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L'iconografia di Sant'Antonio abate
La figura di Antonio abate è molto
popolare, e diffusissimo è il suo culto, che in Oriente risale al IV sec, e si propagò
ovunque nei secoli successivi. Generalmente rappresentato sotto laspetto di un vegliardo dalla lunga barba, avvolto nellampio saio monastico, il santo ha spesso il capo coperto dal cappuccio, come nelle immagini più antiche, quali il mosaico di Monreale e laffresco di scuola abruzzese dellEremo di S. Onofrio sul Monte Morrone presso Sulmona. Gli attributi che più sovente accompagnano la figura di Antonio sono, in ordine cronologico di apparizione iconografica, il bastone di eremita, il porco, il campanello e la fiamma. Il primo, nelliconografia più antica, si presenta nella forma classica, ma prende più tardi la forma di un tau, la "crux commissa" degli Egiziani, che al tau attribuivano anche un valore simbolico quale segno della vita futura. Il bastone a tau fu adottato come emblema dellordine di S. Antonio fra il 1160 e il 1180, probabilmente in memoria di quello a forma di stampella che il santo usava in vecchiaia. Dal Trecento in poi, liconografia di Antonio abbandona raramente il tau, dando generalmente questa forma al bastone. Più tardi, e più spesso nellarte straniera, questo simbolo si trova applicato come un distintivo sullabito del santo, come ad esempio nei dipinti di Jeronymus Bosch, nella pala daltare botticelliana della chiesa di S. Felice a Firenze e nella vetrata della Cattedrale di Ambierle. Lorigine del porco che accompagna il santo è da ricercare storicamente in un privilegio dellordine antoniano risalente al 1095 per cui i monaci di S. Antonio allevavano porci il cui lardo veniva usato come medicamento contro il cosiddetto "fuoco di S. Antonio". Con i porci dei monaci antoniani è collegato anche un altro attributo del santo, il campanello che, molto spesso, nelliconografia, è attaccato al bastone del santo, forse in memoria del suono di campanelli che annunciavano di lontano larrivo dei questuanti dellordine antoniano. Altre volte il campanello è appeso ad un albero, e a cominciare dal XVI sec. non è infrequente trovare due o più campanelli, talvolta scherzosamente appesi agli orecchi del porco, come vedremo in certa iconografia del centro-Europa. Lultimo in ordine di tempo degli attributi del santo è il fuoco, che accenna alla malattia volgarmente detta "fuoco di S. Antonio", cioè lherpes zoster. Lorigine di questa tradizione risale alle molte miracolose guarigioni che sembrano essersi verificate durante unepidemia che infestava la Francia in occasione della traslazione delle reliquie del santo da Costantinopoli in Europa [...].
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I
"Santini"
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