CAPITOLO V
5.1 La funzione del laboratorio di fisica
Ci si rende perfettamente conto che, per quanto ovvii sul piano della teoria della didattica, la realizzazione di esperimenti da parte degli allievi e la applicazione della legge attraverso l'analisi di fenomeni trattati da un punto di vista quantitativo sono frequentemente disattesi dalla pratica corrente dietro la motivazione della scarsità di tempo. Si ritiene a questo proposito che sia meglio ridurre considerevolmente il numero degli argomenti trattati piuttosto che dare una immagine distorta di una disciplina scientifica sviluppandone esclusivamente l'aspetto discorsivo. In virtù di ciò, il piano annuale contiene un certo numero di proposte di laboratorio, adatte a far riflettere l'allievo sul rapporto fra la formulazione teorica e l'osservabile che essa domina. [1]
In quest'ottica, il ruolo del laboratorio sarà considerato essenziale nel processo curricolare della disciplina e inscindibile da un corretto insegnamento formativo. Ciò perchè:
1) aiuta lo studente a ragionare, sviluppa lo spirito critico e contribuisce direttamente al definitivo passaggio degli allievi da uno stadio di sviluppo intellettuale concreto-operazionale ad uno formale-astratto;
2) integra consapevolezza teorica e operatività manuale, permettendo di superare la separazione innaturale ed artificiale tra le due Culture, attribuendo pari dignità e valore ai vari aspetti dell'attività umana, intellettuale e tecnico-pratica;
3) realizza operativamente, uscendo dal vago e dalle nebulosità teoriche, la linea metodologica (catena delle operazioni intellettuali) del metodo scientifico, laddove si identifica quest'ultimo come metodo di indagine e schema razionale di studio e di analisi fisica dei fenomeni naturali, abituando gli allievi ad un habitus mentale veramente scientifico e fornisce loro, di riflesso, un ampio spettro di polivalenze di capacità e conoscenze.
Il processo di realizzazione di una esperienza, di elaborazione e interpretazione dei dati, di costruzione di un modello, di formulazione di un'ipotesi, di astrazione di una legge e di una successiva organizzazione di più leggi in teoria, è estremamente formativo, perchè costringe lo studente ad essere non più spettatore, più o meno passivo, ma protagonista di un lavoro significativo e motivante. Esso permette di costruire, con l'aiuto e la guida dell'insegnante (inteso correttamente come creatore e organizzatore di situazioni di apprendimento utili e necessarie), il proprio edificio scientifico-culturale, con indubbia motivazione al lavoro stesso.
In questa prospettiva, il sottoscritto si propone di realizzare quanto segue: [2]
1. rivalutare l'attività di gruppo e la dimensione collegiale del lavoro di laboratorio degli allievi, stimolando la discussione e la ricerca in modo che l'edificazione della cultura scientifica sia conquista personale ed attiva, nonché frutto di una applicazione critica e convinta;
2. poiché gli allievi che arrivano nella prima classe del ciclo triennale possiedono molte nozioni confuse e certamente non sistematiche, anziché svolgere il programma a compartimenti stagni, o con lo stile di un trattato, si vorrebbe - attraverso esercitazioni ed esperienze ricche di significato e sapientemente dosate - precisare l'aspetto cognitivo, inquadrarlo in una sistemazione scientifica più unitaria e più moderna, e, quindi, orientarlo verso astrazioni e sintesi più elevate;
3. incrementare al massimo, e nel rispetto di un delicato equilibrio fra i vari momenti metodologici e cognitivi, le lezioni sperimentali con la partecipazione diretta ed attiva degli allievi, avendo questa partecipazione un carattere formativo a vari livelli;
4. servirsi di tutte le tecnologie didattiche disponibili, in particolare l'uso, e non l'abuso, del mezzo informatico, soprattutto per quanto riguarda l'elaborazione dei dati sperimentali.
[1] P.MARAZZINI-L.MAZZONI, ibidem Temi di Fisica, p.4;
[2] G. DE COSTER, Il metodo della ricerca di gruppo e l'uso didattico di un laboratorio minimo di fisica nel triennio liceale, in La Fisica nella Scuola, Anno X, n.1, Gennaio-Marzo 1977, pp.18-23.