ebbero mai fiducia dei settari e quello che era successo ai Testimoni era quasi certamente quello che infine sarebbe successo a tutti loro. Le sette si comportarono come voleva il governo e la loro soppressione non sarebbe stata difficile.
La politica nazista verso le sette fu largamente [193] coronata da successo visto il numero di piccole sette che, una volta bandite, divennero clandestine o sparirono; le sette che tolleravano erano pateticamente ansiose di servire i loro signori politici. Diedero abbondante appoggio con alcune eccezioni personali, e accettarono i compromessi di cui avevano bisogno per sopravvivere.
Solo contro i Testimoni il governo non ebbe successo, perché sebbene ne avesse uccisi migliaia, l’opera proseguiva e nel maggio 1945 il movimento dei Testimoni di Geova era ancora vivo, mentre il nazionalsocialismo no. Il numero dei Testimoni era aumentato senza che avessero fatto nessun compromesso. Il movimento aveva ottenuto dei martiri e aveva condotto con successo un’altra battaglia nella guerra di Geova Dio.
Le cinque sette reagirono tutte in modo diverso verso il Nazionalsocialismo. Non c’erano stati contatti tra loro e ognuna vedeva la propria situazione a se stante. Ogni reazione dipese da diversi fattori, cominciando dall’insegnamento e dalla loro storia, fino alla politica dei loro capi. Inizialmente avevano tutte reagito in modo simile nei loro tentativi di spiegarsi e giustificarsi al nuovo governo. Tutti erano abituati a qualche tensione nella loro relazione con lo stato, sebbene avessero tutte goduto protezione legale sotto la legge di Weimar. Tutti, eccetto la locale Nuova Chiesa Apostolica, erano abituati a essere trattati con sospetto o con favore a seconda che avessero contatti americani. Alcune pressioni o perdita di diritti civili era stata sperimentata in pratica da tutte loro durante la loro storia in Germania, tuttavia nessuna si aspettava un attacco continuo da parte dei nazisti. La tolleranza e l’atmosfera liberale di Weimar può essere responsabile di questo. Le sette avevano tutte sperimentato, con la sola eccezione dei Testimoni, qualche sollievo dall’ostilità pubblica ed ecclesiastica verso di loro. I loro membri avevano combattuto nella prima guerra mondiale ed avevano generalmente dimostrato di essere fidati cittadini tedeschi. Anche i [194] Mormoni che avevano sofferto grande ostilità nei primi anni del XX secolo sia per il programma di immigrazione nello Utah che per questioni come la poligamia, come è stato visto verso la metà del periodo di Weimar, vennero a godere di un po’ di pubblico rispetto basato sul loro contributo educativo e culturale alla società tedesca.
Mentre i Testimoni di Geova si preparavano per affrontare problemi, le altre sette, particolarmente i Mormoni e i Cristiani Scientisti si appellarono ai loro amici stranieri. Quando giunsero a capire la natura del regime e a testimoniare la chiusura dell’Unione Commerciale e di organizzazioni religiose e le misure che venivano prese contro i Testimoni, ognuno di quei gruppi, sperando di essere tollerato, offrì qualche grado di appagamento. Manifestazioni di lealtà e preghiere per il Führer furono numerose e copie dei testi dei sermoni a favore del nazismo e delle preghiere erano immancabilmente mandate alla Cancelleria del Reich. I Mormoni continuarono a fabbricare i loro legami culturali con il governo, gli Avventisti offrirono un’incrementata cooperazione negli schemi statali di beneficenza e assistenza e la Nuova Chiesa Apostolica organizzava cortei di chiesa per incorporare le uniformi e le bandiere delle SS e SA. Mentre le Chiese Evangelica e Nuova Apostolica tenevano cortei religiosi e mostravano la svastica nelle loro chiese, i Testimoni si preparavano a lavorare clandestinamente e insegnavano ai loro membri come sopravvivere in prigione e come contattare altri Testimoni per aiuto e conforto.
Nessuna delle altre sette vide quello che stava succedendo ai Testimoni in qualche modo come una predizione di quello che sarebbe potuto succedere a loro, perché consideravano in errore i Testimoni come ogni altro. Di nuovo tutte e quattro assicurarono che i loro propri membri erano leali allo stato e tutti furono pronti a espellere i ribelli. Tutte e cinque cercavano di sopravvivere al regime nazista, sebbene nessuna sapesse quanto sarebbe durato e molti settari aspettassero giorno dopo giorno il ritorno di Cristo. Sopravvivenza significava cose diverse a gruppi diversi. [195] Per alcuni, la sopravvivenza era predominante. Per conseguirla il membro di una setta avrebbe potuto temporaneamente dover mantenere la sua fede senza incontrare altri della sua religione, visto che riunirsi era illegale e rispettare le legge una parte essenziale non solo della fede ma anche della sopravvivenza. La maggior parte dei Cristiani Scientisti per esempio dopo il 1941 semplicemente non considerava personalmente sicuro riunirsi. Questa setta non insiste sull’attività missionaria come parte del suo credo, così che questi ritiri privati, appoggiati da incontri segreti occasionali, erano vitali. Gli Avventisti del Settimo Giorno e la Nuova Chiesa Apostolica considerarono la sopravvivenza della loro chiesa d' importanza predominante. Compromessi e sacrifici erano quindi giustificabili per mantenersi in vita.
I Mormoni dovevano fare meno compromessi e non si misero mai in una posizione in cui la loro esistenza come Chiesa fosse minacciata. Mantennero un approccio pubblico prudente e dimostrarono in modo consistente la loro lealtà al governo. Le loro strategie erano già così ben sviluppate dalla loro storia che salvarono la chiesa dal dover mai lottare per la vita. È interessante considerare se l’apparente favore mostrato ai Mormoni dai nazisti sarebbe durato. Non c’è nessuna ragione reale per pensarlo. Se i nazisti fossero stati forti abbastanza da distruggere le Chiese anche la più ricca e influente delle Chiese non avrebbe rappresentato un eccezione. Solo i Testimoni videro la loro sopravvivenza in termini della loro sopravvivenza come gruppo e misurarono la loro propria salvezza dalla loro capacità di mantenersi saldi alla fede. Alcuni del loro gruppo sarebbero morti ma questa era la volontà di Dio e il loro scopo nella vita era servirlo, e altri sarebbero stati convertiti e avrebbero preso il loro posto. Per un Testimone c’era solo un modo per sopravvivere se desiderava mantenere la sua fede, ed era rimanere nel movimento e accettare le conseguenze. [196]
Le quattro sette che ottennero una certa tolleranza dallo stato nazista si trovarono tutte ad accettare, attivamente o con il loro silenzio, le implicazioni del dominio totalitario. In ognuna di queste sette c’erano quelli le cui vedute non coincidevano necessariamente con i nuovo regime, ma che volevano cooperare o perché ne avevano bisogno per sopravvivere o perché motivati da nazionalismo e rispetto per le autorità civili. In entrambi i casi il loro comportamento era un risultato della veduta che avevano come uomini di chiesa. In ogni setta c’erano anche quelli che trovarono nel Nazionalsocialismo vedute che coincidevano con le proprie. Come i loro confratelli la cui accettazione del nazismo era basato su un insegnamento della setta circa l’autorità e la cittadinanza, queste persone erano capaci di dimostrare che le loro vedute erano un risultato diretto delle loro credenze religiose. Sembra che il bilancio tra collaboratori “attivi” e “passivi” variasse tra le quattro sette discusse.
Ci sono, ciò nonostante, problemi reali nel parlare di cittadini tedeschi sotto il regime nazista come collaboratori. La collaborazione normalmente implica cooperazione con forze invadenti o occupanti e mentre questo è appropriato per parlare di collaborazione sia attiva e passiva e di resistenza per l’Europa occupata, le parole possono esser usate riguardo la Germania del Terzo Reich solo con alcune riserve. Nonostante questo, data la natura totalitaria del regime, è forse utile identificare il comportamento di discreti gruppi religiosi entro lo stato nazista in termini di collaborazione e resistenza. Come nuovi movimenti religiosi per tutti e cinque i gruppi il pericolo che la propria attività fosse fatta cessare era considerevole. Comunque questo potrebbe benissimo voler celare o negare il fatto che ognuno di questi gruppi era un centro di lealtà separato e potenzialmente rivale.
Così le quattro sette “collaborazioniste” si comportarono in un modo che era attivamente cooperativo, trovando [197] nel Nazionalsocialismo un riflesso del loro stesso nazionalismo e dei loro propri insegnamenti conservatori e allo stesso tempo passivamente obbediente, accettando in nome della sopravvivenza qualsiasi cosa il governo avrebbe potuto decidere. Di queste due forme di cooperazione, quella passiva, determinata da strategie di sopravvivenza, era predominante. I membri delle sette avevano trovato aree di somiglianza ideologica, ma i loro interessi, per quanto adulterata politicamente e mondana ogni setta fosse diventata, riguardavano materie religiose più che politiche. I gruppi avevano tutti la loro propria ideologia, e mentre alcuni membri furono capaci di trovare zone di parziale coincidenza con la nuova ideologia politica, è comunque inverosimile che le due potessero essere viste combaciare esattamente. Se a volte i due sistemi mondani apparivano concordi, provvedendo così quella che sembrava una giustificazione legittimata dell’appoggio di un membro della setta al sistema, molto più spesso questo non accadeva, e la situazione richiedeva, come si è visto, aggiustamenti nella teologia e nella pratica.
È in questo campo che i Testimoni provvedono un modello alternativo di comportamento, perché, come mostra lo studio sulle loro reazioni al regime, non furono intenzionati ad adattarsi o a compromettersi in nessuna misura. È difficile, per altre ragioni oltre a quelle discusse sopra, classificare semplicemente i Testimoni come “oppositori”. Comunque sotto certi aspetti possono essere identificati come un gruppo che si oppose al sistema politico in cui si trovavano. Dal loro punto di vista sono “neutrali”; per i nazisti erano “sovversivi”; per i regimi totalitari contemporanei sono “dissidenti”. I Testimoni impararono presto, comunque, che la neutralità non era una categoria di comportamento compresa o accettata dai nazisti. Così contro la loro volontà e per la semplice aderenza alla loro fede, divennero oppositori. Paragonati, diciamo, con il Movimento di Resistenza Comunista clandestino in Germania, sia nei campi che fuori, le loro azioni erano più passive che attive. Ciò nonostante nello sviluppo di [198] una stretta aderenza alla fede i Testimoni, come i comunisti, si trovarono nella posizione di condannare le malvagità generali del regime. Nel conflitto in cui furono lanciati, i Testimoni cominciarono a identificare il regime nazista non solo come parte del sistema di Satana ma come particolarmente malvagio.
Così per un po’ i “neutrali” divennero critici e nella loro opera clandestina e nel continuo lavoro missionario si trovarono identificati come membri della resistenza. Mentre non avrebbero infranto la legge, a meno che non avesse vietato la loro opera religiosa, e non avrebbero intrapreso, diciamo, atti di sabotaggio, per la loro stessa esistenza furono trascinati nella battaglia generale contro il nazismo e furono trovati ad aiutare e proteggere gli ebrei, come pure a mandare all’estero commenti fortemente critici sulla vita sotto il nuovo regime.
Per quanto “neutrali”, la resistenza dei Testimoni era molto efficace, in quanto rappresentava per la loro insidiosa presenza un fastidio reale alle autorità. Erano capaci di causare problemi, di far sentire la loro presenza e di mettere in luce il fallimento della polizia che voleva sopprimerli. In più essi suscitarono un certo grado di pubblica simpatia e indubbiamente attirarono nelle loro file alcuni tedeschi che non trovavano nessun altro adatto veicolo di resistenza e di opposizione allo stato. Nei campi fecero una grande impressione, anche tra quelli che li consideravano illusi, come solo un gruppo che poteva rivendicare convertiti fatti perfino tra le sue guardie S.S. poteva essere. Le S.S. stesse disperavano di riuscire a far tacere o a sopprimere i Testimoni, quando li portavano ancora cantando inni al blocco di punizione e alla loro morte. Nemmeno un rullo compressore, una guardia fu udita commentare, avrebbe potuto spianare lo spirito di questo gruppo!
Così gli “estranei”, che non desideravano altro che esser lasciati stare, si rivelarono una sfida reale e insormontabile al nazismo. I nazisti avrebbero imparato che la forza bruta non avrebbe potuto sopprimere i Testimoni. Dato che, [199] secondo la veduta del mondo dell’ideologia totalitaria, questo fatto semplicemente non poteva essere accettato, la battaglia iniziata dai nazisti, nel pieno del suo svolgimento, cambiò persone neutrali in membri attivi e pericolosi della resistenza.
Un collaboratore potrebbe essere visto come qualcuno che accetta, con diversi gradi di convinzione, la validità e le politiche del regime sotto cui vive. I collaboratori possono accettare o attivamente, con entusiasmo, o passivamente, per un genuino senso di dovere; oppure egli può andare avanti a seconda della situazione per timore o per ottenere la sopravvivenza di se stesso o del suo gruppo. All’ultimo estremo della scala di collaborazione c’erano quei membri delle sette che offrivano appoggio attivo al nazismo basandosi su quella che era vista come una genuina simpatia ideologica. All’altro estremo c’erano quelli che si mantenevano quietamente nella speranza che non sarebbero stati notati o che il regime non sarebbe sopravvissuto. Per la maggior parte dei settari la vita sotto il Terzo Reich probabilmente consisté in un mix dei due estremi, e fu solo dopo il crollo del regime e il giudizio che gli alleati hanno pronunciato contro i nazisti che furono prese in considerazione le implicazioni di un simile modo di fare. In alcuni casi, ma non in tutti, la collaborazione fu identificata e condannata.
Un oppositore, dall’altro lato, può essere visto come qualcuno che identifica il regime sotto cui vive come avverso alle sue vedute. È preparato, inoltre, ad agire, singolarmente o in gruppo, per rovesciare o sovvertire le attività di quel regime. Nel fare questo sviluppa strategie e un movimento clandestino e diventa implicato in misure attive contro il governo a cui si oppone. Strada facendo e come indispensabile corollario alle sue azioni, l'oppositore sviluppa un' ideologia di resistenza, basata sulla sua iniziale reazione e obiezione al regime. Nel loro caso, i Testimoni soddisfano tutti questi requisiti, sebbene spesso involontariamente. Nel vedersi come cittadini solo in un senso limitato di [200] ogni regno terreno, la loro obbedienza al loro regno dei cieli li costringeva ad adottare, ironicamente, metodi di opposizione molto pratici e secolari, semplicemente al fine di “sopravvivere”, cioè di continuare la loro opera religiosa. I “Testimoni di Geova”, quando trovarono il divieto di adempiere al loro compito principale, dovettero adottare strategie di resistenza, dovettero sviluppare una rete clandestina per il mutuo appoggio e conforto e formulare, strada facendo, una teologia di martirio.
Così tutti i cinque gruppi si trovarono costretti a prendere posizione; alcuni lo fecero volontariamente, altri meno. Per tutti loro la sopravvivenza del movimento era di importanza predominante. Per tutti loro c’erano costi collegati alla loro scelta. Tutte le sette sopravvissero in quanto erano ancora attive nel 1945 quando la guerra finì e il Terzo Reich cadde. Alcuni, tra cui spiccano gli Avventisti e la Nuova Chiesa Apostolica hanno dovuto affrontare qualche esame di coscienza riguardo il passato. Gli scrittori Avventisti hanno cercato di venire a patti con quello che era successo e di comprendere le limitazioni di scelta sentite dai capi Avventisti che nel 1933 dovevano prendere una decisione sul miglior modo di far fronte alla minaccia posta all’esistenza del gruppo. La Nuova Chiesa Apostolica è stata meno disposta a discutere il periodo nazista della sua storia. I Mormoni hanno intrapreso i loro propri studi e la loro letteratura difende l’approccio generale dei Mormoni nel Terzo Reich. I giovani ribelli che resisterono al nazismo, come si è visto, vengono trattati da eroi ma l’avventatezza della loro resistenza è considerata estrema. I Cristiani Scientisti enfatizzarono le opere di soccorso compiute durante la guerra e dopo che la guerra era passata; solo i Testimoni possono affermare di essere emersi moralmente integri.
Si potrebbe sostenere che la soppressione di minoranze religiose dissidenti entro uno stato totalitario sia una cosa naturale, e che queste verrebbero identificate come nemiche ed eliminate; ma come [201] mostra l’esempio della Germania nazista anche uno stato totalitario qualche volta è costretto da considerazioni politiche nel suo trattamento di minoranze religiose. In modo analogo si potrebbe supporre che i membri delle sette si debbano opporre ad un regime che si possa rivelare ostile a loro e al loro gruppo. Come lo studio qui dimostra, comunque, questo non è necessariamente il caso. La reazione dei membri delle sette alla persecuzione o alla minaccia di persecuzione è determinata non solo dalla natura del loro insegnamento ma anche dal loro proprio criterio di sopravvivenza.
Quei gruppi religiosi che si mostrarono contrari a negoziare rivelarono dunque la vulnerabilità e l’imprevedibilità dello stato nazista. La società nazista, nuova, senza radici e senza un background intellettuale, si trovò ad avere a che fare con la distruzione di così tante istituzioni dello stato democratico senza una legittimazione, di cui in teoria non avrebbe dovuto aver bisogno, ma che in pratica cercava. Così i nazisti furono disposti ad accettare una legittimazione anche da gruppi potenzialmente sospetti. Nel loro contatto con tali gruppi, inoltre, le autorità rivelarono non solo una ricerca disperata di parole formali di lode e appoggio, ma anche una rudezza nel loro giudizio di chi era un amico e chi un nemico. Offerte di aiuto e denaro vennero accettate, se accompagnate da formali e adulatrici parole di lode, come evidenza della genuina conversione dei donatori alla causa nazista. I “nuovi uomini” dello stato nazionalsocialista volevano, almeno in quel tempo, crogiolarsi nella gloria delle preghiere pronunciate per il loro successo, per quanto incoerente questo potesse essere con le loro politiche generali verso la cristianità in generale e il settarismo in particolare. Così avendo identificato i nemici, lo stato nazista venne visto temporeggiare e fare compromesso. Le sette riuscirono ad ottenere quello che non poterono Ebrei e Slavi; un onesto cambio di denaro, servizi e legittimazioni in cambio del diritto di essere lasciati in pace. Il costo era il compromesso; [202] ognuna delle sette che era preparata a comprare la propria libertà abbandonò, comunque genuina nella sua fede nella via nazista, la rivendicazione del proprio diritto di provvedere una veduta totale del mondo per i suoi aderenti.
Solo i Testimoni e il piccolo Movimento di Riforma Avventista non furono disposti ad abbandonare questa rivendicazione. Questi gruppi mostrarono che uno stato totalitario non può tollerare rivali e che una società nuova e senza radici, coscientemente in cerca di legittimazione, può spendere un grande quantità di energia nella soppressione di ciò che ad un regime più sicuro e stabile potrebbe sembrare essere qualcosa di strano e inoffensivo. La persecuzione dei Testimoni fu in molti modi per i nazisti un errore tattico. Occupò una grande quantità di tempo della polizia e fu ovvio sia nei campi che nella società tedesca in generale che fallì nel suo obiettivo. Ma proprio come lo sterminio di una razza intera era, oltretutto, una politica dispendiosa, costosa e controproducente, così i Testimoni, come gli Ebrei e come gli Slavi divennero le vittime di un sistema in cui l’irrazionale era elevato al livello di filosofia. La persecuzione dei Testimoni causò, indubbiamente, più problemi di quanti non ne risolse. Inoltre, sollevando dubbi sull’uso del tempo della polizia e sull’efficienza di questi metodi, provocava una considerevole agitazione in certi settori della popolazione tedesca che si interrogavano sulla legalità del trattamento della setta. Se prima erano senza amici, i Testimoni si trovarono trascinati in cameratismo con gli Ebrei e con altre vittime dello stato nazista. Da una posizione di neutralità furono costretti ad una posizione di resistenza.
Le sette erano tollerate
o perseguitate a seconda della misura con cui esse sfidavano o sostenevano le
vedute dei nazisti di se stessi. I Testimoni rappresentarono la sfida
ideologica fondamentale; la loro reazione e il loro grado di resistenza colsero
le autorità [203] completamente di sorpresa.
Allorché i consueti metodi di violenza e soppressione non riuscirono a fare
inginocchiare i Testimoni davanti al dio del Nazionalsocialismo, lo stato
nazista persisté nella persecuzione, usando il solo metodo che conosceva. Nel
far questo, creò martiri e il movimento che si era alimentato esso stesso
dell’idea di martirio e che nell'inno di Horst Wessel plaudiva agli eroi
martirizzati del Nazionalsocialismo, non si rendeva conto o non prendeva sul
serio ciò che stava facendo. Nel creare martiri, nel continuare a perseguitare,
i nazisti crearono il loro proprio mostro che non avrebbero potuto controllare;
un mostro che si alimentava della loro stessa brutalità e che era sempre
presente come qualcosa di irritante, un segno del fallimento delle politiche di
repressione, una critica e un modello di resistenza passiva. Nell’accettare la
sfida dei settari che rifiutavano
di sottomettersi, le autorità affrontarono più di quello a cui avrebbero
potuto far fronte.
I Testimoni di Geova sicuramente erano avvezzi alla persecuzione e avrebbero dovuto aspettarsela, per quanto sia troppo crudelmente semplice descriverli come vittime naturali. Erano vittime prima del nazismo e lo sono stati dopo di allora, nell’U.R.S.S., nel Sud America e nell’Africa centrale dove patiscono tuttora la persecuzione. Continuano a rifiutarsi di entrare nelle forze armate, anche per prestare servizi diversi dal combattere. Nel Sudafrica comandato dai bianchi affrontano l’imprigionamento per renitenza agli obblighi di leva. I bambini africani dei Testimoni sono stati espulsi dalla scuola perché si rifiutano di cantare l’inno nazionale e nelle zone governate da neri affrontano problemi simili. In Etiopia e in Tanzania così come in Zaire il movimento è al bando. Un bando operante in Kenya è stato stabilito nel 1974 e missionari stranieri sono stati successivamente deportati. In Malawi, dove i Testimoni si rifiutano di comprare le tessere di appartenenza al Partito del Congresso del Malawi che è al governo, la campagna contro di loro è stata feroce e rappresenta quello che molti stanno soffrendo in luoghi come Zambia e Mozambico. 1[204]
Come avvenne nella Germania nazista, vengono perseguitati in Africa per quello che è visto come un messaggio antistatale. In realtà, questi Testimoni sono apolitici e “inoffensivi” alle autorità civili proprio come lo erano sotto il Terzo Reich. In Africa come in Germania è l’insicurezza dei nuovi stati che porta alla persecuzione più che il modo di vedere che hanno i Testimoni stessi. Lì, come nello stato nazista, i testimoni vengono visti come ostacoli alla costruzione di un regime a partito unico. Lì in modo simile i Testimoni sono facilmente identificabili, relativamente senza difese e sospettati di dare asilo ai dissidenti. Nei paesi dove l’opposizione politica è bandita, i Testimoni diventano ancora una volta un capro espiatorio di quei regimi nuovi e insicuri in cerca di un “nemico”.
I Testimoni continuano a rifiutarsi di fare compromesso e il loro numero continua a crescere. Ancora una volta cercano pazientemente di spiegare che non creano problemi ma che sono, fintantoché le loro credenze glielo permettono, cittadini esemplari. Non vengono creduti e sono vittime non solo della legge ma anche di linciaggio da parte di turbe e di campagne denigratorie. Il loro status legale varia da stato a stato in Africa, ma la loro reputazione, particolarmente negli stati nuovi a partito unico rimane la stessa; il presidente del Malawi Banda nel 1967 li descrisse come “non Testimoni di Geova … sono i Testimoni del Diavolo”. 2 Le vittime della caccia alle streghe portano avanti la loro opera mentre la loro salda struttura protegge e nutre la fede dei membri. I testimoni continuano a credere, come facevano nei campi di concentramento nazisti, che stanno vivendo negli ultimi giorni e che la loro ricompensa è prossima. La predicazione porta-a-porta continua. Imperturbati dalla vittoria apparente delle “forze di Satana” nei nuovi regimi politici, la letteratura dei Testimoni spesso fa riferimento all’esperienza del periodo nazista, ricordando costantemente ai lettori che i Testimoni soffrirono e morirono ma Satana fu sconfitto e l’opera va avanti. [205]
Nell’Unione Sovietica il loro destino è lo stesso.3 Il movimento arrivò in Russia, piuttosto ironicamente, come i Testimoni sono i primi a mostrare, attraverso i prigionieri sovietici di ritorno dai campi tedeschi che portavano con sé la fede che avevano incontrato là. La setta è illegale sebbene non sia attestato nella legge sovietica. Le ragioni date per il bando e la persecuzione di nuovo rispecchiano la posizione nazista. L’opera è vista come una copertura per un’attività sovversiva internazionale anti-sovietica, ma in realtà le obiezioni sono quelle di uno stato a partito unico nei confronti di un rivale centro di lealtà; come risultato alcuni Testimoni sono nei campi di lavoro e alcuni sono in esilio. Un aspetto alquanto interessante è che l’esperienza che hanno avuto i Sovietici dei testimoni come lavoratori dedicati e fidati sembra che stia introducendo l’idea che non sono tanto malvagi quanto fuorviati e manipolati ed è possibile che questo possa essere foriero di qualche alleviamento della situazione. L’evidenza rimane vaga, comunque, e basta solo dire che in Russia come in altre parti del mondo i Testimoni sono le vittime di un dominio dittatoriale e che qui, come nella Germania nazista, nella loro risposta non fanno compromessi.
Altre sette stanno lavorando nell’U.R.S.S. e anche la loro esperienza, come quella dei Testimoni, rispecchia la stessa sorte riservata loro sotto il nazismo. Gli Avventisti del Settimo Giorno in particolare provvedono un interessante punto di confronto. 4 Qui la setta dovette affrontare i problemi, che più tardi affrontò in Germania, non più tardi del 1917. Dopo la rivoluzione la setta si spaccò, proprio come fece in Germania allo scoppio della guerra. In Russia il gruppo principale dichiarò la sua lealtà alla rivoluzione e l’altro, gli “Avventisti del Vero Rimanente” resistettero e passarono alla clandestinità. Sorsero altri scismi, tutti in opposizione allo stato sovietico, e questi includono il gruppo conosciuto come i “Veri e Liberi Avventisti”. Membri degli scismi hanno sofferto persecuzioni e imprigionamento, [206] sembra, dalle limitate testimonianze disponibili, su vasta scala. In particolare il nome di Vladimir Shelkov è recentemente arrivato sui giornali dopo la sua morte in un campo di lavoro dopo molti anni di imprigionamento per la sua opera clandestina di avventista.
Gli avventisti che si oppongono al sistema sono descritti dalle autorità con termini che suonerebbero familiari ai membri del Movimento di Riforma che soffrirono sotto il nazismo. Sono visti come “fanatici”, come colpevoli di “crimini” che includono adulterio e di causare morte battezzando in fiumi ghiacciati. Non hanno ovviamente alcun diritto di replica. Il movimento sembra essere in crescita, particolarmente tra i giovani in quanto rappresenta un sistema di credenze alternativo discreto e incorruttibile che le autorità sovietiche riconoscono come una seria sfida ad uno stato a partito unico. Nel frattempo al gruppo principale, avendo piegato le ginocchia, è stato concesso di sopravvivere, come accadde nella Germania nazista. Esistono ovvi paralleli fra l'esperienza dei settari nella Germania nazista e quelli che soffrono tuttora sotto i regimi totalitari. Anche i Mormoni si stanno sforzando di ripetere il comportamento imparato durante il Terzo Reich essendo stati istruiti a frenare ogni agitazione contro il comunismo. 5
Quello che uno stato totalitario o uno stato nuovo e insicuro vede come pericoloso in un nuovo movimento religioso, non è il suo insegnamento e neppure i suoi contatti internazionali, ma la sua veduta del mondo indipendente e omnicomprensiva. È sotto questo aspetto che i nuovi regimi si sentono sfidati. Mentre la persecuzione sembra essere più sporadica e meno formalizzata di come era nella Germania nazista, ciò nonostante continua e per le stesse ragioni. Mentre ogni stato totalitario o democratico, deve riconoscere l’esistenza entro le sue frontiere di nuovi e controversi movimenti religiosi, i movimenti stessi devono determinare le loro stesse reazioni ai differenti stati. [207]
Mentre certi modelli di comportamento possono essere dedotti dallo studio delle sette sotto il nazismo, non può essere stabilita nessuna legge fissa. L’esperienza del governo, di qualunque sorta, è determinata dalla storia propria del paese. Così il nazismo rappresentava un tipo di sfida peculiarmente tedesco, burocratico e legalista; altri stati totalitari sono stati meno coerenti e meno aperti nel loro modo di trattare le minoranze cristiane. La risposta dei nuovi movimenti religiosi allo stato sembrerebbe determinata da storia e teologia e in particolare dal conservatorismo di gruppo per quanto riguarda il modo di vedersi come veicolo indipendente di verità per i suoi aderenti. Più autoritario e conservatore è un gruppo, meno sembrerebbe probabile che sia disposto a fare compromesso. Così questo tipo di gruppo, esemplificato dai Testimoni, in tempo di crisi si troverebbe in opposizione allo stato. Quei gruppi che accettano la fondatezza del loro ruolo nel mondo sembrerebbe più probabile che siano disposti a negoziare e così a essere accettati.
Sebbene le questioni del Terzo Reich fossero uniche, l’argomento sollevato rimane importante. Ogni setta nel decidere e nel mettere in atto la sua strategia per la sopravvivenza ha fatto qualche tipo di considerazione circa il suo ruolo nella società e la sua relazione con lo stato. Nel fare così ognuna rivelò anche un grosso progetto circa lo stato stesso.
Si potrebbe sostenere dunque, che sia possibile generalizzare sulla relazione delle sette con la società. Comunque questa generalizzazione potrebbe rivelarsi pericolosa. Anche negli stati totalitari molti fattori sono sconosciuti e situazioni possono cambiare o essere modificate da forze inaspettate. Nessuno potrebbe aver previsto, per esempio, che la vita religiosa nel mondo occidentale democratico sarebbe cambiata per una recessione economica mondiale che portò alla ribalta un ravvivamento del fondamentalismo cristiano. [208]
I cristiani “nati di nuovo”, con le loro certezze politiche e morali, potrebbero facilmente influenzare in meglio o in peggio decisioni politiche come il grado di tolleranza accordata in pratica a tutti i tipi di minoranze, civili e religiose. In ogni situazione di tensione o di rinnovamento, tra le prime persone a passare sotto lo scrutinio di quelli che cercano di costruire una nuova società ci sono probabilmente i membri di movimenti religiosi di minoranza. Nel mondo occidentale alcuni nuovi movimenti religiosi affrontano attualmente battaglie legali e un misto di pregiudizi e sospetti. È in questo contesto che vengono prese le loro decisioni circa i loro rapporti con lo stato, con ogni tipo di stato. In un’analisi di questo processo potrebbe essere illuminante il caso della Germania nazista. Per quei gruppi che affrontano la persecuzione negli stati totalitari, l’esperienza del nazismo può essere vista sia come un modello che come un avvertimento.
[Autorizzazione] [Capitolo 6] [Capitolo 7] [Appendici] [Note]
Il testo originale è pubblicato all' indirizzo web: http://jehovah.to/general/nazi/chaptVII.htm. Il numero delle pagine ed i riferimenti sono stati mantenuti nel testo per permettere il collegamento al testo originale. Se notate qualche incomprensione, errore nella traduzione saremo lieti di verificare insieme ai nostri traduttori la vostra segnalazione. Il testo potrebbe essere soggetto ancora a qualche piccola modifica.
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