|
Il viaggio che conduce Antonio e
quanti con lui rivolsero, fra la fine del III secolo e linizio del IV secolo, la
loro attenzione verso il deserto è un profondissimo desiderio di conversione.
Questa parola nel suo significato etimologico greco e latino esprime il desiderio e
lesigenza di cambiare radicalmente la propria vita, di rivolgerla verso il Signore
Gesù incontrato e riconosciuto nel Suo essere Creatore, Salvatore, Senso autentico della
propria vita e della storia delluomo.
LEgitto del III secolo era una delle nazioni più
ricche e potenti del mondo antico; la città di Alessandria era una capitale di importanza
mondiale sul piano culturale, sociale, economico tanto da essere chiamata la
nuova Atene . Una vera e propria capitale del lusso, di una vita mondana
elegante e raffinata, traboccante di mercanti, venditori, di fiorenti attività
economiche. Ed Antonio apparteneva ad una famiglia illustre, di genitori
cristiani benestanti, quindi un uomo dalle rosee prospettive di successo, che avrebbe
potuto aspirare a un posto di tutto rispetto nella società del suo tempo.
Le comunità cristiane dellEgitto erano partecipi di questo clima
di agiatezza e di sicurezza: comunità del quieto vivere dove si era quasi del tutto
spento il senso della sconcertante Novità che è Gesù Cristo ( Ecco io faccio
nuove tutte le cose, Apocalisse 21, 5 ), senzaltro brava gente ma adagiata
nelle proprie certezze alle quali chiedeva di soddisfare il desiderio di felicità. Un
certo Nepos, Vescovo di Arsinòe, predicava addirittura un imminente millenario regno del
Messia che avrebbe consentito agli uomini di godersi in pace le gioie del mondo.
Una voce di grave polemica si alzò, quella di Antonio, questo giovane che riconobbe la
sofferenza della sua Chiesa nelle parole di solitudine dellApostolo Paolo:
Affrettati a venir da me al più presto, perché Dema mi ha
abbandonato per amore di questo mondo e se nè andato a Tessalonica, Crescente è
andato in Galazia e Tito in Dalmazia ( 2, Timoteo 4, 9 ).
Egli con una scelta radicale poneva le basi di unalba nuova;
indicava agli uomini del suo tempo, tanto legati alle proprie cose, il deserto, il luogo
dove luomo si spoglia, si fa povero materialmente e interiormente, come luogo
dellincontro con il Signore, dove luomo ridotto allessenziale, temprato
dalle difficoltà e dalle prove di un ambiente ostile, impara ad ascoltare
la voce del suo Creatore e Salvatore e a lottare contro lo spirito della perdizione, il
maligno. Se Giovanni il Battista aveva annunziato larrivo del Messia a partire dal
deserto, se Gesù, il Messia, aveva dato inizio alla sua missione dopo quaranta giorni
trascorsi nel deserto a pregare il Padre, a sottomettere la propria volontà a quella del
Padre, a lottare contro il perverso allora, disse Antonio, la via della salvezza
passa attraverso il deserto. Con la sua vita volle insegnare questo ai cristiani e agli
uomini di ogni tempo.
Attenzione, però, solo questo era il deserto per Antonio! Troppo spesso
abbiamo etichettato semplicisticamente lesperienza dei padri del deserto come
fuga dal mondo , quasi un disimpegno dalla vita. Il deserto
cristiano non è il luogo di un aristocratico purismo che è contrario al
Vangelo; era tuttaltro che la scelta di comodo di persone che si ripiegano su sé
stessi spinti dal bisogno di una pace a buon prezzo, tipo New Age, perché tutti sappiamo
quali sono le difficoltà di sopravvivenza in un deserto. E non poteva significare infine
estraniarsi dalle sorti della Chiesa locale con un facile quanto irresponsabile gettare
la spugna . Egli stesso, infatti, non esitò ad abbandonare il suo luogo di
solitudine e preghiera e a far ritorno in mezzo alle comunità cristiane perseguitate
dallimperatore Diocleziano, nei primi anni del IV secolo, per
portare la sua voce di conforto, il suo esempio di santità, spinta fino
al sacrificio della propria vita, che sfidava un potere politico cieco e violento. Salvo
poi il ritornarsene umilmente nel deserto quando il pericolo fu passato. Un uomo, quindi,
che amò profondamente Cristo e la Chiesa, povera nella sua umanità ma ricca della
potenza dello Spirito Santo.
E il tesoro che egli scoprì avrebbe nel giro di pochi anni arricchito la Chiesa intera.
Una moltitudine di giovani, infatti, infiammati dal suo esempio, si pose
sulle orme di Gesù Cristo trovando nel deserto la possibilità di realizzare una più
alta perfezione e una totale dedizione al Signore. Essi presero il nome di anacoreti ossia
di uomini dellesodo , esodo dalla schiavitù del peccato e della vita
pagana alla conversione, alla vita vera dei Figli di Dio. La loro vita silenziosa e
nascosta era affermazione della centralità di Dio nella vita
delluomo e delluniverso intero, una testimonianza che continua ancora oggi ad
interrogare e ad affascinare tanti cristiani.
Certamente i se nella storia sono privi di significato ma mi piace
pensare che, se Antonio fosse vissuto ai nostri giorni, avrebbe trovato nelle nostre
grandi città, simili a gigantesche distese di arido cemento inutilmente
animato dalla fretta e dalla saltuarietà dei nostri rapporti mordi e fuggi
, e nei nostri paesi, ridotti in piccole periferie dove abita lisolamento e
lindifferenza reciproca, un vero deserto dove rinnovare lo stupore
dellEmmanuele, del Dio che abita in mezzo a noi . |
|
Sant'Antonio d'Egitto.
Frumento del deserto
di Cyril Martindale
La «Vita
di SantAntonio abate»
scritta da SantAtanasio
Aneddoti
sulla vita
di Sant' Antonio abate |