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Il Santuario
di S. Antonio Abate

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Aneddoti sulla vita di Sant’Antonio abate

 

Antonio Abate è il più celebre tra i padri del deserto, luogo in cui condusse una vita di preghiera straordinariamente intensa, senza mangiare né dormire, visitato da terribili allucinazioni suscitate in lui dal demonio tentatore.

Un aneddoto della vita di Antonio narra di quando il santo, tentato nell'orgoglio, fu indotto a ritenersi il più grande degli eremiti del deserto. Udì però una voce dal cielo che lo ammoniva: "No, qualcun altro è maggiore di te". Così partì a cercarlo. Il santo più grande di lui era Paolo l'Eremita.
Quando i due vecchi eremiti si incontrarono si abbracciarono con affetto. Ciascuno dei due era felice di trovare qualcuno che amava Dio più di quanto non facesse lui stesso.
Un piccolo miracolo completa la storia: a quell'epoca, infatti, un corvo portava ogni giorno mezza pagnotta a San Paolo, ma il giorno della visita di Sant'Antonio ne portò una intera: così i due spezzarono il pane insieme, perché anche un padre del deserto ha bisogno di un amico. In realtà, si potrebbe dire che l'amicizia è una componente della santità.

Antonio trascorse difatti la sua vita da solo nel deserto, con l'unica compagnia del maiale che è raffigurato spesso nell'iconografia del Santo, a ricordarci le terribili tentazioni del santo.
Quest'animale dolce e mansueto, vuole la tradizione, era un tempo il Diavolo in persona che aveva assunto quell'aspetto per tentare l'eremita e allontanarlo dalla sua vita di solitudine e di preghiera. Ma Sant'Antonio lo addomesticò e ne fece un maialino da compagnia.

Uno dei motivi per cui il santo fu tormentato da tentazioni così spaventose era la sua determinazione a prendere sul serio l'invito biblico a "pregare incessantemente", convinto com'era che la preghiera escludesse ogni altra attività.
Una volta, però, un angelo apparsogli in sogno, gli consigliò di non trascurare il lavoro, perché anch'esso è una forma di preghiera. Quando Antonio ribatté che nel deserto d'Egitto non c'era nulla da fare, l'angelo gli rispose di arrampicarsi su un albero di palma, raccoglierne le foglie e intrecciarle in una stuoia.
Fu questo consiglio sensato a dare all'esistenza dell'eremita l'equilibrio di cui aveva bisogno. Non giova a nulla offrire a Dio ciò che Dio non ci sta chiedendo. La mente umana ha sì bisogno di "pregare sempre", ma in modi diversi.

Invece un'altro aneddoto ci illumina sull'umanità di questo Santo, si racconta infatti che nel deserto in Santo soggiornava vi era un tale che cacciava belve feroci. Quando questi vide S. Antonio che scherzava con i confratelli se ne scandalizzò. Ma l'anziano eremita, volendo fargli capire che occorre talvolta accondiscendere ai confratelli, gli disse: «Metti una freccia nel tuo arco e tendilo». Egli lo fece. Gli disse un'altra volta: «Tendilo». Ma il cacciatore, gli rispose: «Se lo tendo oltre misura, l'arco si spezza». Allora Antonio affermò: «Così accade anche nell'opera di Dio, se coi fratelli tendiamo l'arco oltre misura, presto si spezzano. Perciò talvolta bisogna essere accondiscendenti con i fratelli».
Ciò udendo, il cacciatore fu preso da grande commozione e se ne andò molto edificato.

 

 

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Sant'Antonio abate.
Il senso di una scelta cristiana

 

Sant'Antonio d'Egitto.
Frumento del deserto
di  Cyril Martindale

 

La «Vita di Sant’Antonio abate»
scritta da Sant’Atanasio

 

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