Sala stampa


 

 Ecco qui la consueta raccolta di links che possono essere utili ai colleghi. Aiutateci ad arricchirla. In più, nelle pagine di questa sezione, segnaleremo i comunicati di aziende e istituzioni di vario genere che a nostro giudizio val la pena di pubblicare. Se volete inviarci un comunicato (non piu' di 15 righe, solo testo, senza alcuna formattazione), fatelo al solito indirizzo: ilbarbieredellasera@tiscalinet.it


POLITICA - ECONOMIA - ESTERI - CULTURA - SOCIETA'- SPORT - SCIENZA - SPETTACOLI

 
3 Ottobre 2001 - In distribuzione la nuova Agenda del giornalista

COMUNICATO STAMPA CENTRO DI DOCUMENTAZIONE GIORNALISTICA 

Mediainonda - Agenda del Giornalista II 

La Stampa         pag. 1007 Mediainonda (Radio e Tv)pag. 640 Lire 120.000 - Euro 61,97

Avvicendamento ai vertici dei media: il "re" finora indiscusso, il quotidiano, vede minacciato il suo regno dall'ingresso della free press. È quanto emerge dai dati pubblicati nel secondo volume dell'Agenda del Giornalista, Mediainonda. D'altro canto i dati parlano chiaro: Metro, nato nel 2000 dichiara una tiratura di 250.000 copie nella sola città di Roma e Leggo, il primo quotidiano gratuito a tiratura nazionale del gruppo Caltagirone, fondato nel maggio 2001 viene già distribuito nelle stazioni ferroviarie e metropolitane di Roma, Torino, Milano, Venezia, Napoli, Firenze e Bologna.

 La formula vincente sta innanzitutto in poche notizie di politica, e poi in tante news di cronaca cittadina, sport, spettacoli e lavoro; insomma un'informazione mirata ad essere di compagnia durante un viaggio. Previsioni a breve? La free press è destinata a raggiungere quota 1 milione di copie al giorno entro la fine dell'anno. Una lezione che non dovrebbe sfuggire ai quotidiani "tradizionali" che, come dimostrano i dati Ads, non hanno subito variazioni nella diffusione.

 Mediainonda ha riservato anche una particolare attenzione al fermento del giornalismo radio-televisivo pubblicando il primo contratto giornalistico delle "piccole", firmato dalla Fnsi e dal coordinamento Aer-Anti-Corallo, e dedicando maggiore spazio all'informazione via satellite.

 Inoltre il secondo volume dell'Agenda del Giornalista ha dedicato uno Speciale Elezioni al cambio dei vertici degli organismi di categoria che si avviano verso una nuova fase di concertazione: "Puntiamo ad avere più aderenza tra le istituzioni giornalistiche -ha dichiarato il neo presidente dell'Ordine, Lorenzo Del Boca, nell'intervista contenuta in Mediainonda- e il Consiglio nazionale dei Giornalisti farà da cerniera per dare riconoscibilità alla categoria".

Infine " Il Punto" sul nuovo contratto con il segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi.


Internet Mediasurfer - Agenda del Giornalista III

Pag. 480 Lire: 35.000 - Euro: 18,07 

È crisi o non è crisi per i servizi del web? Solo i dati possono rispondere con certezza a questa domanda "tormentone". E l'Osservatorio Italia Media on line di Internet Mediasurfer, il III volume dell'Agenda del Giornalista, in uscita in questi giorni, rileva puntualmente lo sviluppo in Internet di quotidiani, periodici, agenzie di stampa ed e-zine. Per il quarto anno consecutivo, infatti, il Centro di Documentazione Giornalistica fotografa il mondo dell'informazione in Rete.  

La novità di quest'anno sta nel criterio di selezione dei siti riportati nella pubblicazione: sono state recensite solo quelle pagine con contenuti informativi e giornalistici, con gruppi di discussione, documenti, banche dati e chiavi di ricerca. 

Particolare cura è stata dedicata alla sezione relativa all'Italia, dove è stato registrato l'incremento di tutti i media on line, fatta eccezione per i periodici e le radio: nel 2001, sono stati recensiti nel nostro Paese 1020 periodici (-15,85 per cento rispetto al 2000) e 229 emittenti radiofoniche, con una diminuzione del 19,37 % rispetto allo scorso anno, quando erano 284. I quotidiani raggiungono quota 103 con un incremento del 32,05%, mentre le electronic magazine svettano a 888, con una crescita rispetto all'anno precedente del 73,43 per cento, e le tv passano dalle 95 del 2000 alle 110 del 2001 con un balzo del 15,78 per cento.  

Il vero boom, sempre secondo i dati dell'Osservatorio Italia Media on line, è quello delle agenzie di stampa che fanno notare la loro presenza in Rete: erano 56 nel 2000, oggi 121, registrando un incremento del 116,07 %. Persino le istituzioni pubbliche aumentano esponenzialmente; gli uffici di comunicazione delle amministrazioni locali, presenti con le reti civiche, subiscono un incremento del 21,87 %. *

Per quanto riguarda invece i paesi esteri, Internet Mediasurfer recensisce i siti di interesse giornalistico di Europa, Asia, Africa, Canada, Stati Uniti, America Latina ed Oceania. Inoltre una dettagliata sezione è riservata ai 100 siti più visitati dai giornalisti statunitensi, dove viene dato particolare risalto all'applicazione delle leggi sulla privacy. Nella sezione estera dedicata al "villaggio globale" è possibile trovare, infine, le electronic magazine suddivise per categoria e radio e tv stream on line.  

Ufficio Stampa: Clarida Salvatori e Roberta Saladini
Centro di Documentazione Giornalistica
00186 Roma - Piazza di Pietra, 26
Tel. 066791496-0669940143-066798148
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3 Ottobre 2001 - Scriviamo a voi giornalisti e non ai politici

Lettera aperta all'Informazione Italiana   

 Gentili Direttori, Capiredattori, Giornalisti, Operatori dell'informazione  pubblica e privata,

Gli eventi tragici abbattutisi sugli Stati Uniti d'America e sul mondo  intero hanno trovato vasta eco nel vostro lavoro di informazione di questi  giorni. Tutti i cittadini debbono ringraziarvi per l'importante funzione da  voi svolta nelle ore immediatamente successive al dramma.

Tuttavia, attraverso le televisioni e i giornali, la cronaca e la pietà per  il Paese vittima dell'immane tragedia si sono rapidamente trasformate in una  sorta di propaganda della sua politica e delle sue azioni a venire che si  profilano non meno gravi e luttuose.   

Negli ultimi giorni abbiamo udito servizi televisivi ad effetto emotivo  praticamente inneggianti alla guerra santa occidentale, slogan e commenti  che esaltano gli USA come nazione modello di civiltà e democrazia,  svergognando così la nostra cultura e la nostra storia, talvolta persino  frasi che è difficile decidere se attribuire all'ignoranza o ad un'  incontrollata emotività.   

Nulla giustificherà mai un atto mostruoso come l'attacco terroristico alle  Torri di New York e alla sede del Pentagono, una delle pagine più nere della  storia contemporanea.

Nulla giustifica i due milioni di uomini, donne e  bambini morti per l'embargo imposto dagli USA all'Iraq, né i bombardamenti  su Belgrado, né i finanziamenti trascorsi e attuali ai terroristi "amici",  né quanto ora avverrà sotto i cannoneggiamenti occidentali di popoli  altrettanto innocenti e degni di umana considerazione delle vittime di New  York.

La vera cultura europea, costata guerre e sofferenze innumerevoli, ci  ha insegnato che nessuna ideologia, fede, modello sociale deve poter  giustificare la mano dell'uomo contro l'uomo.   

Eppure, mentre il clamore per certe vittime ed il silenzio per certe altre  sembrano far pesare i morti in modo orrendamente diverso sulla bilancia dell  'informazione mediatica, dobbiamo assistere basiti all'invocazione del  sangue innocente per giustificare il versamento di altro sangue innocente.   

Non rivolgiamo questa lettera ai politici, perché siamo consapevoli che  sarebbe inutile: il potere e la violenza avranno il loro corso  indipendentemente dalle proteste, né i nostri governanti avrebbero il potere  di impedirlo.   

Crediamo però sia importante richiamare almeno le vostre coscienze, su cui  pesa la responsabilità di agevolare o infiacchire la riflessione della  gente, ad un uso di toni più consoni all'obiettività critica che sempre  dovrebbe rappresentare l'ideale del giornalismo.

Non possiamo salvare il  corso degli eventi, ma certamente non dobbiamo infierire abbassando quella  razionalità del pubblico che siamo invece chiamati a promuovere.   E' vero, il vostro ruolo non è semplice, ma è lo stesso rispetto di voi  stessi come persone e professionisti che deve imporvi un maggior senso di  responsabilità e di attenzione; perché parole e immagini, se  strumentalizzate, possono cadere assieme alle bombe trascinando nel fango la  nostra umanità, o, in cerca del vero, elevarsi assieme alle preghiere di  tutti gli uomini di buona volontà, e sostenerle.    

Stefano Serafini, consulente editoriale, Roma  ( http://groups.yahoo.com/group/culturaviva )   Claudio Martinotti, consulente, Ozzano Monferrato (AL)   Danilo Brogli, impiegato comunale, Ferrara   Luigi Pellini Luigi, agricoltore, Oppeano (VR)   Renato Bordonali, libraio ed editore, Milano   Gianrico Gualtieri, ricercatore artistico, Ginevra   Giuseppe Gorlani, imprenditore agricolo, Assisi (PG)   Giuseppe Lucchesini, studioso, Roma   Alberto Giovanni Biuso, docente di Filosofia, Milano   Laura Maffeis, fotografa, Bergamo   Domenico Pievani, insegnante, Bergamo   Enrico Falcioni, custode, Baveno (VB)   Mauro Quagliati, ingegnere ambientale, Imperia


26 Settembre 2001- La Mini sfila con Grazia

Settimana della moda a Milano: la MINI sfila con Grazia In occasione di Milano Moda Donna (22 settembre - 3 ottobre), la nuova MINI prodotta dal Gruppo BMW sarà vettura di cortesia della redazione di Grazia, il settimanale Mondadori di attualità e moda femminile. Sette MINI, con autista, incroceranno nel traffico milanese accompagnando a destinazione ospiti e giornalisti del periodico diretto da Carla Vanni  

Nei giorni in cui Milano ospita gli appuntamenti internazionali della moda, Grazia, uno dei più letti periodici di attualità femminile, oltre a svolgere il proprio ruolo giornalistico e a essere presente con un suo stand a Milano Moda Donna, partecipa con l’amministrazione comunale e le istituzioni della moda all’organizzazione di una serie di iniziative culturali, come la serata dedicata a Picasso in programma a Palazzo Reale l‘1 ottobre.  

Esuberante e cosmopolita, la nuova MINI è pronta a sfilare con Grazia per le vie di Milano. BMW Italia ha messo a disposizione una piccola flotta di sette vetture: due MINI One blu metallizzato, due MINI One nere, una MINI Cooper grigio metallizzato con tetto nero, due MINI Cooper rosse con tetto bianco. Tutte personalizzate con il logotipo della testata, tutte guidate da autisti in attesa di trasportare da un capo all’altro della città i propri passeggeri.

Poter disporre, durante giornate così intense, di sette MINI con autista, assicurerà un particolare tocco di classe alla mobilità delle redattrici del settimanale Mondadori e dei suoi ospiti.  La storia del marchio MINI comincia alla vigilia degli anni ’60 e ha più di un punto in comune con il mondo della moda, rappresentando la vettura stessa un fenomeno di costume, oltre che una svolta nella storia del car design.

Fin dal suo debutto Mini ha saputo mantenere vivo quel suo fascino sempreverde di auto chic, divertente, sportiva e soprattutto geniale. Hanno fatto scuola infatti soluzioni come la  collocazione delle ruote all‘estremità della carrozzeria per incrementare la stabilità del mezzo e la disposizione trasversale del motore per dare più spazio all‘abitacolo.  

Oggi, dopo oltre 40 anni, la vecchia Mini ha passato il testimone alla nuova MINI prodotta dal Gruppo BMW: muso ammiccante e decisamente simpatico, linea filante e fianchi muscolosi, assetto grintoso ed eccezionale tenuta di strada, essa eredita tutti i pregi della sua progenitrice coniugandoli con la tecnologia, la sicurezza e i comfort più avanzati. Dopo la presentazione mondiale di un anno fa al salone dell’auto di Parigi, la commercializzazione di MINI è cominciata lo scorso 8 settembre nelle Concessionarie del Gruppo BMW con un grande successo di pubblico: sono infatti 2500 gli ordini già firmati dai clienti. Tre i modelli in vendita: MINI One (€ 14.400), MINI One de luxe (€ 15.900) e MINI Cooper (€ 17.100).
Per informazioni: mini.it sul web o numero verde 800-330-330.  Per ulteriori informazioni contattare: Roberto Olivi Telefono: 0251610294 Fax: 0251610416 E-mail: Roberto.Olivi@bmw.com


26 Settembre 2001- Le penne blu dell'informazione

Comunicato stampa degli Inviati di Pace. NASCONO LE "PENNE BLU DELL'INFORMAZIONE". LO SCORSO 15 SETTEMBRE GLI INVIATI DI PACE HANNO DISCUSSO DI GENOVA, DEGLI ULTIMI GRAVISSIMI ATTENTATI NEGLI USA, DI COME E' STATA FATTA INFORMAZIONE IN QUELL'OCCASIONE E DI COME I DIRITTI DI CHI LA FACEVA SONO STATI VIOLATI.

 Cari colleghi, in questo momento così gravido di pericoli per la pace, anche gli Inviati di pace, gruppo di giornalisti che era nato ai tempi della guerra in Kosovo per sostenere le ragioni della pace contro quelle della guerra e che aveva fatto dialogare giornalisti serbi, kosovari e montenegrini, si è dato nuovo impulso, dopo "i fatti di Genova", per rinnovare il suo impegno a favore dei diritti di una libera e corretta informazione.

Oggi, gli Idp si stringono al fianco del popolo americano così duramente colpito dai tragici attentati compiuti lo scorso 11 settembre, ripudiando anche però, nel contempo, gli attuali e pericolosissimi “venti di guerra”. Di fronte a un momento così luttuoso per gli Usa e per il mondo, infatti, gli spazi e i pericoli anche per la libera informazione, come ha giustamente sottolineato il decano degli anchorman statunitensi, Walter Cronkite, si potrebbero restringere ancora di più e ancor più drammaticamente. 

E' anche per questo che gli Inviati di pace, che in questo mese hanno lavorato alla raccolta di testimonianze di giornalisti e operatori dell'informazione sui fatti di Genova e alla stesura di un documento d'impegno e di lavoro per il futuro (tutti materiali disponibili sul sito http://www.inviatidipace.it ), hanno tenuto una loro uscita pubblica presso uno spazio che la Festa provinciale dell'Unità di Milano ha gentilmente messo a loro disposizione per una serata totalmente autogestita dagli Idp.

La serata si è svolta lo scorso sabato 15 settembre a Milano (spazio Coop, area Festa dell'Unità, MM "rossa" Lampugnano) e s'intitolava "Dopo Genova nulla sarà più come prima. Anche per l'informazione". Vi hanno partecipato, tra gli altri: Bruno Ambrosi, presidente Istituto "Carlo de Martino" per la formazione al giornalismo (Ifg, Milano) e consigliere regionale dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia (Milano), Marina Cosi, vicesegretaria nazionale Fnsi (Milano), Marcello Zinola, segretario Associazione stampa ligure (Genova), Giacomo Amadori, giornalista di Panorama (Milano), Toni Capuozzo, giornalista Mediaset - Canale 5 (Milano), Enrico Fletzer, radio k centrale-radio Gap (Bologna), Mario Portanova, Diario (Milano), Fabrizio Ravelli, La Repubblica (Milano), Amedeo Vergani ed Eligio Paoni, fotogiornalisti (Milano), grazie a due testimonianze scritte e lette da Rezia Corsini degli Inviati di pace.

A nome degli Inviati di Pace ha moderato il dibattito Ettore Colombo.

Non sono potuti intervenire, ma hanno assicurato il loro appoggio al lavoro degli Inviati di pace:

Pino Rea, segretario di Informazione senza frontiere (Isf, Firenze), Giovanna Botteri, giornalista Rai-Tg3 (Roma), Renato Pezzini, Il Messaggero (Roma), Giuseppe Frangi, direttore di Vita (Milano), vari giornalisti di Radio Popolare (Milano), Unità e Carta (Roma), altri giornalisti, cineoperatori e fotografi "testimoni di Genova".

Nel corso della serata, mentre i rappresentanti della Fnsi ligure (Zinola) e nazionale (Cosi) hanno ricordato il lavoro degli istituti di categoria a difesa del libero esercizio della professione giornalistica e il consigliere dell'Ordine della Lombardia e presidente dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano (Ifg), Bruno Ambrosi, ha avanzato la necessità che gli Idp e l'Ordine stesso si faccia promotore di un'osservatorio sui diritti negati della professione in momenti cruciali e di massa come quello di Genova ed ha lanciato i "caschi blu dell'informazione", vi sono stati anche voci e interventi autorevoli, come quelli di Capuozzo (Tg5) e di Ravelli (Repubblica) che hanno ricordato come, in occasioni di particolare difficoltà, come è accaduto a Genova, ai giornalisti non è chiesto che di fare il proprio mestiere, non ravvisando in quelle giornate particolari "attacchi" alla libertà d'informazione.

Infine, gli inviati Portanova (Diario), Amadori (Panorama) e Fletzer (Radio Gap, uno dei giornalisti picchiati nella scuola Diaz) hanno raccontato le "giornate di Genova" dal loro punto di vista, sperando che non vengano dimenticate, mentre Sergio Segio, del gruppo Abele e per conto della neonata agenzia di stampa “Testimoni di Genova” ha chiesto che di episodi e storie “di” Genova, ma non solo (pestaggi nella caserma di Bolzaneto e condizioni di vita nelle carceri) si continui a parlare, se si vuole veramente fare un’informazione libera e indipendente.

Al termine della serata, gli Idp hanno ribadito le ragioni del loro impegno e la volontà di proseguire nel loro lavoro di raccolta e di denuncia delle testimonianze di operatori dell'informazione di e su Genova, ma anche di vigilare e cercare di impedire che, in futuro, episodi simili non debbano più ripetersi, attraverso forme e modalità organizzative che di volta in volta gli stessi Idp, lanciando l'idea delle "Penne blu dell'informazione", decideranno di adottare.

Non a caso, infatti, gli Idp hanno già deciso di aderire e partecipare – con forme anche “visibili” – ai seguenti, cruciali, prossimi appuntamenti, sia per la società politica che dell’informazione, ove potrà risultare possibile che i diritti e il lavoro degli operatori dell’informazione possano essere ostacolati: la marcia della pace Perugia-Assisi, organizzata dalla Tavola della Pace, del prossimo 14 ottobre; la manifestazione, indetta dal Genoa Social Forum, a Roma, il prossimo 10 novembre, in concomitanza con la conferenza Fao sulla fame del mondo, che si aprirà proprio in quei giorni; tutte le occasioni di mobilitazione e riflessione che gli Idp riterranno utili e opportuni sulla guerra attualmente in atto.

Ma il lavoro degli Idp riguardante la raccolta e la testimonianza delle violenze e degli abusi subiti da giornalisti, cameraman e fotografi a Genova continuerà e cercherà d’intrecciarsi con quello sulle limitazioni al diritto-dovere d’informare che gli attuali scenari di guerra vanno configurando.

Ecco perché gli Inviati di Pace, che hanno partecipato come singoli e come gruppo alla stesura del "Libro bianco" sui fatti di Genova approntato dalla Fnsi e da Isf, ricordano infine che il loro lavoro, le ragioni del loro impegno e gli appuntamenti che li vedranno "testimoni di pace" e della difesa dei diritti di chi fa informazione, è sempre visibile e consultabile sul sito http://www.inviatidipace.it
26 Settembre 2001- Un Cuore aperto

Non siamo in edicola da settimane, strangolati dal sistema distributivo e dal libero monopolio in cui versa l'editoria italiana. Sette ville in Sardegna, sette televisioni, sette centimetri di sottotacco e una presidenza del consiglio. Se non le avete, provate a fondare un giornale indipendente. La colpevole e voluta inefficienza degli apparati di distribuzione si aggiungerà alla precarietà economica impedendo, di fatto, la libertà di stampa (e di impresa).

Per questa ragione parte l’operazione "a CUORE aperto". Con un inedito intervento chirurgico/editoriale la satira italiana sperimenta la circolazione extracorporea.

Da venerdì 28 settembre, IL CUORE uscirà su 8 periodici nazionali, a rotazione. I settimanali Alias (con il Manifesto), Carta, Internazionale e Diario della Settimana; il quotidiano Liberazione e i mensili Blue, Linus e Blow Up ospiteranno, a turno, alcune pagine del settimanale satirico IL CUORE. Una collaborazione tra testate assolutamente inedita nel panorama editoriale italiano. Una risposta alla momentanea e forzata sospensione delle pubblicazioni dell’unico settimanale satirico presente in edicola in Italia.

Il direttore Riccardo Mannelli
7 Settembre 2001- Una legge anticostituzionale

La nuova legge sull'editoria (62/2001) ha scatenato una vera e propria rivolta su Internet. La webzine "Punto Informatico" ha lanciato una petizione che in pochissimi giorni ha raccolto oltre 53.000 adesioni, mentre circa 3300 siti si sono affiliati nella protesta [http://punto-informatico.it/petizione.asp].

In buona sostanza la legge prevede l'obbligo della registrazione in tribunale, con relative gabelle, e la firma di un direttore responsabile iscritto all'Ordine dei giornalisti per tutti i siti internet che facciano informazione periodica, anche se si tratta di siti amatoriali.

Questo significa obbligare alla chiusura migliaia di siti o testate che fanno [libera] informazione non controllata dall'Ordine. La petizione sarà presentata al nuovo Governo.

Ebbene, di tutto questo non una sola riga è uscita sui giornali, a parte le poche e lodevoli eccezioni de "L'Adige", "La Stampa" e di "Libero". In televisione l'omertà è stata pressoché assoluta. Il segretario della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) Serventi Longhi ha accolto la nuova legge esultando: "Finisce così, almeno in Italia, l'assurda anarchia che consente a chiunque di fare informazione on-line senza regole e senza controlli".

Si dimentica però che l'articolo 21 della Costituzione Italiana recita testualmente: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".

La legge attuale e' anticostituzionale e deriva da quella del regime fascista; oggi non ha più alcuna ragione di esistere tanto più in un paese che pretenderebbe d'esser considerato democratico.

Le tesi di chi sostiene l'Ordine dei Giornalisti sono peraltro note: esso sarebbe garanzia di qualità dell'informazione. Ma la qualità del giornalismo nostrano è sotto gli occhi di tutti, e sinceramente non pare entusiasmante. La qualità e la correttezza dell'informazione è semmai garantita dal singolo giornalista, e non certo dall'Ordine che garantisce esclusivamente sé stesso e la corporazione dei propri iscritti.

Il pretesto dell'Ordine come garante della qualità è smentito tra l'altro da un banale dato di fatto: nel mondo occidentale l'ordine dei giornalisti esiste solo in Italia, con le uniche eccezioni in Europa del Portogallo e della Grecia, cioè due ex-dittature fasciste.

La riprova che la corporazione dei giornalisti è non solo inutile ma anzi dannosa è l'opera di "disinformazija" sulla legge 62/2001, in puro stile sovietico, in cui quasi 50.000 persone sono state "oscurate" sui media tradizionali perché contrarie agli interessi dell'Ordine. Cordiali Saluti
Alessandro Ghezzer


4 Settembre 2001 - I giornali. Consigli per i lettori

Horst Bienek, Istruzioni per i lettori di giornali

         I

 Verificate ogni parola
 
verificate ogni riga
 
non dimenticate mai
 
con una tesi
 
è possibile
 
esprimere anche l'antitesi.
 

 II

 Diffidate dei titoli
 
scritti in grassetto
 
nascondono le cose più importanti
 
diffidate degli articoli di fondo
 
delle inserzioni
 
delle quotazioni 
 
delle lettere al direttore
 
e delle interviste di fine settimana
 
anche i sondaggi di opinione
 
sono manipolati
 
le notizie varie escogitate
 
da redattori furbetti
 
diffidate della terza pagina
 
delle critiche teatrali 
 
i libri per lo più sono migliori dei loro recensori
 
leggete quello che loro hanno taciuto
 
diffidate anche dei poeti
 
in loro tutto suona
 
più bello anche più atemporale
 
ma non è più vero né più giusto. 

         III

 Non prelevate niente senza averlo verificato
 
né le parole né le cose
 
né il conto e neppure la bicicletta
 
né il latte e neppure l'aragosta
 
né l'uva e neppure la neve
 
afferratelo, assaggiatelo, rigiratelo da tutte le parti
 
mettetevelo tra i denti come una moneta
 
resiste? ne siete contenti?  

         IV

 Il fuoco è ancora fuoco e il fogliame ancora fogliame
 
l'aereo è aereo e la rivolta rivolta
 
una rosa è ancora una rosa?
 
Non smettete mai di diffidare dei vostri giornali
 
anche quando cambiano i redattori
 
o i governi.

 (Giovani poeti tedeschi, a cura di R.Fertonani, Einaudi, Torino,  1971)


8 Agosto 2001 - Il tramonto di eDay

Carissimo Barbiere, sono il fiduciario di una redazione che non c'è più: quella di eDay. Lo sono ancora perché mi obbligano a esserlo alcune mansioni di carattere tecnico che riguardano la defunta e pionieristica testata in pdf nata dalla fervida mente di Arturo Motti e morta per mano di un editore improvvisatosi tale e di una baldanzosa concessionaria di pubblicità che non è riuscita a far avere una lira di ricavi alla società che editava il giornale mettendo a segno un'impresa titanica: far andare a fondo, con la corresponsabilità di molte altre persone, un'idea geniale.

Ti aggiungo che lo sono ancora anche perché è difficile staccarsi da un'esperienza totalizzante come quella di lavorare per 15 mesi accumulando 46 giorni di corte o domenicali non goduti.

Ogni altro commento è superfluo. Seguendo il volere della mia redazione (e mio, ben inteso) ho deciso di mandarti copia di un articolo che rappresenta l'epitaffio ufficiale sulla tomba del nostro caro estinto. Sperando che le idee di tale portata non abbiano più a capitare tra le mani sbagliate. Potrebbero pericolosamente passare inosservate. Con stimati saluti
 Francesco Facchini
f.facchini@libero.it (per conto della redazione di eDay)


Chi ha deciso di chiudere eDay si è preso una grave responsabilità, quella di avere messo la parola fine a una delle più originali iniziative editoriali degli ultimi anni.

EDay, infatti, è stato il primo quotidiano tradizionale generalista distribuito unicamente su Internet, da stampare a casa o in ufficio in formato A4 (più o meno la metà di un tabloid).

Un quotidiano che ha saputo coniugare al meglio l’editoria tradizionale con le possibilità offerte dalla rete. Pur non avendo un notiziario online, a differenza della maggior parte degli altri quotidiani tradizionali e delle testate nate esclusivamente per Internet (CnnItalia e Il Nuovo su tutte), dal 23 aprile 2000, giorno del debutto, al 5 luglio 2001, giorno della chiusura, eDay è stato l’unico quotidiano in grado di offrire gratuitamente a ciascun lettore la possibilità di “scaricare” dal sito, fin dalle ore 23, il giornale dell’indomani, di personalizzarlo, confezionandone una copia ad hoc con solo le sezioni desiderate, di abbonarsi per poterlo ricevere automaticamente ogni mattina entro le 7 direttamente nella propria casella di posta elettronica.

Pur basando la sua diffusione esclusivamente sul passaparola dei lettori, negli ultimi mesi i “server” di eDay erano arrivati a confezionare ogni giorno circa 8 mila copie personalizzate del giornale e a distribuire alcune migliaia di copie standard, quelle complete di tutte le sezioni, per una diffusione complessiva stimata tra le 12 e le 15 mila copie, molte delle quali tra gli italiani all’estero.

Il tutto con una redazione di appena 7 giornalisti e alcuni collaboratori. I colleghi possono immaginare i salti mortali e i sacrifici necessari per produrre ogni giorno, festivi compresi, un giornale di 15-18 pagine, seppure di piccolo formato, completo di tutte le sezioni di un quotidiano generalista, dalla politica agli esteri, dalla cronaca all’economia allo sport, con una prima pagina vetrina impreziosita da una vignetta firmata da Danilo Maramotti, attuale vignettista di Vivimilano e dell’Unità.

In questi 14 mesi tutta la redazione ha rinunciato alle ferie e a gran parte delle “corte”, ha lavorato nei giorni festivi rinunciando alla maggiorazione prevista dal contratto, ogni settimana ha fatto decine di ore di straordinario non retribuito, non si è tirata indietro in occasione di eventi particolari lavorando gratuitamente durante le tante nottate post elettorali o durante i grandi avvenimenti internazionali conclusi solo a notte fonda, ha sempre supplito alle carenze redazionali (eDay non ha mai potuto contare su grafici né su correttori di bozze), si è persino fatta carico della messa in rete del giornale e della spedizione agli abbonati, affrontando personalmente ogni sera i tanti problemi tecnici, mai risolti, legati a queste operazioni (alle 23, nel momento più delicato della vita del giornale, i tecnici erano a disposizione solo telefonicamente).

Lo ha fatto perché ha sempre creduto in questa iniziativa editoriale. E perché era convinta che ci credesse anche chi l’aveva finanziata, come era stato promesso all’inizio garantendo almeno due anni di vita al giornale. Salvo poi scoprire, un giorno di fine giugno, che il consiglio di amministrazione aveva deciso di proporre all’assemblea dei soci la messa in liquidazione del giornale.

Qualcuno potrebbe dire: è la new-economy, bellezza. Sicuro. Peccato, però, che troppe domande, in questa storia, restino senza risposta. In base alle dichiarazioni dell’amministratore delegato la società avrebbe perso nel suo primo anno di vita 2,6 miliardi di lire.

Possibile che coloro i quali avevano deciso di investire strategicamente nell’informazione, cioè il fondo d’investimento Kiwi, gestito dalla Pino venture di Elserino Piol e Oliver Novick, gettino la spugna a metà strada di fronte a una perdita tutto sommato contenuta per una iniziativa editoriale al debutto?

Che cosa, a un certo punto, ha fatto repentinamente cambiare strategia agli investitori convincendoli a mettere la parola fine dopo poco più di un anno? I soci si difendono affermando che non c’era alternativa dato che la società non ha avuto alcun ricavo: zero dalla vendita, per scelta strategica visto che il giornale è sempre stato offerto gratuitamente, e zero dalla pubblicità.

Ma è possibile che in 14 mesi la concessionaria di pubblicità, Click it, anch’essa della galassia Piol-Novick, non sia riuscita a raccogliere nemmeno una lira di pubblicità per un quotidiano diffuso in 12-15 mila copie al giorno, per un totale stimabile in circa 100 mila pagine al giorno, a cui aggiungere molte decine di migliaia di page-view sul sito?

Tra l’altro per il primo anno erano stati previsti appena 300 milioni di ricavi, poco più di 800 mila lire al giorno. Per raggiungere l’obiettivo sarebbe bastato incassare 5-6 lire per ogni banner.

E il marketing? Possibile che in 14 mesi non si sia riusciti ad avviare alcuna iniziativa di marketing, salvo quella (fallimentare) con Netsystem, per far conoscere la testata e incrementarne la diffusione?

Possibile, infine, che il fondo d’investimento Kiwi, gestito dalla Pino venture di Elserino Piol e Oliver Novick, abbia deciso di mettere in liquidazione la società e di mettere in cassa integrazione una decina di persone tra giornalisti e tecnici senza nemmeno tentare di mettere sul mercato la testata?

In fondo eDay era un giornale ormai noto al pubblico dell’informazione su Internet, con un suo zoccolo duro di lettori. Possibile che non vi fosse alcun editore interessato a una testata come eDay, con le potenzialità di eDay in termini di personalizzazione dell’informazione (e quindi della pubblicità), dal costo di gestione bassissimo (e dimezzabile se inserito in una qualsiasi altra casa editrice), in grado di integrare perfettamente qualsiasi modello editoriale tradizionale?

La nostra sensazione è che la società, una volta realizzato il prodotto, non abbia mai affrontato gli aspetti legati al suo sviluppo, dalla ricerca della pubblicità alla messa in campo di iniziative di marketing, dalla soluzione dei problemi tecnici al completamento dell’organico, dalla pubblicizzazione della testata alla ricerca di nuovi soci, e che a un certo punto, improvvisamente, si sia aggrappata alla scusa dell’assenza di ricavi, di cui peraltro era responsabile direttamente, per chiudere il più velocemente e silenziosamente possibile.

I dipendenti di eDay e alcune migliaia di lettori si aspettano che i signori Elserino Piol e Oliver Novick, ex re della new-economy, editori improvvisati, responsabili della prima chiusura di una testata di informazione su Internet, rispondano a queste domande.

La (ex) redazione di eDay


8 Agosto 2001 - Quant'e' costata Genova

IL "PREZZO" PAGATO A GENOVA DAI GIORNALISTI DELL'INFORMAZIONE VISIVA

 E’ molto alto il "prezzo" che i giornalisti dell'informazione visiva hanno dovuto pagare per assicurare a lettori e telespettatori le immagini di quanto accaduto al G8 di Genova.

Notizie e testimonianze confermano una situazione gravissima. Fotogiornalisti e operatori tv sono stati picchiati, feriti, aggrediti, minacciati , ostacolati e molto spesso le loro attrezzature (pellicole e filmati compresi) sono state distrutte, rubate e requisite in modo da eliminare possibili testimonianze su quanto stava accadendo.

 I casi più gravi, censiti sino ad ora, sono quelli di : 

1-    Eligio Paoni, fotoreporter dell'agenzia Contrasto , brutalmente pestato e ferito gravemente alla testa ( più la frattura di una mano) dalle forze dell’ordine mentre riprendeva la scena della morte di Carlo Giuliani. Gli è stata anche distrutta una macchina fotografica ed e’ stato costretto a consegnare la pellicola di un'altra fotocamera che era riuscito a tenere al riparo dalle manganellate e dai calci.

2-    JJ. de Heer, giornalista-cameraman freelance olandese, selvaggiamente picchiato e ferito dalle forze dell’ordine che gli hanno anche distrutto la videocamera . Il fatto è avvenuto, sabato 21 in Piazza Manin, mentre il collega stava documentando una carica contro un gruppo di manifestanti. Il collega ha tentato di qualificarsi esibendo il pass ufficiale del G8 e la sua tessera professionale, ma è stato egualmente aggredito e malmenato. JJ.de Heer è stato colpito, oltre che in più parti del corpo, anche in pieno viso. Fracassato l’orologio che portava al polso. L’episodio è stato denunciato dal Sindacato olandese dei giornalisti.  

3-    Sonia Fedi, cameraman di Mediaset, assalita, venerdì 20, da alcuni dimostranti che, con una "sprangata", le hanno spezzato una gamba. 

4-    Timothy Fadek ,dell’agenzia francese Gamma, gettato a terra e ripetutamente picchiato dalle forze dell’ordine.

5-    Tito Mangiante, cameraman freelance genovese, finito con una gamba fratturata ( prognosi 60 giorni) dopo essere stato aggredito da un gruppo di Black Blocs nella mattinata di venerdì 20.

6-   Jérome Delay, fotoreporter dell'Associated Press con base a Parigi, preso a colpi di spranga metallica ( due costole rotte) da dei dimostranti mentre, venerdì pomeriggio, fotografava nei pressi del luogo dell'uccisione di Carlo Giuliani.

7-     Pigi Cipelli, fotogiornalista freelance, ferito gravemente alla testa (cinque punti di sutura) dalla manganellata di un agente di polizia mentre , venerdì 20 luglio, alle 13.20 in via Torino, stava fotografando una carica degli agenti. Accanto a lui un anonimo giovane munito di telecamera era stato duramente picchiato qualche attimo prima. Cipelli, a mani alzate, aveva avvertito i poliziotti di essere un giornalista. Dieci minuti prima del suo ferimento, il collega era riuscito a sottrarsi ad un assalto di dimostranti che avevano invece cercato di strappargli le macchine fotografiche. 

8-    Yannis Kontos, fotogiornalista greco dell'agenzia francese Gamma, preso a colpi di manganello dalle forze dell’ordine (venerdì pomeriggio) che gli hanno anche sequestrato venti pellicole.

9-   Roberto Bobbio, fotoreporter del Secolo XIX di Genova, picchiato da agenti della polizia nel pomeriggio di venerdì : prognosi 10 giorni.

10-    Jonas Santiago Neches Nuoevos, dell’Aragon Press spagnola, malmenato , con parallelo sequestro della fotocamera, mentre venerdì pomeriggio riprendeva alcuni agenti che pestavano un ragazzo. 

11-     Un cameraman, probabilmente di una televisione locale, aggredito, picchiato e ferito mentre, venerdì pomeriggio prima delle 17, era intento ad effettuare delle riprese in una traversa di Corso Sardegna. 

12-     Guido Benvenuto, cameraman dell’emittente televisiva T3, aggredito, venerdì mattina, dalle “tute nere” e fatto cadere dalla moto sulla quale viaggiava . Ferite varie più danni alla telecamera.

13-    Mimmo Frassinetti dell'agenzia AGF, "sprangato" e derubato dell'attrezzatura (sabato pomeriggio) da un gruppo di "tute nere". Le forze dell’ordine erano a pochi metri, hanno visto ma non si sono mosse.

14-    Una troupe della televisione giapponese JTV , aggredita sabato pomeriggio da un gruppo di manifestanti che hanno anche distrutto una telecamera.

15-  Due fotogiornalisti francofoni, "accecati" dalla polizia, con l’apposito spray in dotazione alle forze dell'ordine, mentre, nel pomeriggio di venerdì 20, stavano fotografando una scaramuccia nei pressi di Corso Buenos Aires.

16-    La troupe di Independent Media Switzerland pestata dalla polizia, con distruzione del "girato", durante il blitz notturno al Centro stampa dei manifestanti.

17-    Luciano del Castillo, fotoreporter dell'Ansa, gettato a terra e "accecato", sabato mattina, dall'acido spruzzatogli negli occhi.

18-La troupe di una televisione tedesca, attaccata e malmenata, sabato 21,da un gruppo di estremisti.

19- Sam Cole, della The Associated Press Television News – come ha denunciato dagli Usa il Committee to Protect Journalists (CPJ) - ferito alla testa dalle manganellate della polizia.

20- Secondo numerose testimonianze le forze dell'ordine hanno sequestrato, in differenti situazioni, macchine fotografiche, attrezzature di ripresa e pellicole ed hanno spesso impedito di svolgere il proprio lavoro a fotogiornalisti e cameramen , anche usando la forza. 

21- Da più fonti è poi stata confermata la notizia della presenza di falsi fotogiornalisti muniti di pettorine gialle "press" simili a quelle che Ordine e Sindacato della Liguria avevano distribuito ai colleghi accreditati per renderli immediatamente riconoscibili da parte delle forze di polizia.

E' stato confermato anche il fatto che, in alcune circostanze, questi
falsi giornalisti sono stati visti girare armati come se appartenessero alle forze dell’ordine. 

Per questo, valutata la situazione, molti colleghi hanno dovuto rinunciare all'uso delle pettorine "press" per evitare di essere scambiati per degli infiltrati, esponendosi così ad ancora più pesanti rischi durante le cariche e i pestaggi delle varie forze di polizia. 

 Tutti questi fatti sono emersi, o hanno trovato conferma, nelle numerosissime testimonianze che stanno pervenendo ai vari organismi nazionali ed internazionali di categoria impegnati a raccogliere materiale sulle gravissime violenze subite dai giornalisti nei giorni del G8 di Genova.

 Dopo la Federazione nazionale della stampa italiana, anche i principali organismi sindacali internazionali hanno infatti accolto l'appello di Ordine e Sindacato dei giornalisti della Liguria, per venire in possesso di foto, filmati e testimonianze a supporto anche di iniziative giudiziarie nei confronti dei responsabili di violenze ed abusi.

All'iniziativa hanno aderito la Federazione internazionale e la Federazione Europea dei giornalisti e, parallelamente, un appello analogo è stata lanciato anche dall'associazione internazionale Reporters Sans Frontières e dal Committee to Protect Journalists (CPJ).
 Per quanto riguarda specificatamente l'informazione visiva, l'iniziativa di Ordine e Sindacato della Liguria è stata subito rilanciata dal Gruppo di specializzazione dei giornalisti dell'informazione visiva dell'Associazione lombarda dei giornalisti, coadiuvato dall'associazione Fotografia&Informazione.

 Le informazioni raccolte non lasciano spazio ad equivoci sulle gravissime responsabilità delle forze dell'ordine. Esemplare il racconto fatto a "Reporters Sans Frontières" dal collega fotogiornalista Eligio Paoni, pestato dalle forze dell’ordine per strappargli le foto che aveva scattato sul luogo dell'uccisione di Carlo Giuliani.

 "Stavo fotografando – ha raccontato Paoni - in primo piano il corpo del ragazzo ucciso e sullo sfondo le forze dell'ordine, quando ho visto che gli uomini delle forze dell'ordine si stavano riorganizzando. Immediatamente ho alzato il pass ufficiale e ho urlato "sono un giornalista". Mi sono saltati addosso egualmente ed hanno iniziato a colpirmi in testa e su tutto il corpo. Istintivamente mi sono aggrappato ad uno dei carabinieri.. 

Se fossi caduto a terra probabilmente mi avrebbero massacrato. Manganellate e calci ovunque. Si sono accaniti contro la mia mano che teneva stretta una delle due macchine fotografiche che avevo: una Nikon. 

Sono riusciti a strapparmela, ma non era quella delle mie ultime foto. Infatti avevo una Leica infilata sotto un braccio ed era lì che c'erano gli ultimi scatti al ragazzo morto. Non l'avevano vista. E' servito a poco. L'ho scoperto dopo che il carabiniere al quale mi ero aggrappato, ad un certo punto mi ha tirato fuori dalla mattanza e mi ha portato sugli scalini della chiesa di piazza Alimenda. 

Pensavo che fosse finita. E invece no. Qualcuno si era accorto della Leica e dopo un chiarissimo ed urlato "Tira fuori quel rullino o te la facciamo vedere" mi è stata sfilata la pellicola dalla macchina. Quando mi hanno lasciato, mi sono diretto , barcollando, verso il centro della piazza dove avevo visto un'ambulanza. Devo ringraziare il collega Yannis Kontos, fotografo dell'agenzia Gamma, che mi ha soccorso".

 
Eligio Paoni ha poi raccontato che una volta sull'ambulanza, mentre il mezzo dei soccorritori era in sosta in attesa di un varco per poter partire verso l'ospedale, si è rifatto vivo il carabiniere al quale si era aggrappato. "Qualcuno ha aperto le porte – ha raccontato il collega - e ho riconosciuto il carabiniere. E' entrato a volto scoperto, mi ha chiesto scusa e cosa potesse fare per me. Gli ho detto che avrei voluto riavere la macchina che mi era stata strappata nel pestaggio. Il carabiniere è uscito ed è tornato poco dopo con ciò che restava della mia Nikon: pochi rottami".

"Da dodici anni - ha poi aggiunto il collega - lavoro per Contrasto, sono stato in Bosnia durante la guerra, mi hanno puntato un fucile alla testa in Somalia, sono stato rapito da Hamas e non ho mai provato un senso di terrore e intimidazione così forte. Oggi non ho paura di andare a fotografare qualche conflitto in un Paese sperduto: il rischio è calcolato. Oggi ho paura di tornare a fotografare quelle che succede nelle piazze e nelle strade del mio Paese". "Fate qualche cosa - ha concluso Paoni - non lasciate che quanto è accaduto cada nel dimenticatoio". E non lasciamo, soprattutto, che si possa ripetere. 

 Amedeo Vergani, presidente dei giornalisti dell’informazione visiva dell’Alg -  Milano, 4 agosto 2001


 

8 Agosto 2001 - Alla faccia di Toro Seduto

Mai sentito nominare il Monte Graham? Bè: lo sentite adesso: E’ una montagna sacra per gli Indiani Apaches che vivono nella riserva di San Carlos - Phoenix (Arizona): pare sia una montagna unica nel suo genere… prima di tutto perché lì giacciono le spoglie dei più famosi Capi Apaches, poi per la varietà dei climi esistenti a varie altezze ed infine per la ricchezza faunistica… insomma: nà figata di montagna. 

Fino a qualche anno fa tutto procedeva bene: gli indiani facevano i loro riti sulla montagna sacra, al riparo da sguardi curiosi e intromissioni indebite…. Specie sguardi e intromissioni Made in U.S.A.… non so voi, ma io ancora non capisco: hanno rubato loro la terra, gliela ridanno a mozzichi e bocconi e continuano a voler spadroneggiare recintando i Nativi nelle riserve…. Bah…  

Fino a che non viene in mente a qualche gran bastardo che toh!!! Proprio lì…. Sul Sacro Monte Graham.. indovina un po? Ci si può, anzi, ci si deve costruire un osservatorio astronomico. Gli Apaches panicano, già vedono dissotterrate (invece delle asce di guerra) le ossa dei loro antenati spazzate via da ruspe e gru… e propongono al gran bastardo di usare altre montagne ugualmente adatte alla bisogna…. 

No way!! Niente da fare…. Vogliono QUELLA montagna e purtroppo, come da consolidata tradizione, se la stanno già prendendo: i lavori sono già in fase avanzata: e vi partecipano (udite! Udite!) persino la Specula Vaticana e l’Osservatorio Astronomico di Firenze… così pure l’Italia ha dato il suo contributo alla scienza. Abbiamo di che essere orgogliosi, nevvero? 

Alla faccia delle spoglie di Cochise e altri suoi pari….  

Resta tuttavia singolare – riguardo alla Specula – come il Vaticano, per bocca del suo più Autorevole Rappresentante, inneggi alla libertà delle religioni, al rispetto delle minoranze etniche, salvo poi scavare, sventrare la terra, anzi la Terra, in cui sono sepolte ossa di defunti… non saranno ossa cattoliche, d’accordo, ma sempre di defunti stiamo parlando.  

Avrei un’idea.. sarebbe da mettere in atto tipo pesce d’aprile…. Far uscire la notizia “Mc Donald’s apre fast food in P.zza San Pietro” sai che casino succederebbe? Altro che la rassegnazione e l’impotenza di quei quattro selvaggi di Apaches!!!
Curiosa


3 Agosto 2001 - Ed ecco a voi i Testimoni di Genova

COMUNICATO STAMPA 

Ricordare Genova. Informare e testimoniare   Al termine di un'assemblea che ha coinvolto numerosi giornalisti, operatori della comunicazione e singoli cittadini impegnati nell'associazionismo, si è costituita l'Agenzia nazionale di informazione "Testimoni di Genova". 

Il gruppo, interamente composto da volontari, nasce all'indomani dei gravi e tragici avvenimenti che hanno scosso la città di Genova e segnato le iniziative di protesta contro il vertice del G8. 

Obiettivo prefissato è quello di contribuire a un'informazione attenta, approfondita e capace di dare obiettivamente conto dei fatti e delle opinioni non solo sui fatti di Genova, ma più in là, sui contenuti e sulle problematiche connesse alla globalizzazione, ai diritti umani, al rapporto Nord/Sud del mondo in tutti gli aspetti e le implicazioni sociali, politici, economici. Interlocutori privilegiati saranno, ovviamente, tutti i media, ma anche i movimenti sociali critici nei confronti dei modelli economici liberisti e, in specifico, quell'arco vasto e plurale di forze e culture che hanno dato vita al Genoa Social Forum. 

Lo sforzo sarà anche quello di operare in collegamento, e valorizzare al massimo, quanto viene già realizzato sulle medesime tematiche da altri operatori dell'informazione o da realtà associative. È in allestimento un sito web (
http://www.testimonidigenova.org) ed è già attivo un indirizzo e-mail (testimonidigenova@noprofit.org), dove possono essere da subito inviate testimonianze, informazioni, richieste e dove si raccolgono adesioni e disponibilità a partecipare all'iniziativa. L'Agenzia, infatti, intende strutturarsi con un "Comitato di Garanti", composto da figure autorevoli del mondo della cultura e dell'informazione e con una Redazione centrale, articolata con collaboratori e referenti in molte città italiane e in altri Paesi.
Per: * Informazioni * adesioni al "comitato dei garanti" * disponibilità a collaborare

inviare una mail (specificando) a:
testimonidigenova@noprofit.org

oppure telefonare allo 011.8142756 (tel. provvisorio)
**********************************
Testimoni di Genova
Agenzia nazionale di Informazione
www.testimonidigenova.org
testimonidigenova@noprofit.org
recapiti telefonici provvisori:
tel. 011.8142756


1 Agosto 2001 - Se vuoi fare un scoop...

Ragazzi, siete stressati dai pezzi sull'esodo estivo? Siete pronti a quelli sul contro-esodo? E cosa ne dite di una bella inchiesta sulla dieta per combattere il caldo (frutta,  verdura e banalità. . . )?

E le slavine di giugno? E gli incendi nei boschi d'agosto? Ma una bella scappata in Costa Smeralda a vedere se il moroso di Naomi Campbell se la spassa al Billionaire,  o se la velina scopa con il centro-avanti della squadra del cuore non vi piace? Ma come,  non vi sarete già stufati di fare i giornalisti? !

Non penserete mica di cercare delle notizie e di vedervele pubblicate! State male anche questa estate? Prima di tutto ricordate che "luglio è il mese in cui non si riesce ad aprire quel finestrino del tram che non si riusciva a chiudere in dicembre". Siete disperati? Male.

Il Barbiere della Sera vi dà un'idea:volete fare uno scoop,  volete fare bella figura con quel fetente del caporedattore che vi perseguiterà per tutto agosto (scoglionato lui,  sfigati voi) ricordategli che venerdi 3 agosto, a Folgarida (Trento)  verrà assegnato il Premio al giornalismo trasparente:Il Barbiere della Sera sta proprio in cima alla lista (e ci mancherebbe) e per la prima volta qualcuno/a della Ditta lo va proprio a ritirare, di persona:dite che non è una notizia?

Errore:in Costa Smeralda sapete già chi troverete ma a Lavarone no. Albino Longhi lo consegna, Enrico Mentana lo ritira (dopo di noi) e voi pensate sul serio di non venire? Niente scherzi,  vi aspettiamo. La sorpresa è assicurata. E poi non dite che in agosto non si sa cosa pubblicare. . .  Parola del 
Tenente Colombo
colombo@ilbarbieredellasera.com


1 Agosto 2001 - Libro bianco, lavoro nero

FNSI - LIBRO BIANCO SUL LAVORO NERO - Storie di violazioni e soprusi nel mondo dell'informazione.

A cura della Federazione Nazionale Stampa Italiana

Con i contributi di: Lucia Annunziata, Oliviero Beha, Giorgio Bocca, Sandro Curzi, Massimo Fini, Milena Gabanelli, Paolo Guzzanti, Giovanni Valentini, Bruno Vespa.

Numero di pagine: 192 Prezzo: £ 22.000 (11,36) 

La categoria "portavoce" degli sfruttati e dei lavoratori in nero? I giornalisti, di nome e di fatto. Il settore ha aperto, infatti, a gravi forme di sfruttamento e di soprusi. I collaboratori, ossatura di tante iniziative editoriali, pagati poche migliaia di lire ad articolo: 7.500 lire a "pezzo" elargite da editori del "profondo Sud", così come da quelli del ricco nord-est.

Centinaia di giornalisti on-line, che lavorano senza alcuna tutela 10-12 ore al giorno e a cui, solo in casi rari, viene riconosciuto un contratto del settore commercio o metalmeccanico. Su 11.000 iscritti alla gestione separata Inpgi, quasi 6.000, che vivono di lavoro autonomo, hanno un reddito accertato di pochi milioni di lire annue, da cui vanno ovviamente dedotte le tasse.

A questi si aggiungono dai venti ai trentamila giornalisti - non iscritti alla gestione separata Inpgi - che guadagnano poche centinaia di migliaia di lire, pur lavorando a tempo pieno nelle redazioni.

Uno sfruttamento che il magistrato del lavoro, Mario Fiorella, ha paragonato ai peggiori settori dell'edilizia e dell'agricoltura. Il Libro bianco sul lavoro nero, della Fnsi, vuole, attraverso le più emblematiche storie di colleghi coinvolti in sfruttamenti e soprusi, lanciare un allarme sullo stato del lavoro della categoria giornalistica nel nostro Paese. Vuole sottolineare che non può esserci un'informazione libera a fronte di un simile fenomeno di illegalità e vuole sensibilizzare le istituzioni, il mondo politico, gli editori, il movimento sindacale, il movimento dei consumatori, l'intera categoria dei giornalisti e i cittadini al fine di approdare a poche, ma certe, regole di comportamento.
 

Per Informazioni rivolgersi a :Centro di Documentazione Giornalistica srl- Piazza di pietra, 26-00186 Roma- Tel 06.6791496-06.6798148-06.69940143; fax 06.6797492 www.agendadelgiornalista.it
e-mail:
adgcdg@tin.it


15 Giugno 2001 - Abbiamo vinto!!!

 

Gentile Direttore, ho il piacere di comunicarLe che la Giuria del Premio “Val di Sole per un giornalismo trasparente”, presieduta dal dott. Albino Longhi, quest’anno dedicato al tema “I Successi del 2000” ha deciso, all’unanimità di assegnare al “ilbarbieredellasera.com il premio "Giornalismo in rete" (targa ed un oggetto artistico della Valle).

La cerimonia di premiazione si svolgerà venerdì 3 agosto alle ore 21.00, presso il Centro Congressi “Alla Sosta dell’Imperatore” di Folgarida di Dimaro - Trento e sarà condotta da Oliviero Beha.

Ovviamente, sarà nostro gradito ospite, sì da trascorrere un week-end in montagna; per quanto riguarda il viaggio La preghiamo gentilmente di comunicarci il mezzo di trasporto che Lei preferisce onde poter organizzare la trasferta.

In attesa di incontrarci personalmente, cordialmente La saluto.
Il Segretario Generale

- Aldo Albasini -

In questo momento Figaro è in Transilvania, ma tornerà nei prossimi giorni. Sarà certo lui a rivolgere personalmente un saluto e un ringraziamento alla giuria e al suo presidente Albino Longhi, che hanno voluto premiare il nostro tentativo - fatto con mezzi pressoché inesistenti - di portare un briciolo di novità nel giornalismo italiano. Grazie di cuore.
Bds



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