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Le immaginette devote o "santini"
(i Santell), che talvolta sono visti da molti come un ricordo di
un tempo di superstizione, hanno un'origine assai nobile, infatti sono figlie della
miniatura se vogliamo credere a specialisti come Duchartre e Saulnier
che le hanno fatto oggetto di loro studi (L'imagerie populaire - Les images de toutes les
provinces francaises du XV siècle au second Empire - Paris, 1925).
Anzi le immagini stampate col metodo della silografia o incisione su legno precedono la
stessa invenzione dei caratteri mobili della stampa e risalgono al secolo XV, da quando in
Europa dalla Cina si era diffuso l'uso della carta ricordiamo: la Andata al Calvario
(circa del 1400), il Riposo durante la Fuga in Egitto nella collezione Albertina di
Vienna, la Madonna con quattro Santi (1418) del Gabinetto delle Stampe di Bruxelles e il
S. Cristoforo di Lord Spencer (1423) ora conservato a Manchester, la Madonna di Fuoco di
Forlì, un foglio volante inciso prima del 1418.
Almeno in Francia questi primi fogli di immagini sacre sono prodotti
clandestinamente nelle abbazie per non suscitare diatribe con le diverse corporazioni
d'arte e mestieri. Uno dei grandi centri di produzione, all'inizio, per la Francia è la Borgogna
punto di convergenza degli influssi fiamminghi e italiani di cui l'abbazia di
Cluny fu un grande centro artistico per molti secoli.
Si traducevano in silografia o incisioni soggetti presi dalla miniatura che abbellivano
Messali, libri d'Ore; i più si ispiravano a capolavori come alla Pietà di Michelangelo,
alla Strage degli Innocenti del Tiziano, o al Giuseppe l'Ebreo che spiega i suoi sogni del
Bandinelli.
Spesso, soprattutto all'inizio, intervengono direttamente degli artisti di genio come
Martino Schonganer (Colmar 1456 - Lipsia 1491) che fu ammirato anche da Michelangelo ed
imitato da Raffaello in una delle sue incisioni - Vi si possono aggiungere altri nomi ma
basterà quello di Alberto Durer (1471 - 1528). L'atteggiamento del
cristiano di fronte all'immagine devota non si differenzia da quello verso una statua di
Cristo o di un Santo messa in una chiesa; si può dire che mentre quest'ultima figurazione
è per la collettività, la prima invece è per la devozione, la pietà individuale.
Se l'immagine posta in una chiesa, in un ambiente sacro, ispira maggior rispetto, l'altra
invece induce a maggior famigliarità; tutto però dipende dal sentimento di devozione di
chi ricerca o accetta l'immagine. La Chiesa però è intervenuta com'era suo dovere a
regolare la produzione delle immagini sacre. Non sarà qui il caso di rievocare la lotta
contro gli iconoclasti, che sorse nel secolo VIII in Oriente ed era culminata nella
definizione del Concilio II di Nicea (anno 787) che definì la legittimità dell'immagine
sacra:
"Definiamo che come la rappresentazione della Croce, così le venerabili e sante
immagini che sono dipinte o fatte a mosaico o in altra maniera conveniente, devono essere
collocate nelle chiese di Dio, sugli oggetti, paramenti e sui muri e sulle tavole, nelle
case, sulle strade, come l'immagine di Gesù Cristo, della Santa Madre di Dio, dei Santi
Angeli, dei Santi. Più frequentemente saranno guardate, maggiormente coloro che le
contempleranno saranno portati a ricordarsi dei modelli originali, a sentirsi uniti verso
loro e a loro testimoniare una venerazione rispettosa, senza che sia una vera e propria
adorazione, la quale è dovuta solo a Dio". Così il decreto della sessione
settima del 13 ottobre 787. L'immagine (pittura, scultura, mosaico o
semplice immaginetta volante) aiuta a istruire il cristiano analfabeta o che non sa o può
leggere la Bibbia "Ciò che è la Bibbia per gli istruiti, -scrive San
Giovanni Damasceno- è l'icona per gli illetterati".
Ed il papa San Gregorio Magno in una lettera a Sereno, vescovo di
Marsiglia chiariva meglio le cose: "Tu non devi distruggere le immagini poste
nelle chiese, non sono messe per essere adorate ma solo venerate. Altro è adorare
un'immagine, altro è imparare per mezzo suo a chi si indirizzano le preghiere. Quello che
è la Sacra Scrittura per coloro che sanno leggere, è l'immagine per gli ignoranti; per
mezzo dell'inimmagine imparano il cammino da seguire. L'immagine è il libro di coloro che
non sanno leggere".
Naturalmente anche con tutte le messe a punto illustranti il pensiero della Chiesa rimane
sempre il pericolo dell'abuso che degenera in adorazione, in superstizione e sono questi
abusi che spingono non pochi a essere iconoclasti.
S. Giovanni della Croce deplora l'abominevole uso di ornare le statue
nelle stesse maniere con cui i mondani inventano di tanto in tanto le mode con cui
appagare la loro vanità.
Anche Calvino reclamava contro questo tipo di immagini e di feste,
dichiarando che riducevano questi Santi "ad essere patroni di pompe dissolute e
di infamie".
Ma abusi a parte (di che cosa l'uomo non può abusare?), anche i santi contemplativi come
il citato Giovanni della Croce ammettono l'utilità dell'immagine. "Un buon mezzo
per arrivare alla contemplazione sono le immagini che ci richiamano il pensiero di Dio e
dei suoi Santi.
Nell'atto di venerazione che la Chiesa prescrive per le immagini, ci si deve elevare
subito al pensiero di ciò che è rappresentato". S. Teresa d'Avila,
contemporanea di S. Giovanni della Croce suggeriva: "Abbiate cura di avere
un'immagine di Nostro Signore. Non accontentatevi di portarla sul cuore senza mai
contemplarla, guardatela spesso".
Maestri di spiritualità hanno insistito sull'uso discreto e ben regolato dell'immagine
fino a suggerire: "Metti un'immagine del Cuore del Signore Gesù, o delle Cinque
Piaghe, od un'altra della sua Passione in un angolo della casa, dove tu passi spesso. Nel
guardarla ricordati dell'esilio e della prigionia del peccato. Eleva il tuo cuore a Dio.
Se il tuo fervore ti spinge, baciala, pensando che devi immergerti nel Cuore del
Signore". Per descrivere gli effetti dell'uso buono delle immagini valga una
confidenza che ci fa S. Teresa del Bambin Gesù nella sua Autobiografia:
"Una domenica, guardando un'immagine di Nostro Signore in croce, fui colpita dal
sangue che colava dalle sue mani divine, provai un dolore immenso pensando che quel sangue
cadeva a terra senza che nessuno lo raccogliesse e mi proposi di tenermi ai piedi della
croce per ricevere questa divina rugiada, comprendendo che poi la dovevo effondere sulle
anime". Certo contro queste belle esperienze urta il commercialismo che intende
diffondere la superstizione (l'immagine talismano), il fanatismo.
Converrà ricordare che la Chiesa regola l'uso e la stampa delle immagini con diversi
articoli del Codice di Diritto canonico. Spesso è per queste immagini pacchiane di un
commercialismo avido, che molti cristiani si lamentano e deplorano; si dovrebbe allora
ricordare che l'articolo 1399 del Diritto Canonico vuole che un'immagine prima di essere
stampata e diffusa deve avere il permesso scritto del Vescovo diocesano. |
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Il culto
popolare di S. Antonio abate
in Occidente
Il
pellegrinaggio al Santuario
di S. Antonio abate di Grottole
"U puorch
d SantAntuon
ovvero "il maialino di S. Antonio"
Invocazioni
e preghiere
della tradizione popolare
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