CAPITOLO II
2.2 - Il ruolo dell'insegnamento scientifico in un liceo
È ampiamente riconosciuto che l'acquisizione di conoscenze scientifiche e la formazione di un atteggiamento scientifico realizzati attraverso l'insegnamento delle Scienze, e fra queste in primo luogo della Fisica, ha un ampio e significativo valore formativo per i giovani che attraverso la Scuola, si preparano all'inserimento in una società largamente influenzata dalla Scienza e dalla Tecnologia. La Fisica assume, in questa prospettiva, un ruolo determinante nella realizzazione di una piena e completa formazione culturale di base degli allievi.
Da più parti oggi si auspica maggiore spazio per l'insegnamento della Fisica : spesso però si ritiene che tale necessità derivi dal bisogno di fornire ai giovani le nozioni atte a comprendere lo sviluppo tecnologico e a consentirgli di utilizzare con disinvoltura i dispositivi di uso comune. E' certamente auspicabile che si sappia che può essere inserita una spina nella presa di corrente senza timore o che un elettrodomestico deve avere la sua presa di terra. Il punto da precisare non solo questo; esso è di ben altra portata. Non è generalizzata infatti la consapevolezza del valore culturale della scienza, perchè la mistificazione, che si è protratta per tempi tanto lunghi, ha fatto sì che ad essa non venisse attribuita la capacità di determinare la crescita intellettuale. A riprova di cioè si può ricordare un fatto emblematico accaduto negli anni '60. Nel 1964 fu pubblicato in Italia il saggio di Snow [1] che aveva suscitato polemiche e discussioni in tutto il mondo occidentale, l'autore si propone di mettere a confronto la cultura umanistica con quella scientifica, al fine di privilegiare la seconda rispetto alla prima. Ferma restando l'improponibilità di tale conclusione, che porterebbe solo al ribaltamento della situazione e non alla soluzione del problema di definire il significato di cultura resta però valido il dibattito che ha prodotto.
Il lavoro di Snow consiste in una inchiesta eseguita sottoponendo intellettuali appartenenti al mondo scientifico e letterario a precise domande, in modo da evidenziare mediante le risposte lo stato di incomunicabilità delle due culture. Tra i quiz proposti, per quel che ci riguarda, hanno particolare rilievo, per le risposte che hanno determinato, i due :
1 - «Conosci l'Amleto di Shakespeare»?
2 - «Conosci il secondo principio della termodinamica»?
Anche in Italia dopo la pubblicazione del volume si aprì un dibattito su quotidiani e riviste letterarie. Tra gli altri particolarmente interessati sono stati gli interventi di Alberto Moravia e di Elio Vittorini. Moravia ritenne di rispondere su Paese Sera affermando : “L'Amleto ha due facce: una ricca di implicazioni filosofiche, estetiche, etiche, per quanti siano culturalmente provveduti, e una rivelatrice solo dei momenti più vistosi del suo pathos drammatico, per gli altri. Il secondo principio della termodinamica ha una faccia sola, per tutti; come ogni legge scientifica, può essere conosciuta in un modo solo”.
Successivamente Vittorini, sempre su Paese Sera, rispose ad Alberto Moravia affermando che il secondo principio della termodinamica è veramente alla basedella cultura moderna e che «l'attuale contrapposizione tra cultura umanistica e cultura scientifica è uno pseudoconcetto. In realtà la vera contrapposizione è tra cultura 'vecchio-scientifica' ed una cultura 'nuovo-scientifica'».
Riportare le affermazioni di due uomini di cultura in questa sede ha solo la funzione di spingere noi insegnanti a riflettere sul significato da attribuire ad esse e sulle nostre responsabilità (la valutazione di quelle del potere politico esula da questo contesto), onde individuare itinerari idonei a produrre modificazioni significative nel modo di pensare dell'uomo della strada. Se nel nostro insegnamento della Fisica riduciamo la legge al suo enunciato, se forniamo allo studente una immagine statica della Scienza, se trasmettiamo informazioni che tradiscono la sua essenza, i nostri giovani usciranno dal liceo con il coinvolgimento che la Scienza è costituita da un agglomerato di fatti definiti ed immutabili. Essi riterranno che, l'avere studiato Fisica ad un certo livello, al massimo può servire a comprendere il principio di funzionamento del televisore. Ma queste non sono certamente informazioni atte a produrre cultura: sono nozioni. Converranno quindi con Moravia e non con Vittorini. Sta a noi insegnanti far sì che la proposta di Vittorini si realizzi, in modo che diventi patrimonio di tutti, e non solo degli addetti ai lavori, la consapevolezza che è una mistificazione concepire un umanesimo non scientifico. L'educazione e la nobilitazione dell'animo umano non si realizzano solo con la lettura dei classici. E' necessario conoscere quanto l'uomo ha prodotto e può produrre con il suo ingegno sia operando manualmente, sia interpretando, estrapolando, inventando, ogni qualvolta studia i fatti della natura. La cultura veramente umanistica non può prescindere dalla Scienza, ma non deve neppure basarsi su conoscenze pseudo-scientifiche. In tal caso si incorrerebbe nel rischio di diffondere opinioni quali quelle espresse da Moravia.[2]
[1] Charles Percy Snow, Le due culture, tradotto da A. Carugo (Ed. Feltrinelli), Milano, 1964;
[2] G.Cannata Franco, Insegnare fisica, Palermo, Palumbo, 1983,pp.6-8.